mercoledì 13 dicembre 2017

Amore scambiato col dio


In amore, quando l'afflato dei cuori innamorati sarà stato raggiunto, avrà importanza chi dei due iniziato abbia la bella storia? Per nulla! Così col dio, ma è sempre da lui che inizia il sodalizio. Perché? Io non lo conoscevo, io solo vagamente lo sapevo, lunghi i miei momenti bui, come accade a molti a questo mondo. Io invece da sempre mi so, perciò sono da lui conosciuto, ché dentro legge quel che io vi leggo, nelle piccole effimere gioie, nelle delusioni, nelle sofferenze che sempre vogliono riaffacciarsi, mai vero efficace, definitivo il rimedio, nelle ricorrenti preoccupazioni e conseguenti tristezze, e in altro. Ma lui ha dovuto farsi conoscere! Come, meraviglia, è potuto accadere che il suo amore m'abbia reso indifeso, e mi sia dovuto arrendere? Forse perché in tanto squallore cuori di rare persone buone non mi sono mancati. Da dove, mi sono chiesto, la loro bontà inattesa, chi l'ha sensibilizzata, predisposta all'ascolto e talvolta al perdono? Dev'essere stato così, è con quegli incontri, quei doni insperati, che parevano fortuiti, che accesa mi si è la speranza di una salvezza voluta e accettato ho il dio nel mio destino, creduto d'amore! Sì, il dio ama per primo! A noi seguirlo in questa avventura, titubanti, dubbiosi, ché non mancheranno le pene, ma in fondo felici d'avere importanza, d'esistere per qualcuno, quel qualcuno!

sabato 2 dicembre 2017

Amare è una corsa nella gioia


In questo mondo di tante difficoltà, tanto lo squallore da poter definire percorso intricato e con molto buio per chiunque, dovervi vivere! Ma io so che si può vivere tentando il bene, amando, in sprazzi di luce! Forse in questo anelito vissuto ho aggiunto più ancora alla tortuosità e asperità del cammino comune, ostacoli, incomprensioni, da riceverne disappunto o dolore nel problematico rapporto con gli altri, ma almeno so che ben si finisce! Perché? Abbiamo corso e stiamo per tagliare un traguardo, verso dove, che, chi? La parusia, addirittura! Perché? Si vive e si anticipa la gioia! Sarà l'atteso infatti un evento di gioia per tutti, ché colui che viene tutti ama e proprio tutti affrancherà nel perdono, almeno dalla propria mediocrità, anche se tutta spesa bene, come io avrò tentato di fare! Infatti allora, col respiro anelante per la corsa, alla fine forse non avrò maggiore certezza che il pieno conseguimento dello sperato ci sarà in un oltre, ma potrò dire al mio cuore, in subbuglio non meno del fisico, Abbiamo amato, abbiamo cercato di anticipare la gioia, assaporando quella di correrle incontro! Ché io ne ho e ne avrò vissuto, sì e di quella di correrle incontro, gioia della fortuna di poter amare, e della gioia, anche piccola e raro palese, suscitata in altri e rivissuta in me. Ma più ancora perché accanto ho una piccola donna, e ho vissuto anche la sua gioia, quella sua spontanea da innamoramento e la nata dalla mia, la gioia d'aver raggiunto nella mia corsa una donna, come ella è, a lungo sognata! Una corsa questa non solitaria e in reciprocità d'amore, che sa di vero anticipo quaggiù! Perciò che vera possa essere la favola bella del ritorno del cristo, almeno per chi conservato si è ingenuo bambino, bastevole la gioia vissuta!

giovedì 30 novembre 2017

Sulla meraviglia dell'amore


Ho scritto su “ facebook”, Non è forse un grande miracolo scoprire d'essere amati, più se pensati immeritevoli di tanto dall'avvertire bassa la considerazione e stima dei più? È così, da “io sono amato” che inizia l'autostima e l'amore di sé, che non si ferma, raggiunge la persona, che ha preso l'iniziativa, in uno scambio vitale e, vero miracolo ancora, diventa “io amo”! E tutti vorrebbe in un sol abbraccio, perché è sentire che non si ferma, ma raggiunger vorrebbe ogni altro e ogni cosa del mondo visto incantato, con gli occhi con cui, incorrotto, lo vide il dio che lo volle. Perché? Affinché uno, nella sua ingenuità ritrovata, dichiarasse la sua meraviglia e, cartesiana affermazione, potesse dire “io amo, finalmente sono”!
Che aggiungere? Sapere d'esistere perché amiamo è la scoperta dolce che tutti dovremmo fare nella meraviglia! Per me è così, non amo perché so di esistere, ma esisto come atto d'amore antico e amando, ricambiando l'amore a chi mi volle, ormai solo nella memoria, e a chi, lui bambino, mi vide e ne sorrise, so di essere davvero! Ma più dolce è scoprire di esser amato nel passato che ci appartiene e, in questo presente, che tu, solerte compagna, rendi dolce per l'età mia vissuta, aver scoperto che esisto autenticamente proprio ricambiandoti l'amore, cosa che per gli altri miei affetti posso solo nella preghiera!
Allora posso discorrere col mio cuore e dico a questo innamorato e all'immagine di te che racchiude preziosa e porta ovunque, Sol quel che senti mi spinge e mi fa credere che questo tuo amante, questo tuo bene, ci chiami sospiroso da chi completo l'ospita. E accorriamo, io, pesante fardello del mio soma, tu, sempre nel mio cuore, che mi precedi, precorri le mie intenzioni, le mie decisioni, con la leggerezza del tuo spirito, a soccorrere quei sospiri! E ti troviamo, piccolo fiore, ancora intristito un po', e vero sospiroso, e ti diamo requie col nostro sorriso!









venerdì 24 novembre 2017

L'amore che è?


Si può essere attratti da una donna per molte ragioni, tutte che destino meraviglia e facciano incanto a recettivi maschi. Così le fattezze della bella persona, la preziosità e gentilezza di modi e comportamento, l'intelligenza vivace che domandi continua attenzione, la vastità delle conoscenze sue di cui ella pur faccia voluta discreta, fino a timida, mostra, forse anche altro in un bel gioco a due, ma perché diventi innamoramento occorre più ancora. Che? Deve l'apprezzamento maturare, subentrare il considerarla unicità, anzi miracolo che altri, fermi alla prima fase immatura di simpatia, non sanno, non possono vedere. E il sentito per la novella visione diventa quello di poeti d'amore cortese, pensarla come donna venuta “a miracolo mostrare”! E quando questo sentire, sempre ingenuo, da ragazzi sprovveduti, come, senza ammetterlo mai, in fondo al cuore si rimane, disarmati di fronte al ritenuto miracolo, pone nel cuore salde radici da non essere smentibili, ecco l'irrinunciabilità, la preziosità, che per essere amore autentico, ricchezza scambiabile, che s'avverta addirittura aumentata donandola, deve aver preso, per ragioni analoghe, anche la tutta bella dei propri sospiri! A me deve essere accaduto così e guardo, vero miracolo questo, ancora questa donna con gli stessi occhi del ragazzo dei primi approcci!
E con quella del cielo che avviene? Non la si vede, non la si sente eppure ci si può scoprire innamorati! La bellezza, qui a questo mondo tanto dispersa, è pensata, con le cose buone che pur ci sono, venuta da una fonte generosa che almeno è quello che più qui le assomma, una persona, una donna particolare, con le qualità sublimate di quelle di qui. È fantasia, è realtà? È fede! Diventa amore se si sente arricchita l'anima, come il donato torni aumentato quando le parole si sciolgono nella confidenza, si fanno preghiera!


















mercoledì 22 novembre 2017

Ha requie l'amore?


Per tutti il mondo è fatto degli stessi oggetti e ci sono le stesse possibilità di mettersi in relazione con essi e il loro divenire. Conducono o a una visione superficiale, che dà tutto per scontato, non meritevole di troppo interesse, o profonda e meditativa, nella meraviglia e nel mistero. Così nell'amore. C'è chi ama se stesso appena o molto, ma si ferma, non estende ad altri il suo sentito, chi per una donna o una causa spende generoso tutto se stesso. Ma tante altre  sono le sue possibilità. E si può perfino amare l'amore di per sé, avere diletto dal contemplarne le possibilità, i modi di realizzarsi, che già l'amante coinvolgono o lo potrebbero. Sono modi diversi d'amare e per profondità e per indirizzo, ma inclusi nel concetto d'amore. Ma amare l'amore, vuol dire anche di più, dargli consistenza, personificarlo, attribuirgli possibilità autonome di esistenza, farne il dio. E il dio così pensato, è chi ha ogni espressione possibile d'amore, dal mediocre, anche imperfetto, anche incompleto, anche sterile, al fecondo, al sublime, che tutti includere vuole, perfino col cristo i nemici! E più ancora il dio ha in sé ogni amante, perfino tutti quelli che lo amano, che lo contemplano, appartenendogli. Non è possibile contemplare il dio se non dal cuore suo! È forse per questo che san Francesco ha affermato che fuori del dio non v'è amore, possibilità di pensarlo, concepirlo, amarlo!
L'amore non è amato! Non può esserlo, perché non lo si vede, non lo si tocca, occorre appartenergli, cominciare ad amare, non importa chi, come, quanto, ma mai fermarsi, l'amore non può avere requie!




giovedì 9 novembre 2017

Il giudizio


Nel film “ Centochiodi” di Olmi, a proposito del giudizio universale, si esprime in fondo il dubbio che possa avvenire perché il giudicante vi diverrebbe giudicato per l'immane sofferenza permessa, dell'umanità. Infatti l'umanità è da sempre sotto la suggestione possessiva del male, tale che se esso fosse persona, richiederebbe per liberarla un esoso riscatto, la morte del cristo! Ma il ribaltamento nel giudizio forse sarebbe plausibile, se quell'evento non ci fosse già stato! Io non sono che un uomo di fede, ma oso sperare che quell'irripetibile fatto sia già accaduto e abbia cambiato per sempre il destino di noi tutti, indirizzandolo al bene! Quando si sarebbe verificato? E' avvenuto col cristo che, nascendo, lo ha iniziato, e concluso quando ha preso su di sé ogni responsabilità, morendone di croce. E l'uomo colpevole, perché ne sarebbe stato affrancato? Nessuno di noi, quale l'epoca sua di vita, può pensarsi innocente, immeritevole di quel che la vita gli riserva, ma tutti saremo graziati, dopo quel sacrificio, perché è proprio vero che il cristo ha voluto morire per il nostro affrancamento. E' verità questa, quale ne sia la spiegazione umana, compresa la sicura fantasiosa che ho appena espresso, cioè il giudizio già avvenuto col cristo espiante la permissione del male, che tante disgrazie ha causato all'uomo e ai viventi tutti! Allora io non posso non chiedermi, Come potrà essere il mio destino al bene? Sarà col perdono, mi rispondo, che diverrà immancabile dopo il pentimento! E se quanto congetturato mi appare verosimile, allora anche dovrò chiedermi, Perché continua questa tragica farsa? Io non so risposta! Forse la ragione è che affinché l'amore risulti palese vincente, richiede molto tempo! Tutti lo sperimentiamo, facile non è per nessuno imitare del cristo, l'amore suo, soprattutto ai nemici, e tutti finiamo col diventare nemici verso lui e quindi a ogni altro, e non siamo per questa pesante colpa meno amati!





lunedì 6 novembre 2017

La morte necessaria alla vita novella


C'è forse tra noi credenti chi possa non esclamare, Cristo almeno per la mia persona cara esisti signore della vita, donale la gioia qui negata!
Infatti nulla garantisce la speranza di essere coinvolti nella vita che viene. Né affermazioni attentamente vagliate del “libro sacro” , né le ottimistiche di uomo pio, tenuto nella ben meritata considerazione da quelli, come me, di sicura meno ardente fede, nemmeno le consolatorie profezie mariane, dettate da vera madre. Perché dalla nuova esistenza deve separarci la morte, quella personale o la minacciosa collettiva sempre incombente in questi tempi tristi? Perché mai è possibile iniziarla già qui? Eppure la vita può qui aver avuto molti meriti, che fanno ricca l'anima, o se manchi dell'amore comandato dal cristo, verso anche i nemici, queste pecche sono state sanate col perdono, che il pentimento ha dolorosamente domandato e ottenuto! Forse la necessità della morte sta a significare la completa gratuità della nuova vita donata, se la novella non è garantita né da meriti acquisiti, né da desiderio di ricambiare l'amore che ha permesso il perdono. E la fede? Quella che fa sperare che tutti quelli che passano per la strettoia del dolore, quello spontaneo di cui è ricco questo mondo e quello del pentimento per la propria mediocrità, meritino la generosità del dio, che è in fondo? Solo un estremo atto d'amore, quello che fa gridare, Io esisto grazie al tuo amore, dio mio, e tu al mio!



venerdì 20 ottobre 2017

Nell'amore il dio!


