giovedì 26 dicembre 2019

Secondo scritto nei miei settantanove anni


Come generose piogge
Nubi grevi versano
Su arida terra
E questa, così feconda,
Erbe e fiori aulenti getta,
Se un'anima chiama
Forte o piano,
O una lacrima accenna,
Pronto scende l'amore dai cieli
E, discreto e muto,
Vi ridesta fresca e odorosa la vita.
Ché cuori riscalda,
Sciogliendo geli,
E menti rinfranca,
Nebbie e fumi dissipando.
E Tu che sperperi quest'amore
A mani d'oro,
Tanta è la sensibilità del Tuo cuore,
Fa che io gli rimanga fedele.
Tu bocche e mani generose invogli
A rispondere con slancio soave
Se gemiti fraterni
Implorano desolati
Nel bisogno.
E io che farò?
Non sia io impigrito e come l'avaro diventato,
Che quel poco o tanto che ha, o crede,
All'uso di sé solo destina,
Rendimi più pronto e generoso!
Fa che, la mia vita qui ormai chiudendo,
Contagiato ancor più d'ebbrezza santa,
Nell'arida sterpaia del mio tempo
E sui torridi deserti del mio mondo,
Solerte tuo servo,
Faccia fiorire e fruttare visibilmente
L'amore Tuo divino.
Ché parlino, palpitino, preghino unisoni
La vita riamando, tanti attoscati
Cuori che, pur margherite di prato ineffabili,
Nati, tanto orrore di male a Te contende.









lunedì 23 dicembre 2019

Scritti di cose dette a due madri, primo

Ma tu che tutti chiamano così,
Che madre sei?
Taci. E questi occhi vedono,
Eppure sono nel buio
E ho orecchie e sentono
E parole capirei,
Ma questo vociare, rifiutato,
S'è fatto silenzio e gelido.
Questa bocca dire saprebbe,
Ma è senza più parole e voce,
Che altri non ha udito o voluto:
C'era troppo rumore.
E nutrimento ricevo
E sì respiro,
Ma tutto sa d'amaro
E fame ho,
Ma d'aria fresca,
E non trovo.
Occhi per vedere,
Ma che, ma dove?
E queste orecchie
E questa bocca...
Ho scordato,
Ma un respiro di madre
Confondere col mio vorrei,
E tenerezza
E le parole dette ad un bambino.
Ho nostalgia di madre.
Sì ho occhi che non vedono,
Orecchie che non odono,
Polmoni senza respiro...
Così ero nel grembo di mia madre,
Così nel tuo ora, madre.
Che io nasca e ti veda!

venerdì 20 dicembre 2019

Ringraziare la donna del cielo


Come si ringrazia quella del cielo? Penso cercando di vivere come ella ci vede. Certo io sono per lei ancora il bambino d'allora, che viveva in sogno di sogni, quello che forse solo vagheggiava di correre per campi assolati con la piccola dirimpettaia, capelli d'oro, tenendola per mano! Non so più quanto davvero avvicinata, ché, scomparso mio fratello, ero ancor più timido con le bambine e anche più balbuziente. Piccolo difetto sarebbe solo molto dopo diventato e piaciuto molto quando, emozionato, dicevo le prime cose tenere a questa mia donna. Forse anch'ella mi vede tuttora il bambino che non ha mai conosciuto, che sa ancora dirle e vivere con lei tenere favole, pur con assai rari balbettamenti ormai. Il bambino, assai tenero fatto dagli ultimi avvenimenti,bui ancor più per la paura di perderla. E io, bambino, ho chiesto alla madre mia che la madre nostra m'ascoltasse! 

giovedì 12 dicembre 2019

Il silenzio si fa preghiera.



Prego per lei e ne parlo come di piccolo angelo ferito...Talvolta tanto è il silenzio che la preghiera mia vi si sente smarrita, fievole, come appena scandita in tanta assordante cacofonia, mentre io gridare la vorrei da raggiungere le stelle! Ma allora, tacendo, sento il silenzio, che sta nel mio respiro, sta nel cuore, come nelle cose tutte, farsi preghiera, che vero raggiunge le stelle. Così certo il tuo cuore, “inter omnia mitis”. Tu che ami parole appena sussurrate, quelle che dice il vento, tra le frasche molli del suo giardino, che sonnacchiose al crepuscolo lo assecondano e dolce brusio fanno.

mercoledì 11 dicembre 2019

Ave, vera coeli porta


 Ecco, reco ancora, all'apice di questi miei tanti anni, diritto il corpo nel portamento. Non fa di simile l'anima sotto al suo fardello curva. Sto da un po' con la donna del cielo. Converso. Le parole mie avranno sicura risposta nella serenità che subentrerà quando, al termine, me ne starò muto, persi gli occhi umidi come disattenti a quanto di quaggiù, ma di speranza vaghi. E intanto anche le dico le parole antiche, “ in tuam benedictam fidem ac singularem custodiam...animam meam et corpus meum tibi commendo”.
Perché alla sua fede affido tutto di me? Che è la fiducia, che le faccio propria, se non quella nella illimitata capacità di perdono del figlio suo? Certezza che io, da lei accolto, avrò monda l'anima, chiara fatta come “ vestimentum candidum quasi nix”, che la sua bellezza racchiude, come le brattee di un fiore con i suoi petali!









