In
amore, quando l'afflato dei cuori innamorati sarà stato raggiunto,
avrà importanza chi dei due iniziato abbia la bella storia? Per
nulla! Così col dio, ma è sempre da lui che inizia il sodalizio.
Perché? Io non lo conoscevo, io solo vagamente lo sapevo, lunghi i
miei momenti bui, come accade a molti a questo mondo. Io invece da
sempre mi so, perciò sono da lui conosciuto, ché dentro legge quel
che io vi leggo, nelle piccole effimere gioie, nelle delusioni, nelle
sofferenze che sempre vogliono riaffacciarsi, mai vero efficace,
definitivo il rimedio, nelle ricorrenti preoccupazioni e conseguenti
tristezze, e in altro. Ma lui ha dovuto farsi conoscere! Come,
meraviglia, è potuto accadere che il suo amore m'abbia reso
indifeso, e mi sia dovuto arrendere? Forse perché in tanto squallore
cuori di rare persone buone non mi sono mancati. Da dove, mi sono
chiesto, la loro bontà inattesa, chi l'ha sensibilizzata,
predisposta all'ascolto e talvolta al perdono? Dev'essere stato così,
è con quegli incontri, quei doni insperati, che parevano fortuiti,
che accesa mi si è la speranza di una salvezza voluta e accettato ho
il dio nel mio destino, creduto d'amore! Sì, il dio ama per primo! A
noi seguirlo in questa avventura, titubanti, dubbiosi, ché non
mancheranno le pene, ma in fondo felici d'avere importanza,
d'esistere per qualcuno, quel qualcuno!
mercoledì 13 dicembre 2017
sabato 2 dicembre 2017
Amare è una corsa nella gioia
In questo mondo di tante difficoltà, tanto lo squallore da poter definire percorso intricato e con molto buio per chiunque, dovervi vivere! Ma io so che si può vivere tentando il bene, amando, in sprazzi di luce! Forse in questo anelito vissuto ho aggiunto più ancora alla tortuosità e asperità del cammino comune, ostacoli, incomprensioni, da riceverne disappunto o dolore nel problematico rapporto con gli altri, ma almeno so che ben si finisce! Perché? Abbiamo corso e stiamo per tagliare un traguardo, verso dove, che, chi? La parusia, addirittura! Perché? Si vive e si anticipa la gioia! Sarà l'atteso infatti un evento di gioia per tutti, ché colui che viene tutti ama e proprio tutti affrancherà nel perdono, almeno dalla propria mediocrità, anche se tutta spesa bene, come io avrò tentato di fare! Infatti allora, col respiro anelante per la corsa, alla fine forse non avrò maggiore certezza che il pieno conseguimento dello sperato ci sarà in un oltre, ma potrò dire al mio cuore, in subbuglio non meno del fisico, Abbiamo amato, abbiamo cercato di anticipare la gioia, assaporando quella di correrle incontro! Ché io ne ho e ne avrò vissuto, sì e di quella di correrle incontro, gioia della fortuna di poter amare, e della gioia, anche piccola e raro palese, suscitata in altri e rivissuta in me. Ma più ancora perché accanto ho una piccola donna, e ho vissuto anche la sua gioia, quella sua spontanea da innamoramento e la nata dalla mia, la gioia d'aver raggiunto nella mia corsa una donna, come ella è, a lungo sognata! Una corsa questa non solitaria e in reciprocità d'amore, che sa di vero anticipo quaggiù! Perciò che vera possa essere la favola bella del ritorno del cristo, almeno per chi conservato si è ingenuo bambino, bastevole la gioia vissuta!
giovedì 30 novembre 2017
Sulla meraviglia dell'amore
Ho scritto su “ facebook”, Non è forse un grande miracolo scoprire d'essere amati, più se pensati immeritevoli di tanto dall'avvertire bassa la considerazione e stima dei più? È così, da “io sono amato” che inizia l'autostima e l'amore di sé, che non si ferma, raggiunge la persona, che ha preso l'iniziativa, in uno scambio vitale e, vero miracolo ancora, diventa “io amo”! E tutti vorrebbe in un sol abbraccio, perché è sentire che non si ferma, ma raggiunger vorrebbe ogni altro e ogni cosa del mondo visto incantato, con gli occhi con cui, incorrotto, lo vide il dio che lo volle. Perché? Affinché uno, nella sua ingenuità ritrovata, dichiarasse la sua meraviglia e, cartesiana affermazione, potesse dire “io amo, finalmente sono”!
Che aggiungere? Sapere d'esistere perché amiamo è la scoperta dolce che tutti dovremmo fare nella meraviglia! Per me è così, non amo perché so di esistere, ma esisto come atto d'amore antico e amando, ricambiando l'amore a chi mi volle, ormai solo nella memoria, e a chi, lui bambino, mi vide e ne sorrise, so di essere davvero! Ma più dolce è scoprire di esser amato nel passato che ci appartiene e, in questo presente, che tu, solerte compagna, rendi dolce per l'età mia vissuta, aver scoperto che esisto autenticamente proprio ricambiandoti l'amore, cosa che per gli altri miei affetti posso solo nella preghiera!
Allora posso discorrere col mio cuore e dico a questo innamorato e all'immagine di te che racchiude preziosa e porta ovunque, Sol quel che senti mi spinge e mi fa credere che questo tuo amante, questo tuo bene, ci chiami sospiroso da chi completo l'ospita. E accorriamo, io, pesante fardello del mio soma, tu, sempre nel mio cuore, che mi precedi, precorri le mie intenzioni, le mie decisioni, con la leggerezza del tuo spirito, a soccorrere quei sospiri! E ti troviamo, piccolo fiore, ancora intristito un po', e vero sospiroso, e ti diamo requie col nostro sorriso!
venerdì 24 novembre 2017
L'amore che è?
Si
può essere attratti da una donna per molte ragioni, tutte che
destino meraviglia e facciano incanto a recettivi maschi. Così le
fattezze della bella persona, la preziosità e gentilezza di modi e
comportamento, l'intelligenza vivace che domandi continua attenzione,
la vastità delle conoscenze sue di cui ella pur faccia voluta
discreta, fino a timida, mostra, forse anche altro in un bel gioco a
due, ma perché diventi innamoramento occorre più ancora. Che? Deve
l'apprezzamento maturare, subentrare il considerarla unicità, anzi
miracolo che altri, fermi alla prima fase immatura di simpatia, non
sanno, non possono vedere. E il sentito per la novella visione
diventa quello di poeti d'amore cortese, pensarla come donna venuta
“a miracolo mostrare”! E quando questo sentire, sempre ingenuo,
da ragazzi sprovveduti, come, senza ammetterlo mai, in fondo al cuore
si rimane, disarmati di fronte al ritenuto miracolo, pone nel cuore
salde radici da non essere smentibili, ecco l'irrinunciabilità, la
preziosità, che per essere amore autentico, ricchezza scambiabile,
che s'avverta addirittura aumentata donandola, deve aver preso, per
ragioni analoghe, anche la tutta bella dei propri sospiri! A me deve
essere accaduto così e guardo, vero miracolo questo, ancora questa
donna con gli stessi occhi del ragazzo dei primi approcci!
E
con quella del cielo che avviene? Non la si vede, non la si sente
eppure ci si può scoprire innamorati! La bellezza, qui a questo
mondo tanto dispersa, è pensata, con le cose buone che pur ci sono,
venuta da una fonte generosa che almeno è quello che più qui le
assomma, una persona, una donna particolare, con le qualità
sublimate di quelle di qui. È fantasia, è realtà? È fede! Diventa
amore se si sente arricchita l'anima, come il donato torni aumentato
quando le parole si sciolgono nella confidenza, si fanno preghiera!
mercoledì 22 novembre 2017
Ha requie l'amore?
Per
tutti il mondo è fatto degli stessi oggetti e ci sono le stesse
possibilità di mettersi in relazione con essi e il loro divenire.
Conducono o a una visione superficiale, che dà tutto per scontato,
non meritevole di troppo interesse, o profonda e meditativa, nella
meraviglia e nel mistero. Così nell'amore. C'è chi ama se stesso
appena o molto, ma si ferma, non estende ad altri il suo sentito, chi
per una donna o una causa spende generoso tutto se stesso. Ma tante
altre sono le sue possibilità. E si può perfino amare l'amore
di per sé, avere diletto dal contemplarne le possibilità, i modi di
realizzarsi, che già l'amante coinvolgono o lo potrebbero. Sono modi
diversi d'amare e per profondità e per indirizzo, ma inclusi nel
concetto d'amore. Ma amare l'amore, vuol dire anche di più, dargli
consistenza, personificarlo, attribuirgli possibilità autonome di
esistenza, farne il dio. E il dio così pensato, è chi ha ogni
espressione possibile d'amore, dal mediocre, anche imperfetto, anche
incompleto, anche sterile, al fecondo, al sublime, che tutti
includere vuole, perfino col cristo i nemici! E più ancora il dio
ha in sé ogni amante, perfino tutti quelli che lo amano, che lo
contemplano, appartenendogli. Non è possibile contemplare il dio se
non dal cuore suo! È forse per questo che san Francesco ha affermato
che fuori del dio non v'è amore, possibilità di pensarlo,
concepirlo, amarlo!
L'amore
non è amato! Non può esserlo, perché non lo si vede, non lo si
tocca, occorre appartenergli, cominciare ad amare, non importa chi,
come, quanto, ma mai fermarsi, l'amore non può avere requie!
giovedì 9 novembre 2017
Il giudizio
Nel
film “ Centochiodi” di Olmi, a proposito del giudizio universale,
si esprime in fondo il dubbio che possa avvenire perché il
giudicante vi diverrebbe giudicato per l'immane sofferenza permessa, dell'umanità. Infatti l'umanità è da sempre sotto la
suggestione possessiva del male, tale che se esso fosse persona,
richiederebbe per liberarla un esoso riscatto, la morte del cristo!
Ma il ribaltamento nel giudizio forse sarebbe plausibile, se
quell'evento non ci fosse già stato! Io non sono che un uomo di
fede, ma oso sperare che quell'irripetibile fatto sia già accaduto e
abbia cambiato per sempre il destino di noi tutti, indirizzandolo al
bene! Quando si sarebbe verificato? E' avvenuto col cristo che,
nascendo, lo ha iniziato, e concluso quando ha preso su di sé ogni
responsabilità, morendone di croce. E l'uomo colpevole, perché ne
sarebbe stato affrancato? Nessuno di noi, quale l'epoca sua di vita,
può pensarsi innocente, immeritevole di quel che la vita gli
riserva, ma tutti saremo graziati, dopo quel sacrificio, perché è
proprio vero che il cristo ha voluto morire per il nostro
affrancamento. E' verità questa, quale ne sia la spiegazione umana,
compresa la sicura fantasiosa che ho appena espresso, cioè il
giudizio già avvenuto col cristo espiante la permissione del male,
che tante disgrazie ha causato all'uomo e ai viventi tutti! Allora io
non posso non chiedermi, Come potrà essere il mio destino al bene?
Sarà col perdono, mi rispondo, che diverrà immancabile dopo il
pentimento! E se quanto congetturato mi appare verosimile, allora
anche dovrò chiedermi, Perché continua questa tragica farsa? Io non
so risposta! Forse la ragione è che affinché l'amore risulti palese
vincente, richiede molto tempo! Tutti lo sperimentiamo, facile non è
per nessuno imitare del cristo, l'amore suo, soprattutto ai nemici, e
tutti finiamo col diventare nemici verso lui e quindi a ogni altro, e
non siamo per questa pesante colpa meno amati!
lunedì 6 novembre 2017
La morte necessaria alla vita novella
C'è
forse tra noi credenti chi possa non esclamare, Cristo almeno per la
mia persona cara esisti signore della vita, donale la gioia qui
negata!
Infatti
nulla garantisce la speranza di essere coinvolti nella vita che
viene. Né affermazioni attentamente vagliate del “libro sacro” ,
né le ottimistiche di uomo pio, tenuto nella ben meritata
considerazione da quelli, come me, di sicura meno ardente fede,
nemmeno le consolatorie profezie mariane, dettate da vera madre.