È proprio vero, nessuno qui è un'isola, non sta solo per sé. Se due si amano, la dedizione reciproca desta talvolta curiosità, talaltra desiderio di emulazione. Sì, come se il bene di coppia realizzato voglia diffondersi, guadagnare altre anime, esaltandosi a ogni conquista! E c'è chi crede, dal momento che qui contagia, che il bene non muoia e il sodalizio da cui parte non sia per qui soltanto, ma destinato a un oltre, cui esso stesso dà consistenza, una consistenza d'amore, altrimenti inconoscibile. Sì, questa speranza ha per noi due fondamento, dico a questa mia donna, dal momento che ci diciamo l'uno per l'altra, allora bisognerà difenderla nei nostri cuori uniti da tutto ciò che spegnerla vorrebbe, spegnendo l'amore! Noi, che sperimentiamo questo sentire, crediamo che il nostro destino in quell'oltre non faccia completezza, ma che moltissimi cuori simili ai nostri già vi dimorino per dar vita a un tu che ci accoglierà nel consesso, manifestandosi nella benevolenza e simpatia dei presenti! Lo chiamano dio, il dio! È lo stesso che ha qui ha permesso il nostro amore e lo difende anche dall'oblio degli indifferenti. Per incontrarlo de visu, con gli occhi del cuore, dal momento che è il bene in tutti quelli che, come noi, lo fanno vivere già qui, amandosi, occorrerà però anche pentirsi delle opportunità di bene qui mancate. Perché? Sono diminuzioni per il dio-bene e manchi per noi che non siamo che una sua particola, la realizzata! Noi siamo piccoli o grandi nel bene fatto, concretizzato con la nostra condotta di vita, noi siamo il bene che il cuore contiene, nella misura che contribuiamo a definire già qui il dio! A ciascuno egli donerà questa capacità di rivedere criticamente la propria vita. E io avrò tanto da farmi perdonare, ma non di non averti amato! Non ha curato la tua presenza la mia solitudine?

sabato 7 ottobre 2017

Che fanno i sogni?


Un sogno svanito, lì per lì sfocia nell'amarezza della delusione e necessiterebbe di conforto, già appena mancato l'appagamento, quasi sempre assente o carente per l'insensibilità diffusa che fa l'ambiente della vita di ciascuno, ma poi, passati quei bui momenti, diventa addirittura una positività, un arricchimento del proprio sé. Perché? Passato il tempo del risentimento per la propria pochezza e ingenuità, giudicate inguaribili, quello che rimane della speranza, pur delusa, è proprio un che di cui si trova arricchita l'anima. Questa si è come dilatata per accogliere il tanto ben sentire, suggerito dal sogno, il tanto ben vedere le cose tutte, sebbene consuete, sotto una luce nuova, sì belle tutte come mai state! Ma al sopraggiungere della delusione, all'infrangersi della speranza, l' anima non s'è rattrappita in quella che era o in meno ancora, ma, è come aumentata, si è aperta a tante nuove aspettative di bene, ed è così divenuta più ancora una ricchezza per il sé! Ognuno è quello che la propria anima è! Così io so di essere non solo quanto di bello e buono ho raggiunto, ma anche il bene intravisto che non ho potuto far mio, ma solo sfiorare, solo sognare! Sì, i sogni, anche dovuti restar tali, fanno una ricchezza nuova insospettata, la possibilità di capire e accogliere il bene presente o futuro, cioè aumentano, dilatano, arricchiscono l'anima! Ecco, questa donna di qui si dice mia, solo m'ha illuso o vero ho il suo amore? Se scoprissi il manco dell'amore sperato, che farei dopo l'inevitabile disperazione? Più ancora, la mia speranza d'amore da quella del cielo, andrà delusa? La potrò mai constatare indifferente al mio sentire, come m'è accaduto con altre donne di qui? Se m'accadesse di scoprirmi di scarso o nullo valore per lei, che sarebbe di me, se è lei a dar perfino il suo nome alla mia speranza? Son certo di questo, alla fine mi scoprirei addirittura, paradosso, migliore, solo per aver sognato un bene irraggiungibile al momento, avendo capito la necessità di impegnarmi per farmene degno! Di simile con la donna m'accadrebbe! È questa, mi chiedo, in fondo una stranezza della natura umana o è questo della vita lo scopo? Cioè conseguire un po' del bene possibile, troppo il male da lottare, e far posto, allargata la capacità dell'anima con i sogni, alla comprensione e al dimorare in essa del bene, quello sperato già qui o dell'oltre? Sì, è proprio così, io trovo già tanto ricca ora l'anima mia perché meglio disposta all'accoglienza del bene, a capirlo nel valore suo e a farne geloso possesso! Il bene pur viene, qui o nella vita dell'oltre, e l'hanno fatta tanto capace di accoglierlo i sogni, anche quelli che questa vita fin qui ha tradito! Sì, lo ribadisco, preparatori nell'anima sono i sogni tutti, o di un bene atteso, di qui o dell'oltre, o di un bene già acquisito, ma meglio capito, ritenuto più prezioso, come per me è stato l'amore della mia donna. E che sono da sempre io, se non il poco conseguito e il tanto bene ancora sperato? Ciascuno è solo il bene che ha in sé o che spera! Ora ne sono ancora più consapevole perché nella speranza, nel sogno dell'avere più ancora di quanto posseduto, ho messo anche questa piccola donna con i sogni suoi!

domenica 24 settembre 2017

Di che sarà oggi la mia preghiera

Di che sarà oggi la mia preghiera? Che dirò di diverso oltre al consueto alla bella, che sicuro ama quel che io amo, per prima la donna che m'ha dato? Quello che dirò a questa piccola donna è detto a lei, è detto al dio!
Così nella meraviglia, oggi le dico, Vedi come tutto s'è rinverdito questo prato alle recenti piogge, ma più riderà per i fiori suoi a primavera e a questa piccola vallea attirerà sguardi e sospiri innamorati! Eppure non sarà lo stesso di precedenti soste alla sua meraviglia di altri cuori presi d'amore, caduti in amore! Perché vero è, tutto è diverso, solo simile al già stato! Così il cielo che si lascerà ammirare stasera, ché sereno s'annuncia, sarà tutto trapunto di stelle, le stesse di sempre di questa stagione e alla stessa ora, quelle dalla nostra cittadina visibili, eppure diverse nei loro brillii e pur diranno a cuor che legger le sappia e vi cerchi messaggio d'un amore lontano, o a noi certo significarci vorranno la benevolenza per noi, lassù! Così nella mia preghiera, le mie parole essenziali, quelle non occasionali, sono sempre le stesse, ma ora accorate or serene, ora dette aspre or dolci, ma tutte significano quanto quell'amore cui le indirizzo, sperate comunque gradite, sia agognato! E le mie parole per te sono simili nel tono a quelle delle mie tante “ave”, anche nelle aspettative, ma come di chi, innamorato, chiede e dubita allo stesso tempo venga la risposta attesa! Ma se è vero quello che spero, certo l'amor tuo, perché mai svelato appieno m'hai quel che il cuore tuo serrato mantiene, come suo geloso possesso? Ma anche per questo sarà che ora altro ancora pretendano le mie parole. E che? Che tu scrolli il cuore e ne lasci cadere il trattenuto. Forse sospiri, forse parole non dette, timide troppo, e sicuro lacrime più ancora di quelle versate, quando gli occhi tuoi hanno dovuto piangere la mia stupidità! Servono al mio cuore, ché tutto tu ne bagni e vinca il tempo, che inaridire me lo vuole e far come quello di chi mai ha amato!



domenica 17 settembre 2017

La patria di ogni uomo è la croce!


Nella creazione il dio s'è diminuito, ha fatto luogo accanto a sé al diverso da sé, al mondo, all'uomo. La somma dell'uno e dell'altro, venuto all'esistenza, è meno del preesistente! Proprio strana aritmetica nel dio! Ma il dio ha permesso il male che è iniziato proprio da questo sorprendente risultato del conto primordiale e ne è venuta l'infelicità per l'uomo e per il dio. Perché? Affinché questi si convincesse, dura scuola la vita in ogni epoca, che per annullarla, occorre diminuirsi, rinunciare al proprio sé, annichilirlo! Come e quale lo scopo? Già nell'amore per un particolare tu, l'io rinuncia a parte del suo sé per accogliere l'altro e farlo partecipe delle sue speranze e delle sue occasioni di gioia. Inizia così un prologo che vedrà incomprensioni, piccole pene anche e sofferenze perfino, ma che sfocerà nell'amore, sebbene limitato, ristretto a un singolo. E quando così, tutto sarà da condividere, il dolore anche! Ma più ancora occorre faccia l'uomo, non fermandosi a questo prologo per solo un altro, per quanto lo impegni, ma estendendo l'interesse suo a tutti, fino ad annullare il proprio io nell'amore offerto all'indifferente e all'immeritevole. Sì, al nemico anche! E che guadagna? Guadagna il dio, sua gioia e suo dolore! Insomma il dio per amore ha fatto l'uomo, ora ha bisogno dell'amore della creatura sua per recuperarla al suo bene, per colmare l'allontanamento che ne è venuto, subito anche da lui, come dall'uomo e dalla creazione tutta! E poter con lui spartire la gioia che contenere non potrà nel riaverlo e il dolore che l'attanaglia per i rimasti qui. Per l'umanità che vuol farsi più ancora distante, perdersi! Ma è proprio così? Occorre mi chieda a questo punto! Io constato, con sorpresa, anche nella persona mia, che il male ha a questo mondo gli eccessi suoi e il dolore da danno fisico spadroneggia qui e vi solo privazioni, suoi eccessi indicibili che fanno poco tollerabile il subito e non chiaro, tortuoso il disegno divino! La sua incredibile proposta, quell'“io voglio darti il mio bene, io voglio darti il mio dolore”! Così ogni azzardo di semplificazione non andrà più in là della mera congettura! Ma io, che ne sono tentato scrivendo, ho la “fortuna” ( sic!) d'essere sotto tiro del male e tutto riduco all'essenziale e a quello che al momento ritengo sicuro. No, proprio non sto raccontando una favola! Allora cos'altro potrò dire con sicurezza? Questo almeno, Il dio completa il suo disegno nel suo cristo, che con la sua croce ha dato e dà il massimo dell'annullamento del suo sé per amore e ora sta col padre suo a spartirne gioia e angoscia. Per chi? Per Noi! Per noi, tutti immeritevoli, che l'abbiamo crocifisso in ogni epoca. Sì, il cristo ama chi lo ha perseguitato e chi ancora lo perseguita nei fratelli suoi e ha pena per il suo destino, che vuole sia di luce. È come se il dio abbia creato il tutto e il cristo abbia iniziato la de-creazione che riconduce il tutto all'amore da cui esso è venuto all'esistenza, suo scopo, sua felicità, suo dolore anche, ma motivata pena per i rimasti e non come è qui, subito per l'ottuso vento che tutto travolge nella follia sua! Ecco perché la Weil dice che la patria di ogni uomo è la croce, l'imitazione completa del cristo fino al sacrificio! Poi sarà la pace, ma anche la pena per il destino dei rimasti e lo voglia il dio che dal dono del pentimento, anche postumo, possa rigenerarsi l'uomo nuovo, solo attento al dio e non ad altro, come qui ha fatto, abbagliato dai falsi luccichii del mondo!

mercoledì 13 settembre 2017

Che chiedere al dio?


