giovedì 26 gennaio 2017

Una maliziosa spiegazione



Stamane, invitante la giornata di sole, cuore matto permettendomelo, ho camminato molto, incontrato amici e conversato, ne sono stato contento, a lungo disavvezzo. È proprio così quando io, trascurata a lungo la preghiera, vi ritorno e  trovo quasi diletto abbandonandovi la mia anima, speranze e dolori, che è anche risposta appagante al mio dire a un interlocutore sempre muto. E non v’è inganno, anche se i più maliziosi dubiterebbero della pace che ne subentra, parlando di personale tendenza alla suggestione. È proprio così che in fondo accade alla passeggiata, predisponendosi a godere del sole dopo le fredde giornate passate, e della possibilità di scambiare frasi, anche di poca importanza o addirittura convenzionali, con amici con frequentazione a lungo trascurata. Non accade, incontrando un'amica ritrosa, non disposta a confidenze, come nell'incontro del nostro poeta con la femmina balba, che migliorava e più apriva il suo linguaggio, parlando e lasciando intravedere delizie apparenti, che si sarebbero tramutate in maleodorante delusione, infatti da quello ci si aspetta ben poco! A uno come me sarà sufficiente un sorriso iniziale o a fine conversazione. Anzi so che mi aiuta tanto quello iniziale, perché devo avere cecità per i visi, prosopagnosia, sicuro acquisita, e forse non v’è estranea la mia malattia, lesa la parte della mente che v’è deputata. Ma mia moglie tenta rassicurarmi, dicendo che capita anche a lei! Io ne sorrido, perché la so capace di tutto, pur di fugarmi dubbi e le ansie che ne vengono! E proprio oggi m’è capitato di guardare un volto che mi pareva familiare, ricambiato da quella che incontro mi veniva. Ma, fermatomi per accoglierla con gentilezza, ella ha desistito abbassando lo sguardo e proseguendo in apparente ostentata indifferenza. Così non ho potuto non pensare a un amore lontano, che m’aveva abbandonato. Dopo qualche tempo, incontratala, non l’ho riconosciuta! Un evidente fenomeno nevrotico, mentre lei s’era spesa ad indagare con un comune amico se l’avessi ignorata, avendo appreso di un suo altro recente amore. L’amico argutamente le aveva risposto che, dopo la mia cocente delusione, sicuro m’ero ritirato nel mio mondo fantastico, vedendo sì quanto m’accadeva intorno, ma non capendolo a fondo. Questa maliziosa spiegazione deve aver del vero! Ora tutti sanno che gli accadimenti hanno testimoni muti o parlanti, e talvolta dopo un episodio sgradevole recente, è salutare perfino evitare le allusioni, che fanno più male del parlar chiaro indesiderato, e ritirarsi nel proprio sé, perché quelle sono stilettate al cuore! Proprio così devo aver fatto allora e ripetuto chissà quanto nelle mai risparmiatemi delusioni di questa mia lunga vita! E io non posso non pensare al mio rapporto col dio. Quante volte l’avrò incontrato e non riconosciuto, davvero preso nel mio mondo fantastico bastevole, che pur c’è e fa il mio cuore metaforico, o perché da ben altro attratto nel mondo reale!  Così avrebbe fatto la dolce amica in cui stamattina avrei voluto imbattermi, lasciandomi sicuro distratto un po’, se non proprio incantato, così senza altre percezioni d’uguale interesse!

