E’ una sera ben rara questa,
in un inverno triste di pioggia e freddo!
Il cielo è stellato e noi un po’ fuori stiamo,
sul terrazzo dei nostri dolci conversari.
E io Orione ti mostro, splendido
nella cintura sua di gemme che sfarfallano,
lì sulla collina del faro di bracci di luce,
ruotanti a tagliare l’aria tersa e fredda.
E cantano una canzone languida, lontano.
E or sì or no le parole ne giungono,
e par che dicano di un amore finito
e piangerlo vogliono accorate…
E ci distraggono, incantati!
Tu mi lasci, ai fornelli richiamata,
e non vuoi che m’attardi.
E io ancora un po’ sto,
e rivado a un altro cielo…
Maestoso c’è ora il Cigno tra tanti lumi
e ad altro canto ben attento sono.
E lei proprio canta… e piano e dolce
all’orecchio mio, nel nostro abbraccio.
E calda e suadente è questa voce
e dice del suo amore,
un ragazzo strano e da tutti diverso,
ma così più amato nei sogni suoi.
E illudermi voglio che di me dica
e lei pure forse, ché, sola volta,
un po’ più delle solite effusioni, permette…
E tu già mi richiami.
E vanisce questo sogno e quella, di nostalgia
struggente canzone, che l’ha richiamato, tace.
Così, amaro, finì quell’acerbo amore…
E io a te vengo, piccolo bianco fiore,
che la mia via profumi e che questa nera terra
ha lasciato sfuggire…
E forte ti stringo e tu, sorpresa un po’,
protesti, ma piano e dolce,
e sorridi di tanto ardore
da compagno, vero ben strano!
in un inverno triste di pioggia e freddo!
Il cielo è stellato e noi un po’ fuori stiamo,
sul terrazzo dei nostri dolci conversari.
E io Orione ti mostro, splendido
nella cintura sua di gemme che sfarfallano,
lì sulla collina del faro di bracci di luce,
ruotanti a tagliare l’aria tersa e fredda.
E cantano una canzone languida, lontano.
E or sì or no le parole ne giungono,
e par che dicano di un amore finito
e piangerlo vogliono accorate…
E ci distraggono, incantati!
Tu mi lasci, ai fornelli richiamata,
e non vuoi che m’attardi.
E io ancora un po’ sto,
e rivado a un altro cielo…
Maestoso c’è ora il Cigno tra tanti lumi
e ad altro canto ben attento sono.
E lei proprio canta… e piano e dolce
all’orecchio mio, nel nostro abbraccio.
E calda e suadente è questa voce
e dice del suo amore,
un ragazzo strano e da tutti diverso,
ma così più amato nei sogni suoi.
E illudermi voglio che di me dica
e lei pure forse, ché, sola volta,
un po’ più delle solite effusioni, permette…
E tu già mi richiami.
E vanisce questo sogno e quella, di nostalgia
struggente canzone, che l’ha richiamato, tace.
Così, amaro, finì quell’acerbo amore…
E io a te vengo, piccolo bianco fiore,
che la mia via profumi e che questa nera terra
ha lasciato sfuggire…
E forte ti stringo e tu, sorpresa un po’,
protesti, ma piano e dolce,
e sorridi di tanto ardore
da compagno, vero ben strano!
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