Quand'anche per me non ci fosse altro che questa vita tutta terrena, quand'anche il momento della morte non mi portasse nulla di nuovo, negli ultimi attimi ringraziare dovrei il dio d'avermi illuso d'amore la vita tutta. E sono stati questi occhi di donna che ho amato! E se invece vero ci fosse una vita in un oltre e io meritassi l'infima condizione dei mediocri, pur quel dio che me ne avesse separato ringrazierei, debitore d'amore anche in questa condizione, potendoli ancora amare almeno nel ricordo! E quand'anche come a persona mal riuscita non fosse dato nemmeno ricordare, come già accadere può in questo basso inferno terreno, e ne ho struggente esempio di una che la mia vita sfiorò, anche allora che chiederei? Se altri felici mi fossero mostrati della gioia che da altre cose e amori può lì venire, ma senza la memoria di qui, pur chiederei mi fosse ridata la sola capacità di ricordare solo questi occhi che qui ora parlano senza parole, chiedendo in ardente preghiera di non ricordare altro che ciò che nella vita trascorsa si lasciò da me amare, ché mi basterebbe! E quand'anche meritassi il paradiso tutto, esclusa la piccola parte in cui essi continuare a vivere potrebbero, rinuncerei a tutta la gioia sua pur di ritrovarli in quella piccola sua parte proibita!
E proprio non so che chiedere e desiderare di più! Io non ho amato che una piccola donna ed è stata la gioia mia tutta e vorrei che continuasse ad esserlo, tutto qui!


In difesa di Simone Weil

Vorrei saper rispondere efficace a chi è detrattore della Weil, di cui io invece mi sono innamorato, tanto da sperare vederla se nell'oltre sarà concesso vedere o rivedere le fattezze di ogni amato. Ma posso farlo solo dalla mia pochezza, che, come mai prima, avverto tanto stretta! E come? Che dirò, un po' parafrasando Simone nel tentativo di farle schermo, di difenderla?
Trovare nel buio che mi s'è fatto intorno e dentro nella sconfitta, nelle lacrime d'una perdita, nell'amaro del subito, nella solitudine d'una disgrazia, in ogni ingiustizia patita, la presenza di chi sentivo distante, di chi pensavo distratto, altrove e con più degna persona impegnato, è sorpresa! Ma è meraviglia né piacevole, né amara! Perché? Questa certo non diminuisce l'angoscia del vissuto, anche se la motiva, non è vuoto che si riempie, né cielo che s'apre, né turbine che cessa, anche se dà un perché a me che me ne sentivo preso, attanagliato, a me che mi sentivo allontanato, a me che mi sapevo dimenticato e mi ritrovo accanto proprio chi mi era parso il più deludente di tutti, addirittura confuso tra i fuggiti dal mio dolore! So che sono ancora nel silenzio, eppure avverto che questo s'è fatto più eloquente di qualunque appropriato discorso, sto nella notte ancora, ma è come se, ormai sgombra da nubi, si sia tutta trapunta di stelle, sto ancora nel buio, ma è come se questo si sia fatto più chiaro di qualunque soleggiato giorno, sto nell'indifferenza di tutti, ma questa, improvvisa, s'è fatta più compassionevole e calda di qualunque conforto! Sì, avverto la presenza dell'unico capace di queste contraddizioni, di questi sovvertimenti dell'anima, la presenza del dio! Ed è allora che grido, ma solo nel cuore dove l'ho trovato, Oh quanto ho dovuto patire per ritrovarti!

domenica 10 settembre 2017

La preghiera, cos'è per me?


Avrei voluto saper scrivere più ancora su quello che la preghiera significa per me, ma il più sincero l'ho espresso così per gli amici di facebook.

Quando accorato dico un'”ave”, son certo che nel mio recitativo formale sono tante cose non espresse, le mie pene tutte sicuro e poi le speranze, anche quelle che cuore ancora innamorato tace anche a se stesso, temendole udite e rapite. E di che o di chi questo cuore è innamorato? Uggiose queste giornate di fine estate, mi rimandano alle solitarie divenute della mia infanzia! Ecco, sicuro ritrovare vorrei mio fratello, la piccola dirimpettaia che tanto prese i miei primi sogni, e gli affetti miei più cari. E poi? Sicuro questa mia piccola donna, per continuare la nostra bella storia, sì tanto vissuta, eppure con meraviglie ancora da scoprire! E...E qui nulla più so, è il taciuto! Ma le belle giornate spese tra erbe novelle frammiste a fiori e con la bella mia a far il gioco delle nuvole vorrei ritrovare e il tanto altro con lei condiviso con le pene anche e le lacrime sue palesi e le mie nascoste! Ma più ancora stipare nella preghiera mia vorrei tutto quello che alla mia vita è mancato perché fosse pienamente felice, scordati i bui suoi, perché la bella del cielo lo assicuri a quelli che i miei pensieri tanto occupano. Sì, d'amore sopratutto!

domenica 20 agosto 2017

Invito alla possibilità del dio


Riporto nel seguito quello che ho scritto per i miei amici di “facebook” perché sia disponibile per la lettura di altri, che mi seguono sul “blog”. È un invito alla sola possibilità del dio, perché la fede, passo ulteriore, è personale ed è incomunicabile, certezza di cose sperate!
Mercoledì
Piccoli eravamo e assai ricco lo stellato d'allora, assai fioche le luci della cittadina nel primo dopoguerra, per occhi avidi e cuori di bambini. Io, assai ingenuo anche per l'epoca, ricordo che chiesi a mio fratello, di me più grande, se mai alcuna di quelle fiammelle dalla volta pendenti, qualcuno avesse tentato di prendere e come. Allora lo vedo affannarsi a spiegarmi che impossibile è, e che quelle, belle sono laddove stanno, anche se d'estate alcune pare cadano in lunga scia di fuoco. Oh quante stelle avrei visto cadere! Illusioni, speranze pur tenaci, e il mio piccolo mentore!
E mi chiedo, Che suggeriscono i ricordi? Vengono dalla sola mente o anche da una realtà diversa?Una realtà da significative o care presenze qui annunciata?

Giovedì
Oggi non trovo strano invitare tutti gli amici a rivedersi nei lor tempi primi di ignari bambini. Vi saranno, così per me, volti cari, come se gli accaduti con loro siano di solo appena ieri. Ma pur forse dovranno rammaricarsi di dover confabulare le loro parole, anche se in gran parte quelle attribuite, proprio devono essere state pronunciate, e sarà dolce illudersi d'averne trattenuto il suono perfino! Forse noi tutti davvero abbiamo tutto stipato e racchiuso nel cuore! E vi si agitano altri ricordi e vogliono essere rivissuti come concretezze e li assecondiamo! Ma poi, se maschi, ma penso che di simile debba accadere alle donne, ci chiediamo dove ora siano le nostre coetanee, occhi belli, da cui, appena ragazzi, forse come me venuti su soli e assai timidi, attendevamo parole buone e piccole tenerezze, per lo più deluse! Perché allora sono rimaste come piccoli fiori racchiusi nella memoria? Tutto è passato e i piccoli variopinti fiori di campo hanno pur colto! Che suggerisce tutto questo? Forse che qualcuno o qualcosa da quello, e non so chi o che da lui, pur leggere non sapendo, perciò nemmeno intuendo le motivazioni che cuore deluso riaprono alla speranza, ha da sempre sfogliato grossolano il libro della nostra vita, proprio come farebbe ottuso vento, e vi ha distrutto anche i primi sogni? Verosimile! Dovremmo forse pensare che anche l'oggi, che presenza di occhi di donna, forse a lungo, come da me, attesi sinceri, ci fa sereno, corra al nulla, immutato l'artefice distruttivo del bene, anche poco conseguito, forse tutto in quegli occhi? Io so che non è così, e che, come molti intuiscono, simili riflessioni aprano invece la via a novella speranza, quale l'età di vita e sua condizione, perché tutto, il dolore pure, immancabile in tutti i cuori, deve avere un senso! Eppure non so ben dire quale! Ma invito a riflettervi!

Venerdì
Talvolta quando più la vita ormai sfuggirmi sento, tanto vero corre il tempo!, mi chiedo immelanconito perché la mia memoria debba perdersi, e forse tra non molto pur lo sarà, se quelle persone care, che chiuse ho nel suo cuore, ormai forse vivono per essa soltanto, talune anche o solo nel loro primo fiorire, come dolci immagini e loro parole, conservate gelose! Ma anche se questi ricordi, assai vividi, essi stessi veri fiori dell'anima, che toccare quasi si lasciano, sono già una preziosità da tenermi stretta, tanto arido il mio vissuto nell'oggi, io mi chiedo se piuttosto non vogliano significarmi qualcos'altro, oltre il bene stesso d'averli ancora nel cuore. E che d'altro? Penso a una realtà diversa di cui quei ricordi si siano fatti messaggeri, sì, una oltre quest'involucro mortale, che, come imbroglio di pece inviluppa e cela la corda destinata al mare, cela l'anima e il cuore suo destinati alla vita qui! Sì, essi stessi e loro personaggi di più ancora, paiono suggerire qualcosa oltre tutte queste apparenze del mondo, oltre le passioni che vi mettiamo, oltre i risentimenti per vecchi fatti subiti, che sempre tornano nostro malgrado e da cui mai liberi siamo, o invece riconoscenze dovute e forse mancate a persone buone pur incontrate... Insomma oltre tutto l'affannarsi dello stare qui con un corpo caduco, destinato a dissolversi! Una realtà oltre i ricordi stessi e le loro care presenze, che vero perdurano nonostante la sacca tutta foracchiata del cuore, stanco, vecchio divenuto, che possa lasciarseli sfuggire! Sì, una realtà nuova, sconosciuta solo intravista, in cui non perdere, ritrovare il bello e il buono della vita che pur ci sono stati, nonostante i tanti tentativi di smentita qui dovuti subire per le tante vicissitudini frapposte, e in cui perdonare e farsi perdonare sopratutto! Sì, perché perderli per sempre, anche se vero poco il bene conseguito, significherebbe che tutto, il dolore anche, che sempre accompagna il sole un po' goduto oltre il buio e il gelo dell'indifferenza, sì, tutto ciò che ha inciso indelebile l'anima, e di cui essa s'è cibata, spesso suo malgrado, sarebbero solo non senso! Sì, perché ne è stata nutrita? Perché tutto ha contribuito a farla vivere e crescere? Così la vita e le lacrime versate e tante, e i sorrisi anche, rari, di cui si è goduto, sono proprio stati non senso? Possibile? Se sì, tutto quello che aprendo gli occhi ritroviamo al mattino è anche un non senso, eppure ci siamo dentro e ne vorremmo uscire! Ma c'è già un realtà oltre il possibile non senso del tutto, sta già in noi e la chiamiamo anima e perché c'è? Il bene in quest'anima e la gioia sua per quanto effimera o il suo accoramento per una perdita, per uno smarrimento, per un dolore, ci sono perché è una realtà riflessa, specchiante un'altra in continuo dinamismo! E quella di dentro davvero c'è, non lo si può negare, pur immersa in un tutto senza senso! Sì, non smetterò di chiedermelo e di chiederlo! Perché il poco bene e il tanto male e ciononostante la vita della mia anima? Sì, perché ci sono stati e dove finiscono la gioia e il pianto di tutti noi? No, una realtà c'è, cui sono destinati sospiri, lacrime, sorrisi e risa per noi di una donna e dei piccoli suoi! Indizio ne è quella già in ciascuno! Ma come condividere questa mia appagante intuizione dell'anima specchio, affinché diventi fiducia, fede rasserenante che un oltre ci sia per tutti? Oh quanto vorrei saperlo fare!