Perché dalla nuova esistenza deve separarci la morte, quella
personale o la minacciosa collettiva sempre incombente in questi
tempi tristi? Perché mai è possibile iniziarla già qui? Eppure la
vita può qui aver avuto molti meriti, che fanno ricca l'anima, o se
manchi dell'amore comandato dal cristo, verso anche i nemici, queste
pecche sono state sanate col perdono, che il pentimento ha
dolorosamente domandato e ottenuto! Forse la necessità della morte
sta a significare la completa gratuità della nuova vita donata, se
la novella non è garantita né da meriti acquisiti, né da desiderio
di ricambiare l'amore che ha permesso il perdono. E la fede? Quella
che fa sperare che tutti quelli che passano per la strettoia del
dolore, quello spontaneo di cui è ricco questo mondo e quello del
pentimento per la propria mediocrità, meritino la generosità del
dio, che è in fondo? Solo un estremo atto d'amore, quello che fa
gridare, Io esisto grazie al tuo amore, dio mio, e tu al mio!
venerdì 20 ottobre 2017
Nell'amore il dio!
È
proprio vero, nessuno qui è un'isola, non sta solo per sé. Se
due si amano, la dedizione reciproca desta talvolta curiosità,
talaltra desiderio di emulazione. Sì, come se il bene di coppia
realizzato voglia diffondersi, guadagnare altre anime, esaltandosi a
ogni conquista! E c'è chi crede, dal momento che qui contagia, che
il bene non muoia e il sodalizio da cui parte non sia per qui
soltanto, ma destinato a un oltre, cui esso stesso dà consistenza,
una consistenza d'amore, altrimenti inconoscibile. Sì, questa
speranza ha per noi due fondamento, dico a questa mia donna, dal
momento che ci diciamo l'uno per l'altra, allora bisognerà
difenderla nei nostri cuori uniti da tutto ciò che spegnerla
vorrebbe, spegnendo l'amore! Noi, che sperimentiamo questo sentire,
crediamo che il nostro destino in quell'oltre non faccia completezza,
ma che moltissimi cuori simili ai nostri già vi dimorino per dar
vita a un tu che ci accoglierà nel consesso, manifestandosi nella
benevolenza e simpatia dei presenti! Lo chiamano dio, il dio! È lo
stesso che ha qui ha permesso il nostro amore e lo difende anche
dall'oblio degli indifferenti. Per incontrarlo de visu, con gli occhi del cuore, dal momento
che è il bene in tutti quelli che, come noi, lo fanno vivere già
qui, amandosi, occorrerà però anche pentirsi delle opportunità di
bene qui mancate. Perché? Sono diminuzioni per il dio-bene e manchi
per noi che non siamo che una sua particola, la realizzata! Noi siamo
piccoli o grandi nel bene fatto, concretizzato con la nostra condotta
di vita, noi siamo il bene che il cuore contiene, nella misura che
contribuiamo a definire già qui il dio! A ciascuno egli donerà
questa capacità di rivedere criticamente la propria vita. E io avrò
tanto da farmi perdonare, ma non di non averti amato! Non ha curato
la tua presenza la mia solitudine?
sabato 7 ottobre 2017
Che fanno i sogni?
Un
sogno svanito, lì per lì sfocia nell'amarezza della delusione e
necessiterebbe di conforto, già appena mancato l'appagamento, quasi
sempre assente o carente per l'insensibilità diffusa che fa
l'ambiente della vita di ciascuno, ma poi, passati quei bui momenti,
diventa addirittura una positività, un arricchimento del proprio sé.
Perché? Passato il tempo del risentimento per la propria pochezza e
ingenuità, giudicate inguaribili, quello che rimane della speranza,
pur delusa, è proprio un che di cui si trova arricchita l'anima.
Questa si è come dilatata per accogliere il tanto ben sentire,
suggerito dal sogno, il tanto ben vedere le cose tutte, sebbene
consuete, sotto una luce nuova, sì belle tutte come mai state! Ma al
sopraggiungere della delusione, all'infrangersi della speranza, l'
anima non s'è rattrappita in quella che era o in meno ancora, ma, è
come aumentata, si è aperta a tante nuove aspettative di bene, ed è
così divenuta più ancora una ricchezza per il sé! Ognuno è quello
che la propria anima è! Così io so di essere non solo quanto di
bello e buono ho raggiunto, ma anche il bene intravisto che non ho
potuto far mio, ma solo sfiorare, solo sognare! Sì, i sogni, anche
dovuti restar tali, fanno una ricchezza nuova insospettata, la
possibilità di capire e accogliere il bene presente o futuro, cioè
aumentano, dilatano, arricchiscono l'anima! Ecco, questa donna di qui
si dice mia, solo m'ha illuso o vero ho il suo amore? Se scoprissi il
manco dell'amore sperato, che farei dopo l'inevitabile disperazione?
Più ancora, la mia speranza d'amore da quella del cielo, andrà
delusa? La potrò mai constatare indifferente al mio sentire, come
m'è accaduto con altre donne di qui? Se m'accadesse di scoprirmi di
scarso o nullo valore per lei, che sarebbe di me, se è lei a dar
perfino il suo nome alla mia speranza? Son certo di questo, alla fine mi scoprirei
addirittura, paradosso, migliore, solo per aver sognato un bene
irraggiungibile al momento, avendo capito la necessità di impegnarmi
per farmene degno! Di simile con la donna m'accadrebbe! È questa, mi chiedo, in fondo una stranezza della natura
umana o è questo della vita lo scopo? Cioè conseguire un po' del
bene possibile, troppo il male da lottare, e far posto, allargata la
capacità dell'anima con i sogni, alla comprensione e al dimorare in
essa del bene, quello sperato già qui o dell'oltre? Sì, è proprio
così, io trovo già tanto ricca ora l'anima mia perché meglio
disposta all'accoglienza del bene, a capirlo nel valore suo e a farne
geloso possesso! Il bene pur viene, qui o nella vita dell'oltre, e
l'hanno fatta tanto capace di accoglierlo i sogni, anche quelli che
questa vita fin qui ha tradito! Sì, lo ribadisco, preparatori
nell'anima sono i sogni tutti, o di un bene atteso, di qui o
dell'oltre, o di un bene già acquisito, ma meglio capito, ritenuto
più prezioso, come per me è stato l'amore della mia donna. E che
sono da sempre io, se non il poco conseguito e il tanto bene ancora
sperato? Ciascuno è solo il bene che ha in sé o che spera! Ora ne
sono ancora più consapevole perché nella speranza, nel sogno
dell'avere più ancora di quanto posseduto, ho messo anche questa
piccola donna con i sogni suoi!
domenica 24 settembre 2017
Di che sarà oggi la mia preghiera
Di
che sarà oggi la mia preghiera? Che dirò di diverso oltre al
consueto alla bella, che sicuro ama quel che io amo, per prima la
donna che m'ha dato? Quello che dirò a questa piccola donna è detto
a lei, è detto al dio!
Così
nella meraviglia, oggi le dico, Vedi come tutto s'è rinverdito
questo prato alle recenti piogge, ma più riderà per i fiori suoi a
primavera e a questa piccola vallea attirerà sguardi e sospiri
innamorati! Eppure non sarà lo stesso di precedenti soste alla sua
meraviglia di altri cuori presi d'amore, caduti in amore! Perché
vero è, tutto è diverso, solo simile al già stato! Così il cielo
che si lascerà ammirare stasera, ché sereno s'annuncia, sarà tutto
trapunto di stelle, le stesse di sempre di questa stagione e alla
stessa ora, quelle dalla nostra cittadina visibili, eppure diverse
nei loro brillii e pur diranno a cuor che legger le sappia e vi
cerchi messaggio d'un amore lontano, o a noi certo significarci
vorranno la benevolenza per noi, lassù! Così nella mia preghiera,
le mie parole essenziali, quelle non occasionali, sono sempre le
stesse, ma ora accorate or serene, ora dette aspre or dolci, ma tutte
significano quanto quell'amore cui le indirizzo, sperate comunque
gradite, sia agognato! E le mie parole per te sono simili nel tono a
quelle delle mie tante “ave”, anche nelle aspettative, ma come di
chi, innamorato, chiede e dubita allo stesso tempo venga la risposta
attesa! Ma se è vero quello che spero, certo l'amor tuo, perché mai
svelato appieno m'hai quel che il cuore tuo serrato mantiene, come
suo geloso possesso? Ma anche per questo sarà che ora altro ancora
pretendano le mie parole. E che? Che tu scrolli il cuore e ne lasci
cadere il trattenuto. Forse sospiri, forse parole non dette, timide
troppo, e sicuro lacrime più ancora di quelle versate, quando gli
occhi tuoi hanno dovuto piangere la mia stupidità! Servono al mio
cuore, ché tutto tu ne bagni e vinca il tempo, che inaridire me lo
vuole e far come quello di chi mai ha amato!
domenica 17 settembre 2017
La patria di ogni uomo è la croce!
Nella
creazione il dio s'è diminuito, ha fatto luogo accanto a sé al
diverso da sé, al mondo, all'uomo. La somma dell'uno e dell'altro,
venuto all'esistenza, è meno del preesistente! Proprio strana
aritmetica nel dio! Ma il dio ha permesso il male che è iniziato
proprio da questo sorprendente risultato del conto primordiale e ne è
venuta l'infelicità per l'uomo e per il dio. Perché? Affinché
questi si convincesse, dura scuola la vita in ogni epoca, che per
annullarla, occorre diminuirsi, rinunciare al proprio sé,
annichilirlo! Come e quale lo scopo? Già nell'amore per un
particolare tu, l'io rinuncia a parte del suo sé per accogliere
l'altro e farlo partecipe delle sue speranze e delle sue occasioni di
gioia. Inizia così un prologo che vedrà incomprensioni, piccole
pene anche e sofferenze perfino, ma che sfocerà nell'amore, sebbene
limitato, ristretto a un singolo. E quando così, tutto sarà da
condividere, il dolore anche! Ma più ancora occorre faccia l'uomo,
non fermandosi a questo prologo per solo un altro, per quanto lo
impegni, ma estendendo l'interesse suo a tutti, fino ad annullare il
proprio io nell'amore offerto all'indifferente e all'immeritevole.
Sì, al nemico anche! E che guadagna? Guadagna il dio, sua gioia e
suo dolore! Insomma il dio per amore ha fatto l'uomo, ora ha bisogno
dell'amore della creatura sua per recuperarla al suo bene, per
colmare l'allontanamento che ne è venuto, subito anche da lui, come
dall'uomo e dalla creazione tutta! E poter con lui spartire la gioia
che contenere non potrà nel riaverlo e il dolore che l'attanaglia
per i rimasti qui. Per l'umanità che vuol farsi più ancora
distante, perdersi! Ma è proprio così? Occorre mi chieda a questo
punto! Io constato, con sorpresa, anche nella persona mia, che il
male ha a questo mondo gli eccessi suoi e il dolore da danno fisico
spadroneggia qui e vi solo privazioni, suoi eccessi indicibili che
fanno poco tollerabile il subito e non chiaro, tortuoso il disegno
divino! La sua incredibile proposta, quell'“io voglio darti il mio
bene, io voglio darti il mio dolore”! Così ogni azzardo di
semplificazione non andrà più in là della mera congettura! Ma io, che ne sono tentato scrivendo, ho la “fortuna” ( sic!) d'essere
sotto tiro del male e tutto riduco all'essenziale e a quello che al
momento ritengo sicuro. No, proprio non sto raccontando una favola!
Allora cos'altro potrò dire con sicurezza? Questo almeno, Il dio
completa il suo disegno nel suo cristo, che con la sua croce ha dato
e dà il massimo dell'annullamento del suo sé per amore e ora sta
col padre suo a spartirne gioia e angoscia. Per chi? Per Noi! Per
noi, tutti immeritevoli, che l'abbiamo crocifisso in ogni epoca. Sì,
il cristo ama chi lo ha perseguitato e chi ancora lo perseguita nei
fratelli suoi e ha pena per il suo destino, che vuole sia di luce. È
come se il dio abbia creato il tutto e il cristo abbia iniziato la
de-creazione che riconduce il tutto all'amore da cui esso è venuto
all'esistenza, suo scopo, sua felicità, suo dolore anche, ma
motivata pena per i rimasti e non come è qui, subito per l'ottuso
vento che tutto travolge nella follia sua! Ecco perché la Weil dice
che la patria di ogni uomo è la croce, l'imitazione completa del
cristo fino al sacrificio! Poi sarà la pace, ma anche la pena per il destino dei
rimasti e lo voglia il dio che dal dono del pentimento, anche
postumo, possa rigenerarsi l'uomo nuovo, solo attento al dio e non ad
altro, come qui ha fatto, abbagliato dai falsi luccichii del mondo!
mercoledì 13 settembre 2017
Che chiedere al dio?
