Stamane, invitante la
giornata di sole, cuore matto permettendomelo, ho camminato molto, incontrato
amici e conversato, ne sono stato contento, a lungo disavvezzo. È proprio così quando io, trascurata a lungo la preghiera,
vi ritorno e trovo quasi diletto
abbandonandovi la mia anima, speranze e dolori, che è anche risposta appagante al
mio dire a un interlocutore sempre muto. E non v’è inganno, anche se i più
maliziosi dubiterebbero della pace che ne subentra, parlando di personale
tendenza alla suggestione. È proprio così che in fondo accade alla passeggiata,
predisponendosi a godere del sole dopo le fredde giornate passate, e della
possibilità di scambiare frasi, anche di poca importanza o addirittura
convenzionali, con amici con frequentazione a lungo trascurata. Non accade,
incontrando un'amica ritrosa, non disposta a confidenze, come nell'incontro del
nostro poeta con la femmina balba, che migliorava e più apriva il suo
linguaggio, parlando e lasciando intravedere delizie apparenti, che si sarebbero
tramutate in maleodorante delusione, infatti da quello ci si aspetta ben poco!
A uno come me sarà sufficiente un sorriso iniziale o a fine conversazione. Anzi
so che mi aiuta tanto quello iniziale, perché devo avere cecità per i visi, prosopagnosia,
sicuro acquisita, e forse non v’è estranea la mia malattia, lesa la parte della
mente che v’è deputata. Ma mia moglie tenta rassicurarmi, dicendo che capita
anche a lei! Io ne sorrido, perché la so capace di tutto, pur di fugarmi dubbi
e le ansie che ne vengono! E proprio oggi m’è capitato di guardare un volto che
mi pareva familiare, ricambiato da quella che incontro mi veniva. Ma, fermatomi
per accoglierla con gentilezza, ella ha desistito abbassando lo sguardo e
proseguendo in apparente ostentata indifferenza. Così non ho potuto non pensare
a un amore lontano, che m’aveva abbandonato. Dopo qualche tempo, incontratala,
non l’ho riconosciuta! Un evidente fenomeno nevrotico, mentre lei s’era spesa
ad indagare con un comune amico se l’avessi ignorata, avendo appreso di un suo
altro recente amore. L’amico argutamente le aveva risposto che, dopo la mia cocente
delusione, sicuro m’ero ritirato nel mio mondo fantastico, vedendo sì quanto
m’accadeva intorno, ma non capendolo a fondo. Questa maliziosa spiegazione deve
aver del vero! Ora tutti sanno che gli accadimenti hanno testimoni muti o
parlanti, e talvolta dopo un episodio sgradevole recente, è salutare perfino
evitare le allusioni, che fanno più male del parlar chiaro indesiderato, e
ritirarsi nel proprio sé, perché quelle sono stilettate al cuore! Proprio così
devo aver fatto allora e ripetuto chissà quanto nelle mai risparmiatemi
delusioni di questa mia lunga vita! E io non posso non pensare al mio rapporto
col dio. Quante volte l’avrò incontrato e non riconosciuto, davvero preso nel
mio mondo fantastico bastevole, che pur c’è e fa il mio cuore metaforico, o
perché da ben altro attratto nel mondo reale!
Così avrebbe fatto la dolce amica in cui stamattina avrei voluto
imbattermi, lasciandomi sicuro distratto un po’, se non proprio incantato, così
senza altre percezioni d’uguale interesse!