Sabato
Talvolta, pur riconoscendo stranezza della domanda pregnante in questa fase di vita e della risposta, un po' immaginifica, che ad essa do, sento di essere nel vero! Ma le intuizioni sull'oltre vanno vagliate dalla mente. Ed io cerco di dirne, di comunicarlo anzitutto alla parte di me da sempre imbevuta di verità razionali e sperimentali e la tranquillizzo, spiegando a quel me stesso, che tutto ancora di me vorrebbe, anche in quest'ultima mia epoca di vita, che se verità c'è è in quello che intuisco, essa è solo pragmatica, ma non so quanto vi riesco! Perché è come se dalla pur labile verità che un oltre ci attenda, io venga sì attratto , ma allo stesso tempo la trovi difficile da accettare completamente, forse perché alla fioca luce della mia mente poco io ne percepisco, ed è come io sia respinto dalla verità intuita! Sì, una realtà da cui il mio cuore pur attinge e mette toppe per non perdere nulla del suo prezioso fardello, lasciandolo andare tra i “non senso” che fanno il mondo! È bene restino con me quelle cose, quei fatti, quelle persone, quelle loro parole, che han fatto la mia vita e hanno cibato la mia anima, cioè il cuore, il nocciolo più autentico della mia mente, che io intuisco specchio unico di quell'oltre vago che mi fingo, e da qui, da essa, li porti o nel nulla, per questo mio cuore ormai improbabile, o nel nuovo che, attendendo me, così come sono dubbioso sempre, vero attende tutti! E talvolta son certo davvero che è da quel dove che avverto mi parlano le significative persone della mia vita, quelle buone ormai scomparse, e per farlo si servano delle sole vie, i soli canali possibili, i ricordi celati appunto! Persone, immagini, tanto vivide nella mente e agli occhi dell'anima, che fa il mio “me” più autentico, più sicuro! Sì, in quel cuore forse davvero parlano, da una realtà di cui esso stesso è specchio qui, in un mondo dove questa la mia anima vorrebbe restar chiusa e farsi sorda e cieca per non illudersi ancora per poi soffrirne alla smentita. Ma più non vi riesce, non sta sicura, non tranquilla, come viva un sogno inatteso che rimetta il suo certo in dubbio! Sì, paiono assai concrete tutte le persone amate o le buone con me, più che in un sogno e son loro ad agitarmi l'anima! E se vero sogno perché svegliarmi? Lì lotterò col me stesso più reattivo, meno conciliante, più geloso del conseguito e trattenuto finora! No, non le perderò le mie dolci presenze, anche se m'agitano il cuore con quello che vogliono suggerirmi! Stiano nel cuore, anzi nel cuore di questo travagliato mio cuore, il metaforico più del fisico, pur tanto provato! Sì, come perle in uno scrigno di cui solo io abbia la chiave!

Domenica
Oggi vorrei ci chiedessimo, Davvero c'è più ancora di quello che da qui pare nell'oltre intuito? Forse non vorremmo arrenderci del tutto a questa nuova intuizione di risposta positiva, ma dovremo pur ammettere che da lì, dall'oltre, sembrano davvero volute le nostre care presenze nel cuore della nostra mente, dialoganti nei nostri ricordi, tanto da lasciarcene ancora sognare! Sì, tutto accade come ci sia qualcuno nell'oltre, e fa la fede di tanti, ma io non la vorrei come certezza solo personale e incomunicabile, perciò qui mi basta che io possa solo invitare tutti alla sua possibilità, perché addirittura sperimentabile in se stessi, a cui ci si può fermare. Tutti lo chiamiamo, dio, il dio! Tutti ne vogliono dire, ma pochi ne sanno qualcosa e il saputo è per me, per te, per noi tutti, come ha fatto il suo cristo e purtroppo, come a lui accadde, il nostro poco, vero compreso, passa per il dolore! E dove sta questa persona, cioè questo esistente indipendente dal nostro volerlo o no, dal nostro accettarlo o no, dal nostro capirlo o no? Sicuro oltre me, oltre te, oltre noi, sì proprio nell'oltre intuito per essere unico e lo stesso per tutti! Sicuro è per tutti, se ne è veritiera l'intuizione, quindi al di là di tutte queste effimere apparenze, che ci invischiano, ci trattengono, oltre la parte migliore della nostra mente, oltre il nostro stesso vano argomentarne! Uno che incoraggia le presenze dei nostri ricordi più cari, un qualcuno che vuol dire, vuol farsi capire anche per mezzo loro! E ci sono lunghi momenti di suo silenzio esasperante, poi i suoi tentativi riprendono negli eventi che scuotono la sicurezza, che ci illudiamo qui d'avere. E quando un evento doloroso ci tocca subire, estremo come la perdita di persona cara, lui addirittura grida, come faremmo noi stessi se ne avessimo la forza, invece fiaccata! Vittima egli stesso come noi del male permesso! Ecco importante per quest'aspetto è la storia del suo cristo, che però richiede fede! E quanto deve avermi gridato dentro, visto il mio subito, e io ottuso, frastornato, non l'ho udito! Ma quando sono, o tento d'essere, sereno, allora lui non è solo da me sperato al di là della stessa mia mente, ma ho certezza, fede, che con lui ci sia davvero una vastità disponibile per tutti, immagine, specchio lo stellato di queste notti estive, che tutti proprio attenda nel suo mistero, e che porta d'accesso sia il perdono del dio, tramite il suo cristo, ma questo è passo ulteriore e richiede la fede! E di che dovremmo, se credenti, chiedere perdono? Almeno di non aver amato abbastanza questa vita concessa, nelle vicende sue, poche le belle, e sopratutto nella presenza, talvolta sconcertante, degli altri, persone attuali concrete, ma alcune ormai solo ricordo anche sgradevole, con le loro istanze, con le loro pressioni, la loro invadenza, la loro prepotenza, con solo loro diritti, quasi mai con doveri, col loro blaterare spesso insulso o non senso addirittura!


Le mie meditazioni sul dio e il suo oltre sono finite! La conclusione? Sono state solo invito per ciascuno a sperimentare la possibilità del dio. Ci si potrà fermare, perché oltre c'è la fede. Per quelli che, come a me è accaduto, finiscono con l'aver fede, certezza purtroppo incomunicabile, c'è una “porta” per l'oltre e il suo dio, è il cristo! Ma persa quella porta, non resta che l'“al di qua”, sfuggente nelle poche sue belle occasioni, e pur tanto noioso e doloroso talvolta, cui aggrapparsi per quanto duri, con le deludenti, aride congetture della scienza, il farraginoso razionale e, nell'oggi, l'inconcludente affannarsi per la società ospite, pur tanto ingiusta, dei soliti politici! Sì, si resta in quest'inferno, uno dei pochi veritieri miti, qui del tutto orribile, perché ingiusto! Forse come mai, sento quest'oggi tanto contraddittorio, deve essere stato sempre così, ma io ero distratto dietro alle chimere della scienza, anche se completamente in buona fede! Sì, ho sprecato molto tempo illudendomi delle fascinose verità della scienza e della matematica! Invece c'è una sola cosa importante, l'amore, per sé, gli altri, il tutto, tutti ospiti della nostra vita! Occorrerà ripetersi, Io ospito il tutto, che c'è per me perché finalmente capisca e abbia fede e ami nonostante. Sì dopo il perdono, l'amore! E dire che ho saputo questo mito veritiero dell'amore fin da bambino! Ma, immeritevole, assai dolci sono stati e sono questi occhi, ancora sognanti, di piccola donna, vera sola mia piccola perla in una mia segreta, essa stessa uno scrigno del cuore pur tanto tormentato!

lunedì 7 agosto 2017

La veridicità del mito-dio


Alla domanda, Perché l'esistente e non il nulla? Cioè una realtà in cui essere immersi e potersi porre questa e altre domande, la scienza non risponde! Ma se come mistero originario accetto il mito-dio per spiegare il tutto, anche il perché della mia insoddisfazione e il dover chiedere invano, ho una verità pragmatica, che anche soddisfa la mia attesa di bene dal futuro, se il presente lo nega e fa di simile col bello e il buono, almeno nella misura che giudico appagante. Ma prima di constatare, sperimentare la veridicità del mito-dio, devo aderirvi, prestarvi fede, inserire questa presunta presenza-dio nella mia vita, nei disagi dell'oggi e nelle speranze che pur vi nascono, farla diventare essa stessa disagio e speranza. Disagio, perché devo rapportare le mie pur scarse capacità alle sue richieste, anche la sola, che tutte riassume, del suo cristo di badare ad ogni altro come faccio per me stesso e speranza. Perché anche speranza? C'è nella Bibbia la promessa del regno, il paradiso perduto, che verrà restaurato, altro mito senz'altro nel linguaggio suo fascinoso! Se non che io, proprio col mio fare coraggioso o col mio timoroso astenermi, col mio dire senza soggezioni o col mio tacere prudente, sempre comunque col mio soffrire eppure volermi spendere per il bene, in una società fattasi tanto difficile con gli insoluti problemi di sempre e i tanti acuiti nel mondo giovanile, so di appartenervi e non alla storia trascorsa di questo mito subordinato, ma al suo ripetersi, eppure rinnovarsi, del momento. Cioè so di non assistere, ma stare nella sua rappresentazione, nel suo dispiegarsi, nel suo svolgimento, e da protagonista! Cioè la mia adesione, la mia fiducia sento trasformarsi in motivazione, in dinamismo di vita! Allora il mito-dio ha veridicità se ha potuto trasformarmi! Allora il futuro promesso dal mito della Bibbia è già qui e io gli appartengo! È fatto delle stesse cose del mio presente, ma che posso vedere in una prospettiva nuova e sotto diversa luce! E tutto ciò è bello e buono! Sì, a questo mi ha condotto la fede, vedere, avvertire il mondo nella sua bontà e bellezza di fondo, eppure questi occhi, queste orecchie e questo cuore, esigente e giudicante, sono quelli di sempre! Il male ha tentato di stendere su tutto questo una patina grigia, ma s'è screpolata, s'è sfaldata! Il male non è invincibile e verrà sconfitto, ecco coagulata la mia speranza, nella sua massima aspirazione!

domenica 6 agosto 2017

Il sacramento mondo


Il vangelo di Giovanni è permeato dalla necessità per il fedele, di appropriarsi del cristo, vero sacramento, introduzione al sacro e sua comprensione. L'insistere del cristo sulla necessità di mangiare di lui, c.f.r., e.g., 6:51-59, non è tanto promessa e premessa di ciò che nella chiesa diventerà rito in ricordo dell'ultima cena, ma piuttosto invito al sacramento mondo! Perché? Il concetto di presenza nel mondo del logos divino in Giovanni, richiama quello degli stoici, il logos è ragione di essere per il mondo, che ne è saturo. Ma mentre è loro convinzione che occorra essere apatetici di fronte alle vicende del mondo, che non devono coinvolgere e offuscare la verità percepita, in Giovanni la verità stessa, il cristo le subisce fino alla croce! Perciò noi fedeli dobbiamo accettare che senza pathos non ci si appropria del cristo, pur rimasto e diffuso nelle cose tutte di quaggiù. Qui tutto è invito al cristo, tutto gli fa ostacolo! Sì, questo mondo, tutto permeato di scienza con le ragioni sue, dà poco spazio alla ragione-logos, il cristo. Ma è anche, paradosso, invito a credere. Le spiegazioni dei fenomeni fisici, perfino la fascinosa constatazione che scritti sono in chiave matematica quindi, pur di adeguare lo strumento alla scoperta del nuovo, sempre intellegibili, leggibili, non soddisfa completamente. Da dove è venuta nell'uomo l'ansia del comprendere i fatti di questo mondo, e da dove la capacità di soddisfarla? E poi la spiegazione dei fatti psicologici soddisfa e.g. l'ansia di amare ed essere amati? Allora tutto è davvero a un tempo invito a credere nella presenza del logos-cristo, tutto a respingere il cristo nel mito, racconto immaginifico simile a quelli del mondo antico con i suoi tanti dei e loro storie-miti. Ignorando volutamente che perfino i visionari miti pagani non erano che tentativi di creare un accesso, una porta al sacro, alla ultramondana realtà, ma già qui anticipata, presente!

