mercoledì 1 marzo 2017

La preghiera

La preghiera è sì fiducia e speranza, ma anche abbandono alla sua melodia!
Bambino ancora, solo ero rimasto e disperato, ostile pensato il dio che preso aveva mio fratello e non anche me, perché i miei parenti troppo impegnati erano in loro bagattelle per occuparsi dei miei crucci e angosce. Ma dopo periodi bui, sempre vissuti come troppo lunghi quando si è assai giovani, con la fede ritrovata avevo necessità di dire alla bella del cielo anche le piccole angustie della vita quotidiana, pregandola mi aiutasse a venirne fuori. Nella mia fede da adulto ho cercato di conservare l’ingenuità che mi faceva tutto raccontare a lei e attendermi da lei, come valore dell’anima però, quella sua predisposizione che fa vedere barlume di luce anche nel buio più fitto, e mi si creda, io vi ho brancolato a lungo! Ma allora di che le parlavo? Sicuro dei problemi a scuola, del difficile mio rapporto non solo con gli adulti miei, ma con tutti gli altri, e anche con maschi coetanei malevoli o invidiosi del mio poco, nessuno da potermi surrogare il fratello, e con femmine indifferenti, senza attenzioni per me, troppo sciocco, un perdente forse, ma ostinato in timide richieste per una briciola di gioia. Ma ne avevo compenso, avvertivo veramente quello che ho scritto di recente, che la preghiera è melodia di per sé, non occorrendole vibrazioni di corde e modulazione di fiati che l’accompagnino e che è sempre rasserenante, cioè se ne esce con più luce intorno e fiducia, per quanto strana la vita che tocca vivere. Ma se essa fosse mera illusione come tante, ma più ancora fosse “illusio”, cioè derisione della impietosa realtà per la mia fragile mente, sarebbe, paradosso, ben riuscita l’auspicata ingenuità, ma come passività di chi, stupido, non può rendersi conto della verità del male, non come valore, che lo fa sperare superabile! E se allora ne potessi essere davvero cosciente ben potrei dire, ma ironico, Beato questo mio cuore che vi si culla, che vede senza distinguere e senza comprendere sente, ma almeno è dimentico, anche per poco, completamente del male! Ma io so che così non è, non mi sto illudendo da troppo stupido ingenuo, e se dico solo l’appena, è anche perché sicuro sono che la stessa di sempre che ascolta, legga il travaglio che m’affanna il cuore e vi ponga rimedio, così come può, dalla bontà sua. E vorrei davvero la preghiera ora com'era allora, ingenuità di un ingenuo, non di chi rifiuta di vedere la realtà di qui, ma del fiducioso nonostante tutto. Ecco cosa mi nutre il cuore pregando, mi accade come nel cantare una canzone, le sue parole da testo scritto o ricordato, non hanno supporto musicale, e non lo richiedono, lo includono! Si sostengono da sole senza che alcuno strumento io mimi. Ma c’è di più, se nella preghiera mi immergo completamente, mi profondo tanto nella melodia sua, allora le sensazioni che provengono dall'ambiente si affievoliscono fin quasi a scomparire, e con lo svanire delle percezioni, non mi sento più persona, cioè essere distinto dalle cose di un determinato luogo, anche le poche di un cantuccio in cui mi sia raccolto, ma perduti i confini, finisco col galleggiare, fluttuare in uno spazio, mare tranquillo in cui mi direi più che dolce naufragato, disciolto nella sua pace! Allo stesso tempo le accorate parole anche di richiesta non sono più monologo, ma sono inclusive di accoglienza, di ascolto benevolo e di consenso. Cioè in quel che dico c’è già il desiderato, la risposta attesa. La preghiera si è fatta dialogo e la bella del cielo mi ha sorriso, suo il mio desiderio, che saprà a chi trasmettere e sicuro gioirà se ne avrò anche appena piccola gioia dal poco richiesto e concesso! Miracolo della preghiera!

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