lunedì 28 ottobre 2019

Continuità d'amore



Non è davvero piccola cosa rinnovare la fiducia alla vita, trovarla bella e che significhi sempre tanto, anche quando tutta povera appare! Ecco un suo bel mistero. Bernardo da Chiaravalle ama del suo amore la sublime Maria, la “tota pulchra”, anche per tutti quelli che tentano in ogni epoca di volerle bene. Come? Col loro sì rinnovato, ciascuno alla donna sua. Accade anche a me. Sono anche per lei, che, “sine macula”, non può che abitare le stelle, ma anche per ogni altra donna innamorata, le parole buone, e sono tante, che stipate ancora ho per questa donna, che ella m'ha dato in sorte. Ma c'è di più! Io continuerò nel mio amore anche per mezzo di tutti quelli che ad amare continueranno la donna loro, quando qui più non sarò. Sì, c'è continuità nell'amore! In verità amo questa mia e quella del cielo, anche da sempre per tutti quelli che scoperto hanno nel cuore loro questo bel sentire, chiamato amore, per una donna, da che è qui fiorita la vita!
E guardo stasera ancora con lei lo stellato. Sono immagini di cuori innamorati, le dico, che brillano negli occhi nostri e questi brillii sì racchiudono palpiti d'amore di amanti per la donna loro, ma così anche tutti i miei per te, e per chi ama questo accade da sempre e accadrà quanto “ il mondo lontana”! Sì, da quando queste stelle stanno a brillare sulle miserie nostre e brilleranno, per chi come me sogna una cosa sola la vita tutta, cosa che la fa tutt'altro che mediocre, di poter, di saper amare gli occhi che dolci si fanno per lui!



lunedì 7 ottobre 2019

Essere Maria


Quello che si dice di Maria, che Dio è ciò che ella è, <<idem ( Deus) est quod ipsa ( Maria)>>, è aspirazione di ogni vero credente, cioè essere oltre i tre modi che Dio ha di manifestarsi in ogni cosa, un quarto modo di essere qui, in questo mondo, essendo sicuro destino nell'oltre di appartenere alla realtà sua. Ben lo esprime una preghiera allo Spirito, in cui si è supplici che egli annulli ogni farraginosità della mente e del cuore, che impedisca di svanire in lui <<Veni et in nobis absume quicquid impedit ne nos absumamur in te>>. Noi non sappiamo che è la realtà di Dio, la pensiamo un mondo di bene e pace, che qui son difficili da afferrare e tener stretti. E' per questo che interpretiamo la nostra realtà come un tirocinio, un cammino lento e tortuoso per avvicinarci a quella porta, Maria, la <<sublimis inter sidera>>, che permetta l'agognato accesso all'oltre proprio a noi, ora <<flebiles>> , ma <<ut astra>> fatti, cioè, per grazia del figlio suo, quale ella è, diventati! Sarà una vita novella, donata, << per virginem>> alla gente sua, la redenta!
Sì, guidaci, custodiscici, o piena di grazia, non vogliamo solo somigliarti, ma annullarci in te, essere te!




sabato 28 settembre 2019

Ingenuità d'una fede


 Noi paghiamo un prezzo davvero alto per lasciare questo mondo, che in dolore e solitudine si misura. E per che cosa, il nulla forse? Devo chiedermelo da insipiente e come non fossi credente, allora che dirò? Così, scordando anche di essere medico, che s'adopera a sostenere la vita, inizio a dire.
È ora anche da noi riconosciuto il diritto, in casi estremi, del sofferente ad abbreviare la sua pena, aiutato da sensibili persone. È decisione, che par giusta, ma sicuro occorrerà evitarne abusi. Resta però esclusa la gran massa dei sofferenti, che non vedranno abolita la loro pena, ma solo mitigata, per quanto pungente, da quello che la scienza oggi dispone di palliativo. Allora per la più parte di noi come argomentare? Usciti dal nulla, siamo entrati nella vita, ma per uscirne è come dover soddisfare un esoso concedente, e la moneta è il dolore. Nel dolore veniamo alla realtà, nel dolore traversiamo la vita, ben poche le gioie, e sicuro nel dolore la lasceremo! Ma, ecco la mia riflessione ingenua, a questo mondo ogni azione suscita una pari, ma opposta. Allora anche ciò che ci intristisce e piangere ci fa dovrà essere compensato. Ecco alla nascita, braccia accoglienti a stringerci su seno di donna a confortare il nostro pianto. Ecco una donna mitigare il disagio del vivere tra brutture sue. Allora dico dalla mia semplicità, che cuore di donna m'accoglierà quando morte vorrà prendermi. E io le dico accorato, Domina ad adiuvandum me festina! Ma come m'aiuterà?
Finora nulla forse d'amore sapevo, il vero intendo, quello che questi occhi di donna mi dicono senza parole, ostinati come se il mio dire suadente qualcosa a lei solo, non fosse premessa d'addio! Perché c'è questo barlume nel buio incipiente? Rimpiangerò con esso più ancora le poche cose belle e buone di questa vita o mi suggerirà che esso è premessa di un ancora più grande bene? Questo mi chiedo ora che forse affacciato sono all'oltre. E se vero è che m'aspetta il destino con possibilità del nulla, perché ancora un'illusione, e d'amore? E più ancora perché cedere all'illusione, che se vero tale, mi accentuerebbe la pena della separazione da questa donna, non bastando la sofferenza, come accade alla più parte di noi, dei disagi dell'età avanzata, e il dover acquistare nel dolore un biglietto di sola andata per un “non si sa dove”? Perché non abbandonato a me stesso se nella malattia, lasciata non mitigata da alcun conforto, o comunque nella solitudine, che di per sé è malattia? Perché, già tanto il prezzo, in aggiunta un ultimo sprazzo d'amore a rendere più difficile il distacco dalle apparenze di bellezza e di bontà di qui? Insomma perché per me un ultimo dono, un bene, sussurrato da occhi languidi e non muti, se lasciarlo dovrò a breve, e forse nel non consolabile dolore di questa mia donna, per il nulla?
Anche questo possibile assurdo se mal interpretato l'ultimo dono, rafforza la mia convinzione che un oltre, e d'amore, ci attenda! Sì, è con questa piccola donna che quella del cielo aiuterà il mio distacco dal mondo, ed esserne consapevole fa il mio slancio alle stelle, ché tutte abbracciarle vorrei. È questa la mia ingenua fede, certezza di cose grandi e meravigliose sperate in un appena oltre, in un appena dopo!