sabato 14 gennaio 2017

Donne in un’unica mia


Accade spesso che persone, che influito abbiano sulla nostra vita anche con poco, ma di bene, ricordate siano non così com'erano, ma come volevano apparire o gli occhi nostri volevano vederle, o avremmo voluto fossero. Solo nel mondo in cui gli infingimenti cadranno e il falso vedere sarà corretto, come la vita nuova nel perdono per tutti renderà possibile, gli altri vero saranno come il cuore li ha sempre desiderati, migliori. E così per me sarà, ma delle poche donne che risonanza hanno avuto in questo mio cuore, anticipo qui la visione futura ricercandone il desiderato, già ora, nelle fattezze, e anche nel fare e dire della donna mia. E lo faccio conscio che vecchio è ormai questo cuore e perciò tutto rivede nostalgico, quindi anche con benevolenza, i fatti della mia vita. Ma tutti avverto scorrermi senza lasciarsi trattenere, le cose belle le più sfuggenti, e sarà anche per questo che al petto stringo ora forte questa donna, che tanto m’ha dato, sempre più del voluto, ora lei donandomi un po' di calore, tanto il freddo! Ma perché anticipare ciò che sarà mia visione, mia comprensione nella vita attesa, perché ne voglio già ora poco o molto? Io, che tanto ho sofferto da detrattori, vorrei serenità nei miei ripensamenti, almeno su loro come se, incomprese, m’abbiano voluto il bene che potevano, o l’abbiano tentato, forse troppo discreto da essere ben capito o poco da riempirmi il cuore. E allora che dirò della mia donna? Ha occhi belli a mandorla come di donna orientale, ma non scuri come forse le altre, così ora veduti, simili quelli di tutte, tanto il tempo trascorso e perché una sicuro nero notte li aveva, e i capelli, castano intenso da ricordare i loro, ma ora ingrigiti tutti... Ma che ha sicuro di tutte? Il sorriso, la voce? Forse no, ma mi dice le loro stesse parole e oggi ancora stanca non pare! Sono parole sussurrate come sotto un cielo d’incanto o taciute, sebbene significate a gesti, desiderate eppure non venute, ma dolci sempre, ironiche talvolta, come san dirle le donne, e questa mia quest’arte ben conosce, che su qualcosa primeggiar vogliano sui maschi loro, ma buone infondo ché sempre dettate sono da cuore intenerito. E io or so perché questo suo, molle fattosi d’amore, tanto trattengo, è il modo mio ché non fugga tra le stelle. Nulla rimanendomi di lei, nulla di nessuna, perché le altre tutte son come chiuse per l’anima mia. Perché se alcuna da me fosse ritrovata e avvicinata, forse nulla o assai poco ricorderebbe di me, con banale commento di parole inappropriate, cortesi, ma convenzionali, affatto non bastevoli a cuor che tenero, ben altre ne ricordi. Perciò non ho sicuro che questa loro immagine, che di per sé cara assai m’è. E’ sogno sognato, vero vissuto! Le altre fuggirebbero, con lei dipartita, del tutto ancora da me, pure dal ricordo, che sito ha nel cuore! Ma lei m’è rimasta, rimane, e belle con lei le cose vissute fin qui, le tribolazioni pure. Il riconoscerlo, non accampo pretesti per non dirlo almeno a me stesso or che la vita tutta corre via vuole veloce, è omaggio dovuto di cuore innamorato a cuore che forse lo è più ancora! E dico di più, se anche talora lei confusa s’è ritenuta da me con qualcuna creduta rimastami sogno vagheggiato, non potuto sognare, vivere, tanto l’ho amata, più forse del suo stesso atteso e nulla togliendo a quelle forse vero rimastemi in un cantuccio del cuore, pensandole tutte da altri felici, sicuro più di quanto io avrei potuto. Ma lì tra le stelle, luogo dell’amore, come le distinguerò sicuro e questa tra loro più cara come ritroverò, sì quella che come lì saranno, vedere già qui me le ha fatte? Come qui una me le ha significate tutte, forse tutte ritroverò nella bella signora delle mie preghiere!

martedì 10 gennaio 2017

Il dio chiede perdono?


Nell'ultimo mio scritto la domanda pregnante, non esplicita, ma nemmeno taciuta, è stata, Il dio chiede mai perdono? E di che? Del silenzio suo di fronte al dolore diffuso dei viventi tutti, alle malefatte permesse, che ci scuotono la vita e che scivolare ci fanno verso ulteriore peccare, tante le sciagure subite, che ci intristiscono più ancora! E se vero è che qui frequente si pecchi non occasionalmente, di rado, ammetterò che la reiterazione, la frequenza si incrementino con la mancanza di risposte, e la domanda comune di molti sarà, Perché questo mondo è venuto fuori così deludente? Io tento di rispondermi dalla deficienza che ho, essendo diffusa, propria dei viventi di qui, e mi dico, Il male che, permesso dal dio, s'è insinuato nella creazione sua, lo ha coinvolto, lo ha reso vittima e muto! Ma esso che fine ha, essendo costato così tanto? Forse c'è affinché chi pecca, o ne è vittima, debba percepire lo squallore che si fa intorno, più ancora sconcertante se nemmeno si cerca il dio. Ma perché egli se ne è lasciato prendere, confinandosi, appartandosi fino all'essere misconosciuto, fino alla necessità di dover essere scoperto faticosamente in tanto buio e gelo, tra lamenti, pianti o inutili commenti? Ma più ancora costringendosi all'impotenza, come chi, pur prevedendo, non può soccorrere palese ad evento accaduto, o confortare, comportamento che disconoscere può farlo da chi pur l'abbia intravvisto? E' proprio senza risposta questo dilemma? Io ho già detto che, per quanto cocente per noi, che miseri subiamo e rispondiamo al male peccando più ancora, la mancanza di chiarezza dal dio che continua a restar muto, ciò nonostante egli, sconfitto anche per le nostre pene, che avverte sue, pur vince questo suo e fatto nostro più assurdo mondo! E come? Tutto e tutti perdonando qui e ora! Com'è che giunto sono a questa scoperta, che mi desta tanta meraviglia? Penso al cristo morente sulla croce. Egli perdona e gli aguzzini suoi e chi, malevolo bugiardo, li ha spinti a tanto, sì, i vociferanti suoi denigratori pur di fronte a tanto strazio. Ma quelli, tutti si sono poi pentiti dell'orrore evocato? Molti, è verosimile, avranno continuato la vita loro, mediocre e peccaminosa. Eppure il perdono del dio c'è stato e nessuna forza per quanto tenace perversa a questo mondo potrà cancellarlo! E per quelli d'allora e i molti di ogni epoca, solo postumo sarà il pentimento, donata a tutti una coscienza dell'operato nella vita di qui. Ma allora perché noi, che ci sappiamo già perdonati, andiamo dal sacerdote? Noi gli sveliamo il nostro intimo per averne conforto, pensando le immancabili sue parole buone trasmesse dal cristo qui venuto a dar voce al dio. Ma c'è dell'altro? Il nostro è anticipo di umiltà e contrizione del cuore di fronte al male, che, se vi abbiamo contribuito, anche abbiamo subito. E ne riceveremo esplicito il già anticipato perdono. Insomma io non so dirlo diversamente ma qui l'inferno c'è per tutti, penso il metafisico solo minaccia da chi vuole il nostro bene, e spero nell'oltre il paradiso per tutti!

