lunedì 28 gennaio 2013

Shoah







Quando nel tempo antico destava meraviglia negli ingenui devoti, visitare i templi in Alessandria in cui Erone si industriava a suscitarla, ben si diceva, “ deus ex machina”, della fittizia presenza del dio. Ma per l'assenza totale qual'è la giusta espressione? Forse sol'una, c'è la guerra! L'orrore, l'odio diffusi e la pietà e l'amore fuggiti via. Oggi questa mia donna mi chiede, dirai sulla shoah? Io di fronte a tanto dolore rinnovato non so risolvermi, tanto me ne ambascia il cuore che il dio soffrire tanto abbia voluto nel suo popolo. Ci sono dei momenti nella storia della nostra umanità in cui il dolore coagula non nel singolo come usa, ma moltissimi coinvolge come nella tragedia immane dell'ultima guerra. E per non dirne banalità, m'affido ai ricordi. Io vi ero bambino piccolo e ne ho sprazzi nella memoria, pianto e disperazione della madre mia, buona e bella, smunta dalla fame. Ma io qualcosa provvedevo, chiedevo ai terribili occupanti, ein Stück Brot, bitte, e sempre ne ottenevo, ché erano pur buoni quei soldati, con i piccoli ariani almeno, ma io non sapevo d'esserlo e non li temevo. Un pane nero e molle donavano dal loro poco, che lunga masticazione richiedeva per inghiottirlo, mentre assai avidi se ne era. Ma poi vennero gli americani con gli strani soldati neri,mai visti prima, assai pietosi verso i bambini tutti, che cioccolato donavano e cose buone per la mamma, scatolette grigio-verdi con, meraviglia, carne dentro! Ecco i miei ricordi, belli in fondo pur nella tragedia, forse ché l'orrore vissuto avevo incosciente come lo scampato pericolo delle foibe, di cui a lungo non seppi, felice con mio fratello solo di un po' di pane e lardo. Io nulla sapevo anche del dramma degli ebrei, ma poi ne appresi e che un mio zio s'era adoperato con inusuale coraggio per salvare una famiglia di qui e ne andai orgoglioso. C'era un uomo giusto tra noi! Ma oggi che dirò, figlio dell'ebrea Maria ed ebreo d'adozione per fede? Spero l'altra umanità ci viva accanto in pace, ché oggi c'è un pericolo nuovo, non la follia di chi sopprimere tentò la dispersa nazione ebraica per combattere la temuta plutocrazia, ma l'odio nel nome del dio. Assurdo? Ma l'assurdo ritorna!

domenica 27 gennaio 2013

Amare per essere






Oggi a orto fasci di luce da squarci di nuvole a far lor brillii sul mare appena mosso. E m'accorgo che star qui soli è un'arte, per poter far a modo proprio, cosa guardare, su cosa soffermarsi, dove sostare e poi riprendere, fino ai pensieri che lasciar si possono correre, ma non del tutto, ché son donne che m'occupano il cuore ed avido è l'amor di donna, tutto per sé vuole, e più ancora se lontani si è. E una rivedrò a breve, dell'altra spero che ella mi dica o mi significhi. E mi chiederà delle persone incontrate, e mi farà lusinga col chiedermi in particolare delle donne e delle brevi frasi scambiate. Forse così è usa più che per difendere l'amore suo umano, contentandosi del riferito, incapace sapendomi di mentirle, il divino dell'altra, ché unica intermediaria vuol esserne. E delle chimere della vita passata? Sa che ogni giorno decido con dolore se più semplice sia amarle lontane nel ricordo, o mutar l'antico affetto in oblio con improvvisi disturbanti guizzi per la mente che vengono per analogia di quanto m'accade. Piuttosto vuole che in lei tutte le ritrovi nella serenità di chi non ha rimpianti, nulla avendo perduto, ma tutto ritrovato, o meglio di più, se tutto gli è stato donato con misura pigiata e scossa, ella il cuor suo avendo tutto svuotato. E allora ogni giorno mi fa dolore amarla del mio piccolo e povero amore, insufficiente contraccambio del suo grande, e amo per non soffrir dell'assenza sua, quando stanca del mio poco fuggita fosse da queste braccia, e morirne, rimandando alle stelle la pienezza d'amore che uom le deve, e che mi vede ora inadeguato o incapace. E che di più le dovrei? Non s'ama mai abbastanza né donna di queste bassure, né quella del cielo se ella la vicaria. Di entrambe occorre penetrare i sogni, guardando il mondo con gli occhi loro o meglio con quelli celati del loro cuore, e forse quando capito s'è il dovuto, ecco è tardi, dobbiamo andare. E dove? Forse tra le stelle e forse ricominciare e poter dare il giusto, sempre donare oltre misura, capito l'amore, che dono di tutto è, il possibile e oltre. Ma se ogni giorno è sofferenza amare inadeguatamente, più ancora lo sarebbe rinunciarvi temendo che all'altro tu, appaia palese l'insufficienza o l'incapacità, ché se cesso d'amare, cesso d'essere, qui almeno e di là non so se star si può senza amore. Allora ogni giorno parafrasando un assai noto saggio mi dico, se è vero che questa ami almeno un po', sei, e ci sei! E questo candore scopro ogni mattina, non fuggito via, vivermi ancora accanto, risposta la penso e d'amore di quella del cielo, che la vita sua vive di solo amore!

venerdì 25 gennaio 2013

E le stelle giù guarderanno






Quando sarà che io ti veda, cosa condotto m'avrà a te? Non tanti passi verso, non tante parole per, non tante carezze da, non tanta speranza, ma questi occhi che mi guardano appassionati e che stelle sono in tanto buio. Dolci, dolci gli occhi della donna mia, dicono sempre amore a me che li sospiro, quando lontano sono. Ma poi verso loro tornar voglio, sì camminando, ma già con pochi passi li rivedo, ché precorre amore e lascia veder di lontano con gli occhi del cuore. Perché se non li amassi, della bellezza loro fascino non subendo, che me li farebbe ritrovare? Invece “dulcis presentia” sono per questo cuore gonfio di tanti pensieri, che chiama amata la donna sua, al suo nome dolcissimo rinunciando, per uno che meglio dica la passione sua. Ecco a che serve l'amore, possibilità di procedere verso quel tu che da vita ai propri sogni, pur se i passi altrove conducono. Quando per me?Ecco finiscono le cose tutte e poi sarà il buio per gli occhi miei. Io perderò la fisicità mia e avrò la consistenza del sogno, ma nel tuo sogno vivrò e, continuando l'amore nel tuo, gli occhi suoi perduti ritroverò. Perché vedrò allora con gli occhi tuoi, e so che l'ami. E quando ella cercherà i miei tra le stelle, quelle giù guarderanno a lei proprio e nel buio di una notte incantata essi brilleranno dell'amore loro e io li vedrò.

