Noi
viviamo nella natura e della natura. La più parte di noi pensa
grossolano, a un serbatoio inesauribile di cose che si lascino
sfruttare. Non solo, ma molti non hanno idea di ciò che è servito
per un conoscere più approfondito, meno approssimativo
dell'ambiente che ha permesso la vita e tuttora la sostiene e della
vita stessa. Forse i più pensano per essa con la tautologia, la vita
è la proprietà che hanno i viventi, e per loro basta. Quelle della
conoscenza invece sono teorie aperte, che domandano adeguamenti e
accettano progressi continui nella tortuosa strada, che le menti
migliori in ogni epoca percorrono per solo provvisorietà di sapere
sulla verità. Si vive invece per lo più in beata ignoranza.
D'analogo accade nella vita religiosa. Ogni religione ha qualche
scritto o un insieme di essi, libro che testimoni il travaglio
interpretativo dei presunti rapporti col principale dei misteri che
chiamano dio, o meglio il dio, a sottolinearne l'unicità come
principio e fine del tutto. I loro adepti spesso si affidano alla
interpretazione di altri, nella convinzione che essi con la loro
vita coerente, ne testimonino la veridicità. Ma se vi si pone
attenzione con serietà ed impegno, ci si convince che non v'è nulla
di certo nel riferito da fortunati, che lambito abbiano la verità in
ogni epoca, e che hanno raccontato quei fatti in onestà. Allora? La
vita di ognuno è aperta alla verità e occorre viverla, non ci si
può nascondere dietro a “il libro dice” o “quel suo interprete
afferma”. Occorre una risposta personale, rischiosa, azzardosa, che
ci impegni nella vita, che deve farsi responsabile, morale. Devo
vivere la mia speranza!
É
il dio una verità d'amore che nutre e riscalda l'umano? Certezza non
ne ho, questa è la mia speranza, ma a me basta! É la mia
provvisorietà nella conoscenza del dio, il mio rischio, e comunque
so che avrò bisogno del suo perdono, io qui avaro di parole e gesti!
Ma allora chi è in questa mia fede il dio? É l'amore di per sé,
perciò l'amante che mi cerca per amare me proprio, e io, amato, lo
cerco per ricambiarlo, per divenire quello che lui è, vero amante.
Ma la dipendenza mia dalla sua iniziativa, l'ho detto, è solo
speranza, di fatto sono io a cercarlo in mezzo a tante contraddizioni
amaramente vissute e dell'amore suo non sento l'afflato. Perché? Io
sono ancora in questo mondo di apparenze e di verità velate, dove
non si ingoia che indifferenza e malevolenza, ma amo nonostante!
Voglio quest'amore sublimato, voglio raggiungerne la fonte prima, io
sono allora disperatamente l'amante di uno sconosciuto! Voglio
incontrarlo, voglio si lasci amare, e intanto offro forse solo un
povero amore alla donna mia, agli altri uomini, ai viventi tutti e a
tutto ciò che v'è a questo mondo. Basterà?
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