martedì 1 agosto 2017

Lo iato


Tra il figlio del dio, che è il re designato dal dio, il messia, il voluto re di Israele e il figlio dell'uomo, il giudice escatologico, c'è uno iato, il tempo presente. Che vi accade? È un intervallo di ambiguità, luci e molte ombre, sicuro un tempo di abbandono completo, si perde il cristo, si perde il suo dio, ma anche lo si recupera. Perché? Il dio permette che muoia e di croce, lo scelto, il prediletto, il re, e per mano dei suoi, ma annienta se stesso confinandosi daccapo nel mito. Un dio del tempio, un dio del rito, un dio del Libro, un dio di cui ci si può illudere di vicinanza, disponibile, conforto almeno o sperato aiuto nelle immancabili disgrazie! Ma è anche un dio trattenuto, proprio dal suo cristo perduto! Fascinosa è di questi la storia, soddisfa il bisogno di sempre dell'uomo, quello di avere un garante che la vita non-senso, che gli tocca vivere, abbia invece una ragione, uno scopo e che il male, che trattiene, sia non il mezzo che tarpa le ali, ma il più idoneo per evadere da una realtà altrimenti assai triste! È allora che il cristo rappresentante il dio si fa garante del rappresentato, un prezzo personale essendo stato proprio da lui pagato! Allora quello che lui vuole, secondo i novelli interpreti della volontà divina, lo vuole il dio. Rappresentato e rappresentante solo identificabili, il cristo è il dio! Il dio smarrito non è perduto, è rimasto nel suo cristo! E questi resta nell'umanità, diventa quel figlio dell'uomo che deve venire per giudicare gli altri tutti! Perché? È voluto così dal dio, è daccapo il re e non di un popolo solo, ma di tutti, è il figlio, è il messia! E il primo tra tutti, lo scelto, è, non per caso, il più buono, e cosa non può che volere? Il perdono per tutti, se domandato, quale sia il debito!


lunedì 31 luglio 2017

Aspettando Godot


Quanto strana la vicenda del cristo! Chi lo vide, chi lo ascoltò, chi toccò le sue vesti, per lo più non gli credette, invece chi non può vederlo, chi non può ascoltarlo, ma solo leggere di lui se ne può perfino innamorare e farsi suo discepolo, anche se non meno pavido dei suoi di allora, che via fuggirono alla sua cattura. E grida questo cristo abbandonato, il suo grido inarticolato attraversa i secoli e misura l'abisso senza eco in cui il suo dio l'ha lasciato, facendone un perduto. E noi nell'attesa forse solo simili siamo a chi inutilmente sta a scrutare la via per l'arrivo di Godot. Ed è dramma quest'attesa infinita di qualcuno, di cui si ripete sulla scena del mondo, Domani verrà! E la vita, che attende che la novità si manifesti, scorre intanto insulsa e piatta e non mutano i disagi della mente e del corpo! Invece quel chi che viene letto vuole che sia percepita un'attesa diversa, in cui la speranza non si stemperi, ma alimenti, riempia la vita! Occorre daccapo ascoltarlo, vederlo, toccarlo, ma con le orecchie, gli occhi, le mani dell'anima! Solo così sarà lui proprio l'atteso, Gesù, e non un indeterminato mister Godot, simile a quello di Beckett, che solo si attende per occuparsi di qualcosa e il tempo più ancora non annoi nel suo scorrere apatico. Sì, deve essere diversa l'attesa del cristo, la vita deve farsi impegno e, se sofferenza, questa sia giustificata, compresa, perdonata perfino, ma anche fiducia soprattutto. Solo così solo apparente sarà il non senso della vita!


giovedì 20 luglio 2017

Fede e amore


Ma che sono fede e amore dovuti al dio? Esigenze dell'anima che nessuno sa ben definire, ma s'avvertono dentro e restano incomunicabili! Così dico di possederle, ma se voglio chiarirmele, non ne colgo l'essenza, la verità loro resta celata! Ecco, posso dire a questa donna, certo sono che tu abbia verso di me d'analogo al mio sentito per te! Ma questo mio sentire, che certo ha di simile, ma niente d'identico, ha un senso, una ragione. Ho l'esigenza di scusare la mia pochezza, la mia ignoranza, la pretesa di essere dabbene, la mia incapacità di venirne fuori dalla mediocrità e ben gestire i fatti della mia vita, e lo posso solo, riconoscendo angusti i miei limiti, commiserandomi, amandomi perciò. Sì, devo pur perdonarmi e dovrò perdonare il dio, confermarlo nell'amore, poiché sono i miei gesti e le mie preghiere senza palese contraccambio d'amore! E di che perdonarlo? Di tenermi tuttora separato, distante, di farmi dubitare del suo apprezzamento, di farmi avvertire la pena della inutilità d'essere fin qui vissuto e perfino d'aver amato! Possibile tale pretesa? Nulla è impossibile all'amore, che se non raggiunge l'armonia, la sogna, la pretende per averla pregustata! Così al problema del dio, rispondo convinto, Solo nella prospettiva dell'amore c'è questa persona! Cioè devo amare me stesso, la mia piccola donna, gli altri tutti, le cose, i fatti del mio mondo, gli sgradevoli e penosi anche, e solo così superare queste apparenze e aprirmi al dio, per la certezza di finire nel suo oltre, ecco la fede dall'amore, non nel nulla, unico escluso, ché appigli non dà all'amore!

lunedì 17 luglio 2017

Credere, non credere


Tutto mi sta accadendo come se abbia una dicotomia che mi divide il cuore. Due parti, due ospiti della parte migliore della mente, due sue convinzioni profonde, condizionanti il comportamento di fronte al mistero del dio, indifferente quando non ostile, oppure dimentico e bonario, ingiusti entrambi e vorrei chiarire perché. Non so bene la ragione della loro convivenza fin qui nella lunga via percorsa, e per chiarirmela le penso dialoganti. Che si dicono? Non posso saperlo, non posso averne conoscenza, solo congetturarlo e lo faccio ritenendo sia solo una parte a parlare, l'altra tacere, forse attonita, inibita, tutta presa nell'altra, quella che vorrei addirittura sappia guardare nel futuro. Quale parte allora? Penso quella che ha prevalso nei miei ricorrenti giorni bui, ora, forse per rivalsa, stanca d'aver invano lottato, l'immagino dire all'altra, questa sempre alla fine invitta, vera “araba fenice”, Siamo nella stessa persona tendenze, consapevolezze opposte ma uguali, per dignità e storia e avremo lo stesso destino, ché il dopo ci divide qui solo! Non sarò io a gloriarmene né tu potrai averne coscienza, se nel nulla entrambe finiremo, avverato il mio pessimismo sul senso della vita qui. Mentre se il tuo sognato si realizzerà, non dovrai vergognarti col tuo dio che io qui sia esistita, se ti sono stata accanto nel tuo passato, anzi se parlare potessi testimonierei il tuo imbarazzo, la tua sofferenza, ma non potrò, ché colui che si sarà predisposto all'accoglienza di chi ci ospita, certo di concedergli perdono, più non ci distinguerà. Perciò nemmeno dovrai chiedere perdono dell'incredulità ricorrente, di me, ché peccato non è stato se talvolta t'ho sopraffatto, ché colpa non hai se temporaneamente la parte più debole sei stata, e non ne ho io nemmeno, se quanto accaduto con la durezza sua, ha permesso io prevalessi, ma di ben altro temo pentirti dovrai!

Ecco, così alla parte scaltra attribuisco frasi, considerazioni sensate, benché essa ritenga che alcuna ne abbia qui e il suo coesistere con la parte avversa lo dimostrerebbe, unico senso nella generale mancanza! Allora mi chiedo, S'è conservata solo per ammonire l'altra della loro precarietà? Visione, congettura in fondo ottimistica, perché ancora mi chiedo, Non è pur sempre un pericolo per l'anima, la parte che l'invita a non credere, una tentazione giustificata se a questo mondo troppi infelici non hanno ragioni per credere e vedono i credenti, non in sofferta meta dopo periglioso mare d'affanni, in fortunoso approdo, ma baciati da fortuna loro negata da un fato ingiusto? Sì, forse la migliore dimostrazione di interessamento, di solidarietà, la migliore “humanitas” sarebbe non credere per empatia, farne il solo fondamento del diritto all'incredulità!

venerdì 16 giugno 2017

Il tempo e l'amore di coppia


Corre il tempo e forse il cuore tutto svuotare non potrò delle cose pensate per te e lì stipate, piccola donna! E chiamarti dovrei donna della fortuna se definire altrimenti non sapessi che e chi il tuo vivermi accanto assicura e rinnova. Potrò mai dirtele, chiamati nell'oltre suo? Forse così più ancora sperare potremmo, se sapessimo il tempo correre verso quel luogo o modo di stare, promesso dal cristo, dopo tutto questo vissuto, ma il suo quando e dove fermarsi, il dio solo sa, il cristo suo nemmeno! Esso solo lontana e tante cose finiscono... Allora mi chiedo, anche il ritenuto limitato periodo dell'amore? Forse sì, in certe sue espressioni almeno, ma non in ciò che deve esserne premessa, l'innamoramento, sempre da rinnovare e accrescere. Se invece finisse, passato il momento suo propizio, avrebbe già vinto l'ottusità del tempo, il suo correre insensato in avanti, senza meta apparente! Invece è sempre il tempo dell'opportunità dell'amore, se recettivo cuore il proprio incontra! Ascolta! Cantano una canzone. Sono parole d'oggi, come lo sono state di ieri e lo saranno di sempre, perché sempre qualcuno intender le potrà. Ecco, par vero che il singolo amore nasca, viva e muoia come le cose tutte fanno, ma non l'amore di per sé. Sì, dev'essere così, come non s'estinguono che le singole vite e non la vita, così fa l'amore. E queste mie parole per te, che il cuore a stento trattiene, son simili a quelle che altri han già detto e molti ripeteranno, vinti d'amore. Ma non s'estinguerà, mi chiedi, la vita tutta dalla follia umana tanto ora minacciata, e così l'amore se non avrà cuori da far suoi? Sì, e forse quell'epoca non è poi tanto remota, ma quale, ti chiedo, è stata la ragione d'essere della vita, se non far da supporto all'amore? Ne sai altra? E se non è così, perché l'amore è stato, e continua a rinnovarsi, quale è da sempre la ragione sua, quale il motivo? Forse vero, c'è un altro perché, oltre a quello banale che la specie si conservi e progredisca! Credo perché noi, amanti in momento particolare della storia del tutto, intuissimo che condividere il bene realizzato, amandosi, manifesti qualcos'altro di essenziale, di vitale! Sì, quello che chiamiamo amore divino! Ma anche per significarci che lo ignoreremmo del tutto altrimenti, senza il nostro piccolo amore a due! Ma che è il divino? Penso che l'amore umano non abbia che sillabe, bastevoli per parole che, computate, significhino all'altro il sognato e realizzato bene tramite lui soltanto. Ma esso dà di più! Apre per gli amanti una breccia sulle limitazioni imposte dal doverlo vivere qui, che fanno ostacolo, muro perfino, a ciò che la vita par suggerire di bello e buono. Perché, che è questo intravedere? È sogno ancora, chimera come tante cose di qui, o apertura a una dimensione nuova, inattesa? Se così, quelli che amano si profondano tanto nell'intravisto, da scoprirvi molto, che la loro anima nutra e accresca. Addirittura la speciale persona, cioè esistente di per sé, chiamata il dio, perché lo stesso delle loro preghiere, ma ora visto nella prospettiva del suo bisogno di loro! Perché? Egli è capace di riunire le parole di tutti quelli che come loro si amano e renderle vere frasi d'amore. Quale amore? Quello che lui proprio ha sognato, ma realizzato e vissuto da lui grazie anche al loro balbettare il desiderio d'amore, di bene, di felicità tramite l'altro, l'amato, e certo egli vorrà che il suo prezioso sentito duri quanto la memoria sua lontana! Allora essi diventano sicuri, ogni cosa derivando da lui, che egli è la sorgente, la fonte del sentire di ogni cuore amante. Ma anche sono certi della speranza, cioè hanno fede, che l'amore umano possa sopravvivere. Sì, certi che per il loro piccolo amore un oltre veramente ci sia! Allora, mi e ti chiedo, non è più giusto dire che solo qui finirà la coscienza dell'amore, ma mai l'amore stesso, che è il sentire stesso del dio? Ma v'è più ancora, lo ribadisco! È la necessità che il dio ha d'amore, che motiva ogni umano, quello di coppia anche! Il dio è volontà, desiderio d'amore per nostro tramite! Allora ben ha dato il cristo un solo comandamento, l'amore! Include il piccolo amore tra due! Ma ogni amore umano accrescersi deve, e completarsi, nell'amore a tutti, i nemici anche! Però il bisogno del dio inizia anche, lo percepiamo, dal piccolo amore che fa generosi cuori innamorati l'uno dell'altro! Ora però, ciò che così ti preciso fa sì che qualcosa di concreto ci accada. Tu nulla obietti a questa definizione del dio, chi nell'amore inizia anche dal nostro di coppia per realizzare il suo, ma vuoi cessi il mio argomentare su questa verità e t'abbracci ora!



martedì 16 maggio 2017

Che ci fanno qui i sogni?