martedì 22 gennaio 2013

Non morire, vivere nell'amore












E' di tregua oggi questo cielo, ma vento fresco da occaso spinge scure nuvole frettolose e se ne teme la pioggia.







E vado, ma tu raccomandato m'hai passeggiata breve. Allora vola, affrettati, vola aquila del pensiero mio sopra le nubi grevi e fissa la luce sua! Quando sarà ch'io la veda e tu con me? E sai che mi rispondo? Sarà prima che i fogli della vita mia gremiti siano tutti di tante parole. Ma come, se questi occhi, aridi per il cercare si sono fatti, e bruciano? Lacrime ci sono state da abbandoni, da solitudine, e preghiere deluse e sogni disattesi e chimere. Tu ci sei, ché non mi riprenda la paura del buio di quando bambino solo venivo lasciato. E sai che facevo? mi fingevo in un sogno, sognato a occhi aperti, e che mio fratello lì fosse ancora con me, lui a dirmi e a rassicurarmi. Che sia analoga la via per raggiungerla e con te? E intanto sono ricchi gli occhi tuoi di quelli di tutte le donne del mio passato, le hai tutte dentro e ricordarle non serve e pur quella del cielo da cercar non è tra le stelle, ma nel cuore tuo. E gli occhi tuoi mi dicono che finché mi guardano forse non morrò o se sarà, ché distratta ti sarai, non lo sarò per il cuore tuo, che questo è l'amore, non morire per cuore amante. E come? Rimanere dolce ricordo? Non v'è di più? Sì, vivere la speranza. Viverla significa che l'altro non sta in un luogo a parte, in una condizione nuova, ma nei propri sogni rimane. Si muore non se si spengono i ricordi, ma i sogni, e che sogni? Ecco, sognar puoi che siamo bambini insieme, e tu la piccola che m'aspetta al termine della scuola, ché io a casa t'accompagni. Ed è con te che corro nei campi avendoti per mano ed è con te che faccio il gioco delle nuvole, sdraiati sull'erba. Cioè sei tu, la mente tua che mi mette in un ruolo e vi agisco in quello diventando quello che vuole e come mi vuole, anche se essa è inconsapevole delle ragioni della scelta. Tutto come in un sogno passivo che ti visiti nel sonno, dove il tu sognato è sì quel che si vuole inconsapevoli, la scelta essendo inconscia, ma è lui che promuove il sogno, ne prende l'iniziativa lo fa vivere e ne vive, ché fuori più non ha vita. Insomma accade come nel gioco di bambini, tu ti dici inconsapevole, lo dice la parte tua più segreta, facciamo che io ero e lui era...E' certo illusione, ma traduce, concretizza la speranza che tutto possa riessere, ridiventare, iniziare daccapo, perché è come se il parlato, colui di cui parla una storia, diventi il parlante, colui che fa quella storia. E in quella il sognante guarda per scoprirsi solo attore comparsa e anche spettatore del gioco che all'altro affida. E allora colui che è diventato assente da quella vita, vi ritorna, come presente, sì, come la morte non l'avesse preso. Così io in quei sogni tuoi potrei aver ancora vita se strappata me l'avessero, e tu sognante vivere ancora nella mia vita, lasciandoti vivere, condurre per mano dal me sognato. Cioè tu mi daresti vita e ne vivresti!







Allora, ora qui restando ancora, io comincio a sperimentare l'efficacia di questo modo di sognare, mi lascio vivere con te dalla donna del cielo e l'assente diventa presente nella nostra vita, è lei la sognata, stella protagonista del nostro sogno, ma che lascia vivere di sé. Perché?







Presto ci accorgiamo, scoperta di gioia, che anche siamo quello che vuole, docili protagonisti del suo amore, il sogno nostro divenendo il suo sogno,ché questo è il suo modo d'amare, sognata, sognare chi la sogna, e noi non ne viviamo fuori, fuori abbiamo rinunciato alla vita. E' lei la sperata che nel sogno nostro vive di noi, grazie a noi, ma ne viviamo se lei diventa la sognatrice. Così siamo in un sogno, il suo, fuori non esistiamo più! E' solo dolce illusione? Sia! C'è qualcuno che ci dice amore, come dicesse, voi mai morrete, vivrete nel mio sogno!

lunedì 21 gennaio 2013

Appartenere all'amore












E' lunga questa nostra storia, eppure sento che tante pagine ne vorrei scriver ancora. Sì stiparle tutte di parole che descrivano il nostro star l'uno per l'altra, il viverci accanto, le sensazioni che ne vengono, che sono già sogno o che presto lo diverranno. E tutte quelle che ti dico e le tue in risposta, e le tue per le mie iniziative di tenerezza, le preziose che celi dentro e che raro lasci che ne escano, quanto rara è l'iniziativa tua in essa. Avremo il tempo di riempire tanti fogli bianchi? Tu continuerai a scrivervi, ricordi e quello che vorrai dirmi, le tue parole non dette e quelle che volentieri avresti da me udito. Vorrei poterti rassicurare che le leggerò, che potrò farlo. Ma che fonda questa speranza? Potrò, ché questo mio sarà ancora un cuore e lo farò con gli occhi suoi. Ma lo sarà? Cos'è che lo fa ora star qui per te? Sono forse le parole che sa dirti, che tu accogli e lo ancorano al tuo? Saranno esse il filo d'Arianna per ritrovarti? Ma a che serve quest'amore, che risposta ti dai? Sicuro permette la comprensione di se stessi,ma l'altro non resta sempre un po' separato, un assai prossimo, eppure lontano? Ma se stretto s'è un legame forte e poi così assurdo sperare che modo, luogo ci sia per continuare la comprensione reciproca interrotta?