Quand'anche
per me non ci fosse altro che questa vita tutta terrena, quand'anche
il momento della morte non mi portasse nulla di nuovo, negli ultimi
attimi ringraziare dovrei il dio d'avermi illuso d'amore la vita
tutta. E sono stati questi occhi di donna che ho amato! E se invece
vero ci fosse una vita in un oltre e io meritassi l'infima condizione
dei mediocri, pur quel dio che me ne avesse separato ringrazierei,
debitore d'amore anche in questa condizione, potendoli ancora amare
almeno nel ricordo! E quand'anche come a persona mal riuscita non
fosse dato nemmeno ricordare, come già accadere può in questo basso
inferno terreno, e ne ho struggente esempio di una che la mia vita
sfiorò, anche allora che chiederei? Se altri felici mi fossero
mostrati della gioia che da altre cose e amori può lì venire, ma
senza la memoria di qui, pur chiederei mi fosse ridata la sola
capacità di ricordare solo questi occhi che qui ora parlano senza
parole, chiedendo in ardente preghiera di non ricordare altro che ciò
che nella vita trascorsa si lasciò da me amare, ché mi basterebbe!
E quand'anche meritassi il paradiso tutto, esclusa la piccola parte
in cui essi continuare a vivere potrebbero, rinuncerei a tutta la
gioia sua pur di ritrovarli in quella piccola sua parte proibita!
E
proprio non so che chiedere e desiderare di più! Io non ho amato
che una piccola donna ed è stata la gioia mia tutta e vorrei che
continuasse ad esserlo, tutto qui!
In difesa di Simone Weil
Vorrei
saper rispondere efficace a chi è detrattore della Weil, di cui io
invece mi sono innamorato, tanto da sperare vederla se nell'oltre
sarà concesso vedere o rivedere le fattezze di ogni amato. Ma posso
farlo solo dalla mia pochezza, che, come mai prima, avverto tanto
stretta! E come? Che dirò, un po' parafrasando Simone nel tentativo
di farle schermo, di difenderla?
Trovare
nel buio che mi s'è fatto intorno e dentro nella sconfitta, nelle
lacrime d'una perdita, nell'amaro del subito, nella solitudine d'una
disgrazia, in ogni ingiustizia patita, la presenza di chi sentivo
distante, di chi pensavo distratto, altrove e con più degna persona
impegnato, è sorpresa! Ma è meraviglia né piacevole, né amara!
Perché? Questa certo non diminuisce l'angoscia del vissuto, anche se
la motiva, non è vuoto che si riempie, né cielo che s'apre, né
turbine che cessa, anche se dà un perché a me che me ne sentivo
preso, attanagliato, a me che mi sentivo allontanato, a me che mi
sapevo dimenticato e mi ritrovo accanto proprio chi mi era parso il
più deludente di tutti, addirittura confuso tra i fuggiti dal mio
dolore! So che sono ancora nel silenzio, eppure avverto che questo
s'è fatto più eloquente di qualunque appropriato discorso, sto
nella notte ancora, ma è come se, ormai sgombra da nubi, si sia
tutta trapunta di stelle, sto ancora nel buio, ma è come se questo
si sia fatto più chiaro di qualunque soleggiato giorno, sto
nell'indifferenza di tutti, ma questa, improvvisa, s'è fatta più
compassionevole e calda di qualunque conforto! Sì, avverto la
presenza dell'unico capace di queste contraddizioni, di questi
sovvertimenti dell'anima, la presenza del dio! Ed è allora che
grido, ma solo nel cuore dove l'ho trovato, Oh quanto ho dovuto
patire per ritrovarti!
domenica 10 settembre 2017
La preghiera, cos'è per me?
Avrei
voluto saper scrivere più ancora su quello che la preghiera
significa per me, ma il più sincero l'ho espresso così per gli
amici di facebook.
Quando
accorato dico un'”ave”, son certo che nel mio recitativo formale
sono tante cose non espresse, le mie pene tutte sicuro e poi le
speranze, anche quelle che cuore ancora innamorato tace anche a se
stesso, temendole udite e rapite. E di che o di chi questo cuore è
innamorato? Uggiose queste giornate di fine estate, mi rimandano alle
solitarie divenute della mia infanzia! Ecco, sicuro ritrovare vorrei
mio fratello, la piccola dirimpettaia che tanto prese i miei primi
sogni, e gli affetti miei più cari. E poi? Sicuro questa mia piccola
donna, per continuare la nostra bella storia, sì tanto vissuta,
eppure con meraviglie ancora da scoprire! E...E qui nulla più so, è
il taciuto! Ma le belle giornate spese tra erbe novelle frammiste a
fiori e con la bella mia a far il gioco delle nuvole vorrei ritrovare
e il tanto altro con lei condiviso con le pene anche e le lacrime sue
palesi e le mie nascoste! Ma più ancora stipare nella preghiera mia
vorrei tutto quello che alla mia vita è mancato perché fosse
pienamente felice, scordati i bui suoi, perché la bella del cielo lo
assicuri a quelli che i miei pensieri tanto occupano. Sì, d'amore
sopratutto!
domenica 20 agosto 2017
Invito alla possibilità del dio
Riporto
nel seguito quello che ho scritto per i miei amici di “facebook”
perché sia disponibile per la lettura di altri, che mi seguono sul
“blog”. È un invito alla sola possibilità del dio, perché la
fede, passo ulteriore, è personale ed è incomunicabile, certezza di
cose sperate!
Mercoledì
Piccoli
eravamo e assai ricco lo stellato d'allora, assai fioche le luci
della cittadina nel primo dopoguerra, per occhi avidi e cuori di
bambini. Io, assai ingenuo anche per l'epoca, ricordo che chiesi a
mio fratello, di me più grande, se mai alcuna di quelle fiammelle
dalla volta pendenti, qualcuno avesse tentato di prendere e come.
Allora lo vedo affannarsi a spiegarmi che impossibile è, e che
quelle, belle sono laddove stanno, anche se d'estate alcune pare
cadano in lunga scia di fuoco. Oh quante stelle avrei visto cadere!
Illusioni, speranze pur tenaci, e il mio piccolo mentore!
E
mi chiedo, Che suggeriscono i ricordi? Vengono dalla sola mente o
anche da una realtà diversa?Una realtà da significative o care
presenze qui annunciata?
Giovedì
Oggi
non trovo strano invitare tutti gli amici a rivedersi nei lor tempi
primi di ignari bambini. Vi saranno, così per me, volti cari, come
se gli accaduti con loro siano di solo appena ieri. Ma pur forse
dovranno rammaricarsi di dover confabulare le loro parole, anche se
in gran parte quelle attribuite, proprio devono essere state
pronunciate, e sarà dolce illudersi d'averne trattenuto il suono
perfino! Forse noi tutti davvero abbiamo tutto stipato e racchiuso
nel cuore! E vi si agitano altri ricordi e vogliono essere rivissuti
come concretezze e li assecondiamo! Ma poi, se maschi, ma penso che
di simile debba accadere alle donne, ci chiediamo dove ora siano le
nostre coetanee, occhi belli, da cui, appena ragazzi, forse come me
venuti su soli e assai timidi, attendevamo parole buone e piccole
tenerezze, per lo più deluse! Perché allora sono rimaste come
piccoli fiori racchiusi nella memoria? Tutto è passato e i piccoli
variopinti fiori di campo hanno pur colto! Che suggerisce tutto
questo? Forse che qualcuno o qualcosa da quello, e non so chi o che
da lui, pur leggere non sapendo, perciò nemmeno intuendo le
motivazioni che cuore deluso riaprono alla speranza, ha da sempre
sfogliato grossolano il libro della nostra vita, proprio come
farebbe ottuso vento, e vi ha distrutto anche i primi sogni?
Verosimile! Dovremmo forse pensare che anche l'oggi, che presenza di
occhi di donna, forse a lungo, come da me, attesi sinceri, ci fa
sereno, corra al nulla, immutato l'artefice distruttivo del bene,
anche poco conseguito, forse tutto in quegli occhi? Io so che non è
così, e che, come molti intuiscono, simili riflessioni aprano invece
la via a novella speranza, quale l'età di vita e sua condizione,
perché tutto, il dolore pure, immancabile in tutti i cuori, deve
avere un senso! Eppure non so ben dire quale! Ma invito a
riflettervi!
Venerdì
Talvolta
quando più la vita ormai sfuggirmi sento, tanto vero corre il
tempo!, mi chiedo immelanconito perché la mia memoria debba
perdersi, e forse tra non molto pur lo sarà, se quelle persone care,
che chiuse ho nel suo cuore, ormai forse vivono per essa soltanto,
talune anche o solo nel loro primo fiorire, come dolci immagini e
loro parole, conservate gelose! Ma anche se questi ricordi, assai
vividi, essi stessi veri fiori dell'anima, che toccare quasi si
lasciano, sono già una preziosità da tenermi stretta, tanto arido
il mio vissuto nell'oggi, io mi chiedo se piuttosto non vogliano
significarmi qualcos'altro, oltre il bene stesso d'averli ancora nel
cuore. E che d'altro? Penso a una realtà diversa di cui quei ricordi
si siano fatti messaggeri, sì, una oltre quest'involucro mortale,
che, come imbroglio di pece inviluppa e cela la corda destinata al
mare, cela l'anima e il cuore suo destinati alla vita qui! Sì, essi
stessi e loro personaggi di più ancora, paiono suggerire qualcosa
oltre tutte queste apparenze del mondo, oltre le passioni che vi
mettiamo, oltre i risentimenti per vecchi fatti subiti, che sempre
tornano nostro malgrado e da cui mai liberi siamo, o invece
riconoscenze dovute e forse mancate a persone buone pur incontrate...
Insomma oltre tutto l'affannarsi dello stare qui con un corpo caduco,
destinato a dissolversi! Una realtà oltre i ricordi stessi e le loro
care presenze, che vero perdurano nonostante la sacca tutta
foracchiata del cuore, stanco, vecchio divenuto, che possa
lasciarseli sfuggire! Sì, una realtà nuova, sconosciuta solo
intravista, in cui non perdere, ritrovare il bello e il buono della
vita che pur ci sono stati, nonostante i tanti tentativi di smentita
qui dovuti subire per le tante vicissitudini frapposte, e in cui
perdonare e farsi perdonare sopratutto! Sì, perché perderli per
sempre, anche se vero poco il bene conseguito, significherebbe che
tutto, il dolore anche, che sempre accompagna il sole un po' goduto
oltre il buio e il gelo dell'indifferenza, sì, tutto ciò che ha
inciso indelebile l'anima, e di cui essa s'è cibata, spesso suo
malgrado, sarebbero solo non senso! Sì, perché ne è stata
nutrita? Perché tutto ha contribuito a farla vivere e crescere? Così
la vita e le lacrime versate e tante, e i sorrisi anche, rari, di cui
si è goduto, sono proprio stati non senso? Possibile? Se sì, tutto
quello che aprendo gli occhi ritroviamo al mattino è anche un non
senso, eppure ci siamo dentro e ne vorremmo uscire! Ma c'è già un
realtà oltre il possibile non senso del tutto, sta già in noi e la
chiamiamo anima e perché c'è? Il bene in quest'anima e la gioia sua
per quanto effimera o il suo accoramento per una perdita, per uno
smarrimento, per un dolore, ci sono perché è una realtà riflessa,
specchiante un'altra in continuo dinamismo! E quella di dentro
davvero c'è, non lo si può negare, pur immersa in un tutto senza
senso! Sì, non smetterò di chiedermelo e di chiederlo! Perché il
poco bene e il tanto male e ciononostante la vita della mia anima?
Sì, perché ci sono stati e dove finiscono la gioia e il pianto di
tutti noi? No, una realtà c'è, cui sono destinati sospiri, lacrime,
sorrisi e risa per noi di una donna e dei piccoli suoi! Indizio ne è
quella già in ciascuno! Ma come condividere questa mia appagante
intuizione dell'anima specchio, affinché diventi fiducia, fede
rasserenante che un oltre ci sia per tutti? Oh quanto vorrei saperlo
fare!