giovedì 26 gennaio 2017
sabato 14 gennaio 2017
Donne in un’unica mia
Accade
spesso che persone, che influito abbiano sulla nostra vita anche con
poco, ma di bene, ricordate siano non così com'erano, ma come
volevano apparire o gli occhi nostri volevano vederle, o avremmo
voluto fossero. Solo nel mondo in cui gli infingimenti cadranno e il
falso vedere sarà corretto, come la vita nuova nel perdono per
tutti renderà possibile, gli altri vero saranno come il cuore li ha
sempre desiderati, migliori. E così per me sarà, ma delle poche
donne che risonanza hanno avuto in questo mio cuore, anticipo qui la
visione futura ricercandone il desiderato, già ora, nelle fattezze, e
anche nel fare e dire della donna mia. E lo faccio conscio che
vecchio è ormai questo cuore e perciò tutto rivede nostalgico,
quindi anche con benevolenza, i fatti della mia vita. Ma tutti
avverto scorrermi senza lasciarsi trattenere, le cose belle le più
sfuggenti, e sarà anche per questo che al petto stringo ora forte
questa donna, che tanto m’ha dato, sempre più del voluto, ora lei
donandomi un po' di calore, tanto il freddo! Ma perché anticipare
ciò che sarà mia visione, mia comprensione nella vita attesa,
perché ne voglio già ora poco o molto? Io, che tanto ho sofferto da
detrattori, vorrei serenità nei miei ripensamenti, almeno su loro
come se, incomprese, m’abbiano voluto il bene che potevano, o
l’abbiano tentato, forse troppo discreto da essere ben capito o
poco da riempirmi il cuore. E allora che dirò della mia donna? Ha
occhi belli a mandorla come di donna orientale, ma non scuri come
forse le altre, così ora veduti, simili quelli di tutte, tanto il
tempo trascorso e perché una sicuro nero notte li aveva, e i
capelli, castano intenso da ricordare i loro, ma ora ingrigiti
tutti... Ma che ha sicuro di tutte? Il sorriso, la voce? Forse no, ma
mi dice le loro stesse parole e oggi ancora stanca non pare! Sono
parole sussurrate come sotto un cielo d’incanto o taciute, sebbene
significate a gesti, desiderate eppure non venute, ma dolci sempre,
ironiche talvolta, come san dirle le donne, e questa mia quest’arte
ben conosce, che su qualcosa primeggiar vogliano sui maschi loro, ma
buone infondo ché sempre dettate sono da cuore intenerito. E io or
so perché questo suo, molle fattosi d’amore, tanto trattengo, è
il modo mio ché non fugga tra le stelle. Nulla rimanendomi di lei,
nulla di nessuna, perché le altre tutte son come chiuse per l’anima
mia. Perché se alcuna da me fosse ritrovata e avvicinata, forse
nulla o assai poco ricorderebbe di me, con banale commento di parole
inappropriate, cortesi, ma convenzionali, affatto non bastevoli a
cuor che tenero, ben altre ne ricordi. Perciò non ho sicuro che
questa loro immagine, che di per sé cara assai m’è. E’ sogno
sognato, vero vissuto! Le altre fuggirebbero, con lei dipartita, del
tutto ancora da me, pure dal ricordo, che sito ha nel cuore! Ma lei
m’è rimasta, rimane, e belle con lei le cose vissute fin qui, le
tribolazioni pure. Il riconoscerlo, non accampo pretesti per non
dirlo almeno a me stesso or che la vita tutta corre via vuole veloce,
è omaggio dovuto di cuore innamorato a cuore che forse lo è più
ancora! E dico di più, se anche talora lei confusa s’è ritenuta
da me con qualcuna creduta rimastami sogno vagheggiato, non potuto
sognare, vivere, tanto l’ho amata, più forse del suo stesso
atteso e nulla togliendo a quelle forse vero rimastemi in un
cantuccio del cuore, pensandole tutte da altri felici, sicuro più di
quanto io avrei potuto. Ma lì tra le stelle, luogo dell’amore,
come le distinguerò sicuro e questa tra loro più cara come
ritroverò, sì quella che come lì saranno, vedere già qui me le ha
fatte? Come qui una me le ha significate tutte, forse tutte
ritroverò nella bella signora delle mie preghiere!
martedì 10 gennaio 2017
Il dio chiede perdono?