domenica 8 gennaio 2017

Il perché del cristo


Io a lungo mi sono chiesto, ma una risposta vera mai mi sono data, né da altri m'è venuta, perché il cristo del dio è qui dovuto venire per soffrire dagli uomini e morirne. Mi risponderò, ma il problema non considero chiuso e continuerò a chiedere e a chiedermi per più capirne. Come? Il male c'è a questo mondo, permesso dal dio, ma lui stesso per primo ne è divenuto vittima impotente, ma alla fine vincente! Tenterò di chiarirlo. Intanto non è forse l'amore suo nascosto, non potuto né dire a parole, né esprimere con gesti significativi, mentre sono tante, troppe a volte, e magnificate le parole degli uomini e i gesti che le accompagnano in momenti di passione amorosa?
Ecco, questa donna posso aver a lungo sognato, ma, avvicinata, non so che dirle o non posso. Mi escono solo banalità, mentre il mio tanto bello per lei mi resta dentro, nel cuore, dove l'ho accresciuto e serbato geloso. Perché? Ciò che mi capita non è forse delusione per lei, se ella intuito ha il mio interesse? E non accadrà forse che il suo disappunto si muti in dolore? Ecco, il mio sofferto è di non aver parole giuste, adeguate al mio sentire e alle aspettative sue. Sì, s'è forse interposta la mia timidezza, s'è interposta la mia inadeguatezza di comportamento che forse ha radici lontane, e perciò anche sarebbe giustificata, ma la causa vera, credo diversa, sì, è il troppo di dentro, che gonfiato m'ha il cuore e io, vinto dall'emozione, ne ho forse solo balbettato senza la via trovare giusta per farlo venir fuori. Ma perché anche dolore ne verrebbe a lei? Forse che anche lei m'ami? Sì, questa la ragione!
Accade di simile col dio? Una analogia c'è, il male per primo lui ha preso, privandolo della possibilità di farsi capire, di dirmi il suo tanto per me e io ne soffro, tentando d'amarlo!
Ma ecco, ipotizzo una situazione diversa, io da questa donna posso essermi fatto capire e così aver concretizzato l'amore, lei ricambiandomi la passione! Ma ora qualcosa ha rovinato il nostro rapporto. Posso aver equivocato un accaduto, malevolmente giudicandolo, o in qualcosa d'altro, ritenuto bistrattato il mio sentimento o perfino offeso il mio orgoglio di maschio! Ma so di aver sbagliato e dovrò chiederle perdono. Ma che accade? Qualcosa di inatteso, di meraviglioso! È proprio vero, chi vero ama, al minimo cenno della volontà di scusarsi dell'altro, chiede lui per primo perdono! E di che, se sua non è la colpa? Forse di non aver saputo capire il turbamento della persona amata e aver atteso troppo fino a precedere di sol poco la sua richiesta. Ma questo ha una scusante, perché talvolta è difficile intuire il celato dall'altro, capirne il tormento o anche un semplice cruccio e si tarda per tema di sbaglio increscioso, l'aver intuito l'inesistente!