O meglio per restare nella condizione tutta particolare che la consente. Insomma nell'amore, che non è possibile venga interrotto, ché qualcosa v'è che non si perda, nato che sia, che ne garantisce futuro, sì, continuare a viverlo oltre la caducità di qui, oltre il tempo. Perché? Sai in fondo che è l'amore? E' uscire dal cerchio dell'io per essere in un tu e così poter essere davvero, nella misura in cui si è per l'altro. Amare è sentire di non appartenersi più, essere in un modo nuovo, mai pensato, mai sospettato possibile, ché verso l'altro si è andati, si è entrati nel suo mondo, nei suoi sogni e fatto proprio quel che s'è trovato. Sì,vivere di quel che fa vivere l'altro e nella misura in cui si rinuncia a sé, ché vivano solo quei sogni, si concretizzino, abbiano vita, quel cuore non è più semplice cuore, cioè i pensieri del proprio sé per se stesso, ma anche cuore per l'altro, cuore amante, che ha preso tutti i pensieri dell'altro e li vuole suoi per concretizzarli nel bello, nel bene, nel buono. E nella misura in cui lo tenta si pone in una condizione nuova, e allora non si appartiene più, non più nemmeno all'altro, ma sta in un modo d'essere qui che non è certo il solo possibile, ma un stare speciale, che non è caduco, non è provvisorietà e precarietà, diviene parte di quel qualcosa, che crediamo un chi, un qualcuno, che sta per noi da sempre, da che c'è il mondo con noi su. Sì, è quello star qui, quell'esserci, che esiste di per sé, è cioè persona, ma non per sé, ma per tutti, perché tutti quelli che amano ne sentano l'appartenenza, affinché continuino l'amor loro oggi, nella speranza di continuità, di futuro, perché morte spegner non lo potrà. Insomma è il solo sé, che non essendo per sé, essendo gratuità, è, e da sempre per sempre, per ogni altro che simile gli sia, ami come lui ama, e ne garantisce amore al di là di questa caducità. E io lo credo dalla disperazione della mia fragilità, della mia malattia, del mio bisogno di te. E so che esser così confidenti è già appartenergli. Sai è bella persona quant'è bello l'amore, non ne senti l'afflato nella tenerezza nostra? E' il dio, l'amore! Pensalo come me la bella delle stelle, quella che tu già sei e non sai, ché tu un piccolo amore sei, una piccola fata delle sue lucciole!

sabato 19 gennaio 2013

Amore che sa attendere







Vero può attendere amore? Non prende ritardo della risposta dovuta all'offerta sua, come rifiuto e va via, e più non torna? Ecco un uomo potrà dire, non t'ho scordato piccolo sogno, eri ospite importante in questa mia vita e io forse offeso t'ho chiedendoti d'attendere che il mio, poco forse, ma per me tutto, donarti potessi. Ma forse non sa attendere amore e l'amore di donna rincorre i sogni suoi, che spesso lontano lo portano. Ma tu non sei così, cuor mio, sai attendere, anche la vita tutta, e tanto per il mio hai dovuto, ma che? Forse solo piccolo dono, ma per farne un tesoro, uno scrigno in cui metti del tuo sopratutto! Tenterò di chiarirmi questo tuo mistero, solo intuito e poco. Quest'uomo, vecchio ormai, ancor capir doveva che uno, solo nel tuo amore, vero uomo può sentirsi, farsi, divenire. Ecco, sapere, scoprire che nell'altra non ha solo una donna, ma che in essa ha capito se stesso, il dover star qui persona, cioè essere da sé, ma non per sé, poter essere e dover essere per lei, ma anche per l'altro, ogni altro. Essere per dare qualcosa, per un dono, piccolo che sia, e nulla pretendere, contentarsi, rischiare, forse nulla aver in contraccambio. Ecco, un uomo donna avvicina, oggi sorrisi, domani parole, poi forse tenerezza , chissà! Un sogno che si vive e vivendolo concretizza una risposta che forse sarà la desiderata. Chi vero innamorato è, nulla pretende, sa attendere. Ecco, io lo sono di te e attendo, e ora che solo vado per questo chinale, perdermi desidero in ogni cosa per sentirmi amato, ché tutte ami, in ogni più piccolo essere, ché tutti ami, e proprio negli occhi di questa donna, che tu ami e anche lontana sempre è con me, illudendomi i tuoi siano. E se ver'è che m'ami, mostralo, dillo chiaro, ché io riesca a ricambiarti! Ma forse già lo faccio. Talvolta donna di qui disprezza amore e la fragilità sua corazza di cinismo. Ecco, dice, non c'è l'amore, ma belle storie per i più fortunati. Ma donna così non s'accorge che dentro le stai, e chiedi anche per lei amore e attendi che di te in quella qualcuno s'accorga. Bella sei e non ti mostri, dolci le parole tue da molcere di maschio il cuore, e non parli. Sì, non vuoi competere con nessuna donna di qui e la fisicità tua veli, ché solo vuoi ti si ami dando amore ad altra, e nell'amata ti nascondi per esser amata, e veder vuoi con gli occhi suoi e sentire col cuore suo e da esso amare. Ami così del più umile amore! Amore che rischia di esser ignorato, ma non deluso, se scoperto, ché di piccolo contraccambio si contenta. Amore è divino e nessuna risposta sarebbe adeguata, ma si contenta del piccolo bene ricambiato a una donna, che scelto abbia il suo tu, ma che sente dono immenso, lo vuole così, e lo amplifica, lo eleva al di sopra di ogni caducità, gli aumenta il valore, lo rende infinito ed eterno. Ecco se vero è questo e cuore di donna abiti, e il più piccolo gesto ha per te valore immenso, amplificandolo del tuo, fa che il cuore di questa donna se ne riempia e ne trabocchi. Ecco la preghiera del mio desiderio. Ma poi m'accorgo che anche a lei basta il mio poco offerto, ché il mio tutto lo pensa, prezioso lo ha, e lo ritiene dentro di sé e della tenerezza sua lo protegge, e allora sai che m'accade? Io da te più non la distinguo! E' questo che vuoi? Vuoi proprio così, è quest'amore cui devoto esser devo e conservartelo da qui per l'eternità, ché così riamata ti senta?