Nell'ultimo
mio scritto la domanda pregnante, non esplicita, ma nemmeno taciuta,
è stata, Il dio chiede mai perdono? E di che? Del silenzio suo di
fronte al dolore diffuso dei viventi tutti, alle malefatte permesse,
che ci scuotono la vita e che scivolare ci fanno verso ulteriore
peccare, tante le sciagure subite, che ci intristiscono più ancora!
E se vero è che qui frequente si pecchi non occasionalmente, di
rado, ammetterò che la reiterazione, la frequenza si incrementino
con la mancanza di risposte, e la domanda comune di molti sarà,
Perché questo mondo è venuto fuori così deludente? Io tento di
rispondermi dalla deficienza che ho, essendo diffusa, propria dei
viventi di qui, e mi dico, Il male che, permesso dal dio, s'è
insinuato nella creazione sua, lo ha coinvolto, lo ha reso vittima e
muto! Ma esso che fine ha, essendo costato così tanto? Forse c'è
affinché chi pecca, o ne è vittima, debba percepire lo squallore
che si fa intorno, più ancora sconcertante se nemmeno si cerca il
dio. Ma perché egli se ne è lasciato prendere, confinandosi,
appartandosi fino all'essere misconosciuto, fino alla necessità di dover
essere scoperto faticosamente in tanto buio e gelo, tra lamenti,
pianti o inutili commenti? Ma più ancora costringendosi
all'impotenza, come chi, pur prevedendo, non può soccorrere palese
ad evento accaduto, o confortare, comportamento che disconoscere può
farlo da chi pur l'abbia intravvisto? E' proprio senza risposta
questo dilemma? Io ho già detto che, per quanto cocente per noi, che
miseri subiamo e rispondiamo al male peccando più ancora, la
mancanza di chiarezza dal dio che continua a restar muto, ciò
nonostante egli, sconfitto anche per le nostre pene, che avverte sue,
pur vince questo suo e fatto nostro più assurdo mondo! E come? Tutto
e tutti perdonando qui e ora! Com'è che giunto sono a questa
scoperta, che mi desta tanta meraviglia? Penso al cristo morente
sulla croce. Egli perdona e gli aguzzini suoi e chi, malevolo
bugiardo, li ha spinti a tanto, sì, i vociferanti suoi denigratori
pur di fronte a tanto strazio. Ma quelli, tutti si sono poi pentiti
dell'orrore evocato? Molti, è verosimile, avranno continuato la vita
loro, mediocre e peccaminosa. Eppure il perdono del dio c'è stato e
nessuna forza per quanto tenace perversa a questo mondo potrà
cancellarlo! E per quelli d'allora e i molti di ogni epoca, solo
postumo sarà il pentimento, donata a tutti una coscienza
dell'operato nella vita di qui. Ma allora perché noi, che ci
sappiamo già perdonati, andiamo dal sacerdote? Noi gli sveliamo il
nostro intimo per averne conforto, pensando le immancabili sue parole
buone trasmesse dal cristo qui venuto a dar voce al dio. Ma c'è
dell'altro? Il nostro è anticipo di umiltà e contrizione del cuore
di fronte al male, che, se vi abbiamo contribuito, anche abbiamo
subito. E ne riceveremo esplicito il già anticipato perdono. Insomma
io non so dirlo diversamente ma qui l'inferno c'è per tutti, penso
il metafisico solo minaccia da chi vuole il nostro bene, e spero
nell'oltre il paradiso per tutti!
domenica 8 gennaio 2017
Il perché del cristo
Io
a lungo mi sono chiesto, ma una risposta vera mai mi sono data, né
da altri m'è venuta, perché il cristo del dio è qui dovuto venire
per soffrire dagli uomini e morirne. Mi risponderò, ma il problema
non considero chiuso e continuerò a chiedere e a chiedermi per più
capirne. Come? Il male c'è a questo mondo, permesso dal dio, ma lui
stesso per primo ne è divenuto vittima impotente, ma alla fine
vincente! Tenterò di chiarirlo. Intanto non è forse l'amore suo
nascosto, non potuto né dire a parole, né esprimere con gesti
significativi, mentre sono tante, troppe a volte, e magnificate le
parole degli uomini e i gesti che le accompagnano in momenti di
passione amorosa?