domenica 22 settembre 2019

Necessità d'una vita futura


Per due che s'amano a questo mondo, piccoli o grandi screzi, intoppi, delusioni, sono superati e presto dimenticati da una grande riserva di comprensione, che fa ricchezza d'amore, perché c'è colloquio! Invece con quella del cielo la preghiera non ha sonora risposta e mai di fatti piccoli o grandi c'è certezza di perdono. Allora io questa vita, certo problematica e travagliata, esaurite qui tutte le provvisorietà sue, vorrei si prolungasse in un dopo. Ne sento struggente la necessità, perché? Io, che ho l'età giusta per farlo, riesamino tutta la vita trascorsa e la trovo mediocre, quando non colpevole. Ne ho chiesto perdono a chi volentieri lo dona, ma pare non bastarmi ché rimane lo stesso complessivo severo mio giudizio con l'accoramento che l'accompagna. Allora vorrei in un al di là sentire le parole con cui blando l'amore sentenzia su mancanze piccole o grandi e avvertire guarire l'anima tutta e aver quella pace che qui sfuggirmi vuole!









martedì 20 agosto 2019

Invito a una preghiera che la mente, tutta non ritiene.



C'è una preghiera che a mente tutta non so, ma importante nel quotidiano della vita della mia anima e di quella di tutti, credo. Eppure la recito ogni giorno! Per chi la volesse dire con me, uniti nell'intento, anche se sfasati nel tempo se molto distanti le menti dei nostri cuori, ne dico le sue prime parole: “Iam lucis orto sidere, deum precemur supplices ut in diurnis actibus nos servet a nocentibus...”. Il non ricordarla, che certo dipende dall'età, che in frammenti di buon “latinorum”, è però forse anche un modo di attuare quanto consiglia. E che? Moderazione, cioè impegno alla giusta misura nell'attuare quanto invoca! Perciò sobrietà e umiltà sempre, nel comportamento, nelle relazioni interpersonali, ma anche nelle azioni compiute volte al bene, insieme al salutare “potus cibique parcitas”. Ma implicitamente perfino nelle cose desiderate ed espresse e quindi nella stessa invocazione che le chiede al cielo! Penso che per questo racchiuda un segreto. Quello di far sì che orecchie del cielo, vogliose d'ascolto, non possano non consentire a che stille di rugiada cadano di continuo sull'aridità del nostro mondo, quello di dentro ancor più di quello in cui viviamo. Perciò è il saper chiedere il segreto! Che e come? Con “moderazione” appunto, l'ausilio per attuare il pur poco che possiamo nel bene, ma qui tanto agognato. Sì, con cuore puro e umile senza dubbio, ma allo stesso tempo iniziare con fiducia con le nostre forze, certi che qualcuno le sosterrà nell'attuazione del poco bene, che tanta miseria qui consente! Per cantare felici, a sera sopraggiunta, del Signore la gloria!
E io, che qui mi illudo di dare con moderazione perfino l'amore, poco per non deludere questa piccola donna, che con occhi prossimi e supplici pare invocarlo, invece tanto ho l'anima sazia della generosità del suo! Quale contraddizione!



domenica 18 agosto 2019

Come piuma il cuore


Il cuore è zeppo di pensieri. Pesano rimpianti, ripensamenti con la loro necessità d'oblio o di perdono. Son come piume però i desideri di cose belle, suggerite dalle parole buone e sorrisi di questa donna, e languore fanno al cuore. Ma saranno aspettative solo di gioia quando, Dio assentendo, sgombro dalle cose inutili avrò il cuore. Allora peserà quanto una piuma! E ne sorriderebbe il novello Anubi del mito antico, che la fantasia sempre rinnova. Così par farsi leggero quando, cercando tra queste stelle, rapito, le mani cercano per stringerle altre mani, quelle par sorridano della ingenuità ritrovata e si fanno corona ai miei occhi umidi!

mercoledì 14 agosto 2019

L'economia dell'amore.




Quanto ho vissuto? Tanto, credo! Sì per gli anni che ho, ma anche perché ho molto amato, ché si vive veramente solo amando! Ecco, son tutti presenti i miei ricordi, che nella mente del cuore stanno, alcuni pur belli da indugiarvi, ma mi ragionano anche i tanti meno belli, alcuni penosi anche, che ancora m'affaticano, ma tutti svaniscono difronte all'amore. Sì, quello sentito adesso, quello che allora avrei voluto avere quando il mio poco non ho saputo in modo adeguato o potuto donare, per ostacoli della mia mente sopratutto, non della realtà, invece vogliosa di considerazione e d'aiuto. E che mi dice questa abbondanza che ora gonfia il cuore e che tutto tacita? Ognuno qui lascia quel che ha fatto e nel mio bilancio spero preponderanti le mie buone azioni, pur tra tanti fallimenti. Ma c'è ben altro bilancio! Io devo chiedere a tanti perdono e sebbene molto meno, ma non di minor peso, donarlo, prima di poterlo chiedere a Dio. Sì, come stilla di rugiada per fiore che il capo qui declina in questa arida stagione, e permettere ad altri che chieder lo possa con ugual sete. Ecco l'importanza di ognuno nell'economia dell'amore!


sabato 10 agosto 2019

Che è Maria?