Sabato
Talvolta,
pur riconoscendo stranezza della domanda pregnante in questa fase di
vita e della risposta, un po' immaginifica, che ad essa do, sento di
essere nel vero! Ma le intuizioni sull'oltre vanno vagliate dalla
mente. Ed io cerco di dirne, di comunicarlo anzitutto alla parte di
me da sempre imbevuta di verità razionali e sperimentali e la
tranquillizzo, spiegando a quel me stesso, che tutto ancora di me
vorrebbe, anche in quest'ultima mia epoca di vita, che se verità c'è
è in quello che intuisco, essa è solo pragmatica, ma non so quanto
vi riesco! Perché è come se dalla pur labile verità che un oltre
ci attenda, io venga sì attratto , ma allo stesso tempo la trovi
difficile da accettare completamente, forse perché alla fioca luce
della mia mente poco io ne percepisco, ed è come io sia respinto
dalla verità intuita! Sì, una realtà da cui il mio cuore pur
attinge e mette toppe per non perdere nulla del suo prezioso
fardello, lasciandolo andare tra i “non senso” che fanno il
mondo! È bene restino con me quelle cose, quei fatti, quelle
persone, quelle loro parole, che han fatto la mia vita e hanno cibato
la mia anima, cioè il cuore, il nocciolo più autentico della mia
mente, che io intuisco specchio unico di quell'oltre vago che mi
fingo, e da qui, da essa, li porti o nel nulla, per questo mio cuore
ormai improbabile, o nel nuovo che, attendendo me, così come sono
dubbioso sempre, vero attende tutti! E talvolta son certo davvero che
è da quel dove che avverto mi parlano le significative persone
della mia vita, quelle buone ormai scomparse, e per farlo si servano
delle sole vie, i soli canali possibili, i ricordi celati appunto!
Persone, immagini, tanto vivide nella mente e agli occhi dell'anima,
che fa il mio “me” più autentico, più sicuro! Sì, in quel
cuore forse davvero parlano, da una realtà di cui esso stesso è
specchio qui, in un mondo dove questa la mia anima vorrebbe restar
chiusa e farsi sorda e cieca per non illudersi ancora per poi
soffrirne alla smentita. Ma più non vi riesce, non sta sicura, non
tranquilla, come viva un sogno inatteso che rimetta il suo certo in
dubbio! Sì, paiono assai concrete tutte le persone amate o le buone
con me, più che in un sogno e son loro ad agitarmi l'anima! E se
vero sogno perché svegliarmi? Lì lotterò col me stesso più
reattivo, meno conciliante, più geloso del conseguito e trattenuto
finora! No, non le perderò le mie dolci presenze, anche se m'agitano
il cuore con quello che vogliono suggerirmi! Stiano nel cuore, anzi
nel cuore di questo travagliato mio cuore, il metaforico più del
fisico, pur tanto provato! Sì, come perle in uno scrigno di cui solo
io abbia la chiave!
Domenica
Oggi
vorrei ci chiedessimo, Davvero c'è più ancora di quello che da qui
pare nell'oltre intuito? Forse non vorremmo arrenderci del tutto a
questa nuova intuizione di risposta positiva, ma dovremo pur
ammettere che da lì, dall'oltre, sembrano davvero volute le nostre
care presenze nel cuore della nostra mente, dialoganti nei nostri
ricordi, tanto da lasciarcene ancora sognare! Sì, tutto accade come
ci sia qualcuno nell'oltre, e fa la fede di tanti, ma io non la
vorrei come certezza solo personale e incomunicabile, perciò qui mi
basta che io possa solo invitare tutti alla sua possibilità, perché
addirittura sperimentabile in se stessi, a cui ci si può fermare.
Tutti lo chiamiamo, dio, il dio! Tutti ne vogliono dire, ma pochi ne
sanno qualcosa e il saputo è per me, per te, per noi tutti, come ha
fatto il suo cristo e purtroppo, come a lui accadde, il nostro poco,
vero compreso, passa per il dolore! E dove sta questa persona, cioè
questo esistente indipendente dal nostro volerlo o no, dal nostro
accettarlo o no, dal nostro capirlo o no? Sicuro oltre me, oltre te,
oltre noi, sì proprio nell'oltre intuito per essere unico e lo
stesso per tutti! Sicuro è per tutti, se ne è veritiera
l'intuizione, quindi al di là di tutte queste effimere apparenze,
che ci invischiano, ci trattengono, oltre la parte migliore della
nostra mente, oltre il nostro stesso vano argomentarne! Uno che
incoraggia le presenze dei nostri ricordi più cari, un qualcuno che
vuol dire, vuol farsi capire anche per mezzo loro! E ci sono lunghi
momenti di suo silenzio esasperante, poi i suoi tentativi riprendono
negli eventi che scuotono la sicurezza, che ci illudiamo qui d'avere.
E quando un evento doloroso ci tocca subire, estremo come la perdita
di persona cara, lui addirittura grida, come faremmo noi stessi se ne
avessimo la forza, invece fiaccata! Vittima egli stesso come noi del
male permesso! Ecco importante per quest'aspetto è la storia del suo
cristo, che però richiede fede! E quanto deve avermi gridato dentro,
visto il mio subito, e io ottuso, frastornato, non l'ho udito! Ma
quando sono, o tento d'essere, sereno, allora lui non è solo da me
sperato al di là della stessa mia mente, ma ho certezza, fede, che
con lui ci sia davvero una vastità disponibile per tutti, immagine,
specchio lo stellato di queste notti estive, che tutti proprio
attenda nel suo mistero, e che porta d'accesso sia il perdono del
dio, tramite il suo cristo, ma questo è passo ulteriore e richiede
la fede! E di che dovremmo, se credenti, chiedere perdono? Almeno di
non aver amato abbastanza questa vita concessa, nelle vicende sue,
poche le belle, e sopratutto nella presenza, talvolta sconcertante,
degli altri, persone attuali concrete, ma alcune ormai solo ricordo
anche sgradevole, con le loro istanze, con le loro pressioni, la loro
invadenza, la loro prepotenza, con solo loro diritti, quasi mai con
doveri, col loro blaterare spesso insulso o non senso addirittura!
Le
mie meditazioni sul dio e il suo oltre sono finite! La conclusione?
Sono state solo invito per ciascuno a sperimentare la possibilità
del dio. Ci si potrà fermare, perché oltre c'è la fede. Per
quelli che, come a me è accaduto, finiscono con l'aver fede,
certezza purtroppo incomunicabile, c'è una “porta” per l'oltre e
il suo dio, è il cristo! Ma persa quella porta, non resta che l'“al
di qua”, sfuggente nelle poche sue belle occasioni, e pur tanto
noioso e doloroso talvolta, cui aggrapparsi per quanto duri, con le
deludenti, aride congetture della scienza, il farraginoso razionale
e, nell'oggi, l'inconcludente affannarsi per la società ospite, pur
tanto ingiusta, dei soliti politici! Sì, si resta in quest'inferno,
uno dei pochi veritieri miti, qui del tutto orribile, perché
ingiusto! Forse come mai, sento quest'oggi tanto contraddittorio,
deve essere stato sempre così, ma io ero distratto dietro alle
chimere della scienza, anche se completamente in buona fede! Sì,
ho sprecato molto tempo illudendomi delle fascinose verità della
scienza e della matematica! Invece c'è una sola cosa importante,
l'amore, per sé, gli altri, il tutto, tutti ospiti della nostra
vita! Occorrerà ripetersi, Io ospito il tutto, che c'è per me
perché finalmente capisca e abbia fede e ami nonostante. Sì dopo il
perdono, l'amore! E dire che ho saputo questo mito veritiero
dell'amore fin da bambino! Ma, immeritevole, assai dolci sono stati e
sono questi occhi, ancora sognanti, di piccola donna, vera sola mia
piccola perla in una mia segreta, essa stessa uno scrigno del cuore
pur tanto tormentato!
lunedì 7 agosto 2017
La veridicità del mito-dio
Alla
domanda, Perché l'esistente e non il nulla? Cioè una realtà in cui
essere immersi e potersi porre questa e altre domande, la scienza non
risponde! Ma se come mistero originario accetto il mito-dio per
spiegare il tutto, anche il perché della mia insoddisfazione e il
dover chiedere invano, ho una verità pragmatica, che anche soddisfa
la mia attesa di bene dal futuro, se il presente lo nega e fa di
simile col bello e il buono, almeno nella misura che giudico
appagante. Ma prima di constatare, sperimentare la veridicità del
mito-dio, devo aderirvi, prestarvi fede, inserire questa presunta
presenza-dio nella mia vita, nei disagi dell'oggi e nelle speranze
che pur vi nascono, farla diventare essa stessa disagio e speranza.
Disagio, perché devo rapportare le mie pur scarse capacità alle sue
richieste, anche la sola, che tutte riassume, del suo cristo di
badare ad ogni altro come faccio per me stesso e speranza. Perché
anche speranza? C'è nella Bibbia la promessa del regno, il paradiso
perduto, che verrà restaurato, altro mito senz'altro nel linguaggio
suo fascinoso! Se non che io, proprio col mio fare coraggioso o col
mio timoroso astenermi, col mio dire senza soggezioni o col mio
tacere prudente, sempre comunque col mio soffrire eppure volermi
spendere per il bene, in una società fattasi tanto difficile con gli
insoluti problemi di sempre e i tanti acuiti nel mondo giovanile, so
di appartenervi e non alla storia trascorsa di questo mito
subordinato, ma al suo ripetersi, eppure rinnovarsi, del momento.
Cioè so di non assistere, ma stare nella sua rappresentazione, nel
suo dispiegarsi, nel suo svolgimento, e da protagonista! Cioè la mia
adesione, la mia fiducia sento trasformarsi in motivazione, in
dinamismo di vita! Allora il mito-dio ha veridicità se ha potuto
trasformarmi! Allora il futuro promesso dal mito della Bibbia è già
qui e io gli appartengo! È fatto delle stesse cose del mio presente,
ma che posso vedere in una prospettiva nuova e sotto diversa luce! E
tutto ciò è bello e buono! Sì, a questo mi ha condotto la fede,
vedere, avvertire il mondo nella sua bontà e bellezza di fondo,
eppure questi occhi, queste orecchie e questo cuore, esigente e
giudicante, sono quelli di sempre! Il male ha tentato di stendere su
tutto questo una patina grigia, ma s'è screpolata, s'è sfaldata! Il
male non è invincibile e verrà sconfitto, ecco coagulata la mia
speranza, nella sua massima aspirazione!
domenica 6 agosto 2017
Il sacramento mondo
Il
vangelo di Giovanni è permeato dalla necessità per il fedele, di
appropriarsi del cristo, vero sacramento, introduzione al sacro e sua
comprensione. L'insistere del cristo sulla necessità di mangiare di
lui, c.f.r., e.g., 6:51-59, non è tanto promessa e premessa di ciò
che nella chiesa diventerà rito in ricordo dell'ultima cena, ma
piuttosto invito al sacramento mondo! Perché? Il concetto di
presenza nel mondo del logos divino in Giovanni, richiama quello
degli stoici, il logos è ragione di essere per il mondo, che ne è
saturo. Ma mentre è loro convinzione che occorra essere apatetici di
fronte alle vicende del mondo, che non devono coinvolgere e offuscare
la verità percepita, in Giovanni la verità stessa, il cristo le
subisce fino alla croce! Perciò noi fedeli dobbiamo accettare che
senza pathos non ci si appropria del cristo, pur rimasto e diffuso
nelle cose tutte di quaggiù. Qui tutto è invito al cristo, tutto
gli fa ostacolo! Sì, questo mondo, tutto permeato di scienza con le
ragioni sue, dà poco spazio alla ragione-logos, il cristo. Ma è
anche, paradosso, invito a credere. Le spiegazioni dei fenomeni
fisici, perfino la fascinosa constatazione che scritti sono in chiave
matematica quindi, pur di adeguare lo strumento alla scoperta del
nuovo, sempre intellegibili, leggibili, non soddisfa completamente.
