sabato 28 marzo 2020

Sogni


Per la vita tutta, anche se difficile o sgradevole il vissuto, i sogni vi fanno compenso, con piccola gioia anche in duri, tristi momenti come questo. Questa capacità è realtà dell'anima, assai fiorente nella prima giovinezza, e l'accompagna sempre. Nelle traversie subite è come luce che la tenebra, che pur c'è intorno, spegnere vorrebbe, la caligine, che ottenebra la vista, offuscare, il gelo del cuore per l'indifferenza degli altri, schermarla, ché calore non irradi. Ciò finché la fede non l'esalta vincente sulle minacce. Ecco è allora che si sogna nella meraviglia quel che si vive e l'appena dopo si attende tutto di bene. La piccola dirimpettaia c'è ancora e aspetta l'inviti per una corsa nei campi di primavera. Mio fratello c'è e perfino piacevoli i rimbrotti suoi, e giovane e bella è la madre nostra col sorriso suo e forte e sicuro nostro padre, sempre un po' imbronciato da parer severo. E più in là, eccomi nei miei primi approcci con la ragazzina cui non so dire che parole, frasi rotte dall'emozione e balbettate. E poi rivivo più vivaci ed esaltanti tutti gli eventi belli con i brutti non scordati, ma forte attenuati, e l'amore e la storia sua con questa donna. E dio? C'è dappertutto e non lo vedo, da qualunque parte mi rivolga! Allora io lo prego mi insegni come giungere a lui, e, saputa la via, mi doni il viatico, che mi sostenga. Anche l'invoco che si faccia luce evidente e che io mi perda nell'abisso della chiarezza sua. Luce che illumini le cose tutte nella così risaltata bellezza loro e che estingua ogni ombra, ogni caligine residua dell'anima e l'ignoranza che da sempre l'appesantisce. Quella che mi impedisce di star dietro, di correre e raggiungere e stringere la madre sua, ché più non m'abbandoni.





















mercoledì 25 marzo 2020

In questa pandemia



A volte, e questo è uno di quei momenti, mi sconcerta che intorno m' accada anche solo un po' di negativo, o tragico addirittura, e m'angoscia. Ché m'aumenta la paura di non sapervi rispondere in modo adeguato, dacché esisto qui con tanti problemi di corpo e spirito. È però ora che mi chiedo che sia questo dire di me e di chi m'è caro, come la donna mia, a chi non vedo, né sento. Sì, che è per me pregare? Che è la fiducia che mi fa, con i modi, le pause, i sospiri suoi propri, parlare con la preghiera? È fede, mi rispondo, e in che e chi è ciò che vorrei saper ben dire. Sicuro è la certezza che l'umanità tutta, oggi più che mai minacciata, ha che la sua ragione, e ben so da chi le viene tal dono, prevarrà sul male che l'opprime. Sì, che essa trovi ancora e sempre una soluzione ai problemi che angosciano, come quello che ora dilaga orribile. Ma per me credente c'è un che in più. Quale? So di esser, un legno, navicella solitaria in mare, che, come al momento accade, può farsi scuro e procelloso sotto cielo senza stelle. Ma che questa mia sempre possibile realtà, oggi più che mai concreta, sta in una verità. Il mondo tutto, nel suo divenire, è pur esso nave, ma galleggia in tutt'altro mare, nel bene di quella ragione che il tutto ha voluto e fatto! Ecco che mi dice in più la fede, la vita, al momento ancora più precaria, quando, dove non so, ma sarà di nuovo e in mare immane, un bene senza fine, sì, nell'amore, che chiamiamo dio!