Che è l'amore se non dono di sé al proprio tu? Noi tutti siamo il “tu” di Maria, che  dall'anima sua chiama perfino chi non le risponde, che più cerca, ché bisognoso più è della misericordia sua! Che viene da lei? Eccomi in un crepuscolo in cui tutto, piante e fiori, mi richiama il suo sorriso, sono il suo sorriso. L'anima mia di serenità tutta pervasa, è libera di ascoltarne, soffuse, sospirate parole che parlano foglie ed erbe dalla brezza, che dal mare sale, mosse. Sì, finalmente ho libertà di cercarla per le cose belle tutte e tra poco mille e mille lumi mi faranno incanto dal suo cielo. E sue saranno le parole della compagna mia che mi cercherà a breve con melliflua voce. Sì, tutto ciò che è buono e bello viene dal cuore suo, da quello che ella è, dalla sua natura. È il suo modo di rispondere alle preghiere. E che dice? Parole tutte d'amore che sussurrano frasche, fiori pur lontani e parole di donna anche. Ella trasmette l'amore divino? No, è l'amore!














martedì 6 agosto 2019

Una preghiera

Le più belle preghiere sono in latino, come questa: <<Concede nos famulos tuos, quaesumus domine deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere et gloriosa beatae Mariae intercessione a presenti liberare tristitia et aeterna perfrui laetitia>>. Che mi suggerisce?
Pensare a Maria è già allontanare dal proprio cuore la tristezza e il buio di questo mondo! Ma affinché il cuore pervaso sia di gioia, sanato dalle insidie di qui, sì affinché ogni cosa, cattiva o solo banale, perché tale è il male (banale!), svanisca in esso di fronte all'invito dell'amore, occorre che esso s'alimenti di quello che Maria dona per prima, l'amore suo, chiedendole la capacità di amarla allo stesso modo. Ed ora io so che amando tutto come lei ama, solo così conquistarmi potrò completamente, cosa che tento da sempre per poter donare ciò che pur ho, finalmente del tutto aprendomi alla luce e al bene! Allora, eliminata ogni mediocrità dal cuore, potrò anche superare la prova da chi paziente aspetta, forse da tanto, che proprio io le realizzi l'amore da lei sognato e proposto ancora, ché non passa mai il tempo suo!











lunedì 29 luglio 2019

Il tu di Dio


Amore è vicendevole affetto. Quindi in ogni amore c’è un tu. Ma chi il tu di Dio? Forse il virtuoso, il santo? No, siamo tutti quel tu, chiamati ad esserlo dal nulla. Noi tutti, con il fardello delle nostre limitazioni, debolezze, miserie. Noi, con la nostra diffidenza scettica, che tutto vuol analizzare, vedere, toccare, prima del suo sì al bello al buono, che pur ci sono, nascosti, sopiti ma pur sempre meravigliosi, doni proprio per noi dell’amore divino. E allora se amati siamo comunque, non teniamoci dentro il nostro sentito, grande o piccolo quant'è. Diciamolo a voce alta o sussurriamolo, ma non riduciamo quello che abbiamo dentro per apparire mediocri, credendoci ben accetti in questo mondo, perché conformi ai dettami suoi. Noi non lo siamo, l’amore di Dio è la nostra dignità, la nostra ricchezza. Diamo a chi è più nel bisogno, ché più tanto non soffra, soprattutto ignorando quanto è amato, avremo vuote le nostre mani del poco potuto offrire, ma pieno il cuore!













venerdì 12 luglio 2019

Un volto, un fiore , un amore



Guardo questo volto amato come contempli nella meraviglia un fiore dai petali radiosi, aperti morbidi sotto a sole amico. E mi chiedo, ora che in questo giardino mi attrae un fiore come l'appena sognato, Sono tanto diverso da chi ha ammirato, annusato inebriandosene, un fior simile, anche in un tempo assai lontano? No, almeno per il fiore, che oggi come ogni antico, si sente osservato nello stupore, percepisce gli stessi gesti, le stesse loro pause e risponde col profumo suo, come ne sia felice. Se quasi nulla è mutato per il fiore, nemmeno è cambiato per l'anima, che è quella di sempre e respira quel che gli occhi fedeli le ripresentano affacciati a tanta meraviglia, la bellezza tutta in un solo fiore. E dimentica del male e delle insidie sue va, ora come sempre nella sua preghiera, all'amore di Dio, al suo perdono, alla riconciliazione con lui, che fa conoscere il bello, il buono da stupirne, racchiuso in un solo fiore! Ed è la pace, è la sua gioia di viverci e per la mia anima nutrirsi di quello che le dà questo fiore, che è il volto una di piccola donna, tenero d'amore. Sì, avanza l'anima mia, si avverte migliore, libera dall'uggia consueta e avverte questa sua vita di qui un viaggio fortunato, ché conosciuto ha l'amore. E questo suo fiore – volto, che l'ha destinata all'amore, le dà più ancora, è presagio della vera libertà, la più profonda, che avrà al chiudersi, forse non lontano, della sua finestra sul mondo, mondo racchiuso tutto in un solo volto, l'amato!




venerdì 28 giugno 2019

Lo scopo della vita



Questa mia vita, quasi tutta trascorsa vuol farsi! E così fa che mi chieda,
Ma di che s’è nutrita, chi o che l’ha animata, e di che è vissuta? Sì, desideri, sogni, speranze sue, chi o che li ha suscitati e mantenuti, nonostante contaminata dal dolore?
Mi vien voglia di rispondermi, come sempre, che è vissuta d’amore. V’è una piccola donna appassionata, che m’è rimasta accanto a spartir tutto e seguirebbe sempre, voglio crederlo, il mio destino! Ma intuisco che l’anima mia voglia qualcos'altro, forse più di quest’illusione, già assai grande dell’amore vero vissuto. Allora che?, mi chiedo con insistenza, come scrollandola ché mi risponda! E così ora so, scavando più ancora, come a raggiungerne il cuore!
Conoscer vuole l’amore dell’amore, l’amore di per sé, la fonte degli afflati tutti!
Allora come le sarà possibile? mi chiedo. In un modo solo, un’ultima sofferenza, credo sia la risposta e che abbia ragione la mia vita a volersi far trascorsa!
Allora vero mi sostenga la fede!
Questa mi sussurra, Stai per essere ancora, e di più. Sarà nuova gioia!
E io, Sì, ma quanto vorrei nel cuore ancora questa mia donna! Può essere scordato l’amore già vissuto? No! Lo scopo della vita ovunque viva è davvero la gioia!