Ecco,
questa donna posso aver a lungo sognato, ma, avvicinata, non so che
dirle o non posso. Mi escono solo banalità, mentre il mio tanto
bello per lei mi resta dentro, nel cuore, dove l'ho accresciuto e
serbato geloso. Perché? Ciò che mi capita non è forse delusione
per lei, se ella intuito ha il mio interesse? E non accadrà forse
che il suo disappunto si muti in dolore? Ecco, il mio sofferto è di
non aver parole giuste, adeguate al mio sentire e alle aspettative
sue. Sì, s'è forse interposta la mia timidezza, s'è interposta la
mia inadeguatezza di comportamento che forse ha radici lontane, e
perciò anche sarebbe giustificata, ma la causa vera, credo diversa,
sì, è il troppo di dentro, che gonfiato m'ha il cuore e io, vinto
dall'emozione, ne ho forse solo balbettato senza la via trovare
giusta per farlo venir fuori. Ma perché anche dolore ne verrebbe a
lei? Forse che anche lei m'ami? Sì, questa la ragione!
Accade
di simile col dio? Una analogia c'è, il male per primo lui ha preso,
privandolo della possibilità di farsi capire, di dirmi il suo tanto
per me e io ne soffro, tentando d'amarlo!
Ma
ecco, ipotizzo una situazione diversa, io da questa donna posso
essermi fatto capire e così aver concretizzato l'amore, lei
ricambiandomi la passione! Ma ora qualcosa ha rovinato il nostro
rapporto. Posso aver equivocato un accaduto, malevolmente
giudicandolo, o in qualcosa d'altro, ritenuto bistrattato il mio
sentimento o perfino offeso il mio orgoglio di maschio! Ma so di aver
sbagliato e dovrò chiederle perdono. Ma che accade? Qualcosa di
inatteso, di meraviglioso! È proprio vero, chi vero ama, al minimo
cenno della volontà di scusarsi dell'altro, chiede lui per primo
perdono! E di che, se sua non è la colpa? Forse di non aver saputo
capire il turbamento della persona amata e aver atteso troppo fino a
precedere di sol poco la sua richiesta. Ma questo ha una scusante,
perché talvolta è difficile intuire il celato dall'altro, capirne
il tormento o anche un semplice cruccio e si tarda per tema di
sbaglio increscioso, l'aver intuito l'inesistente!
E
col dio? Ecco io svelo il mio intimo, cercando conforto al mio
turbamento, a chi credo lo vicari. Ma sto per confessare le malefatte
mie, piccole o grandi colpe, in realtà a chi col suo cristo mi ha
fatto capire di soffrire del suo forzoso silenzio su quello che a me
è capitato, e forse di peggio m'accadrà, e sulle sciagure di tutti,
evitare non potendole! Egli non ha mai avuto difficoltà a leggermi
dentro e non ha atteso il momento ultimo, precedente appena il
confessare mio, mi ha anticipato il suo perdono, donandomelo anche
senza mia richiesta. Perché mi perdona sia che io sia disposto a
confessare i miei falli, sia che m'ostini a non ritenerli colpe?