Tutti ammetteranno che il modo di una donna di essere qui, di vivere l'oggi con ricordi sul passato e speranze sull'avvenire, pur avendo un sostrato comune all'umanità di tutte, che è quindi prevedibile, ha sempre del peculiare che fa la sua specificità, svelato quando e a chi lei voglia, ma anche un qualcosa in più, che resta mistero. Questo accresce il fascino naturale e, a chi se ne innamora, fa incanto e incoraggia i sogni! E il ricordo della presenza di quest'insondabile aspetto pungerà il cuore, la vita tutta, anche ad amore finito! Ma perché allora del sol altro mio amore terreno più non ne ricordo il mistero che m'innamorò, pur tanti i fatti e le parole ritenuti come appena stati, come or ora dette? Mi dico, In quello di questo mio piccolo tesoro, la vita e il mistero dell'altra anche, e di tutte, anche delle appena sfiorate o incontrate! È così che in certi momenti l'anima vi si profonda tanto che da questo mio scrigno più non verrebbe fuori! E vi sono sì ricordi che narrano della smarrita, perduta all'amore, ma anche di fatti lontani, quelli dell'infanzia perfino, e sono voci care o meno, di assenso o di rimbrotto, risa di gioia, pianto di delusioni e d'affetti perduti! Ma ci sono anche tante illusioni, troppo belle per essere concretezze vissute o da attendere ancora possibili! E queste fanno amara verità! Non è poi vero, mi dico angosciato, che tutto è illusione, anche l'amore, destinato a morire come le cose tutte? Così io dubito della vita a venire! Allora se sta tutto qui quello che c'è, tanto vorrei che qui questi suoi occhi, che parlano dell'anima sua e del mistero che racchiude, abbiano davvero percepito quanto li abbia amati! Moriranno sapendo dell'amore che hanno suscitato e ne avranno un ultimo sorriso! Perché possibile è che non li incontri oltre, perché questo svanirmi vuole, così il futuro da vivere insieme. Ma ecco un nuovo mistero se non c'è altro ed è qui tutta la vita, perché quest'amore già anticipata l'avrebbe nei sogni suggeriti, tanto che già tutta la credo vissuta? Perché questa necessità, questa smania di aggiungere dell'altro, sì, i sogni, quindi altro bene al pur vissuto? E la materia a cui si può attingere, perché è tanta? Tale da sminuire il pur molto male, che qui contrasta il già scarso bene e con efficacia! Sì, perché non basta quel che il cuore già stringe o che è capace di rivivere, perché dell'altro, perché una finestra, che si spera divenga porta, sull'oltre? È peculiarità d'ogni uomo!

venerdì 12 maggio 2017

L'amore preteso




Amaro e sofferto fu per il cristo constatare il fallimento della missione sua tra i correligionari. Questi si sentivano vessati dai romani, pensati anche inquinare con la loro idolatria la loro religione. Essi non poterono capire la novità, la preziosità del comandamento nuovo dell'amore che include i nemici. Questo, che riassume e supera la legge tutta, accettato, li avrebbe vero caratterizzati come unici veri dissipatori delle tenebre che sempre la violenza subita e prodotta fa anche tra chi vi è avvezzo, perché questo era il mondo antico, violento, ed è quello di sempre. E lo trascinarono a morte calunniandone le intenzioni, preparando, con quest'atto proditorio, le premesse alla ribellione, che cara sarebbe costata! Fu la distruzione della loro civiltà e la dispersione del loro popolo. Tragedia destinata a ripetersi nella storia della chiesa dei seguaci del cristo. Sempre il non amore ai nemici, la necessità del loro annientamento, comportò allontanamento dalla vera fede, regresso nella spiritualità. Ma tutti siamo seguaci sprovveduti, inadeguati in ogni epoca alla novità del preteso, l'amore al prossimo tra cui includere si deve il nemico! Ma se capiamo l'enormità del nostro fallimento, viviamo dolorosamente la nostra incapacità che ci fa ultimi, il perdono per la nostra insufficienza sarà immancabile! La nostra vita ha lo scopo di raggiungere il bene, ma l'epilogo dei nostri sforzi sarà il perdono per non averlo capito! E' così il nostro dio, non può non perdonare dal momento che ci ama perfino se gli diventiamo nemici! E sempre accade!

venerdì 5 maggio 2017

Rimani!


Piccolo dicevo ai compagni, da farmene vanto, Leggere ancora non so, ma contare sì, fino a cento! E oggi sai che vorrei?, saper contare i perché mi sei necessaria! Così me ne ripeto uno e dico, Chi interesse avrebbe per i miei pensieri se tu più esserci non volessi? Ascolta questo vento, poco più che brezza al tramonto, eppure parla! Fa tra le frasche del tuo giardino lieve brusio. Par raccontare nel brontolio suo, ad orecchie attente, le eterne assai simili storie dello star qui. Io, bambino me ne chiedevo ragione, dicendomi, Non vi sono forse capitato senza ne sappia il motivo, sì, chi mi ha invitato a comparire? E mi sono chiesto assai presto il perché dello star in ben strano luogo e con altri, che apparentemente risposte avevano, muovendosi disinvolti, scarsa in me invece la fiducia, forse perché precocemente solo restato. E tutti qui siamo rimasti partendo da domande analoghe, nessuna con risposta soddisfacente, risparmiati, altri precoce presi, sì, abbiamo dovuto vivere! E non siamo forse qui senza ancora risposta alla domanda fondamentale sul perché esserci, e come pressati da cento incombenze e problemi, nessuna gratificante, nessuno con soluzione certa, ma se sì, solo valida nella provvisorietà, distratti da falsi allettamenti, respinti da proposte di vita inconsistenti, ingannati, sfruttati, taluni avviliti anche dalla perdita della dignità del lavoro, tristezza assai frequente nell'oggi? Oppure questo vento racconta ciò che tristi ci fa sempre, perché la vita alcuni di noi rende del tutto carenti fin dal seno materno, altri lascia attanagli e stringa nelle spirali sue il male, ma nel tempo tutti ci farà bisognosi e malati, scarso il numero dei completi esentati, ma non dal divenir vecchi, tutti perciò rendendoci dipendenti dalla benevola considerazione e volontà di bene di rare persone buone. Non restano, forse solo come placebo, che i sogni! Possibile viverne senza? Ne vivo io? Non so, ma se sì, sono io a doverli rincorrere perché questi vogliono per me farsi tutti subito come passati, lor traccia svanire, o rimaner nella vaghezza del ricordo sì belli, ma incompleti, mai possibile completamente evocarli. Perché son fatti di labile tessuto e ordito, come di agognati desideri, mai appagati, di speranze mai acquietate, perciò anche di serenità sempre invano cercata, anche di dolcezza di donna, suoi sorrisi e parole buone, e cose simili. Ma forse, nella loro inconsistenza, solo fatti di vano stormir di fronde ad effimero vento, com'è questo del momento, incombente la sera. E ciononostante importanti, perché pur presenze belle, gradevoli, sebbene fuggevoli, labili appunto! Occorrerebbe rinnovarli, averne volontà e motivo che altri mi si affaccino al cuore, sì, novelli si accendano! Ma nemmeno questa possibilità mi resterebbe se tu più non volessi esserci! Ecco un motivo della necessità che ho di te, che tanti altri forse ne riassume! Perciò rimani anche nei miei sogni!

venerdì 21 aprile 2017

Quando lei non c'è.


Quand'è che un'anima si conserva bella, quale l'età sua, in questa vita? Credo quando s'apra alla speranza in ogni epoca vissuta, ed è la preghiera a nutrirla! E questa mia è preghiera colloquiale con apparente interlocutrice umana. Perché lei mi appare come se i pensieri suoi del dopo questo mondo abbiano ostacoli nella sua mente. Allora sono io a dire per lei, perché l'anima sua sia bella come la ricordo nei nostri primi approcci, e quel che dico, quella che vive tra le stelle ritenga proprio come da lei espresso. Ma se sono queste le motivazioni profonde, confesserò dapprima abitudini della mia senilità, necessaria premessa.
Quest'epoca mia mi suggerisce talvolta severità, talaltra, ma sicuro più spesso, indulgenza nei miei comportamenti. La prima è giudizio proprio di detrattori, e perciò cerco di non esserlo di me stesso, l'altra è possibilità di chi, guardato abbia la vicenda mia con simpatia, e chi più di me stesso può averlo fatto, se quasi tutto di me perdonato ho, con troppa facilità perfino? Eppure errori, e tanti, ci sono stati e molti ho certo deluso, inappropriate le decisioni, mal ponderati i giudizi! Sarà anche per questo indulgere con me stesso che, quando sono solo, mi fingo avere un interlocutore paziente e attento e, come se vero ascoltarmi possa, dico di me, della salute ormai precaria, crucci dell'età e altro, e ricordi anche. Stranezza dell'età? Probabile! E' così che ritornato sono un po' bambino, quando, perso il fratello di me un po' più grande, sempre con lui parlavo dell'angoscioso mondo degli adulti, in cui avrei preferito non entrare! Così l'interlocutore di oggi è persona conosciuta e cara anche ai miei ricordi di quasi la vita tutta. Ma da tempo l'avverto come lontana, una che viver vuole giorno per giorno temendo che il domani uno di noi possa prendere. Ma con lei posso confidarmi con sincerità, e dirle anche di come spaventato io sia di lasciare questo mondo da piccolo rifiutato, e le dico di me accorato, ricordando il bene potuto condividere nel nostro tanto star insieme, sempre innamorati! Rievoco anche lo spirito, perse le parole, quelle da lei vero piaciute, delle mie titubanze, dei miei balbettamenti, sentendomi attratto e temendo rifiuto alle mie proposte, quando entrambi, il bene sognato per la vita tutta insieme, chiamavamo amore! E così è stato, ma ora che le dico? Forse più cose, ma pari a un pensiero, anche uno solo, che lei certo ha per me, pensandomi in angustie, come io temo intuisca debba essere per la malattia, che lasciarmi non vuole! Posso parlarle dal cuore perché non è presente, perciò senza minimizzare quello che ho dentro e anche parlerò del nostro vivere nell'apprensione. E posso dirle,

