Riprendo
qui alcune considerazioni anticipate in riflessioni sul mio sito di
“Facebook”.
Per
tutti trascorre veloce la vita. Come se i granellini della clessidra
del tempo disponibile s'affrettino a cadere dall'ampolla superiore
nella sottostante! Questo drammaticamente si può avvertire alla mia
età, quando quasi tutte le cose, i fatti sono già stati e divenuti
ricordi, belli o molto meno, se non brutti! Che ho tentato? Non
certo grandi cose, e, se anche sì, giudicate per come concepite e
immaginate concretizzate, non ho nitido ricordo dei tentativi
falliti, che certo ci sono stati e molti perché quelle son rimaste
cose sognate, agognate, cose da venire, prossimo ritenuto il loro
futuro, ma pur sempre sfuggente! Allora forse ho solo tentato di
vivere, se vero che i sogni spronano a viver la vita tutta, facendola
sapida o amara, se troppo frequenti le delusioni. Sì, molti
accadimenti sono stati duri e tristi, impossibili da governare, come
accade a marinai su navicella sperduta in mare da contrari venti
combattuto, e, subendoli, poco o molto durati, alcuni seguito m'hanno
fin qui, il mio destino di bene e felicità ne ha certo sofferto. Sì,
molte le delusioni, anche dolorose, in pochi barlumi di gioia e
d'amore ricambiato! Ma vita inutile non è stata, una cosa ho certa,
ho pregato! Per chi, perché? Per me certo, e come? E
chi ho pregato, se il male perfino il dio limita nel suo pungente
desiderio di bene da destinarci? Ho forse pregato perfino per lui? E
chi allora? Ho pregato per lui, cristo qui sempre impotente dalla sua
croce, lui onnipotente solo fuori dal mondo! Pure per l'umanità
tutta? Sì, anche! Ché guerre più non vi siano! Ne è intrisa la
storia tutta e di che orrori vi si commettono ne parla perfino
l'attualità! E ancora ho pregato ché la ricchezza meglio sia
distribuita, se vero è che la disparità è premessa di esasperate
rivendicazioni e sconvolgimenti, pur giusti! E per quelli da cui solo
male ho avuto, chiedendo mi fosse donata la capacità di perdono e
della dimenticanza!
Ma,
devo riconoscerlo, non
si prega soltanto per ottenere che danno e pene personali e
collettivi cessino per noi, lacrimosi in troppe vicissitudini! Fin
troppo umano è farlo per chiedere che il male subito sia solo
temporaneo! Ma sorprende che, pregando, i pressanti problemi
personali s'allontanino, cioè un po' almeno scemino, forse perché
si ha necessità di riassumerli in un sospiro, quando non in una o
perfino copiose lacrime, e questo di per sé aiuta o conforta.
Perché? Se posso limitare, col descriverla, l'angustia, questa forse
potrà essere superata, basterà il piccolo aiuto sperato che dal
cielo pur si conceda agli immeritevoli! E io tale mi sento! Allora,
avendo questa fiducia, sarebbe bene chiederlo a beneficio di tutti,
cioè ricordare il proprio sé bisognoso tra sicuro i molti
imploranti di ogni momento. Perché se, accorata la preghiera, ben ci
sarà aiuto dal cielo, personalmente ne basterebbe poco a sanare il
danno o la carenza lamentati, ma dell'azione salvifica veniente si avvantaggerebbero molti!
E' forse questa una ingenuità della nostra fede! Ma è certo che
molti hanno anche di più gravi pene e le personali includono, e son
tanti che più non pregano sfiduciati o non sanno, perché ricordare
non possono la fiducia che pur avevano nella preghiera, bambini. E
allora se dico al grande medico per chi ho accanto, Aiutalo!,certo lo
sto dicendo anche per me! E' questa una verità che ha messo tempo a
venir fuori nell'evidenza sua, ma tardi per le cose di fede non è
mai! Così forse per me anche le manifestazioni più ingenue
nell'amore a tutti dovuto, alla donna mia in particolare, che però
ora più ancora le domanda. Chissà!, forse perché vedendomi
sofferente e accorato teme di perdere l'evidenza del mio affetto, se
non di più, preso da ben altre cure! E che sono le richieste sue, se
non poche parole buone e rari gesti opportuni, che un po' le diano
calore al suo partecipe e provato cuore?
Sì,
è così proprio, se per un altro si prega perché scampi o almeno
abbia minima pena, si prega per sé! Fosse anche solo un'”Ave”
accorata. E' un'opportunità che ci viene offerta. Chi ringrazierò?
Credo il cristo stesso, che prende su sé ogni pena, ogni dolore,
ogni lacrima! Ingenuità anche questa? Forse, ma quanto vorrei
tornare all'ingenuità di bambino, quando rimasto solo, vessato da
bagatelle familiari, avevo unica gioia nel fare la comunione e anche
quella poi mi fecero perdere fino a negare di credere! Mi dicevo, ho
mangiato Gesù, sarò più forte! E davvero era così, piangevo
raramente e di nascosto! Ecco questa la mia infanzia, eppure grande
non volevo diventare e subire ancor più l'ottusità prepotente di
molti!
Ma
in ogni preghiera c'è sempre un di più! Si prega non solo per
ottenere per sé o il prossimo che abbia analoga o più forte pena
nel dovuto subire, ma anche per offrire! E che? La propria pochezza,
la propria insufficienza, il proprio bisogno. E chi ascolta, il
cristo stesso, li avvertirà propri. Così chi prega è anche chi
ascolta, e chi ascolta diviene per amore quel lui che implora
attenzione. E' mistero della nostra fede! Oh meraviglia!, il cristo
si fa chi ha sete, ma non beve, se l'altro non può, ha fame e non
mangia, se l'altro non viene rinfrancato, ha bisogno di ristoro e non
cerca pace, se all'altro è negata, bisogno d'amore e lo domanda,
così come fa insistente l'implorante! Solo così egli può essere
risposta a chi non ha che l'offerto, Nulla! E a questo lui, tanto
vessato, egli offrirà di sentirsi lui stesso farsi preghiera e sua
accoglienza, cioè sentirsi un cristo. Perché il cristo, sebbene
fatto impotente per la croce novella, gli dice, Io sono te, io stesso
nella stessa tua attesa! E non v'è dono più grande!
Le mie nelle tue pene, signore, la mia la tua preghiera, la mia
aspettativa, la tua stessa! E allora preghiamo anche delusi, c'è una
grande risposta, nascosta, taciuta, perfino negata da chi parla e
tanto, ma poco o nulla sa del peso sull'anima del silenzio del dio, e
ben tutto questo male che vessa perfino il cristo, e tutti lo
diventiamo pregando, dovrà pur finire!
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