Da dove è venuta nell'uomo l'ansia del comprendere i fatti di questo
mondo, e da dove la capacità di soddisfarla? E poi la spiegazione
dei fatti psicologici soddisfa e.g. l'ansia di amare ed essere
amati? Allora tutto è davvero a un tempo invito a credere nella
presenza del logos-cristo, tutto a respingere il cristo nel mito,
racconto immaginifico simile a quelli del mondo antico con i suoi
tanti dei e loro storie-miti. Ignorando volutamente che perfino i
visionari miti pagani non erano che tentativi di creare un accesso,
una porta al sacro, alla ultramondana realtà, ma già qui
anticipata, presente!
martedì 1 agosto 2017
Lo iato
Tra
il figlio del dio, che è il re designato dal dio, il messia, il
voluto re di Israele e il figlio dell'uomo, il giudice escatologico,
c'è uno iato, il tempo presente. Che vi accade? È un intervallo di
ambiguità, luci e molte ombre, sicuro un tempo di abbandono
completo, si perde il cristo, si perde il suo dio, ma anche lo si
recupera. Perché? Il dio permette che muoia e di croce, lo scelto,
il prediletto, il re, e per mano dei suoi, ma annienta se stesso
confinandosi daccapo nel mito. Un dio del tempio, un dio del rito, un dio del Libro, un
dio di cui ci si può illudere di vicinanza, disponibile, conforto
almeno o sperato aiuto nelle immancabili disgrazie! Ma è anche un
dio trattenuto, proprio dal suo cristo perduto! Fascinosa è di
questi la storia, soddisfa il bisogno di sempre dell'uomo, quello di
avere un garante che la vita non-senso, che gli tocca vivere, abbia
invece una ragione, uno scopo e che il male, che trattiene, sia non
il mezzo che tarpa le ali, ma il più idoneo per evadere da una
realtà altrimenti assai triste! È allora che il cristo
rappresentante il dio si fa garante del rappresentato, un prezzo
personale essendo stato proprio da lui pagato! Allora quello che lui
vuole, secondo i novelli interpreti della volontà divina, lo vuole
il dio. Rappresentato e rappresentante solo identificabili, il cristo
è il dio! Il dio smarrito non è perduto, è rimasto nel suo cristo!
E questi resta nell'umanità, diventa quel figlio dell'uomo che deve
venire per giudicare gli altri tutti! Perché? È voluto così dal
dio, è daccapo il re e non di un popolo solo, ma di tutti, è il
figlio, è il messia! E il primo tra tutti, lo scelto, è, non per
caso, il più buono, e cosa non può che volere? Il perdono per
tutti, se domandato, quale sia il debito!
lunedì 31 luglio 2017
Aspettando Godot
Quanto
strana la vicenda del cristo! Chi lo vide, chi lo ascoltò, chi toccò
le sue vesti, per lo più non gli credette, invece chi non può
vederlo, chi non può ascoltarlo, ma solo leggere di lui se ne può
perfino innamorare e farsi suo discepolo, anche se non meno pavido
dei suoi di allora, che via fuggirono alla sua cattura. E grida
questo cristo abbandonato, il suo grido inarticolato attraversa i
secoli e misura l'abisso senza eco in cui il suo dio l'ha lasciato,
facendone un perduto. E noi nell'attesa forse solo simili siamo a chi
inutilmente sta a scrutare la via per l'arrivo di Godot. Ed è
dramma quest'attesa infinita di qualcuno, di cui si ripete sulla
scena del mondo, Domani verrà! E la vita, che attende che la novità
si manifesti, scorre intanto insulsa e piatta e non mutano i disagi
della mente e del corpo! Invece quel chi che viene letto vuole che
sia percepita un'attesa diversa, in cui la speranza non si stemperi,
ma alimenti, riempia la vita! Occorre daccapo ascoltarlo, vederlo,
toccarlo, ma con le orecchie, gli occhi, le mani dell'anima! Solo
così sarà lui proprio l'atteso, Gesù, e non un indeterminato
mister Godot, simile a quello di Beckett, che solo si attende per
occuparsi di qualcosa e il tempo più ancora non annoi nel suo
scorrere apatico. Sì, deve essere diversa l'attesa del cristo, la
vita deve farsi impegno e, se sofferenza, questa sia giustificata,
compresa, perdonata perfino, ma anche fiducia soprattutto. Solo così
solo apparente sarà il non senso della vita!
giovedì 20 luglio 2017
Fede e amore
Ma
che sono fede e amore dovuti al dio? Esigenze dell'anima che nessuno
sa ben definire, ma s'avvertono dentro e restano incomunicabili! Così
dico di possederle, ma se voglio chiarirmele, non ne colgo l'essenza,
la verità loro resta celata! Ecco, posso dire a questa donna, certo
sono che tu abbia verso di me d'analogo al mio sentito per te! Ma
questo mio sentire, che certo ha di simile, ma niente d'identico, ha
un senso, una ragione. Ho l'esigenza di scusare la mia pochezza, la
mia ignoranza, la pretesa di essere dabbene, la mia incapacità di
venirne fuori dalla mediocrità e ben gestire i fatti della mia vita,
e lo posso solo, riconoscendo angusti i miei limiti, commiserandomi,
amandomi perciò. Sì, devo pur perdonarmi e dovrò perdonare il dio,
confermarlo nell'amore, poiché sono i miei gesti e le mie preghiere
senza palese contraccambio d'amore! E di che perdonarlo? Di tenermi
tuttora separato, distante, di farmi dubitare del suo apprezzamento,
di farmi avvertire la pena della inutilità d'essere fin qui vissuto
e perfino d'aver amato! Possibile tale pretesa? Nulla è impossibile
all'amore, che se non raggiunge l'armonia, la sogna, la pretende per
averla pregustata! Così al problema del dio, rispondo convinto, Solo
nella prospettiva dell'amore c'è questa persona! Cioè devo amare
me stesso, la mia piccola donna, gli altri tutti, le cose, i fatti
del mio mondo, gli sgradevoli e penosi anche, e solo così superare
queste apparenze e aprirmi al dio, per la certezza di finire nel suo
oltre, ecco la fede dall'amore, non nel nulla, unico escluso, ché
appigli non dà all'amore!
lunedì 17 luglio 2017
Credere, non credere
Tutto
mi sta accadendo come se abbia una dicotomia che mi divide il cuore.
Due parti, due ospiti della parte migliore della mente, due sue
convinzioni profonde, condizionanti il comportamento di fronte al
mistero del dio, indifferente quando non ostile, oppure dimentico e
bonario, ingiusti entrambi e vorrei chiarire perché. Non so bene la
ragione della loro convivenza fin qui nella lunga via percorsa, e per
chiarirmela le penso dialoganti. Che si dicono? Non posso saperlo,
non posso averne conoscenza, solo congetturarlo e lo faccio ritenendo
sia solo una parte a parlare, l'altra tacere, forse attonita,
inibita, tutta presa nell'altra, quella che vorrei addirittura sappia
guardare nel futuro. Quale parte allora? Penso quella che ha prevalso
nei miei ricorrenti giorni bui, ora, forse per rivalsa, stanca d'aver
invano lottato, l'immagino dire all'altra, questa sempre alla fine
invitta, vera “araba fenice”, Siamo nella stessa persona
tendenze, consapevolezze opposte ma uguali, per dignità e storia e
avremo lo stesso destino, ché il dopo ci divide qui solo! Non sarò
io a gloriarmene né tu potrai averne coscienza, se nel nulla
entrambe finiremo, avverato il mio pessimismo sul senso della vita
qui. Mentre se il tuo sognato si realizzerà, non dovrai vergognarti
col tuo dio che io qui sia esistita, se ti sono stata accanto nel tuo
passato, anzi se parlare potessi testimonierei il tuo imbarazzo, la
tua sofferenza, ma non potrò, ché colui che si sarà predisposto
all'accoglienza di chi ci ospita, certo di concedergli perdono, più
non ci distinguerà. Perciò nemmeno dovrai chiedere perdono
dell'incredulità ricorrente, di me, ché peccato non è stato se
talvolta t'ho sopraffatto, ché colpa non hai se temporaneamente la
parte più debole sei stata, e non ne ho io nemmeno, se quanto accaduto con la
durezza sua, ha permesso io prevalessi, ma di ben altro temo pentirti
dovrai!
Ecco,
così alla parte scaltra attribuisco frasi, considerazioni sensate,
benché essa ritenga che alcuna ne abbia qui e il suo coesistere con
la parte avversa lo dimostrerebbe, unico senso nella generale
mancanza! Allora mi chiedo, S'è conservata solo per ammonire l'altra
della loro precarietà? Visione, congettura in fondo ottimistica,
perché ancora mi chiedo, Non è pur sempre un pericolo per l'anima,
la parte che l'invita a non credere, una tentazione giustificata se a
questo mondo troppi infelici non hanno ragioni per credere e vedono i
credenti, non in sofferta meta dopo periglioso mare d'affanni, in
fortunoso approdo, ma baciati da fortuna loro negata da un fato
ingiusto? Sì, forse la migliore dimostrazione di interessamento, di
solidarietà, la migliore “humanitas” sarebbe non credere per
empatia, farne il solo fondamento del diritto all'incredulità!
venerdì 16 giugno 2017
Il tempo e l'amore di coppia
Corre
il tempo e forse il cuore tutto svuotare non potrò delle cose
pensate per te e lì stipate, piccola donna! E chiamarti dovrei donna
della fortuna se definire altrimenti non sapessi che e chi il tuo
vivermi accanto assicura e rinnova. Potrò mai dirtele, chiamati
nell'oltre suo? Forse così più ancora sperare potremmo, se
sapessimo il tempo correre verso quel luogo o modo di stare, promesso
dal cristo, dopo tutto questo vissuto, ma il suo quando e dove
fermarsi, il dio solo sa, il cristo suo nemmeno! Esso solo lontana e
tante cose finiscono... Allora mi chiedo, anche il ritenuto limitato
periodo dell'amore? Forse sì, in certe sue espressioni almeno, ma
non in ciò che deve esserne premessa, l'innamoramento, sempre da
rinnovare e accrescere. Se invece finisse, passato il momento suo
propizio, avrebbe già vinto l'ottusità del tempo, il suo correre
insensato in avanti, senza meta apparente! Invece è sempre il tempo
dell'opportunità dell'amore, se recettivo cuore il proprio incontra!
Ascolta! Cantano una canzone. Sono parole d'oggi, come lo sono state
di ieri e lo saranno di sempre, perché sempre qualcuno intender le
potrà. Ecco, par vero che il singolo amore nasca, viva e muoia come
le cose tutte fanno, ma non l'amore di per sé. Sì, dev'essere così,
come non s'estinguono che le singole vite e non la vita, così fa
l'amore. E queste mie parole per te, che il cuore a stento trattiene,
son simili a quelle che altri han già detto e molti ripeteranno,
vinti d'amore. Ma non s'estinguerà, mi chiedi, la vita tutta dalla
follia umana tanto ora minacciata, e così l'amore se non avrà cuori
da far suoi? Sì, e forse quell'epoca non è poi tanto remota, ma
quale, ti chiedo, è stata la ragione d'essere della vita, se non far
da supporto all'amore? Ne sai altra? E se non è così, perché
l'amore è stato, e continua a rinnovarsi, quale è da sempre la
ragione sua, quale il motivo? Forse vero, c'è un altro perché,
oltre a quello banale che la specie si conservi e progredisca! Credo
perché noi, amanti in momento particolare della storia del tutto,
intuissimo che condividere il bene realizzato, amandosi, manifesti
qualcos'altro di essenziale, di vitale! Sì, quello che chiamiamo
amore divino! Ma anche per significarci che lo ignoreremmo del tutto
altrimenti, senza il nostro piccolo amore a due! Ma che è il divino?
Penso che l'amore umano non abbia che sillabe, bastevoli per parole
che, computate, significhino all'altro il sognato e realizzato bene
tramite lui soltanto. Ma esso dà di più! Apre per gli amanti una
breccia sulle limitazioni imposte dal doverlo vivere qui, che fanno
ostacolo, muro perfino, a ciò che la vita par suggerire di bello e buono. Perché,
che è questo intravedere? È sogno ancora, chimera come tante cose
di qui, o apertura a una dimensione nuova, inattesa? Se così, quelli
che amano si profondano tanto nell'intravisto, da scoprirvi molto,
che la loro anima nutra e accresca. Addirittura la speciale persona,
cioè esistente di per sé, chiamata il dio, perché lo stesso delle
loro preghiere, ma ora visto nella prospettiva del suo bisogno di
loro! Perché? Egli è capace di riunire le parole di tutti quelli
che come loro si amano e renderle vere frasi d'amore. Quale amore?