giovedì 13 giugno 2019

Nel giorno di Antonio, discepolo di Francesco


Ho scritto per amici su “Facebook”,
Vorrei saper dire e dal cuore, come sia la prima o l’ultima possibile vera preghiera, Iddio mio, tardi non è, insegnami la via dell’amore! Perché se è vero che essa è a un tempo mezzo e meta, allora se continuassi ad amare nel modo che domandi, solo questa donna, t’avrei già trovato! Cioè non solo d’amore avrei ogni desiderio appagato, ma saprei di stare sulla soglia dell’universo di ogni bene, che tu sei!

Che aggiungere in questo giorno che ricorda il discepolo Antonio, di Francesco?
Che l'amore è tutto è verità che gusteremo nell'ampiezza , profondità, peso suoi, solo a capacità donata nell'oltre. Qui occorre solo che diventi il proprio tutto, ché quel che suggerisce e qui anticipa, vero non abbia più fine!

mercoledì 12 giugno 2019

Una tautologia


C’è una definizione d’amore che non somigli a questa, Amore è ciò che sentono e si scambiano coloro che si vogliono bene? È come dire, Amore è il sentito di chi s’ama! Quindi una tautologia. Allora non c’è per Dio, che è solo amore! Importa? Dio è ciò che sento! Per questa donna, per il dolore che ho dentro, per quello diffuso che vedo, tocco fuori, per la pena e l’angoscia degli abbandonati, dei malati sempre ripugnanti per qualcuno, e perfino per i gaudenti, per gli esenti da ogni miseria, peccatori almeno quanto io lo sono!

domenica 19 maggio 2019

Il Cristo dentro

Nella vita di tutti vicende inquietanti e dolorose. Ed è allora che vorremmo comprensione e conforto, che mancano dagli uomini e del Dio si fa più assordante il silenzio. Rammarica il comportamento di chi ci vive attorno, ma più l'apparente rifiuto del Dio ad aiutarci. Sì, col Cristo che ci vive dentro, esclamiamo, Abba perché m'abbandoni? Perché abbiamo, nonostante l'avvilente vissuto, una certezza, ci sta dentro il Cristo a spartire tutto di noi! Ma se questo è vero, ed è la nostra fede, egli, che vicaria Dio, patisce la nostra sofferenza, che perciò è anche di Dio. Allora il padre suo e nostro non è davvero indifferente a quel che ci capita, anzi il doverci apparire come chi rifiuta aiuto, credo ne aumenti la pena. Ecco la verità, l'amore nasce e vive in mezzo male di questo mondo, ma chi ha voluto così ne soffre quanto o più di noi tutti! Ma sapere che il suo Cristo vede con i nostri occhi, opera con le nostre mani, dice le nostre parole, gioisce nel nostro riso o piange le nostre lacrime, è questo il conforto! Allora per quanto il male ci prenda, grideremo, Ben risorgeremo con lui! 

domenica 12 maggio 2019

L'inferno


Molti dubitano dell'inferno, condizione dei reprobi, che a noi, che viviamo nel tempo, appare permanente. Ma qui che è l'indifferenza per le conseguenze del male, tanto diffuso, sull'appena accanto? Non è forse quanto più lontano dal Cristo ci possa essere? Egli dal Dio è uscito ad avere empatia per tutti ed è rimasto a spartire con noi e ogni altro vivente il dolore. Allora l'inferno c'è almeno qui! Speriamo che quello minacciato dell'oltre sia vuoto, tutti nel perdono di Dio! La sua è volontà incontrastabile di riottenere chi qui si è a lui negato. Io ne ho desiderio per me, allora devo sperare il perdono per tutti. Perché se desidero per me un qualunque bene devo pensarlo disponibile, raggiungibile, almeno da chi mi vive accanto, quindi da tutti. Si dice giusto che il perdono ha condizione preliminare nel pentimento. Io l'ho per la mia vita mediocre. Ma è la mia condizione innata o acquisita? È ingiusto pensarla innata, dote di cui si può nascere privi, deve acquisirsi come ogni altra ricchezza per l'anima. Chiusa essa però può rimanere come ad ogni altra cosa degna e bella di qui. Ma quando accade, essa è malata. La capacità di cura l'ha solo il grande medico, che ben dovrà occuparsene qui o nell'oltre!



lunedì 6 maggio 2019

La musica

Quest'umanità, e io degnamente vi appartengo se ne so e ne condivido la sofferenza, pur sogna. E che? Che quanto pur di bello ha, così la musica, che carezza fa al cuore e che è scambio, partecipazione alla gioia e al dolore, sia una realtà dell'anima, che le suggerisca l'oltre e chi vi sta. E questa realtà che è la musica, che privilegiati hanno nel loro sentire e, trascrivendola in note, ne fanno dono a tutti, anch'io avverto. Ma in che misura e quando? Quanto io so condividerla come fede, fiducia, con chi ho accanto, permettendogli lo stesso mio sogno, che prevarrà quello che suggeriscono il bello e il bene, l'amore. Sì, quando avverto preziosa la capacità che la musica mi dà di sognare e so farne dono a chi amo!