giovedì 17 gennaio 2013

La linea d'oro







Smetterò mai di cercarti, non t'ho forse già trovata? Profondi ha gli occhi nel nero delle pupille sue la donna mia, invito al mistero del cuore che guardarmi vuole, se li cerco nella penombra. Invito al tuo cuore! Non v'è per me altro modo di cercar l'attenzione tua se non dicendo a questa donna e le sue prendendo per parole tue in risposta, o se è ella che a me parla per prima, prender ogni frase sua come da te venuta e ricordar le parole loro con sospiro quando lontano. Oh sì, macerassi la carne mia in privazioni ed astinenze e ne rischiassi la morte e non avessi quest'amore, come parleresti a sempre di te assetato cuore? Che cibo, che olio a questa lampada che m'arde nel petto? E se sapessi pur le parole dei mistici tuoi tutti e non queste della donna mia, come ti direi amore? Ecco, se questo cuore non avesse fatto sue, chiare parole apprese dal suo, come starebbe con te dialogando, e non in un eterno monologo sentirsi, nella preghiera pur fervida con cui t'assedia il cuore, quando solo, come ora sono in questo tempo di gelo sotto a tutto velato cielo? E' così più che ripetere le parole belle, che nella lingua sacra il più devoto dei santi tuoi ha saputo consacrarti dal cuore suo uscite. E' credere che un tu dialogante ne venga richiamato, è più del misticismo dell'autore loro. E io dico le parole della preghiera antica, solo quest'erta salendo, ma v'aggiungo, come completar del mio le volessi, “o cuor mio”, che premette la donna mia nella tenerezza sua, prologo che di per sé mi fa gioia. E tu capir mi fai che le senti, ché s'apre questo cielo al loro richiamo e una scia d'oro stende sul mare la luce improvvisa. So che è la risposta tua e ora rotto è il silenzio dagli acuti dei gabbiani che sorvolano le falesie, e brivido ne ho. Che altra pace cercar deve questo mio provato cuore? Se non m'illude ora di te, mistica facendosi la natura tutta, che, chi lo farà? E' per me certezza, le parole del santo tuo t'hanno destato e alla mia invocazione aggiunta, giù hai guardato, e questa linea d'oro fin al viso m'è arrivata e m'hai fatto carezza col tepor della luce tua!

lunedì 14 gennaio 2013

Come amare?







Ma poi perché parlo sempre d’amore? Forse perché, vero raggiunto l’avessi, viver ne vorrei in un eterno presente e poterlo re-iniziare a piacimento, come nel gioco di bambini, e dire alle mie sospirate due donne, facciamo tu eri e tu ancora quest’altra ed io ero così. Ma come? Sì,innamorato e non saperlo, amato già e nemmeno pensarlo possibile! Oh quanto invero è bello pensarti,donna di quest’azzurro, e ti penso! E’ bello pregarti, e ti prego! Ma assai più bello sarebbe vero amarti, e non so! Bella sei e preziosa per questo cuore, ma esso con gli occhi suoi vederti vorrebbe, e non ti vede, e se gli sorridi non sa! E attento sta, non requie ha, vuole, ma quel che vuole non raggiunge, parla, dice, ma sa una parola sola vera, magica, che farti tenerezza dovrebbe, amore! E te la ripete ossessivo, ma solo eco di questa richiesta gli fan le cose di qui, ma forse non tutte, ché piccolo fiore v’è e suo si dice! O come bambini vero fossimo e nel linguaggio loro immaginifico potergli dire, facciamo finta tu mio eri, piccolo fiore di questo prato! Sì, inutili ormai le altre parole tutte, quelle che dir si possono a donne innamorate nelle lusinghe, che anche fan prologo all’amore qui, e se qualcuna esso sapeva, ecco, le ha tutte scordate, e vero daccapo può fare come cuore ignaro di bambino! E perché lo può? Ancora esso la morte non teme e sa che nella misura dell’amore il timore ne svanisce, ma avverte difetto d’amore da te e per te, e sente il gelo della carenza sua. Sì, non ha più gioia senza te, vita sua, e tu non parli, non dici quel che vorrebbe. E che? La parola che per primo ti dice! Null’altro! Amore! Dilla! O muta sei o ti sei fatta per me solo, stella del cielo? Sì, amore digli già qui, già ora, quello che gli insegnerai ad essere per te, quando alle lucciole tue verrà. Per donna di qui si impara forse ad amarla, amandola, ma amar te che è? Vacillano le analogie e a poco serve saper che donna terrena sei stata. Ecco forse l’amor tuo sublime è non distinguermi dal figlio tuo, e io tento l’imitazione, questa piccola donna amando, ma temo di farne un idolo o che già lo sia, non distinguendola più da te. E poi so davvero come donna di qui si può e si deve amare per vicariante amore? Ma puoi dirmi tu se vero e quanto l’amo e se è poco o molto anche per te, l’amore trasmesso? Tu, che m’hai detto, amala per amarmi! Ne ho fatto l’icona tua più preziosa, e vero così la sento, la dico tuo specchio, se ella sorride, è ché tu lo stai facendo, se ella triste è, se mi rimbrotta, sei tu che lo sei e lo fai! Ma m’accorgo che nemmeno so come amarla anche come semplice donna di qui. Io non so d’amore, ecco, sono bambino! E passa il tempo dell’amore terreno, ma ecco, questa mi dice, t’amo più di quanto ami me stessa. E’ segreto svelato, è novità d’amore! O riuscissi a dirle di simile, riuscissi a dirtelo, ma anchilosato m’ha più che l’egoismo, la stupidità, ché stupido è l’orgoglio del maschio che teme di balbettare amore a chi per prima gli dice amore. E allora più pusillanime esser non voglio, io vi balbetto come lo farebbe bambino, amore! Cento, mille volte ancora questa parola, dirò. Preghiera per te, dono per lei, ma invito a perdonarmi, per entrambe, di non avervi saputo amare. Quanto? Più del desiderio vostro! Sarebbe questa la misura giusta, traboccante, scossa, la dovuta risposta d’amore! E voglio dirla, gridarla, la risposta per quest’amore, ché so che in questo cuore tacere l’amore, è invitarvi la morte. Lo nutre, gli dà vita l’amore, null’altro lo può, vive d’amore, del tuo, donna del cielo, del suo parvo al confronto, ma tenace come solo può farlo esistere, donna innamorata di qui, e così vi spero tutt’e due, innamorate! E’ folle questo mio cuore, vuole geloso l’amore. Sì, se così non fosse, tutto, esclusivo per me solo, ne sarebbe subito vittoriosa la morte. Ma esso non sa ricambiarlo, non almeno nella misura del bene che ne riceve. Ma semplice e piccolo è questo cuor di bambino, subito si stipa e più contenerne non può, ne trabocca! E si accorge di non dar del suo, ma ridar del ricevuto. Che aggiunger vi può, se non il desiderio che vi raggiunga? Così torna là da dove è venuto l’amore, anzi come accresciuto nella risposta, sicché quel cuore da cui partito è, se ne ritrova arricchito! E piccola cosa da insipiente cuore, ecco, forse fa gioia per l’altro. E ver’è che faccio la vostra gioia, piccole, grandi donne della vita mia? Ditemi di sì, solo così saprò di aver vissuto, gioia ho ricevuto, piccola o grande ho saputo dare!