E col dio? Ecco io svelo il mio intimo, cercando conforto al mio turbamento, a chi credo lo vicari. Ma sto per confessare le malefatte mie, piccole o grandi colpe, in realtà a chi col suo cristo mi ha fatto capire di soffrire del suo forzoso silenzio su quello che a me è capitato, e forse di peggio m'accadrà, e sulle sciagure di tutti, evitare non potendole! Egli non ha mai avuto difficoltà a leggermi dentro e non ha atteso il momento ultimo, precedente appena il confessare mio, mi ha anticipato il suo perdono, donandomelo anche senza mia richiesta. Perché mi perdona sia che io sia disposto a confessare i miei falli, sia che m'ostini a non ritenerli colpe? Forse perché sa del buio, del gelo, pur lottato da lui, ma non vinto, che intorno mi s'è fatto nell'errore, nell'abbaglio, nella colpa, anche non ritenuta tale, e così ostinandomi a rimanervi invischiato, considerandomi non diverso dagli altri, più o meno consci dell'egoismo loro, un male qui assai diffuso! E me lo ha detto e me lo dice col cristo suo! Ricordiamolo sulla croce. Non vengono perdonati gli ostinati di sempre, allora quelli non disposti ad ammettere l'ingiustizia della condanna, oggi le conseguenze di quella? Perdonare gli indegni è forse il suo modo di essere per tutti, il morire per tutti del suo cristo. Ecco, molte anime avranno coscienza solo postuma del mal loro operare, e la mia non sia tra quelle! Perché? Esse avranno vergogna di fronte a chi pur ne ha già qui anticipato il perdono! Quest'anticipare il soccorso, questo ristabilire l'altro nel proprio amore, è proprio del dio vittorioso! È come se io capace fossi di benevolenza a una donna potendole sincero dire a quest'età, trascorsi gli ardori giovanili, T'amo da sempre, nonostante tu sia stata incapace di capirlo, restia, indifferente, quando non ostile al mio amore, ad altri volgendo il tuo! Ma sta vero nelle capacità mie o di qualcun altro?

venerdì 6 gennaio 2017

Un posto chiamato cuore


Possibile? E' proprio vero? Sì, a questo mondo ho di fronte problemi, all'apparenza superabili, ma per presto accorgermi che più ne cerco risposte, più mi aumenta lo sconcerto di non averle, che presto si muta in dolore! Quale? Quello di sempre dover constatare, con disappunto, che il vedere più nitido, l'avvicinarmi, se più particolari ne sono svelati, nuove difficoltà trovo frapposte alla risposta che non so dare adeguata. La conoscenza di fatto s'è allontanata e non ho che risposte provvisorie che non soddisfano, sì, rimangono sofferte congetture inconcludenti. Ecco qui intorno, non è molto, ma prima di questo gelo, su rami già spogli radunati s'erano gruccioni per la stagionale partenza. Così certi pensieri affollati s'erano tutti nella mente mia. Per quale sogno? Conoscere il dio, saperne dire, conforto a me e agli assilli degli altri. E come quegli uccelli, vogliosi di più mite clima, svaniti sono, così le volatili congetture della mia mente, nulla più sono. Allora, io che mi sono arreso, devo chiedermi perché sognando del dio, egli abbia permesso il cocente fallimento di perdermi nella sterilità delle mie conclusioni. E' domanda retorica perché presuppone la conoscenza che ha visto fallire i tentativi suoi. Allora azzardo dicendomi che forse, sapendosi irraggiungibile dalla mia comprensione, egli ha voluto che la gioia di intravvederlo non sfociasse in dolorosa delusione. Ma questo non m'appaga! Però i gruccioni torneranno a primavera per cercar siti d'amore, così i miei pensieri tutti or caduti, cercheranno ancora di conoscere il dio per vero amarlo, perché l'amore vuol tutto sapere e si completa nello svelarsi reciproco. Ma sebbene nuovi, più penetranti, dovranno ancora rassegnarsi a poter poco e il mio sogno rimarrà vago. Ma sarà ancora il gelo di non poter raggiungere lo sperato? No, sicuro sono che non pervaderà l'anima tutta, avvelenandola! Svanir lo farà l'amore del dio! Ecco la mia scoperta! E' forse davvero molto il così intuito sulla natura sua. Sì, scarse sono state le capacità logiche della mente mia, ma questa è conquista raggiunta per altra via. E' qualcosa che ha riempito tutta, saturandola d'amore, quella parte non razionale, sito della gioia e del dolore, chiamata cuore, sì proprio il desiderato l'ha colmata! E che va messo? Vi ha certo ridestato le mie ingenuità di bambino, che mi vedevano felice alla comunione, perché speravo in quell'abbandono al sacro di avvicinarmi al mondo in cui volato era mio fratello! Eppure per lui e per me più ancora, non era nemmeno primavera!