Quello che lui proprio ha sognato, ma realizzato e vissuto da lui
grazie anche al loro balbettare il desiderio d'amore, di bene, di
felicità tramite l'altro, l'amato, e certo egli vorrà che il suo
prezioso sentito duri quanto la memoria sua lontana! Allora essi
diventano sicuri, ogni cosa derivando da lui, che egli è la
sorgente, la fonte del sentire di ogni cuore amante. Ma anche sono
certi della speranza, cioè hanno fede, che l'amore umano possa
sopravvivere. Sì, certi che per il loro piccolo amore un oltre
veramente ci sia! Allora, mi e ti chiedo, non è più giusto dire che
solo qui finirà la coscienza dell'amore, ma mai l'amore stesso, che
è il sentire stesso del dio? Ma v'è più ancora, lo ribadisco! È
la necessità che il dio ha d'amore, che motiva ogni umano, quello di
coppia anche! Il dio è volontà, desiderio d'amore per nostro
tramite! Allora ben ha dato il cristo un solo comandamento, l'amore! Include il piccolo amore tra due! Ma ogni amore umano accrescersi
deve, e completarsi, nell'amore a tutti, i nemici anche! Però il
bisogno del dio inizia anche, lo percepiamo, dal piccolo amore che fa
generosi cuori innamorati l'uno dell'altro! Ora però, ciò che così
ti preciso fa sì che qualcosa di concreto ci accada. Tu nulla
obietti a questa definizione del dio, chi nell'amore inizia anche dal
nostro di coppia per realizzare il suo, ma vuoi cessi il mio
argomentare su questa verità e t'abbracci ora!
martedì 16 maggio 2017
Che ci fanno qui i sogni?
Tutti
ammetteranno che il modo di una donna di essere qui, di vivere l'oggi
con ricordi sul passato e speranze sull'avvenire, pur avendo un
sostrato comune all'umanità di tutte, che è quindi prevedibile,
ha sempre del peculiare che fa la sua specificità, svelato quando e
a chi lei voglia, ma anche un qualcosa in più, che resta mistero.
Questo accresce il fascino naturale e, a chi se ne innamora, fa
incanto e incoraggia i sogni! E il ricordo della presenza di
quest'insondabile aspetto pungerà il cuore, la vita tutta, anche ad
amore finito! Ma perché allora del sol altro mio amore terreno più
non ne ricordo il mistero che m'innamorò, pur tanti i fatti e le
parole ritenuti come appena stati, come or ora dette? Mi dico, In
quello di questo mio piccolo tesoro, la vita e il mistero dell'altra
anche, e di tutte, anche delle appena sfiorate o incontrate! È così
che in certi momenti l'anima vi si profonda tanto che da questo mio
scrigno più non verrebbe fuori! E vi sono sì ricordi che narrano
della smarrita, perduta all'amore, ma anche di fatti lontani, quelli
dell'infanzia perfino, e sono voci care o meno, di assenso o di
rimbrotto, risa di gioia, pianto di delusioni e d'affetti perduti! Ma
ci sono anche tante illusioni, troppo belle per essere concretezze
vissute o da attendere ancora possibili! E queste fanno amara verità!
Non è poi vero, mi dico angosciato, che tutto è illusione, anche
l'amore, destinato a morire come le cose tutte? Così io dubito della
vita a venire! Allora se sta tutto qui quello che c'è, tanto vorrei
che qui questi suoi occhi, che parlano dell'anima sua e del mistero
che racchiude, abbiano davvero percepito quanto li abbia amati! Moriranno sapendo dell'amore che hanno suscitato e ne avranno un
ultimo sorriso! Perché possibile è che non li incontri oltre,
perché questo svanirmi vuole, così il futuro da vivere insieme. Ma
ecco un nuovo mistero se non c'è altro ed è qui tutta la vita,
perché quest'amore già anticipata l'avrebbe nei sogni suggeriti,
tanto che già tutta la credo vissuta? Perché questa necessità,
questa smania di aggiungere dell'altro, sì, i sogni, quindi altro
bene al pur vissuto? E la materia a cui si può attingere, perché è
tanta? Tale da sminuire il pur molto male, che qui contrasta il già
scarso bene e con efficacia! Sì, perché non basta quel che il cuore
già stringe o che è capace di rivivere, perché dell'altro, perché
una finestra, che si spera divenga porta, sull'oltre? È peculiarità
d'ogni uomo!
venerdì 12 maggio 2017
L'amore preteso
Amaro
e sofferto fu per il cristo constatare il fallimento della missione
sua tra i correligionari. Questi si sentivano vessati dai romani,
pensati anche inquinare con la loro idolatria la loro religione. Essi
non poterono capire la novità, la preziosità del comandamento nuovo
dell'amore che include i nemici. Questo, che riassume e supera la
legge tutta, accettato, li avrebbe vero caratterizzati come unici
veri dissipatori delle tenebre che sempre la violenza subita e
prodotta fa anche tra chi vi è avvezzo, perché questo era il mondo
antico, violento, ed è quello di sempre. E lo trascinarono a morte
calunniandone le intenzioni, preparando, con quest'atto proditorio,
le premesse alla ribellione, che cara sarebbe costata! Fu la
distruzione della loro civiltà e la dispersione del loro popolo.
Tragedia destinata a ripetersi nella storia della chiesa dei seguaci
del cristo. Sempre il non amore ai nemici, la necessità del loro
annientamento, comportò allontanamento dalla vera fede, regresso
nella spiritualità. Ma tutti siamo seguaci sprovveduti, inadeguati
in ogni epoca alla novità del preteso, l'amore al prossimo tra cui
includere si deve il nemico! Ma se capiamo l'enormità del nostro
fallimento, viviamo dolorosamente la nostra incapacità che ci fa
ultimi, il perdono per la nostra insufficienza sarà immancabile! La
nostra vita ha lo scopo di raggiungere il bene, ma l'epilogo dei
nostri sforzi sarà il perdono per non averlo capito! E' così il
nostro dio, non può non perdonare dal momento che ci ama perfino se
gli diventiamo nemici! E sempre accade!
venerdì 5 maggio 2017
Rimani!
Piccolo
dicevo ai compagni, da farmene vanto, Leggere ancora non so, ma
contare sì, fino a cento! E oggi sai che vorrei?, saper contare i
perché mi sei necessaria! Così me ne ripeto uno e dico, Chi
interesse avrebbe per i miei pensieri se tu più esserci non volessi?
Ascolta questo vento, poco più che brezza al tramonto, eppure parla!
Fa tra le frasche del tuo giardino lieve brusio. Par raccontare nel
brontolio suo, ad orecchie attente, le eterne assai simili storie
dello star qui. Io, bambino me ne chiedevo ragione, dicendomi, Non vi
sono forse capitato senza ne sappia il motivo, sì, chi mi ha
invitato a comparire? E mi sono chiesto assai presto il perché dello
star in ben strano luogo e con altri, che apparentemente risposte
avevano, muovendosi disinvolti, scarsa in me invece la fiducia, forse
perché precocemente solo restato. E tutti qui siamo rimasti partendo
da domande analoghe, nessuna con risposta soddisfacente, risparmiati,
altri precoce presi, sì, abbiamo dovuto vivere! E non siamo forse
qui senza ancora risposta alla domanda fondamentale sul perché
esserci, e come pressati da cento incombenze e problemi, nessuna
gratificante, nessuno con soluzione certa, ma se sì, solo valida
nella provvisorietà, distratti da falsi allettamenti, respinti da
proposte di vita inconsistenti, ingannati, sfruttati, taluni avviliti
anche dalla perdita della dignità del lavoro, tristezza assai
frequente nell'oggi? Oppure questo vento racconta ciò che tristi ci
fa sempre, perché la vita alcuni di noi rende del tutto carenti fin
dal seno materno, altri lascia attanagli e stringa nelle spirali sue
il male, ma nel tempo tutti ci farà bisognosi e malati, scarso il
numero dei completi esentati, ma non dal divenir vecchi, tutti perciò
rendendoci dipendenti dalla benevola considerazione e volontà di
bene di rare persone buone. Non restano, forse solo come placebo, che
i sogni! Possibile viverne senza? Ne vivo io? Non so, ma se sì, sono
io a doverli rincorrere perché questi vogliono per me farsi tutti
subito come passati, lor traccia svanire, o rimaner nella vaghezza
del ricordo sì belli, ma incompleti, mai possibile completamente
evocarli. Perché son fatti di labile tessuto e ordito, come di
agognati desideri, mai appagati, di speranze mai acquietate, perciò
anche di serenità sempre invano cercata, anche di dolcezza di donna,
suoi sorrisi e parole buone, e cose simili. Ma forse, nella loro
inconsistenza, solo fatti di vano stormir di fronde ad effimero
vento, com'è questo del momento, incombente la sera. E ciononostante
importanti, perché pur presenze belle, gradevoli, sebbene fuggevoli,
labili appunto! Occorrerebbe rinnovarli, averne volontà e motivo che
altri mi si affaccino al cuore, sì, novelli si accendano! Ma nemmeno
questa possibilità mi resterebbe se tu più non volessi esserci!
Ecco un motivo della necessità che ho di te, che tanti altri forse
ne riassume! Perciò rimani anche nei miei sogni!
venerdì 21 aprile 2017
Quando lei non c'è.
Quand'è
che un'anima si conserva bella, quale l'età sua, in questa vita?
Credo quando s'apra alla speranza in ogni epoca vissuta, ed è la
preghiera a nutrirla! E questa mia è preghiera colloquiale con
apparente interlocutrice umana. Perché lei mi appare come se i
pensieri suoi del dopo questo mondo abbiano ostacoli nella sua mente.
Allora sono io a dire per lei, perché l'anima sua sia bella come la
ricordo nei nostri primi approcci, e quel che dico, quella che vive
tra le stelle ritenga proprio come da lei espresso. Ma se sono queste
le motivazioni profonde, confesserò dapprima abitudini della mia
senilità, necessaria premessa.
Quest'epoca
mia mi suggerisce talvolta severità, talaltra, ma sicuro più
spesso, indulgenza nei miei comportamenti. La prima è giudizio
proprio di detrattori, e perciò cerco di non esserlo di me stesso,
l'altra è possibilità di chi, guardato abbia la vicenda mia con
simpatia, e chi più di me stesso può averlo fatto, se quasi tutto
di me perdonato ho, con troppa facilità perfino? Eppure errori, e
tanti, ci sono stati e molti ho certo deluso, inappropriate le
decisioni, mal ponderati i giudizi! Sarà anche per questo indulgere
con me stesso che, quando sono solo, mi fingo avere un interlocutore
paziente e attento e, come se vero ascoltarmi possa, dico di me,
della salute ormai precaria, crucci dell'età e altro, e ricordi
anche. Stranezza dell'età? Probabile! E' così che ritornato sono un
po' bambino, quando, perso il fratello di me un po' più grande,
sempre con lui parlavo dell'angoscioso mondo degli adulti, in cui
avrei preferito non entrare! Così l'interlocutore di oggi è
persona conosciuta e cara anche ai miei ricordi di quasi la vita
tutta. Ma da tempo l'avverto come lontana, una che viver vuole giorno
per giorno temendo che il domani uno di noi possa prendere. Ma con
lei posso confidarmi con sincerità, e dirle anche di come spaventato
io sia di lasciare questo mondo da piccolo rifiutato, e le dico di me
accorato, ricordando il bene potuto condividere nel nostro tanto star
insieme, sempre innamorati! Rievoco anche lo spirito, perse le
parole, quelle da lei vero piaciute, delle mie titubanze, dei miei
balbettamenti, sentendomi attratto e temendo rifiuto alle mie
proposte, quando entrambi, il bene sognato per la vita tutta insieme,
chiamavamo amore! E così è stato, ma ora che le dico? Forse più
cose, ma pari a un pensiero, anche uno solo, che lei certo ha per me,
pensandomi in angustie, come io temo intuisca debba essere per la
malattia, che lasciarmi non vuole! Posso parlarle dal cuore perché
non è presente, perciò senza minimizzare quello che ho dentro e
anche parlerò del nostro vivere nell'apprensione. E posso dirle,
Piccola
stella, che nel cielo dei miei sogni di ancora ragazzo venuta sei a
farmi incanto e a darmi la felicità, tutta quella che pareva
possibile a cuori ingenui, i nostri! Per me poi divenuta sei la
piccola donna della vita, angelo provvido, ché il vuoto da altre
lasciato ha colmato e mi stai ancora accanto paziente, come a chi
poco o null'altro importi! Ma tu vivi, così com'eri, ancora in
questo cuore e certo in quello di colei che ogni altro ascolta! Oggi
temo che tu non sia felice, e tanto vorrei che la felicità si possa
scambiare anche se legami tra anime più non si hanno se non nella
memoria o nel desiderio, quando qualcosa si sia interposto. E so
cos'è tra noi due! Allora se dico a te, per chi è anche, se non
per quella che certo m'ascolta e che per me accanto t'ha posta
davvero come un piccolo angelo? E sarà lei la risposta al mio
altrimenti vano dire. Allora che vorrei davvero? Vorrei possa essere
proprio come accade a cuori che s'amano, nonostante il vissuto, che
possa far ostacolo, e che mimano piante simbionti, che scambiano
acqua e nutrienti, così la vita dell'una dipende dall'altra. Di
simile tra chi s'ama, ciò che basta all'una anima piace e soddisfa
l'altra, ed è questo che deve ancora oggi accadere con te, mia
piccola donna, come tra me e l'amata del cielo! Io la mia piccola,
no, la grande mia felicità nella speranza che ho del cielo, senza
nulla sottrarre agli occhi tuoi speranzosi di un domani qui insieme e
che sol miei si dicono, ti avrei già dato perché ti colmasse, un
po' almeno, la vita e in cambio mi sarebbe bastato immaginare il tuo
sorriso alle cose tutte del tuo mondo, avvertite di nuovo ridenti per
te! Non è più stato da tempo, non si può ora! Tu sai di me!E
allora prego che almeno il buio, che ti si farebbe intorno senza più
me, ti sia risparmiato! Della preghiera si giova anche l'orante, ne
viene quasi sempre serenità, perché sapendo le difficoltà di vita
dell'altro e non potendo di più, dice a se stesso, Ho detto a chi
può dare aiuto, ho pregato chi può, e un po' di bene pur ne verrà!