domenica 13 gennaio 2013

Ma c'è l'amore!


Una morte sempre accora. Oggi Mariangela è morta. Tutti sentiamo che perdiamo qualcosa in ogni morte, ma più lo fa la perdita di una bella persona, una che assommava fascino e arte, e ci sentiamo veramente diminuiti e un nuovo grigio s’aggiunge a questo cielo, oggi già tutto un grigiore. E più caduco, in frettolosa provvisorietà e precarietà, sentiamo questo mondo, supporto a tutte le nostre fuggevoli illusioni. Ma che è poi questo qui stare? Non un bene, nessun bene! Ma forse da qui parte la via al bene, a te, bella signora delle lucciole. Ed è certo oggettivo il male, fa dura e contorta questa via, ed erta, e il bene, se v’è, resta quasi sempre al di là del vissuto, del conseguibile, come speranza, sogno, null'altro. Occorre coraggio a dirlo? Certo onestà nel riferire, non nascondere l’evidente e non velarlo d’illusione. Tutte svaniscono, prima o poi! E poi questa realtà interiore, che ci attanaglia, ci frena, è di per sé soma, fardello. Quella innegabile, che fa dire a un tuo santo che è essa che sceglier ci fa un valore, un bene inferiore, nella gerarchia o piramide di tutti i valori, e anche che essa fa di per sé l’eredità d’Adamo, la propensione al peccato, all’allontanamento da te, l’andar dall’altra parte, verso il male, la morte dell’anima. Sì, il male morale s’aggiunge anche così, da dentro, vivessimo pure appena, e una vita piatta, mediocre, senza sentore d’eroismo, senza clamori, esso sempre insidia, è d’inciampo alla serenità che par dovuta, al desiderio di non far danni né subirli, infondo alla pace. E certo viene da tutti, dal dover viver con gli altri, e da noi stessi anche, e da dentro appunto. Ma non è tutto qui, non è solo questo. C’è invero qualcosa, e lo crediamo qualcuno. E’ mito, è verità, uno solo che assomma in sé le paure nostre tutte? So che è, che c’è, è qui, là, prima, ora, appena dopo. Lascia cadano le aspirazioni più sante, languiscano sogni e speranze in una realtà che par far tutta d’angoscia. E se via è questa al bene, vero ci sei al termine suo, dopo tanto buio e brutture, e non ancora quel qualcuno? Oh meglio il nulla! Ma forse non è davvero solo tutto favola? Qualcuno la racconta, leggendola da un libro di storie belle e brutte, per gli eterni bambini che in fondo restiamo! Ecco, qualcuno anche dice, c’è positività nel male stesso, una forza motrice, una molla propulsiva al superamento, una legge, un principio che fa sì esistere qualcosa d’avverso, ma da superare, vincere, e ne dà volontà e mezzi. E vincere è bello e la lotta che vince è bella! Pensar così la vita dà coraggio, spinge all’ottimismo, è certo positività. Ma non è forse anche illusione? Ecco barbarie e prevaricazione esistono, la contumelia dell’orgoglioso opprime, l’errore è ora e da sempre, come in agguato, appena dopo il sicuro, appena oltre il certo, doloroso come sempre, e la pena e il dolore, morale e fisico, non spariscono! E sarà per tutti, la malattia, la solitudine, la morte, come oggi per questa nostra compagna in questa via tortuosa al bene, che lasciato ha in tutti ricordo di grazia e bellezza. E peserà su questo destino che nessuno esonera, l’aver dovuto vivere nella mediocrità, nell’ignoranza, nel bisogno, nella disperazione, nella fame, come a moltissimi oggi accade. E questo fa il grigio, di più, fa il buio dell’esistenza. Sì, attanaglia, caccia via la voglia di rimanere e lottare, perché s’attenua, piccola si fa la speranza del bene, di te, e questa realtà pur sempre resta enigma, grigiore, buio appunto! Vedremo mai solo la tua luce e le stelle, che certo ci sono sopra a tanto velato cielo? E intanto stiamo in un dove, in un quando, in un tempo, in un mondo che appiattir tutto vuole, bellezza e deficienza, bontà e bruttura, giudizio e insipienza, sogno e follia. Ma, fortuna, c’è anche l’amore! Amore di donna!
E sento oggi che questo cielo, che s’apre al fine, ed io innamorati siamo delle stesse donne, una c’è, una con te m’aspetta tra le stelle!