Piccola stella, che nel cielo dei miei sogni di ancora ragazzo venuta sei a farmi incanto e a darmi la felicità, tutta quella che pareva possibile a cuori ingenui, i nostri! Per me poi divenuta sei la piccola donna della vita, angelo provvido, ché il vuoto da altre lasciato ha colmato e mi stai ancora accanto paziente, come a chi poco o null'altro importi! Ma tu vivi, così com'eri, ancora in questo cuore e certo in quello di colei che ogni altro ascolta! Oggi temo che tu non sia felice, e tanto vorrei che la felicità si possa scambiare anche se legami tra anime più non si hanno se non nella memoria o nel desiderio, quando qualcosa si sia interposto. E so cos'è tra noi due! Allora se dico a te, per chi è anche, se non per quella che certo m'ascolta e che per me accanto t'ha posta davvero come un piccolo angelo? E sarà lei la risposta al mio altrimenti vano dire. Allora che vorrei davvero? Vorrei possa essere proprio come accade a cuori che s'amano, nonostante il vissuto, che possa far ostacolo, e che mimano piante simbionti, che scambiano acqua e nutrienti, così la vita dell'una dipende dall'altra. Di simile tra chi s'ama, ciò che basta all'una anima piace e soddisfa l'altra, ed è questo che deve ancora oggi accadere con te, mia piccola donna, come tra me e l'amata del cielo! Io la mia piccola, no, la grande mia felicità nella speranza che ho del cielo, senza nulla sottrarre agli occhi tuoi speranzosi di un domani qui insieme e che sol miei si dicono, ti avrei già dato perché ti colmasse, un po' almeno, la vita e in cambio mi sarebbe bastato immaginare il tuo sorriso alle cose tutte del tuo mondo, avvertite di nuovo ridenti per te! Non è più stato da tempo, non si può ora! Tu sai di me!E allora prego che almeno il buio, che ti si farebbe intorno senza più me, ti sia risparmiato! Della preghiera si giova anche l'orante, ne viene quasi sempre serenità, perché sapendo le difficoltà di vita dell'altro e non potendo di più, dice a se stesso, Ho detto a chi può dare aiuto, ho pregato chi può, e un po' di bene pur ne verrà! È fiducia, fede appunto! Questo accresce la predisposizione alla benevolenza verso tutti e mai depaupera, anzi arricchisce il cuore, anche provato come il mio! E il mio cuore è gonfio di desiderio di bene per te! Ma talvolta se si raccomanda al cielo persona cara c'è in più il senso di impotenza di fronte a un destino che pare ineluttabile, che si spinge anche alla vera sofferenza. Sì io non posso non soffrire della tua apprensione nel sapermi malato e divengo, un po' almeno, il cristo che si fa partecipe di ogni dolore, lo prende su sé, sperando che ne resti alleviato il peso che grava sull'altro, ogni altro! E questo del cristo è vero amore, talora l'unico possibile nel male, che perfino il dio rende impotente a questo mondo! Ma anche questo di più, che l'anima ha, alla tua donerei se te ne venisse un barlume almeno della gioia nostra di ragazzi, quella stessa che spero illumini anche i miei ormai incerti passi in questo mondo! Perché, talvolta mi chiedo, questo destino, io nel buio a immelanconirmi e tu che stai a pensarmi, a preoccuparti, a far di simile, a quel che per me è reazione al male, nel tuo cuore? E' certo opera del male che avvelena la vita di ognuno, e io t'avrei voluta sempre felice! E sai che mi succede? Ora lo so per certo, ho dalla preghiera anche il vantaggio della consapevolezza d'aver visto abbastanza e che di lasciare questo torbido mondo io non debba aver più paura, certo che anche per me ci sarà perdono, quello vero non il mio facile concesso, troppo permissivo il mio giudizio! Se non che mi strugge doverti lasciar sola, sebbene certo nel conforto dei nostri due figli, piccola donna che hai colmato in me ogni vuoto, ogni assenza, anche quella della madre. Ma certo di più sarà di noi quando, vinta la mia malattia, nuova stella con me sarai nel cielo di colei che ascolta ogni cuore e perfino vi legge il taciuto! Ti prego, lascia il prosaico del quotidiano, vivi con me questa speranza, abbi fede!

sabato 8 aprile 2017

Necessità della preghiera


Riprendo qui alcune considerazioni anticipate in riflessioni sul mio sito di “Facebook”.
Per tutti trascorre veloce la vita. Come se i granellini della clessidra del tempo disponibile s'affrettino a cadere dall'ampolla superiore nella sottostante! Questo drammaticamente si può avvertire alla mia età, quando quasi tutte le cose, i fatti sono già stati e divenuti ricordi, belli o molto meno, se non brutti! Che ho tentato? Non certo grandi cose, e, se anche sì, giudicate per come concepite e immaginate concretizzate, non ho nitido ricordo dei tentativi falliti, che certo ci sono stati e molti perché quelle son rimaste cose sognate, agognate, cose da venire, prossimo ritenuto il loro futuro, ma pur sempre sfuggente! Allora forse ho solo tentato di vivere, se vero che i sogni spronano a viver la vita tutta, facendola sapida o amara, se troppo frequenti le delusioni. Sì, molti accadimenti sono stati duri e tristi, impossibili da governare, come accade a marinai su navicella sperduta in mare da contrari venti combattuto, e, subendoli, poco o molto durati, alcuni seguito m'hanno fin qui, il mio destino di bene e felicità ne ha certo sofferto. Sì, molte le delusioni, anche dolorose, in pochi barlumi di gioia e d'amore ricambiato! Ma vita inutile non è stata, una cosa ho certa, ho pregato! Per chi, perché? Per me certo, e come? E chi ho pregato, se il male perfino il dio limita nel suo pungente desiderio di bene da destinarci? Ho forse pregato perfino per lui? E chi allora? Ho pregato per lui, cristo qui sempre impotente dalla sua croce, lui onnipotente solo fuori dal mondo! Pure per l'umanità tutta? Sì, anche! Ché guerre più non vi siano! Ne è intrisa la storia tutta e di che orrori vi si commettono ne parla perfino l'attualità! E ancora ho pregato ché la ricchezza meglio sia distribuita, se vero è che la disparità è premessa di esasperate rivendicazioni e sconvolgimenti, pur giusti! E per quelli da cui solo male ho avuto, chiedendo mi fosse donata la capacità di perdono e della dimenticanza!
Ma, devo riconoscerlo, non si prega soltanto per ottenere che danno e pene personali e collettivi cessino per noi, lacrimosi in troppe vicissitudini! Fin troppo umano è farlo per chiedere che il male subito sia solo temporaneo! Ma sorprende che, pregando, i pressanti problemi personali s'allontanino, cioè un po' almeno scemino, forse perché si ha necessità di riassumerli in un sospiro, quando non in una o perfino copiose lacrime, e questo di per sé aiuta o conforta. Perché? Se posso limitare, col descriverla, l'angustia, questa forse potrà essere superata, basterà il piccolo aiuto sperato che dal cielo pur si conceda agli immeritevoli! E io tale mi sento! Allora, avendo questa fiducia, sarebbe bene chiederlo a beneficio di tutti, cioè ricordare il proprio sé bisognoso tra sicuro i molti imploranti di ogni momento. Perché se, accorata la preghiera, ben ci sarà aiuto dal cielo, personalmente ne basterebbe poco a sanare il danno o la carenza lamentati, ma dell'azione salvifica veniente si avvantaggerebbero molti! E' forse questa una ingenuità della nostra fede! Ma è certo che molti hanno anche di più gravi pene e le personali includono, e son tanti che più non pregano sfiduciati o non sanno, perché ricordare non possono la fiducia che pur avevano nella preghiera, bambini. E allora se dico al grande medico per chi ho accanto, Aiutalo!,certo lo sto dicendo anche per me! E' questa una verità che ha messo tempo a venir fuori nell'evidenza sua, ma tardi per le cose di fede non è mai! Così forse per me anche le manifestazioni più ingenue nell'amore a tutti dovuto, alla donna mia in particolare, che però ora più ancora le domanda. Chissà!, forse perché vedendomi sofferente e accorato teme di perdere l'evidenza del mio affetto, se non di più, preso da ben altre cure! E che sono le richieste sue, se non poche parole buone e rari gesti opportuni, che un po' le diano calore al suo partecipe e provato cuore?
Sì, è così proprio, se per un altro si prega perché scampi o almeno abbia minima pena, si prega per sé! Fosse anche solo un'”Ave” accorata. E' un'opportunità che ci viene offerta. Chi ringrazierò? Credo il cristo stesso, che prende su sé ogni pena, ogni dolore, ogni lacrima! Ingenuità anche questa? Forse, ma quanto vorrei tornare all'ingenuità di bambino, quando rimasto solo, vessato da bagatelle familiari, avevo unica gioia nel fare la comunione e anche quella poi mi fecero perdere fino a negare di credere! Mi dicevo, ho mangiato Gesù, sarò più forte! E davvero era così, piangevo raramente e di nascosto! Ecco questa la mia infanzia, eppure grande non volevo diventare e subire ancor più l'ottusità prepotente di molti!
Ma in ogni preghiera c'è sempre un di più! Si prega non solo per ottenere per sé o il prossimo che abbia analoga o più forte pena nel dovuto subire, ma anche per offrire! E che? La propria pochezza, la propria insufficienza, il proprio bisogno. E chi ascolta, il cristo stesso, li avvertirà propri. Così chi prega è anche chi ascolta, e chi ascolta diviene per amore quel lui che implora attenzione. E' mistero della nostra fede! Oh meraviglia!, il cristo si fa chi ha sete, ma non beve, se l'altro non può, ha fame e non mangia, se l'altro non viene rinfrancato, ha bisogno di ristoro e non cerca pace, se all'altro è negata, bisogno d'amore e lo domanda, così come fa insistente l'implorante! Solo così egli può essere risposta a chi non ha che l'offerto, Nulla! E a questo lui, tanto vessato, egli offrirà di sentirsi lui stesso farsi preghiera e sua accoglienza, cioè sentirsi un cristo. Perché il cristo, sebbene fatto impotente per la croce novella, gli dice, Io sono te, io stesso nella stessa tua attesa! E non v'è dono più grande! Le mie nelle tue pene, signore, la mia la tua preghiera, la mia aspettativa, la tua stessa! E allora preghiamo anche delusi, c'è una grande risposta, nascosta, taciuta, perfino negata da chi parla e tanto, ma poco o nulla sa del peso sull'anima del silenzio del dio, e ben tutto questo male che vessa perfino il cristo, e tutti lo diventiamo pregando, dovrà pur finire!



domenica 2 aprile 2017

Eutanasia può essere atto d'amore?