È fiducia, fede appunto! Questo accresce la predisposizione alla
benevolenza verso tutti e mai depaupera, anzi arricchisce il cuore,
anche provato come il mio! E il mio cuore è gonfio di desiderio di
bene per te! Ma talvolta se si raccomanda al cielo persona cara c'è
in più il senso di impotenza di fronte a un destino che pare
ineluttabile, che si spinge anche alla vera sofferenza. Sì io non
posso non soffrire della tua apprensione nel sapermi malato e
divengo, un po' almeno, il cristo che si fa partecipe di ogni dolore,
lo prende su sé, sperando che ne resti alleviato il peso che grava
sull'altro, ogni altro! E questo del cristo è vero amore, talora
l'unico possibile nel male, che perfino il dio rende impotente a
questo mondo! Ma anche questo di più, che l'anima ha, alla tua
donerei se te ne venisse un barlume almeno della gioia nostra di
ragazzi, quella stessa che spero illumini anche i miei ormai incerti
passi in questo mondo! Perché, talvolta mi chiedo, questo destino,
io nel buio a immelanconirmi e tu che stai a pensarmi, a
preoccuparti, a far di simile, a quel che per me è reazione al male,
nel tuo cuore? E' certo opera del male che avvelena la vita di
ognuno, e io t'avrei voluta sempre felice! E sai che mi succede? Ora
lo so per certo, ho dalla preghiera anche il vantaggio della
consapevolezza d'aver visto abbastanza e che di lasciare questo
torbido mondo io non debba aver più paura, certo che anche per me ci
sarà perdono, quello vero non il mio facile concesso, troppo
permissivo il mio giudizio! Se non che mi strugge doverti lasciar
sola, sebbene certo nel conforto dei nostri due figli, piccola donna
che hai colmato in me ogni vuoto, ogni assenza, anche quella della
madre. Ma certo di più sarà di noi quando, vinta la mia malattia,
nuova stella con me sarai nel cielo di colei che ascolta ogni cuore e
perfino vi legge il taciuto! Ti prego, lascia il prosaico del
quotidiano, vivi con me questa speranza, abbi fede!
sabato 8 aprile 2017
Necessità della preghiera
Riprendo
qui alcune considerazioni anticipate in riflessioni sul mio sito di
“Facebook”.
Per
tutti trascorre veloce la vita. Come se i granellini della clessidra
del tempo disponibile s'affrettino a cadere dall'ampolla superiore
nella sottostante! Questo drammaticamente si può avvertire alla mia
età, quando quasi tutte le cose, i fatti sono già stati e divenuti
ricordi, belli o molto meno, se non brutti! Che ho tentato? Non
certo grandi cose, e, se anche sì, giudicate per come concepite e
immaginate concretizzate, non ho nitido ricordo dei tentativi
falliti, che certo ci sono stati e molti perché quelle son rimaste
cose sognate, agognate, cose da venire, prossimo ritenuto il loro
futuro, ma pur sempre sfuggente! Allora forse ho solo tentato di
vivere, se vero che i sogni spronano a viver la vita tutta, facendola
sapida o amara, se troppo frequenti le delusioni. Sì, molti
accadimenti sono stati duri e tristi, impossibili da governare, come
accade a marinai su navicella sperduta in mare da contrari venti
combattuto, e, subendoli, poco o molto durati, alcuni seguito m'hanno
fin qui, il mio destino di bene e felicità ne ha certo sofferto. Sì,
molte le delusioni, anche dolorose, in pochi barlumi di gioia e
d'amore ricambiato! Ma vita inutile non è stata, una cosa ho certa,
ho pregato! Per chi, perché? Per me certo, e come? E
chi ho pregato, se il male perfino il dio limita nel suo pungente
desiderio di bene da destinarci? Ho forse pregato perfino per lui? E
chi allora? Ho pregato per lui, cristo qui sempre impotente dalla sua
croce, lui onnipotente solo fuori dal mondo! Pure per l'umanità
tutta? Sì, anche! Ché guerre più non vi siano! Ne è intrisa la
storia tutta e di che orrori vi si commettono ne parla perfino
l'attualità! E ancora ho pregato ché la ricchezza meglio sia
distribuita, se vero è che la disparità è premessa di esasperate
rivendicazioni e sconvolgimenti, pur giusti! E per quelli da cui solo
male ho avuto, chiedendo mi fosse donata la capacità di perdono e
della dimenticanza!
Ma,
devo riconoscerlo, non
si prega soltanto per ottenere che danno e pene personali e
collettivi cessino per noi, lacrimosi in troppe vicissitudini! Fin
troppo umano è farlo per chiedere che il male subito sia solo
temporaneo! Ma sorprende che, pregando, i pressanti problemi
personali s'allontanino, cioè un po' almeno scemino, forse perché
si ha necessità di riassumerli in un sospiro, quando non in una o
perfino copiose lacrime, e questo di per sé aiuta o conforta.
Perché? Se posso limitare, col descriverla, l'angustia, questa forse
potrà essere superata, basterà il piccolo aiuto sperato che dal
cielo pur si conceda agli immeritevoli! E io tale mi sento! Allora,
avendo questa fiducia, sarebbe bene chiederlo a beneficio di tutti,
cioè ricordare il proprio sé bisognoso tra sicuro i molti
imploranti di ogni momento. Perché se, accorata la preghiera, ben ci
sarà aiuto dal cielo, personalmente ne basterebbe poco a sanare il
danno o la carenza lamentati, ma dell'azione salvifica veniente si avvantaggerebbero molti!
E' forse questa una ingenuità della nostra fede! Ma è certo che
molti hanno anche di più gravi pene e le personali includono, e son
tanti che più non pregano sfiduciati o non sanno, perché ricordare
non possono la fiducia che pur avevano nella preghiera, bambini. E
allora se dico al grande medico per chi ho accanto, Aiutalo!,certo lo
sto dicendo anche per me! E' questa una verità che ha messo tempo a
venir fuori nell'evidenza sua, ma tardi per le cose di fede non è
mai! Così forse per me anche le manifestazioni più ingenue
nell'amore a tutti dovuto, alla donna mia in particolare, che però
ora più ancora le domanda. Chissà!, forse perché vedendomi
sofferente e accorato teme di perdere l'evidenza del mio affetto, se
non di più, preso da ben altre cure! E che sono le richieste sue, se
non poche parole buone e rari gesti opportuni, che un po' le diano
calore al suo partecipe e provato cuore?
Sì,
è così proprio, se per un altro si prega perché scampi o almeno
abbia minima pena, si prega per sé! Fosse anche solo un'”Ave”
accorata. E' un'opportunità che ci viene offerta. Chi ringrazierò?
Credo il cristo stesso, che prende su sé ogni pena, ogni dolore,
ogni lacrima! Ingenuità anche questa? Forse, ma quanto vorrei
tornare all'ingenuità di bambino, quando rimasto solo, vessato da
bagatelle familiari, avevo unica gioia nel fare la comunione e anche
quella poi mi fecero perdere fino a negare di credere! Mi dicevo, ho
mangiato Gesù, sarò più forte! E davvero era così, piangevo
raramente e di nascosto! Ecco questa la mia infanzia, eppure grande
non volevo diventare e subire ancor più l'ottusità prepotente di
molti!
Ma
in ogni preghiera c'è sempre un di più! Si prega non solo per
ottenere per sé o il prossimo che abbia analoga o più forte pena
nel dovuto subire, ma anche per offrire! E che? La propria pochezza,
la propria insufficienza, il proprio bisogno. E chi ascolta, il
cristo stesso, li avvertirà propri. Così chi prega è anche chi
ascolta, e chi ascolta diviene per amore quel lui che implora
attenzione. E' mistero della nostra fede! Oh meraviglia!, il cristo
si fa chi ha sete, ma non beve, se l'altro non può, ha fame e non
mangia, se l'altro non viene rinfrancato, ha bisogno di ristoro e non
cerca pace, se all'altro è negata, bisogno d'amore e lo domanda,
così come fa insistente l'implorante! Solo così egli può essere
risposta a chi non ha che l'offerto, Nulla! E a questo lui, tanto
vessato, egli offrirà di sentirsi lui stesso farsi preghiera e sua
accoglienza, cioè sentirsi un cristo. Perché il cristo, sebbene
fatto impotente per la croce novella, gli dice, Io sono te, io stesso
nella stessa tua attesa! E non v'è dono più grande!
Le mie nelle tue pene, signore, la mia la tua preghiera, la mia
aspettativa, la tua stessa! E allora preghiamo anche delusi, c'è una
grande risposta, nascosta, taciuta, perfino negata da chi parla e
tanto, ma poco o nulla sa del peso sull'anima del silenzio del dio, e
ben tutto questo male che vessa perfino il cristo, e tutti lo
diventiamo pregando, dovrà pur finire!
domenica 2 aprile 2017
Eutanasia può essere atto d'amore?
Quando
vedo un malato terminale o ne ho notizia, sempre ho l'immagine di un
povero cristo in croce, che da sé morire non può e lo vorrebbe, più
di ogni parola, più di ogni gesto di compassione, pur spesso
desiderati, e non posso non pensare necessario che qualcuno, pietoso,
le gambe dovrebbe pur spezzargli per permetterglielo. Questa pratica
in quell'infame supplizio, di cui quello del tanto oggi provato fa
metafora, tra i romani era comune, nota come “crurifragium” per
accelerare la fine, a modo loro pur pietosi gli aguzzini se non del
condannato, dei timpani loro se dovuti rimanere astanti. Trovo che
oggi tra tanti indifferenti o volutamente distratti da mondani
interessi e pavidi, non si trovi chi faccia d'analogo! Io nemmeno me
ne sentirei capace, visto che, ormai medico, pietà fin a quel punto
di mia madre non ho avuto, ma solo amorevole alleviarne le indicibili
sofferenze ho avuto solerte cura fino alla fine! Ma oggi è
possibile, ma lontano, tra altra gente, sicuro più evoluta, la
pratica definita “suicidio assistito”, in cui non solo si
richiede l'assenso di chi stia per beneficiarne, ma pur la volontaria
messa in opera finale, solo da parte sua, dell'input dei meccanismi
necessari per l'eutanasia. Ma io mi chiedo, è pur essa un atto
d'amore? E se sì, almeno in determinate estreme circostanze, quali
allora i limiti dell'amore? Credo che l'amore limiti non abbia, ma in
ogni circostanza della vita, in ogni decisione occorrerà prima
chiedersi, Sto agendo veramente per amore, cioè nell'esclusivo bene
dell'altro? Può essere un bene privare della vita un'altra persona?