giovedì 10 gennaio 2013

Il dubbio







Vuoto ho il cuore oggi, ché dubbio m'ha preso che tutto quello che di te penso sia illusione, e non me ne libero, ne sono disperato e solo. Possedesse ancora parole questo cuore, le direi, come d'amore si dicono alle donne e come mai dette forse le ho, alla donna mia, ché il tuo dal suo puro le riceva! O forse al vento, quello di questa dolce brezza dal mare, le affiderei, sa esso dove sei e te ne farebbe carezza! Ti vedrò mai dal dubbio mio tra gli angeli tuoi? Non è per me novità aver pensieri dubbiosi, ma oggi, e non so perché, me ne sento sconvolto! Ecco stan sul tetto della casetta antica del chinale strani uccelli, li scambio dapprima per taccole, metafore certo di pensieri scuri, ma poi mi ricredo, son colombi, e ne sorrido. Si spaventano al rumore dei miei passi grevi sul selciato che mena in basso, volano via, ma poi un audace tutti li richiama e ritornano sul tetto a verseggiarsi l'un l'altro. Simili, presagisco, sono questi pensieri miei per te, forse si spaventano, ma di se stessi, tale è la solitudine che per essi sento stringermi il cuore, ma poi qualcosa, uno li rassicurerà tutti e torneranno sereni! Intanto mi rispondo da me, io vista già ho questa donna celeste e anche tra poco la rivedrò nella donna mia specchiata! E fantastico di un lungo sonno che mi separerà da te in cui continuerò a sognare di lei, non sapendoti diversa. E ripenso a queste notti con lei accanto, non m'addormento finché brusio dolce non fa con le labbra sue e io, che non più oso chiederle tenerezze, temendo si spezzi l'incanto che ancora me la trattiene tanto vicina, poi la sogno in concretezze d'amore. E così rimane forse povero ma dolce e umano questo amore, eppure esso nei suoi momenti belli pensa estatico alle stelle e lì sublimarsi vorrebbe a vederti nel lucciolaio tuo! E mi dice la parte malevola della mente mia, ella, quella che sospiri è solo tua illusione e l'altra pure nell'amore che pensi tutto il cuore preso le abbia! E a quella rispondo a tacitarla, non importa più ora, ché intanto fin qui amate le ho! E quella ancora, quando, come, perché, se sono state e sono illusioni? E io dalla mia parte confidente, in tutta la vita, rispondo, in questa mia donna l'altra amato ho, non importa quanto ricambiato, e nei sogni suoi, e perché sento che la vita non abbia che uno scopo, l'amore. Sì, se mai vero non ho avuto amore, almeno per questa piccola donna, che dici illusione, l'ho sognato! Ed è tanto bello amare che già beati son quelli che hanno paradiso tra le braccia loro, mi ripeto, e mi penso, seppure forse vero solo illuso d'amore ricambiato, tra questi fortunati! Ma son solo sotto a velato cielo, s'aprirà? mi chiedo, e forse già mi riprendono pensieri scuri e duri. E intanto rivedo le donne delle mie illusioni e pregar voglio per quella che so in angustie. Ma quel mio me ora mi dice, non t'accorgi che la preghiera è illusione pur'essa? E io di rincalzo, se tutte sono state illusioni e sono, ecco le pongo ai piedi della donna mia del cielo e poi sia il buio! E ora alla donna mia terrena tornar voglio, ne ho pungente nostalgia, e troverò l'opportunità di chiederle, ver'è che innamorata sei ancora di me? So già che mi dirà, sì e più di quando ero ragazza! Ecco è lei che vive d'amore e vi crede e così io ne vivo, è una concretezza per lei, e non importa se me ne illude inconsapevole. E io ti dico dalla stupidità di oggi, grazie, madre delle stelle e di tutte le mie illusioni, grazie di questa stella, grazie di te, la più bella di tutte, forse solo illusioni siete state, ma non ho vissuto invano, vi ho amato!

martedì 8 gennaio 2013

Imparare l'amore






E' vero, bella signora del cielo, so poco di te, so poco dell'amore. E se amore è gioia, sapendo l'altro felice, quando, come t'ho fatto gioia? L'ho fatto forse nella misura in cui questa compagna è felice o lo è stata con me? Ma è qui per me l'inciampo, il suo cuore rimane un mistero, uno scrigno di cose, parole, forse mai udite ma desiderate, aspirazioni, sogni di cui vaghezza ha avuto, ma restati insoddisfatti. E forse il dirsi suo felice con me fa parte del suo linguaggio d'amore, cui onesta crede. Ma lo è stato, lo è davvero? Forse, inconsapevole, recita una parte, quella della perenne innamorata, ma vero lo è? Ma che significa che tu felice sei di me, di noi, di quello che ci accade? Cos'è che felice fa una donna, cos'è che ti rende felice, donna del cielo? Io davvero non so, nessuno m'ha detto che fare, nessuno mi ha insegnato l'amore! E se vistoso è l'errore mio fin qui, quando lo capirò? Ché passar vorrei l'eternità ad amare e nemmeno forse so cos'è! Io vero non so il fare e il dire, che fanno amore vero, che riempie un cuore! Ecco, riprenderanno a breve le delizie di primavera, il canto degli uccelli e, ai primi tepori, tutto già sarà di novelli fiori il chinale e farfalle verranno per le vaghezze loro. Tutti linguaggi d'amore direi, se sapessi cos'è per noi. Sarà miracolo ancora,ché qui sarà il tuo sorriso, ma uno vorrei da te per me solo. Direi ecco il modo suo di parlarmi, di significarmi amore, ché amore le ride nel cuore! Sì, pensare potrei che un po' di quella gioia qui da effondere, sia per me solo, per gli occhi avidi e le mie labbra assetate, ché da me pur piccola venuta, tu riversi su tutto dal cuore tuo colmo, piccola goccia aggiunta. Oh quanto oso chiederti! Ma qui peregrino sono e d'amore, qualcosa devo averne capito, se dico che l'amore nulla dà da sé, se non se stesso. E tu disperso hai il sorriso tuo in tante primavere e io certo capito non l'ho! E io cercato l'ho in quello di donna, di questa donna. Sorride questa ancora. Oh quanto belle son le donne innamorate! E se questa ancora così mi pare, è certo che d'amore le fai ridere il cuore! Ma più vorrei che amasse la vita, quella con me fin qui anche solo un po', e, se poi lasciarla dovrò, vorrei sia nella speranza di ritrovarci. E' il tentativo mio ultimo di vero amarla! Ma povero resta il piccolo amore che so darle, basterà a riempirle il cuore? Ma l'amore basta sempre all'amore! Perché forse supplisce da sé alle insufficienze di chi ama, e io posso sincero dirvi, ecco tutto quello che ho e che posso dalla mia mediocrità. Di questa donna concreta ho solo la speranza di averle donato il mio tutto, e forse un po' riempito le avrà il cuore, ad altro avrà rinunciato e solo per amore. Sì, donna questo fa. E sì, più grande è l'amor suo! E il cuore di ogni donna ne è abisso insondabile. Di questa riempirò del mio, imparando ad amare e da te per l'eternità. E tu, dolce signora, amaci per la vita, piccola che sia, che resta, sorridici, lascia basti il suo e mio a vero riempirti il cuore, tu lo puoi, tu lo vuoi, sei tu l'amore!