giovedì 2 maggio 2019

Aprirsi alla speranza


Tanto la vita può deludere che del bene se ne perdano anche le tracce, così che il mondo insegni più ciò che esso non è. Ma io so l’agognato, ho vicino occhi che sempre ne parlano! È esso però qualcos'altro, diverso, poco o molto dal nostro vissuto. Sicuro mi fa barlume il rimpianto di cose innocenti e lontane, sorrisi sinceri, parole buone, tra cui si perdono le apparenze del bene, fugaci, ma pur vissute, pur sfiorate! E oggi? Lo stellato, che vorrei saper veder con gli occhi di chi l’ha dentro, quelli di questa donna ancora innamorata, quelli che m’aprono alla speranza! Così è, credo, per tutti. Ma perfino l’esperienza attuale del male, che talora ingombra corpo e anima, quando non eccessiva e opprimente, stimola a desiderare l’oltre, il bene, qui troppo spesso solo potuto sognare. Là la vita del nostro Dio, qui con noi quella del suo Cristo!









lunedì 15 aprile 2019

Notte di un'unica stella


È questa un'altra notte tribolata, ché temporale s'annuncia ad aumentarmi l'insonnia, o ne sogno una da tempo e sempre mi illudo del ritorno duraturo della luce? Infatti ho la sensazione che anche il ricordo di vissuti solari essa soffondi di penombra per farne vaghezza, ché più non mi appartengano! E se, tu che unica stella vi sei, diradi i tuoi brillii a farne stanchi e intermittenti bagliori, come faro per nave perduta, che di lontano tenti scampo in mare sconvolto, non ne sei così tu stessa combattuta e vittima? Allora che sarà dell'anima mia in questa insicurezza diffusa e contagiosa?
Ma forse è quest'angoscia di perderci, questa che fuga ogni evidenza amorevole dell'interesse caritatevole del Cristo, che ci salva pur sentendoci ultimi nel suo amore! E proprio tu con la tua sofferenza, mi coinvolgerai nel suo amore divino, se smetterai di chiederti perché il buio segue se desideri far tuo il dolore dell'appena accanto, che ignorare, pur avvertendoti inadeguata a tanto, non puoi nel bisogno suo d'aiuto! Perché tu allora non sarai più solo il mio fato benefico, stella che mai si spegne nel cielo mio angusto, ma soffrendo per l'altro, sei già tra mille e mille compagne a far arabeschi di luce in ben altro cielo!


lunedì 8 aprile 2019

Amore, superamento dell'angoscia



La vita a due anche è di piccoli screzi, crucci, piccole pene, lacrime talvolta, di cui l'altro finisce col chiedere scusa o perdono, spesso non avendone responsabilità, ché torni l'armonia. Oppure sa di dover prendere, e subito, su sé ciò che vero turba l'altro, perché la pena condivisa sempre scema, un po' almeno, e dà a chi ne avuto per primo angoscia, maggior sicurezza di superamento!
E col Dio? C'è un rapporto d'amore particolare. Quando si fa vero armonico? Intanto si finisce col dirgli tutto. Già raccontare di sé rasserena, ma a un certo punto la preghiera diventa vero colloquio, convinti che l'altro da noi abbia su sé preso ogni pena, le antiche, forse le più pesanti, anche, da far ricordo, vecchio o novello, d'angoscia!
Quando accade, si ci convince che non c'è dono più grande da parte di Dio che permettere di sentirsi come un cristo abbandonato, ma allo stesso tempo avvertirlo soccorrere l'io bisognoso, l'io richiedente forse solo l'appena per la propria sopravvivenza. Ma più ancora riconoscerlo come chi lo soddisfa nella più pregnante delle sue richieste, il bisogno di attenzione, d'amore! Consapevolezza che può avvenire appunto, con la preghiera quale l'età. Ma quale preghiera? La preghiera, cose raccontate dal cuore, deve farsi colloquio, cioè convinzione che non solo si è ascoltati, ma che vi sia risposta, sebbene l'attenzione stessa al proprio di dentro, malamente espresso, sempre balbettato, lo sia già. Ma deve diventare soprattutto offerta, Io t'offro, o Dio sconosciuto, la pochezza, l'insufficienza, il bisogno miei! Ed esser certi che chi ascolta li avvertirà come proprie carenze, come sue necessità, come sue urgenze
Come a me è accaduto da farmi meraviglia? Spero di saperlo raccontare! Ma tutto riassumo in questo,
Occorre pregare, la fede verrà! Lo diceva d'Alembert per
la matematica! Se ben ricordo, Allez en avant la fois vous viendra!

Io pregavo nella mia solitudine, anche più non credendo, ed ero non più che bambino! Dubitavo dell'ascolto pure di mio fratello, angelo appena dipartito, parlando nostra madre alla sua tomba. Ma poi lacrimoso me ne stavo rassegnato e confortato un po' dalle mie stesse lacrime! Poi nella vita, trascorsa a difendere la mia poca fede, continuavo a pregare come l'avessi grande! Ma ho finito davvero per averla, anzitutto convinto d'ascolto. Dicevo e dico dalla mia debolezza, dalla mia insufficienza, dal mio bisogno d'amore e so che ho ascolto! Mi sono convinto, ché già accade nell'amore tra due, far proprie le pene dell'altro, che quel qualcuno del cielo li abbia fatti propri. È diventato me, uno che ha sete e nessuno acqua gli dà, fame e nessuno l'estingue, vorrebbe ristoro e nessuna tregua gli permettono, conforto e nessuno gli offre pace, bisogno d'amore e gli sembra sempre d'averne carenza, poco parendogli il donato tanta la sete! Sì, c'è Cristo, sta disteso sulla croce novella, che è la mia vita tutta e mi dice, Io sono te! Sì, l'avverto aver lo stesso mio affanno nel cuore. Lo ha da sempre! E non potermi distinguere da lui a un tempo mi conforta e mi aiuta nel superamento dell'angoscia che fin qui è durata! E credetemi, non v'è dolcezza d'amore più grande che avvertite il Cristo condividere la propria angoscia!










