Per
la vita tutta, anche se difficile o sgradevole il vissuto, i sogni vi
fanno compenso, con piccola gioia anche in duri, tristi momenti come
questo. Questa capacità è realtà dell'anima, assai fiorente nella
prima giovinezza, e l'accompagna sempre. Nelle traversie subite è
come luce che la tenebra, che pur c'è intorno, spegnere vorrebbe,
la caligine, che ottenebra la vista, offuscare, il gelo del cuore per
l'indifferenza degli altri, schermarla, ché calore non irradi. Ciò
finché la fede non l'esalta vincente sulle minacce. Ecco è allora
che si sogna nella meraviglia quel che si vive e l'appena dopo si
attende tutto di bene. La piccola dirimpettaia c'è ancora e aspetta
l'inviti per una corsa nei campi di primavera. Mio fratello c'è e
perfino piacevoli i rimbrotti suoi, e giovane e bella è la madre
nostra col sorriso suo e forte e sicuro nostro padre, sempre un po'
imbronciato da parer severo. E più in là, eccomi nei miei primi
approcci con la ragazzina cui non so dire che parole, frasi rotte
dall'emozione e balbettate. E poi rivivo più vivaci ed esaltanti
tutti gli eventi belli con i brutti non scordati, ma forte attenuati,
e l'amore e la storia sua con questa donna. E dio? C'è dappertutto e
non lo vedo, da qualunque parte mi rivolga! Allora io lo prego mi
insegni come giungere a lui, e, saputa la via, mi doni il viatico,
che mi sostenga. Anche l'invoco che si faccia luce evidente e che io
mi perda nell'abisso della chiarezza sua. Luce che illumini le cose
tutte nella così risaltata bellezza loro e che estingua ogni ombra,
ogni caligine residua dell'anima e l'ignoranza che da sempre
l'appesantisce. Quella che mi impedisce di star dietro, di correre e
raggiungere e stringere la madre sua, ché più non m'abbandoni.
sabato 28 marzo 2020
mercoledì 25 marzo 2020
In questa pandemia
A
volte, e questo è uno di quei momenti, mi sconcerta che intorno m'
accada anche solo un po' di negativo, o tragico addirittura, e
m'angoscia. Ché m'aumenta la paura di non sapervi rispondere in modo
adeguato, dacché esisto qui con tanti problemi di corpo e spirito. È
però ora che mi chiedo che sia questo dire di me e di chi m'è caro,
come la donna mia, a chi non vedo, né sento. Sì, che è per me
pregare? Che è la fiducia che mi fa, con i modi, le pause, i sospiri
suoi propri, parlare con la preghiera? È fede, mi rispondo, e in che
e chi è ciò che vorrei saper ben dire. Sicuro è la certezza che
l'umanità tutta, oggi più che mai minacciata, ha che la sua
ragione, e ben so da chi le viene tal dono, prevarrà sul male che
l'opprime. Sì, che essa trovi ancora e sempre una soluzione ai
problemi che angosciano, come quello che ora dilaga orribile. Ma per
me credente c'è un che in più. Quale? So di esser, un legno,
navicella solitaria in mare, che, come al momento accade, può farsi
scuro e procelloso sotto cielo senza stelle. Ma che questa mia sempre
possibile realtà, oggi più che mai concreta, sta in una verità. Il
mondo tutto, nel suo divenire, è pur esso nave, ma galleggia in
tutt'altro mare, nel bene di quella ragione che il tutto ha voluto e
fatto! Ecco che mi dice in più la fede, la vita, al momento ancora
più precaria, quando, dove non so, ma sarà di nuovo e in mare
immane, un bene senza fine, sì, nell'amore, che chiamiamo dio!
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