sabato 5 gennaio 2013

Vivere d'amore







Non è umile l’amore? Non è farsi umile chiederlo?Non è forse esser pronti a dar gioia nella speranza di riceverla? Eppur non è quasi mai amato l’amore! Perché ci si innamora? E’ voler condividere un sogno! Ma con chi, dove, quando perché? Ho trovato io l’amore nella lunga mia ricerca? E’ accaduto il suo miracolo proprio per me? Sì, ho forse amato, ma lo sono stato? Forse moltissimo, forse poco, è la misura con cui mi hai amato, piccola donna che abiti ancora i miei sogni. Ma perché vi vieni se accanto mi vivi? Ecco forse i sogni compensano, ma che se tutto mi dai? Comprensione, pace, conforto. Se tutto scusi, perdoni? Forse io non ti conosco abbastanza e vorrei saperti di più e sognarti è compenso all’ansia che ho di vero conoscerti, e intendo l’abisso d’amore del cuore tuo. Forse sono rimasto egoista e più e più vorrei, ma che di più? Forse anticipar i pensieri tuoi, i desideri, i sogni da soddisfare? Ma poi sento che è tardi per tutto. Potessi riavere i miei vent’anni, passerei ogni momento ad amarti, senz’altre cure. E invece forse t’ho trascurata nella mia primavera, per star dietro alle ambizioni mie, mentre tu tutto sacrificavi, ché ogni tuo gesto mi significasse amore. Oh sì devi avermi molto amato! E io stupido ero e lo sono ancora e tanto, se tanto t’angusti ancora per me. Vorrei continuare a viverti accanto senza parole, senza rumore,quasi senza fiato, senza nulla pretendere, come un cagnolino finalmente docile. Ecco tu dormi,ho ascoltato per ore il dolce brusio del tuo respiro. Ovunque sarò, il mio paradiso sarà poterlo riascoltare. Ricordi? Il sogno tuo nel nostro prologo d’amore era dormirmi accanto, e io sorridevo dell’ingenuità tua e ti chiedevo, null’altro dormendo con me? E rispondevi, e che di più? Il mio è poterlo fare nel sonno che m’aspetta se per brev’ora lasciarti dovrò. Oh lo volesse quella del cielo! Sì, vive la vita mia del tuo amore e sempre così sarà. E tu dormi sognando che accanto ancora ti sia, ma io torno per rapirti al mondo caduco e portarti alle stelle! Ma l’ora più importante per l’amore è la presente, allora amami, non stancarti di me! Voglio amore da te, voglio amore da quella delle stelle, lo voglio dalla madre mia, lo voglio un po’ da tutte le donne, vivo e vivrò d’amore! E sono il più umile degli uomini e ti chiedo e chiederò sempre, m’ami vero, piccolo fiore? Ti prego rinnovami il tuo sì! Ricordi? “Te amabo vel tu mihi aias vel neges”. Ma se ora mi dici no o non più, solo ne morirò e t’amerò dalle stelle!

giovedì 3 gennaio 2013

Gelosia







Un'amica invitato m'ha a dir sulla gelosia. Quanto ne so? Io certo ne ho, ma sento che l'amor tuo, bella del cielo vero poco saputa da questo cuore, è un po' così, ne ha pur esso, ma questo a me, vero innamorato, lusinga! Ché lo dico? Ti credo in questa mia donna. Questa sa assai bene, e da sempre, che possedere il mio cuore, cioè i pensieri miei belli per la vita, per lei e per te, chiusi in latebra e davvero poco accessibili, è cosa precaria al pari delle altre umane tutte. Tutto può essere insidiato e logorato, né le vicende nostre umane, turbinose a volte e in tanta oppressiva oscurità, paiono garantir il possesso di una preziosità com'è per me il suo cuore e perciò il tuo. E' vero, posso pensare l'amor tuo al di là del tempo e dello spazio, esente dalle caducità nostre, ma so che è per gli occhi suoi che qui mi vedi e per il cuore suo che palpiti per me e dici amore, ed ella è fragile non meno che io sia, e ho temuto che da me si distraesse, e tutta la vita! Ho cercato di riguadagnare la fiducia sua giorno per giorno e così di meritare l'amor suo, sempre da riconquistare, pur ora che giovani più non siamo, anzi più ora! E ho cercato che la gelosia innata mia fosse discreta, non oppressiva, non invadente, non limitante la libertà sua. Ci sono sempre riuscito? Davvero non so. Ho voluto sempre che i pensieri suoi fossero per me solo, ma così non sono stato esente dall'egoismo, ché avido sempre di tutto di lei, ho forse preteso molto. Ma le ho dato? Poco, tanto, non so, sicuro un piccolo amore vero sincero, quasi sempre scevro da altri turbamenti, anche se, e non è molto, ha sofferto mal interpretando l'interesse mio per altra donna. Devo proprio averle ferito il cuore! E col suo forse il tuo, donna delle stelle, ché solo per lei mi sorridi ancora. Ma io non ho importanza che per voi due sole. Altra poi interessar potrebbe il mio cuore? Da giovane sempre innamorato delle stesse fino a questa sono stato, e ora io non ho più spazio in questo vecchio cuore, la cura del vostro da sempre occupandomi mente e speranza. Mi piacciono le icone tue? Sì tutte, fin da bambino, da quando pensai la madre mia la più bella delle donne, e ho dovuto perderla, tardi forse per gli altri, ma sempre troppo presto per me! E poi i tanti altri fiori della vita mia. Ma questo piccolo schietto di campo nella primavera sua tutto m'ha preso e tutto me ne sento preso ancora, sempre così e forse anche lo sarà tra le stelle, se vorrai. Ecco questa bella persona e buona mi vive accanto da molto, io non la considero affatto possesso, non è cosa, è solo il mio tutto! E' l'aria che respiro, è i sogni miei, anche a occhi aperti! E' la sola che darmi può sentore dell'amor tuo sublime e divino, quello che ho già un po', lei amando. Ecco, è vero, vivo di lei e per lei e così di te e per te! E confesso ancora, ne sono geloso! Ma può amore vero non esserlo, un po' almeno? L'altro giorno con amica stavo alla passeggiata della marina. Una signora anziana ci ha chiesto il nome di quegli alberi, che amenità darebbero ancora al luogo se tanto trascurati non li avessero. Le ho precisato trattarsi di tamerici e l'amica le ha confidato che ormai avevano l'età del suo amore per il marito, e quella, rassicurata che ancora vivesse quell'amore, ha partecipato la perdita del suo, dopo sessantaquattro anni di fedeltà e le si sono velati gli occhi e fatta più roca la voce. L'ho confortata dicendole che lui l'aspetta tra le tue stelle. Ecco vorrei che questa piccola donna potesse di simile riassumere la vita mia accanto alla sua. Non un despota sono stato, non rimproveri eccessivi le ho mai fatto, non censure certo, né mai divieti, eppure da sempre geloso un po'! Inguaribile necessità di questo mio povero amore! Ma spero, tanto discreta è questa mia, che voi due “hic manebitis optime”, proprio in questo cuore!