martedì 2 aprile 2019

Ambivalenza del male


A quanto apprezzabile c'è sotto al mio sole, scialbo quello fisico d'una mattinata che opaca s'annuncia, m'abbandono. E rivedo, rievocato il passato, occhi attenti, mute parole di tenerezza, sospiri. E mi dico quelle immagini, sillabe di parole di Dio. Ma parole sue tenta muta anche nell'oggi questa mia donna, sorride! Allora i ricordi brutti e la tema di simili eventi nell'oggi che sono, se tanto precario esso s'annuncia? Devo pensarli parole, anzi frasi del male, pronunciate minaccia al nostro vissuto? Ma la sproporzione tra la pochezza del bene e la prolissità del male, non è essa stessa speranza di compenso? Sì, che al buio subentri la luce, superandolo tutto e che notte sia di stelle? E io, dolce compagna, sono con te in barca in notte serena e fredda, ancor che primavera s'inoltri in questo tempo. E ci teniamo abbracciati e s'accende di mille e mille lumi il nostro cielo e gli occhi si fanno umidi e l'incanto ci vuole muti ! Invito a lasciarsi cullare dal canto con cui essi narrano l'amore di Dio, e tentazione a lasciar cadere in acqua i remi per spezzare ogni altro legame e lasciarsene inghiottire!


giovedì 21 marzo 2019

Il mio problema


Perché scrivo di me, dell'amore realizzato e di quello sognato, in altre parole del mio problema, sempre attuale, con Dio? Perché chi mi legge e ha di simile nel cuore, capisca che non è solo nella ricerca del vero senso della sua vita di uomo. Come a me accade, ogni parvenza di risposta, soluzione del problema , come, Sto per questo o quello, alla lunga non soddisfa. Per me saper di essere letto mi fa non solo nella ricerca. Ma che cerchiamo, che, chi chiamiamo Dio? Colui che è a un tempo sollievo da ogni angoscia col destino d'amore che il suo Cristo ha promesso, e angoscia lui stesso, perché, come datore d'amore può essere illusione come troppi di qui con i loro inconsistenti ed effimeri amori. E tutti gli amori che sono, anche i più belli e duraturi, così il mio con questa donna? O sogno di quell'amore che tutti include e sovrasta, o sua negazione! Perché non c'è altra bellezza, altra bontà, altro amore che quelli di qui, si è sempre tentati di concludere!


domenica 3 marzo 2019

Un amore cortese.


Lasciarsi trovare da Dio è possibile, ma com'è stato per me? Penso sia stato, com'è tuttora, il vissuto di chi debba accettare che solo l'amore della donna desiderata lo raggiunga, senza che lei lo possa. Così che il vivere nella dimensione del sogno di lei, conosciuto, diventi il proprio di felicità. Un amore perciò ricambiato, simile a quello del nostro poeta per la sua Beatrice, sì, proprio un amore “cortese”! Un amore sostenuto, alimentato, ma a un tempo anche scemato, fatto labile come un sospiro, dal desiderio irrealizzabile di conoscerla di più!
Sì, conosco Dio solo per amore, qui tanto fragile! Quale? Quello che vivo nella speranza che esso mi nasca da un sogno, il suo!


domenica 24 febbraio 2019

Vivere il perdono.

Vivere il perdono.
Quanti anni passati, tanti sono i problemi dell'oggi! Si aggiunge a questi l'immancabile disagio, rivista la vita tutta, di doverla stimare solo mediocre! C'è però una risposta alle assillanti richieste di un'anima così turbata. Quale? Raggiunta essa sarà certamente dalla benevolenza verso tutti, non appena l'azione divina tocchi un implorante! È la fede che mi dice che è continua la risposta dal cielo! Allora spero davvero almeno in un contagio indiretto del bene, destinato ad un misero ogni volta, ma che si spande, diffondendosi all'umanità tutta come potenziale risorsa. Io spero di meritare questa conseguenza d'amore divino! Come? Almeno tentando di vivere il perdono, che chiedo per questa mia vita, quasi tutta trascorsa! Ne sarò vero capace? Intanto che ha da rimproverarsi uno come me?
Come un credente può riassumere la sua vita? Essa può essere deficitaria di bene ricevuto, del donato però sopratutto, o colpevole addirittura, almeno di pusillanimità di fronte al male palese! Sempre, quando non complice della diffusa indifferenza, anche nel suo slancio più generoso manca all'anima qualcosa, ché il bene da essa diffonda. Che? C'è forse indecisione, ritrosia anche, ma sopratutto manca il coraggio, ché il poco, pur posseduto, vada all'indigente per farsi tanto! Ecco di che chiedere perdono! Poca la coerenza, talvolta molte parole, che possono alimentare la speranza di un mondo migliore, ma scarsa l'azione! Chi davvero spende tutto se stesso, la sua sicurezza, il suo poco, faticosamente cumulato? Un santo, e io certo non sono! Allora uno come me deve chiedere venia! A chi? Al Cristo la cui volontà di bene, spinta fino al possibile sacrificio, non si capì, o non si volle, e fu tacitata!
Ma basta chiedere perdono? No, occorre viverlo! Come completamente? Un pentimento che mai si rassegna, rinnovato nella contrizione! Allora, se vero così, si potrà anche sperare di essere come il misero, che la bontà divina direttamente soccorre! Accadrà vivendo con l'anima tutta, la speranza del perdono immancabile, manifesto con le parole e i gesti del Cristo! Speranza di incontro col Cristo? Sì, sarà per me con i delusi da me, gli offesi da me, dalla mia mediocrità! Sì, tutti loro sono il mio Cristo!