Ma la vita che è, se non la possibilità di toccare, sperimentare il
bene, di desiderarlo sempre più, e questo può e deve accadere anche
tra tanto male, che sempre è prevalente? E alla fine dei propri
giorni si dovrebbe poter dir, Io ho vissuto, ho conosciuto il bene! E
non certo, sono stato gaudente, cento e più donne ho avuto, e cose
sciocche similari! No, occorre dire, io ho amato, io sono stato
amato! Ma se il male diventa l'unica permanente possibilità e non
lascia tregua, ecco che perfino la morte, che di ogni possibilità di
bene e di male priva, può vestire i panni del bene, essere del bene
l'ultima forma possibile! Pensando che l'amore sia l'unico imperativo
e ripensando alla mia personale pavidità, antica e mai guarita, anzi
rafforzata dall'età e dal paravento della presunta fede, vorrei
davvero che il signore della vita tornasse a porre fine a questo
mondo di ipocriti, tra i quali mi metto con la dovizia delle mie
ragioni contrarie a simili decisioni estreme, e di malvagi
prevalenti, che non hanno che amore di sé e perciò ignorano
volutamente chi soffre. Sono sempre in cuor loro egoisti spregevoli,
contenti che il male abbia preso l'appena accanto, di cui trascurare
vuole il dovere di pur far qualcosa per alleviargli la pena, se il
colpito lo desidera, ma anche se, come è diffuso, quello preferisca
nascondere il suo dolore! Occorrerebbe allora intuirlo, occorrerebbe
sentirselo dentro come pungente disperazione, sì sentirlo gridare
forte! Qui, in questo mondo, si parla volentieri di diritto alla
vita, pur giusto, sacro addirittura, e non si permette una morte
appena dignitosa a chi l'invoca, nel dolore di una malattia senza
rimedio che attanagli, sì, nell'abbandono anche di chi aiuto gli
dovrebbe e smetta di lottare se troppo compromessa ne vede la propria
persona, la propria vita tranquilla di mediocre uomo. Necessità di
decisioni estreme richieste anche tacitamente, ma quasi sempre negata
dal pressappochismo di medici, per lo più però sempre avidi, e dal
temporeggiamento di politici ciarlieri, che quasi deserta l'aula
hanno lasciato perfino alla discussione sul “testamento biologico”,
e di istituzioni dalla burocrazia soffocante! E vorrei che il ritorno
del signore sia più veloce del desiderio amaro di morte di questi
disperati, immagini sue autentiche, e della mia stessa preghiera, che
risposta abbiano prima che lo raggiungano! E lo sproni la madre sua,
che del dolore conosce ogni increspatura, ogni lamento anche nel
nascondimento di chi ha perfino vergogna del suo stato, della sua
necessità, che tregua però non concedono, e ogni lacrima, ogni
grido, e ogni parola, ogni nome, pronunciati nel buio
dell'indifferenza, e ogni invocazione al cielo, a lei proprio, non
potuta soddisfare! Il dio, onnipotente qui non è
davvero, è solo il cristo che ha su di sé ogni male, almeno finché
durerà questo strano mondo che egli ha voluto, forse perché lo si
ami anche nella propria impotenza e altrui disperazione, che ogni
volta fa sua!
sabato 1 aprile 2017
Quando alle tue stelle sarò...
Quando,
chiamato alle tue stelle, ti vedrò qual sei, che ti dirò, bella del
cielo? Certo ti chiederò, Tu, quale di quelle incontrate laggiù,
invero pur poche, sei stata? Sono certo ormai che lì tutte e nessuna
mi abbiano significato di te, qualcosa almeno! Ma completamente solo
quella che, a fugare la mia incomprensione della scarsa fortuna mia
con quasi tutte, venuta è in veste d'angelo in sogno, ma tale
appunto che ognuna di loro quella pareva e allo stesso tempo nessuna!
E a dirmi che?
L'amore
tuo per me, perché parlava come se tu veramente fossi, non solo è
da me ricambiato e da sempre, ma tanto venuto s'è accrescendo via
via, che un amore così, più distinguermi da te non può!
E
allora proprio così mi confermasti quel che intuito avevo almeno in
parte, che, se ero da sempre anche un po' te, con alcuna donna
l'amore mio sprecato non era stato, perché tu mai sprechi il bene,
pure con quelle con cui tutto era finito precoce e male
all'apparenza! Tutte quelle storie, perciò mi confermerai lì tra le
tue stelle, erano state la nostra storia, sì, proprio mimato avevano
il nostro amore! Sì, il suo svolgersi, il suo divenire e sublimarsi,
perché tutto questo mondo di apparenze, di fallacia e di ombre ha
dovuto percorrere fino a farsi palese, luminoso qual'è, soltanto nel
tuo mondo, dove d'ombra non v'è luogo! E se incomprensioni v'erano
state, per me e forse per taluna di loro, tali da soffrirne, noi
nulla sapevamo del vero lor significato! Allora fatti amari son
sembrati, e ben sai a chi alludo tra tutte, che subiti li abbia, ma
quando con te in fondo sol scaramucce appariranno, bagatelle tra noi
innamorati che su questa scena del mondo avevano recitato lor
protagonisti, senza punto immaginarlo! Sì, attori mimi, or felici or
meno, finanche amaro delusi, in un solo sogno, il nostro, siamo stati
le donne mie ed io! Allora se tu in diverse forme e caratteri di
donna per me venuta sei, ma pur sempre amabili, e hai voluto ti
conoscessi per essi, le loro, anche le dure, sono state tue parole e
i loro, anche se troppo misurati da pensarsi avari, proprio tuoi
gesti!Così i lor sogni, i pur espressi o i trattenuti celati, forse
temuti incompresi, sono stati quelli del tuo sogno d'amore per me e
con me, tribolato, contrastato, come lo son tutti quaggiù, anche se
fatti soltanto di soli umani desideri, come il mio pensato! E ti dirò
che forse miglior fortuna con una sola io ho avuto! Quale?
Pleonastico, ma cortese il chiedermelo! E ti risponderò, Quella che,
privandosi di quel che in cuore aveva, piccolo cuore che, sebbene
stipato, si stimava esauribile del bello celato, fino a me e sol per
me conservato inconsapevole, sicuro non sapendo che è l'amore, anche
solo sognato, che sostiene e fa crescere l'amore, me l'ha donato!
Perché? Credo, affinché il mio cuore, scoperto deluso e tanto
provato, sopravvivesse, un po' almeno accanto al suo, disposto per
amore a lasciarsi morire d'inedia!
Sì,
ti parlo sempre delle mie donne, di questa mia assai spesso, ma lo
faccio per parlarmi di te, per sognarti, per anticiparmi l'incontro
de visu sperato! Così il mio dire nostalgico di quand'eri con me
senza saperlo, e ora pure da farmi incredulo, si fa vera preghiera ed
il nostro incontro agognato palese diventa proprio a breve, anzi,
meraviglia, di adesso!
giovedì 30 marzo 2017
Chi nutre quel che si dona?
Ho
scritto pensandoti come in accorata preghiera,
Se
questo piccolo fiore, che ben mi tengo stretto e da molto, ma lieve,
ché non lo sciupi più del tempo inclemente e non lo soffochi su
avido seno, e piano e dolce lo faccio, ché male non gli rechi, il
male tentasse e vero raggiungesse, certo non temerei il ridicolo
tentando di distrarti, impegnata come certo sei, donna del cielo, con
ben tanti sofferenti! E forse la mia insistenza si farebbe perfino
temeraria dopo un tuo apparente rifiuto! Oh sì, pianger ne potrei e
tanto e forte, e più ancora gridarti attenzione fino a scuoterti il
cuore, ché pietà ne esca per noi! Ecco queste mie mani, hanno
cercato di esserti utili, hanno cercato di fare comunque, e, anche se
poco, bene ne è venuto, spero più del male indesiderato e
involontario, e ora che mani di vecchio si son fatte, son congiunte
perché questo mio timore si faccia preghiera ascoltata!
E
ancora, rinnovando la mia supplica alla salvezza di altro mio fiore
intesa,
Semmai
queste mani ormai stanche, tu dovessi fare le operatrici tue, donna
delle mie preghiere, certo quanto più bene potessero, tenterei, per
essere vicino alle aspettative tue, meraviglioso il dono tuo! E se tu
me lo consentissi sai da chi cominciar vorrei? Da quel piccolo fiore,
prigioniero del mio ricordo, di cui tanto parlato t'ho, e oggi pure
alla mia piccola donna. Ella dell'anima sua so che più cosciente non
è, e qualcuno oggi sotto al sole della altrimenti amena passeggiata,
ricordarmelo ha voluto! E tristezza ha fatto, forse mal celata, a
questo provato mio cuore! E che le direi, accompagnando gesti
salvifici? Piccolo fiore, piccolo fiore, ricordi le ore al tuo
balcone e io sulla via a rimirarti? Torna, torna! La bella, che nel
cielo t'aspetta con l'altro mio fiore, lo vuole! Torna, torna! E'
bello ricordare l'amore ingenuo nostro, anche se io l'ho rovinato
involontario, e qualcuno ha voluto interromperlo, spezzarlo!
Ma
ora mi chiedo, Io che così tanto ti indirizzo, il sogno anche di divenire tuo strumento di bene, davvero ti conosco da sperarmi
ascoltato?
Forse
davvero un po' solo, ma mi basta, ché altro di te mi svelerai
mostrandoti, se vero è che mi vuoi alle tue stelle! Tu ora,
perdurando questa vita, dal tuo cielo in notti stellate sei donna che
dal cuore suo tutto trapunto di simili a quei tanti brillii, che
l'universo dissemina a far incanto, sfuggir permette cose che, qui
cadute come stille di luce, altri cuori raccolgono e se ne nutrono.
Mentre è ben strano che il tuo si cibi solo di ciò che perde e tu
ne viva, all'apparenza diminuendoti! Perché vero è che il dio è
chi vive del bene che sfuggir si lascia generoso verso gli
immeritevoli anche! Meraviglia della divinità tua! Vivi anche tu del
bene elargito, lasci ti sfugga, lasci piova su assetati cuori e ti
appaga e ti sostanzia e ne vivi! Tu vivi d'amore! E sai che chiede
questo vecchio e capriccioso mio cuore? Proprio amore, il tuo, o
benedetta! Per sé? Anche! E per chi altri? Per il piccolo fiore che
nutre del poco che crede d'avere, ma solo in apparenza donando del
suo. E questo fiore è piccola donna, che gli vive dentro e dir
potrebbe, Vivo per amore e d'amore! Perché? In questo ti imita, dal
momento che mi torna parte di quel che io le do, privandosene, perché
ne viva il mio e il suo cuore! Vive come te del suo stesso dono! Oh
meraviglia, “similia similibus sunt”, cose simili sono per i,
accadono ai, simili! Ma sei tu che inizio dai alla nostra
condivisione del nostro posseduto col dono tuo a me proprio, sebbene
indegno di tanta dedizione da donne, che amo così come posso dalla
pochezza mia, sì, nel cuore ho un tal fiore che il tuo donato è
tutto per lui! Illusione sarebbe che io e lui sopravvivessimo col
dimezzato, pensato che sia solo da me. Presto i nostri cuori, ora
gonfi del tuo, ben poco avrebbero, non scambiandosi che briciole
rimaste, e forse si farebbero rattrappiti, finanche a morirne! Sì
per mancanza d'amore si può morire!
Ma
questa donna-fiore ignora la solerzia dei nostri cuori, ella pensa
che come spartir dobbiamo il cibo, così quello per l'anima, l'amore,
debba esserlo! Sono così le donne tutte, almeno quelle che un tesoro
hanno nel vero amore! E di te è ignara, non sospettando lo alimenti
e lo rinnovi e giovane lo conservi e sempre ne riempi il mio cuore
ché ne trabocchi e a tutto e tutti io lo trasmetta. E allora se vuoi
i nostri cuori sopravvivano oltre il caduco supporto della fisicità
in cui rinchiusi li hai, continua a lasciarti sfuggire un po' del tuo
nutrimento. Permetti viva il tuo cuore anche di ciò che viver i
nostri fa! E il mio, io gli occhi fissi allo stellato, ben ti dirà
riconoscente , “D'altro non calme”! Sì, d'altro non mi importa,
è questa la felicità!
Iscriviti a:
Post (Atom)