Quando vedo un malato terminale o ne ho notizia, sempre ho l'immagine di un povero cristo in croce, che da sé morire non può e lo vorrebbe, più di ogni parola, più di ogni gesto di compassione, pur spesso desiderati, e non posso non pensare necessario che qualcuno, pietoso, le gambe dovrebbe pur spezzargli per permetterglielo. Questa pratica in quell'infame supplizio, di cui quello del tanto oggi provato fa metafora, tra i romani era comune, nota come “crurifragium” per accelerare la fine, a modo loro pur pietosi gli aguzzini se non del condannato, dei timpani loro se dovuti rimanere astanti. Trovo che oggi tra tanti indifferenti o volutamente distratti da mondani interessi e pavidi, non si trovi chi faccia d'analogo! Io nemmeno me ne sentirei capace, visto che, ormai medico, pietà fin a quel punto di mia madre non ho avuto, ma solo amorevole alleviarne le indicibili sofferenze ho avuto solerte cura fino alla fine! Ma oggi è possibile, ma lontano, tra altra gente, sicuro più evoluta, la pratica definita “suicidio assistito”, in cui non solo si richiede l'assenso di chi stia per beneficiarne, ma pur la volontaria messa in opera finale, solo da parte sua, dell'input dei meccanismi necessari per l'eutanasia. Ma io mi chiedo, è pur essa un atto d'amore? E se sì, almeno in determinate estreme circostanze, quali allora i limiti dell'amore? Credo che l'amore limiti non abbia, ma in ogni circostanza della vita, in ogni decisione occorrerà prima chiedersi, Sto agendo veramente per amore, cioè nell'esclusivo bene dell'altro? Può essere un bene privare della vita un'altra persona? Ma la vita che è, se non la possibilità di toccare, sperimentare il bene, di desiderarlo sempre più, e questo può e deve accadere anche tra tanto male, che sempre è prevalente? E alla fine dei propri giorni si dovrebbe poter dir, Io ho vissuto, ho conosciuto il bene! E non certo, sono stato gaudente, cento e più donne ho avuto, e cose sciocche similari! No, occorre dire, io ho amato, io sono stato amato! Ma se il male diventa l'unica permanente possibilità e non lascia tregua, ecco che perfino la morte, che di ogni possibilità di bene e di male priva, può vestire i panni del bene, essere del bene l'ultima forma possibile! Pensando che l'amore sia l'unico imperativo e ripensando alla mia personale pavidità, antica e mai guarita, anzi rafforzata dall'età e dal paravento della presunta fede, vorrei davvero che il signore della vita tornasse a porre fine a questo mondo di ipocriti, tra i quali mi metto con la dovizia delle mie ragioni contrarie a simili decisioni estreme, e di malvagi prevalenti, che non hanno che amore di sé e perciò ignorano volutamente chi soffre. Sono sempre in cuor loro egoisti spregevoli, contenti che il male abbia preso l'appena accanto, di cui trascurare vuole il dovere di pur far qualcosa per alleviargli la pena, se il colpito lo desidera, ma anche se, come è diffuso, quello preferisca nascondere il suo dolore! Occorrerebbe allora intuirlo, occorrerebbe sentirselo dentro come pungente disperazione, sì sentirlo gridare forte! Qui, in questo mondo, si parla volentieri di diritto alla vita, pur giusto, sacro addirittura, e non si permette una morte appena dignitosa a chi l'invoca, nel dolore di una malattia senza rimedio che attanagli, sì, nell'abbandono anche di chi aiuto gli dovrebbe e smetta di lottare se troppo compromessa ne vede la propria persona, la propria vita tranquilla di mediocre uomo. Necessità di decisioni estreme richieste anche tacitamente, ma quasi sempre negata dal pressappochismo di medici, per lo più però sempre avidi, e dal temporeggiamento di politici ciarlieri, che quasi deserta l'aula hanno lasciato perfino alla discussione sul “testamento biologico”, e di istituzioni dalla burocrazia soffocante! E vorrei che il ritorno del signore sia più veloce del desiderio amaro di morte di questi disperati, immagini sue autentiche, e della mia stessa preghiera, che risposta abbiano prima che lo raggiungano! E lo sproni la madre sua, che del dolore conosce ogni increspatura, ogni lamento anche nel nascondimento di chi ha perfino vergogna del suo stato, della sua necessità, che tregua però non concedono, e ogni lacrima, ogni grido, e ogni parola, ogni nome, pronunciati nel buio dell'indifferenza, e ogni invocazione al cielo, a lei proprio, non potuta soddisfare! Il dio, onnipotente qui non è davvero, è solo il cristo che ha su di sé ogni male, almeno finché durerà questo strano mondo che egli ha voluto, forse perché lo si ami anche nella propria impotenza e altrui disperazione, che ogni volta fa sua!






sabato 1 aprile 2017

Quando alle tue stelle sarò...


Quando, chiamato alle tue stelle, ti vedrò qual sei, che ti dirò, bella del cielo? Certo ti chiederò, Tu, quale di quelle incontrate laggiù, invero pur poche, sei stata? Sono certo ormai che lì tutte e nessuna mi abbiano significato di te, qualcosa almeno! Ma completamente solo quella che, a fugare la mia incomprensione della scarsa fortuna mia con quasi tutte, venuta è in veste d'angelo in sogno, ma tale appunto che ognuna di loro quella pareva e allo stesso tempo nessuna! E a dirmi che?
L'amore tuo per me, perché parlava come se tu veramente fossi, non solo è da me ricambiato e da sempre, ma tanto venuto s'è accrescendo via via, che un amore così, più distinguermi da te non può!
E allora proprio così mi confermasti quel che intuito avevo almeno in parte, che, se ero da sempre anche un po' te, con alcuna donna l'amore mio sprecato non era stato, perché tu mai sprechi il bene, pure con quelle con cui tutto era finito precoce e male all'apparenza! Tutte quelle storie, perciò mi confermerai lì tra le tue stelle, erano state la nostra storia, sì, proprio mimato avevano il nostro amore! Sì, il suo svolgersi, il suo divenire e sublimarsi, perché tutto questo mondo di apparenze, di fallacia e di ombre ha dovuto percorrere fino a farsi palese, luminoso qual'è, soltanto nel tuo mondo, dove d'ombra non v'è luogo! E se incomprensioni v'erano state, per me e forse per taluna di loro, tali da soffrirne, noi nulla sapevamo del vero lor significato! Allora fatti amari son sembrati, e ben sai a chi alludo tra tutte, che subiti li abbia, ma quando con te in fondo sol scaramucce appariranno, bagatelle tra noi innamorati che su questa scena del mondo avevano recitato lor protagonisti, senza punto immaginarlo! Sì, attori mimi, or felici or meno, finanche amaro delusi, in un solo sogno, il nostro, siamo stati le donne mie ed io! Allora se tu in diverse forme e caratteri di donna per me venuta sei, ma pur sempre amabili, e hai voluto ti conoscessi per essi, le loro, anche le dure, sono state tue parole e i loro, anche se troppo misurati da pensarsi avari, proprio tuoi gesti!Così i lor sogni, i pur espressi o i trattenuti celati, forse temuti incompresi, sono stati quelli del tuo sogno d'amore per me e con me, tribolato, contrastato, come lo son tutti quaggiù, anche se fatti soltanto di soli umani desideri, come il mio pensato! E ti dirò che forse miglior fortuna con una sola io ho avuto! Quale? Pleonastico, ma cortese il chiedermelo! E ti risponderò, Quella che, privandosi di quel che in cuore aveva, piccolo cuore che, sebbene stipato, si stimava esauribile del bello celato, fino a me e sol per me conservato inconsapevole, sicuro non sapendo che è l'amore, anche solo sognato, che sostiene e fa crescere l'amore, me l'ha donato! Perché? Credo, affinché il mio cuore, scoperto deluso e tanto provato, sopravvivesse, un po' almeno accanto al suo, disposto per amore a lasciarsi morire d'inedia!
Sì, ti parlo sempre delle mie donne, di questa mia assai spesso, ma lo faccio per parlarmi di te, per sognarti, per anticiparmi l'incontro de visu sperato! Così il mio dire nostalgico di quand'eri con me senza saperlo, e ora pure da farmi incredulo, si fa vera preghiera ed il nostro incontro agognato palese diventa proprio a breve, anzi, meraviglia, di adesso!










giovedì 30 marzo 2017

Chi nutre quel che si dona?


Ho scritto pensandoti come in accorata preghiera,
Se questo piccolo fiore, che ben mi tengo stretto e da molto, ma lieve, ché non lo sciupi più del tempo inclemente e non lo soffochi su avido seno, e piano e dolce lo faccio, ché male non gli rechi, il male tentasse e vero raggiungesse, certo non temerei il ridicolo tentando di distrarti, impegnata come certo sei, donna del cielo, con ben tanti sofferenti! E forse la mia insistenza si farebbe perfino temeraria dopo un tuo apparente rifiuto! Oh sì, pianger ne potrei e tanto e forte, e più ancora gridarti attenzione fino a scuoterti il cuore, ché pietà ne esca per noi! Ecco queste mie mani, hanno cercato di esserti utili, hanno cercato di fare comunque, e, anche se poco, bene ne è venuto, spero più del male indesiderato e involontario, e ora che mani di vecchio si son fatte, son congiunte perché questo mio timore si faccia preghiera ascoltata!
E ancora, rinnovando la mia supplica alla salvezza di altro mio fiore intesa,
Semmai queste mani ormai stanche, tu dovessi fare le operatrici tue, donna delle mie preghiere, certo quanto più bene potessero, tenterei, per essere vicino alle aspettative tue, meraviglioso il dono tuo! E se tu me lo consentissi sai da chi cominciar vorrei? Da quel piccolo fiore, prigioniero del mio ricordo, di cui tanto parlato t'ho, e oggi pure alla mia piccola donna. Ella dell'anima sua so che più cosciente non è, e qualcuno oggi sotto al sole della altrimenti amena passeggiata, ricordarmelo ha voluto! E tristezza ha fatto, forse mal celata, a questo provato mio cuore! E che le direi, accompagnando gesti salvifici? Piccolo fiore, piccolo fiore, ricordi le ore al tuo balcone e io sulla via a rimirarti? Torna, torna! La bella, che nel cielo t'aspetta con l'altro mio fiore, lo vuole! Torna, torna! E' bello ricordare l'amore ingenuo nostro, anche se io l'ho rovinato involontario, e qualcuno ha voluto interromperlo, spezzarlo!
Ma ora mi chiedo, Io che così tanto ti indirizzo, il sogno anche di divenire tuo strumento di bene, davvero ti conosco da sperarmi ascoltato?
Forse davvero un po' solo, ma mi basta, ché altro di te mi svelerai mostrandoti, se vero è che mi vuoi alle tue stelle! Tu ora, perdurando questa vita, dal tuo cielo in notti stellate sei donna che dal cuore suo tutto trapunto di simili a quei tanti brillii, che l'universo dissemina a far incanto, sfuggir permette cose che, qui cadute come stille di luce, altri cuori raccolgono e se ne nutrono. Mentre è ben strano che il tuo si cibi solo di ciò che perde e tu ne viva, all'apparenza diminuendoti! Perché vero è che il dio è chi vive del bene che sfuggir si lascia generoso verso gli immeritevoli anche! Meraviglia della divinità tua! Vivi anche tu del bene elargito, lasci ti sfugga, lasci piova su assetati cuori e ti appaga e ti sostanzia e ne vivi! Tu vivi d'amore! E sai che chiede questo vecchio e capriccioso mio cuore? Proprio amore, il tuo, o benedetta! Per sé? Anche! E per chi altri? Per il piccolo fiore che nutre del poco che crede d'avere, ma solo in apparenza donando del suo. E questo fiore è piccola donna, che gli vive dentro e dir potrebbe, Vivo per amore e d'amore! Perché? In questo ti imita, dal momento che mi torna parte di quel che io le do, privandosene, perché ne viva il mio e il suo cuore! Vive come te del suo stesso dono! Oh meraviglia, “similia similibus sunt”, cose simili sono per i, accadono ai, simili! Ma sei tu che inizio dai alla nostra condivisione del nostro posseduto col dono tuo a me proprio, sebbene indegno di tanta dedizione da donne, che amo così come posso dalla pochezza mia, sì, nel cuore ho un tal fiore che il tuo donato è tutto per lui! Illusione sarebbe che io e lui sopravvivessimo col dimezzato, pensato che sia solo da me. Presto i nostri cuori, ora gonfi del tuo, ben poco avrebbero, non scambiandosi che briciole rimaste, e forse si farebbero rattrappiti, finanche a morirne! Sì per mancanza d'amore si può morire!

Ma questa donna-fiore ignora la solerzia dei nostri cuori, ella pensa che come spartir dobbiamo il cibo, così quello per l'anima, l'amore, debba esserlo! Sono così le donne tutte, almeno quelle che un tesoro hanno nel vero amore! E di te è ignara, non sospettando lo alimenti e lo rinnovi e giovane lo conservi e sempre ne riempi il mio cuore ché ne trabocchi e a tutto e tutti io lo trasmetta. E allora se vuoi i nostri cuori sopravvivano oltre il caduco supporto della fisicità in cui rinchiusi li hai, continua a lasciarti sfuggire un po' del tuo nutrimento. Permetti viva il tuo cuore anche di ciò che viver i nostri fa! E il mio, io gli occhi fissi allo stellato, ben ti dirà riconoscente , “D'altro non calme”! Sì, d'altro non mi importa, è questa la felicità!