sabato 28 novembre 2020

La presenza del Cristo

 


Scrivevo <<La storia tragica del Cristo misura la lotta al male vittoriosa, che Egli ha fatto destino di ciascuno>>.

Ma ora mi chiedo: La sua presenza invitta che assicura? Infatti dal male che ci attanaglia è impossibile essere esentati, salvo miracolo. Allora la vicenda tragica del Cristo che dimostra con la resurrezione Sua?

Che il male finisce veramente, risorti alla Sua vita, di cui fa a tutti dono. Ma anche che quella è ottenuta, come da Lui, passando per la propria croce e che non v'è porta diversa dalla morte per entrarvi e ottenere così la pace. Pure nel suo nome preghiamo per una tregua almeno. Possibile ci sia permessa? Egli però non la ebbe, afferrato, preso nel vortice della malvagità di uomini duri e ottusi, presenti in ogni epoca. Ma la certezza di ascolto mitiga la percezione del brutto che ci capita e questo talvolta, come una piccola vera tregua, fa oblio e ne viene dolcezza che basta per addormentarci in un bel giardino, come il promesso. E quanto la preghiera dona, viene dalla certezza della prossimità di chi ascolta, perché Egli ci è accanto sempre, quali le vicende della vita. Quindi la preziosità del Suo dono, la preghiera con Lui, non è effimera quanto le illusioni tutte durano. E la nostra è sì sofferenza per il male che nessuno risparmia, ma confortata dalla presenza Sua. Allora diciamo sì a Cristo e con Lui,...liberaci dal male!

sabato 21 novembre 2020

Che dice la fede nostra?

 


Scrivevo giorni fa sulle mie emozioni : “Tremuli questi gialli fiori di trifoglio alla brezza del crepuscolo, che sale dal mare. È un tenero scenario da piccoli sogni, com'è quest'amore, mio per la donna mia, salvo, nonostante gli anni.” Questo sentito mi suggeriva: “ Ecco, posseggo un po' dell'amore, che è carattere di Dio. Altri poco meno o di più tanto hanno. Allora l'amore, in qualche misura raggiunto da tutti, pur c'è. Sì, Dio c'è!”. Conclusione: “se Dio è pensato come chi racchiude nella persona i bisogni della nostra anima, allora c'è. Sì, proprio quei bisogni mai completamente appagati, interposto il male. Questo finirà con la morte. Permetterà essa di raggiungere Dio? Lo vuole la nostra fede! Infatti mentre la percezione personale del male ha un limite, raggiunto con la morte, ci sono bisogni dell'anima, come la bellezza, la bontà, la pace, l'amore, mai completamente appagati. Per la fede questi limiti, qui sempre solo sfiorati, mai vero raggiunti, non saranno più tali dopo la morte, perché essa è speranza di possederli in Dio”. Tutto accade come se le necessità nostre siano funzioni del tempo su cui scorre la nostra vita. Per simili funzioni, e scusa chiedo di questo linguaggio un po' troppo matematico, il limite loro non viene raggiunto, perché non c'è continuità. Qui la persona è separata dalla sua meta, il bene, dal male, questo fa la discontinuità tamponando, frenando, sminuendo, spegnendo le nostre iniziative per arricchire il bene pur possedendone l'anelito almeno. Ma al suo cessare con la morte, punto fatale, istante critico, il limite, è la speranza nostra, verrà raggiunto!Sì, vivremo in Dio!