mercoledì 2 gennaio 2013

Amenità e tristezze d'amore







Tempo è questo di amenità tra commensali convenuti alla mia mensa. Ma vi sono di quelle che pensar lasciano al di là dei sorrisi momentanei che provocano. E anche ci sono ricordi di fatti lontani, che la memoria ha ritenuto così come accaduti, o lacunosi e perciò da confabulare, con belle menzogne aggiunte, cui la fantasia mia mi predispone. Ecco, io dico di ricordare, e non so fin a che punto nitidamente, di una mia antica paziente, di cui la deontologia mi vieta riferimenti, che invero nemmeno più so, come non ne so più i particolari somatici, ma le attribuisco vaga bellezza, come a molte donne lontane, e abilità a destar la mia meraviglia. Questa mi confida una volta di non saper più che inventarsi a sedar l'ansia del marito e che preso aveva a stringerselo tra le poppe, come piccolo bambino indifeso dalla realtà, e una ad offrir per suo maggior conforto, e nel riferir questo aggiungo, faceto, che noi maschi dovremmo pretendere di simile dalle compagne nostre, tanto stressati dalla vita d'oggi. Ne ridono un po' le donne nostre, ammiccando tra loro, come ben altro far loro imponga l'ansia nostra, ma non il nostro giovane medico, che forse ricorda di simile e di recente e io lo scuso di non aver almeno sorriso alle amenità di certi ricordi riemersi dalla mia giovinezza, pensando alla gravità dei problemi delle pazienti sue, che non può non pensare con tenerezza, e all'ansia dei compagni loro giustificata e non capricciosa, come talvolta la nostra è di giovani o vecchi amanti, a promuovere delle donne che ci amano strani rituali d'amore. Ma oggi, ripensando alle storie vere, o inventate dalla senilità mia, concludo che il comportamento singolare della mia antica confidente, debba vero aver molti similari e davvero rituali, perché provati efficaci, a sedar l'ansia di noi maschi, che spesso pusilli viviam loro accanto da indurre quelle nostre donne ad eccessi d'amore, ridicoli solo per occhi malevoli ed estranei. Non faccio di simile con te e tu non mi trasmetti per questa i rituali tuoi per ridarmi la serenità, nel buio che questo avvenire, tanto incerto per tutti, me circonda e questa icona, tutta preziosa alla vita mia e alla speranza mia di vederti qual sei e non oggi e sempre per soli enigmi? Quanto è ben strano il mio atteggiamento verso le donne tutte dacché mi dico di te innamorato, non lo sono vero un po' di tutte? Ma una è concreta a coagular l'ansia mia, predisposta ad uno strano rito dal tuo e suo amore, e mentre prego per tutte per un destino loro mite e benevolo, va la mia tenerezza di vecchio a quelle conosciute e amate per un po' o molto, ché tutte mi ricorda questa, che talvolta indugia tra le braccia mie a cercar tenerezza ricambiata. Di una, che da te m'aspetta, ammiravo l'intelligenza, ma per tutti era bella e per me anche buona. Le parlo ancora talvolta in queste passeggiate lunghe mie e solitarie e a lei partecipo l'ansia di perder l'icona tua, la sola donna che conoscer vero m'ha fatto col suo il tuo amore dolce e severo a un tempo. E oggi che appreso ho che la signora nostra della scienza t'ha pure raggiunto, sono sì più pensoso e triste tra questo bosco d'inverno errando l'amarezza mia, ma poi penso alla donna della vita mia, buona e bella, e senz'altro la più intelligente tra noi da sempre. Credo che a breve l'abbraccerò tanto da indurla a pregarmi di non soffocarla nell'impeto dell'amor mio, dalle effusioni imprevedibili. M'hai dato il tesoro dell'umanità sua ed è te che abbraccerei se tu non avessi la consistenza dei sogni! E or improvvisa felicità d'essere e di sperarti mi prende, che se una delle amiche di passeggiate incontrassi, la loderei e tanto, felice che mi stia accanto un po', mi partecipi del suo e viva così un po' anche per me, per l'ammirazione mia e per l'amore, che se deve essere per te, allora vero ho per tutte!