La preghiera è sì fiducia e speranza, ma anche
abbandono alla sua melodia!
Bambino ancora, solo ero rimasto e disperato, ostile
pensato il dio che preso aveva mio fratello e non anche me, perché i miei
parenti troppo impegnati erano in loro bagattelle per occuparsi dei miei crucci
e angosce. Ma dopo periodi bui, sempre vissuti come troppo lunghi quando si è
assai giovani, con la fede ritrovata avevo necessità di dire alla bella del
cielo anche le piccole angustie della vita quotidiana, pregandola mi aiutasse a
venirne fuori. Nella mia fede da adulto ho cercato di conservare l’ingenuità
che mi faceva tutto raccontare a lei e attendermi da lei, come valore
dell’anima però, quella sua predisposizione che fa vedere barlume di luce anche
nel buio più fitto, e mi si creda, io vi ho brancolato a lungo! Ma allora di
che le parlavo? Sicuro dei problemi a scuola, del difficile mio rapporto non
solo con gli adulti miei, ma con tutti gli altri, e anche con maschi coetanei
malevoli o invidiosi del mio poco, nessuno da potermi surrogare il fratello, e
con femmine indifferenti, senza attenzioni per me, troppo sciocco, un perdente
forse, ma ostinato in timide richieste per una briciola di gioia. Ma ne avevo
compenso, avvertivo veramente quello che ho scritto di recente, che la
preghiera è melodia di per sé, non occorrendole vibrazioni di corde e
modulazione di fiati che l’accompagnino e che è sempre rasserenante, cioè se ne
esce con più luce intorno e fiducia, per quanto strana la vita che tocca
vivere. Ma se essa fosse mera illusione come tante, ma più ancora fosse
“illusio”, cioè derisione della impietosa realtà per la mia fragile mente,
sarebbe, paradosso, ben riuscita l’auspicata ingenuità, ma come passività di
chi, stupido, non può rendersi conto della verità del male, non come valore,
che lo fa sperare superabile! E se allora ne potessi essere davvero cosciente
ben potrei dire, ma ironico, Beato questo mio cuore che vi si culla, che vede
senza distinguere e senza comprendere sente, ma almeno è dimentico, anche per
poco, completamente del male! Ma io so che così non è, non mi sto illudendo da
troppo stupido ingenuo, e se dico solo l’appena, è anche perché sicuro sono che
la stessa di sempre che ascolta, legga il travaglio che m’affanna il cuore e vi
ponga rimedio, così come può, dalla bontà sua. E vorrei davvero la preghiera
ora com'era allora, ingenuità di un ingenuo, non di chi rifiuta di vedere la
realtà di qui, ma del fiducioso nonostante tutto. Ecco cosa mi nutre il cuore
pregando, mi accade come nel cantare una canzone, le sue parole da testo
scritto o ricordato, non hanno supporto musicale, e non lo richiedono, lo
includono! Si sostengono da sole senza che alcuno strumento io mimi. Ma c’è di
più, se nella preghiera mi immergo completamente, mi profondo tanto nella
melodia sua, allora le sensazioni che provengono dall'ambiente si
affievoliscono fin quasi a scomparire, e con lo svanire delle percezioni, non
mi sento più persona, cioè essere distinto dalle cose di un determinato luogo,
anche le poche di un cantuccio in cui mi sia raccolto, ma perduti i confini,
finisco col galleggiare, fluttuare in uno spazio, mare tranquillo in cui mi
direi più che dolce naufragato, disciolto nella sua pace! Allo stesso tempo le
accorate parole anche di richiesta non sono più monologo, ma sono inclusive di
accoglienza, di ascolto benevolo e di consenso. Cioè in quel che dico c’è già
il desiderato, la risposta attesa. La preghiera si è fatta dialogo e la bella
del cielo mi ha sorriso, suo il mio desiderio, che saprà a chi trasmettere e
sicuro gioirà se ne avrò anche appena piccola gioia dal poco richiesto e
concesso! Miracolo della preghiera!
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