Forse perché sa del buio, del gelo, pur lottato da lui, ma non
vinto, che intorno mi s'è fatto nell'errore, nell'abbaglio, nella
colpa, anche non ritenuta tale, e così ostinandomi a rimanervi
invischiato, considerandomi non diverso dagli altri, più o meno
consci dell'egoismo loro, un male qui assai diffuso! E me lo ha detto
e me lo dice col cristo suo! Ricordiamolo sulla croce. Non vengono
perdonati gli ostinati di sempre, allora quelli non disposti ad
ammettere l'ingiustizia della condanna, oggi le conseguenze di
quella? Perdonare gli indegni è forse il suo modo di essere per
tutti, il morire per tutti del suo cristo. Ecco, molte anime avranno
coscienza solo postuma del mal loro operare, e la mia non sia tra
quelle! Perché? Esse avranno vergogna di fronte a chi pur ne ha già
qui anticipato il perdono! Quest'anticipare il soccorso, questo
ristabilire l'altro nel proprio amore, è proprio del dio vittorioso! È come se
io capace fossi di benevolenza a una donna potendole sincero dire a
quest'età, trascorsi gli ardori giovanili, T'amo da sempre,
nonostante tu sia stata incapace di capirlo, restia, indifferente,
quando non ostile al mio amore, ad altri volgendo il tuo! Ma sta vero
nelle capacità mie o di qualcun altro?
venerdì 6 gennaio 2017
Un posto chiamato cuore
Possibile?
E' proprio vero? Sì, a questo mondo ho di fronte problemi,
all'apparenza superabili, ma per presto accorgermi che più ne cerco
risposte, più mi aumenta lo sconcerto di non averle, che presto si
muta in dolore! Quale? Quello di sempre dover constatare, con
disappunto, che il vedere più nitido, l'avvicinarmi, se più
particolari ne sono svelati, nuove difficoltà trovo frapposte alla
risposta che non so dare adeguata. La conoscenza di fatto s'è
allontanata e non ho che risposte provvisorie che non soddisfano, sì,
rimangono sofferte congetture inconcludenti. Ecco qui intorno, non è
molto, ma prima di questo gelo, su rami già spogli radunati s'erano
gruccioni per la stagionale partenza. Così certi pensieri affollati
s'erano tutti nella mente mia. Per quale sogno? Conoscere il dio,
saperne dire, conforto a me e agli assilli degli altri. E come quegli
uccelli, vogliosi di più mite clima, svaniti sono, così le volatili
congetture della mia mente, nulla più sono. Allora, io che mi sono
arreso, devo chiedermi perché sognando del dio, egli abbia permesso
il cocente fallimento di perdermi nella sterilità delle mie
conclusioni. E' domanda retorica perché presuppone la conoscenza che
ha visto fallire i tentativi suoi. Allora azzardo dicendomi che
forse, sapendosi irraggiungibile dalla mia comprensione, egli ha
voluto che la gioia di intravvederlo non sfociasse in dolorosa
delusione. Ma questo non m'appaga! Però i gruccioni torneranno a
primavera per cercar siti d'amore, così i miei pensieri tutti or
caduti, cercheranno ancora di conoscere il dio per vero amarlo, perché
l'amore vuol tutto sapere e si completa nello svelarsi reciproco. Ma
sebbene nuovi, più penetranti, dovranno ancora rassegnarsi a poter
poco e il mio sogno rimarrà vago. Ma sarà ancora il gelo di non
poter raggiungere lo sperato? No, sicuro sono che non pervaderà
l'anima tutta, avvelenandola! Svanir lo farà l'amore del dio! Ecco la
mia scoperta! E' forse davvero molto il così intuito sulla natura
sua. Sì, scarse sono state le capacità logiche della mente mia, ma
questa è conquista raggiunta per altra via. E' qualcosa che ha
riempito tutta, saturandola d'amore, quella parte non razionale, sito
della gioia e del dolore, chiamata cuore, sì proprio il desiderato
l'ha colmata! E che va messo? Vi ha certo ridestato le mie ingenuità
di bambino, che mi vedevano felice alla comunione, perché speravo in
quell'abbandono al sacro di avvicinarmi al mondo in cui volato era
mio fratello! Eppure per lui e per me più ancora, non era nemmeno
primavera!
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