giovedì 31 gennaio 2019

Il miracolo dell'amore


Già nel rapporto d'amore con un “tu” particolare, c'è inconfessata meraviglia che l'altro ci sia proprio per noi. Ma di più quando, dell'altro che ci è vicino, non importa come e quanto, si riescano a capire le difficoltà! Allora occorrerà, come vuole il Cristo, aiutarlo nel superamento e con attenta discrezione, così le sue aspettative nel concretizzarle, le sue pene nel porvi rimedio o consolazione! Sì, è allora che ci si meraviglia come ci sia capitato a portata dei nostri forse assai poveri mezzi, ma impegnativi interventi, quel qualcuno, che apparentemente nulla chiede, ma forse qualcosa s'aspetta! Ecco che l'amore diventa un miracolo possibile sempre! Quale amore? È assai dolce e gratificante sentire quando un “tu” particolare ricambia il nostro sentito, che vuole che bene realizzato faccia di entrambi la ricchezza, così la gioia che ne viene! Di più complicato approccio se si vuole il proprio bene dipendente dall'attuare quello dell'altro, con risposta incerta, se si opera ché il bene tocchi la persona nelle difficoltà di cui veniamo a conoscenza! Ma è anche così che occorre far vivere la propria anima! Sì, non solo consolandola con quella del “tu”, occhi smaniosi e belli che ci guardano, eppure tanto ci faranno soffrire, ma esponendola all'incomprensione delle intenzioni e allo scherno perfino, nell'insuccesso, di chi si tenta di aiutare! L'anima poi nulla sa del perché è qui messa a vivere, strano l'ambiente, strani i personaggi suoi, ma è l'amore che le fornisce chiave di interpretazione. Stiamo qui per apprendere l'amore nelle contraddizioni, per capirlo, avvenendo la comprensione di un bene solo nel desiderio se c'è la sua mancanza, o nella tema di perderlo. Considerare l'amore vero miracolo già accaduto nel melmoso mondo abbandonato, quando la tenerezza verrà incoraggiata, trattenuta per tema, tanti gli sgradevoli ricordi, nella vita nel solo bene, qui solo sua speranza!



martedì 15 gennaio 2019

Quanto trasforma l'amore!


Trasforma l'amore? Già amare fa vivere in armonia con l'altro, rinunciando così a qualcosa del proprio sé, ma col tempo sempre più si fanno propri i suoi interessi, le sue aspirazioni, i suoi sogni e si finisce con l'esistere per l'altro, per la sua serenità, per la felicità sua! Non solo si è una persona diversa, ma trasformati un po' o tanto nell'altra! E amando il dio che c'è di simile? Si finisce con l'esistere per farlo esistere per l'altro, ché la persona cara lo ami e se ne senta amata, con la certezza che l'amore qui scambiato abbia così superato la dimensione umana, non viva più ai margini del bel giardino fiorito, appena intravisto, ma i cuori amanti ci stiano dentro! Amare il dio è divinizzare l'amore, è prestare a lui, i propri occhi, le mani, le orecchie, ché guardi, tocchi, sfiori, senta la persona amata e i sospiri suoi, è far così che sia suo quel cuore tanto gelosamente celato, attento ai più piccoli suoi moti!



martedì 1 gennaio 2019

IL dio c'è, ma dov'è?


Vecchio, mi ritrovo una vita tutta mediocre e ne vorrei perdono, ma a chi chiederlo con certezza d'ascolto? Molti problemi mi hanno accompagnato la vita tutta, irrisolti o con risposte insoddisfacenti. Così quello del dio, che ora spero chi sappia perdonare sempre. Assetato d'amore, anche umano, ho vagato desideroso d'ascolto da parte di altri uomini e più ancora di loro parole significative, in cerca di tracce divine. Ma ora credo nonostante l'indifferenza, forse solo apparente quella del dio, ma concreta di troppi. Allora scrivendone, comincio col chiedermi da onesto insipiente, quale sono rimasto nonostante la fede,

Ho, come un randagio, solo formicolato con tutti gli altri uomini sul dio, se lui è il mondo, artefice esso stesso di questo assai deludente tutto, in cui brulichiamo, e del suo e nostro destino?

Oppure il dio è distinto da questo tutto e, o sta a parte, esentato dal male, oppure è qui immerso ed è stato travolto con noi dal mondo, ospitante cattivo?

Mi chiedo anche, Può essere il dio se non è il mondo stesso, da tutto risparmiato? Quand'anche, non lo sarebbe dalle nostre assillanti richieste di aiuto, tanto siamo travagliati, e anche non dalla domanda, sempre rinnovata, di manifestarsi con quelle virtù, che ci difettano e della cui scarsità o assenza ci lamentiamo da tutta la vita da doverne chiedere perdono!

Ma constato che l'umanità non sa completamente risolversi e il problema resta, o il dio è carico di tutto il male possibile e delle rare parvenze di bene, è cioè il mondo stesso, o è portatore di solo bene. Quest'ultimo, distinto dal mondo, è il dio dei libri sacri e della speranza di quelli come me. Sì, è l'agognato da sempre dalla più parte di noi uomini! È allora, mi chiedo, anche il responsabile della penuria o assenza, qui diffuse, di serenità e bene? I credenti, io tra loro, sono solo sicuri che ne senta su sé tutto il dolore!

Il mio amore però lo vuole perdente con me, vittima di questo tutto, il mondo, che, sua creazione, gli è sfuggito, gli fa prepotenza, l'ha detronizzato e fatto povero cristo peregrino, che chiede aiuto a noi, più fortunati, e prega un trascendente, che invoca padre suo e nostro! E io lo faccio con lui e nei momenti migliori ho gli occhi al cielo anche in notti diacce come queste, ma serene. Allora gli occhi presto si velano alle parole sacre, che pronuncio e, come dice una bella canzone, vedo, socchiudendo le palpebre, le stelle farsi corona, e ne ho pace!