Di
chi ci sta accanto finiamo col conoscere, o intuire, bisogni,
desideri, speranze, e ben lo chiamiamo prossimo. Perché c'è? Forse,
sentiamo, col cristo, imperativa una risposta a quel che chiede o
tace. Allora nel soddisfare, o almeno tentandolo, le necessità
dell'altro, possiamo amare nella concretezza il dio, altrimenti
sconosciuto, e per questo ci è stato da lui stesso donato come prossimo! Chi è
l'amore abbisogna d'amore! Allora è per questo che tutto, questo
mondo con tutti noi, gli appena esentati e chi è nella pena del
bisogno, esiste?
venerdì 28 dicembre 2018
domenica 9 dicembre 2018
Giudicati sull'amore dall'amore!
Per
noi, credenti o non, il giudizio! Giudicati saremo sull'amore. Ma chi
ne è vissuto pienamente non sciupandosi il cuore in altri interessi?
Io ho sempre, nelle diverse epoche di vita amato! Sì, una donna, ma
forse non abbastanza, come la dedizione dell'altra avrebbe meritato,
o non ho saputo lottare l'apparente, ma superabile, sua indifferenza!
Ma non ho rimpianti, ancora guarito da donna, questa mia! Con gli
altri tutti, il prossimo, ho tentato l'amore comandato! Sono
tranquillo? Niente affatto! Ho chiesto all'amore stesso perdono, ché
il male nasce in chi ne difetta, e questa tentazione non deve avermi
mai completamente lasciato, ché manchi ho avuto e ho, d'amore. Ma
occhi, teneri con me quasi sempre, mi guardano pazienti, occhi
appassionati di donna, di sposa, di madre, occhi che vedono in me il
loro tutto. Sfidano la mia apparente indifferenza, seminano daccapo
speranzosi la mia aridità di vecchio! Ed ecco, miracolo, rinascermi
qualcosa, tenera piantina dapprima, ma che subito ben radica e si fa
vigorosa! Che è? È ancora l'amore! Per chi, per che? Per questo
cuore caparbio, che mi sta di fronte con occhi or teneri or severi,
per gli altri, gli indifferenti pure, per la vita tutta, anche per la
passata peccaminosa, senza iniziative o risposte d'amore e per quella
d'oggi, aperta di nuovo alla speranza!
venerdì 30 novembre 2018
L'amore trasforma
L'amore
trasforma. Il mio, lunga e ostinata la determinazione, potrebbe dire,
Ecco, ho fatto di te un uomo! Vero, ma direbbe corto! Perché? Mi
sento chi non solo finalmente dà a questa donna quasi l'atteso e ha
vergogna dei manchi passati, ma vorrebbe per lei la gioia completa.
Quale so io? Poter senza meta e tempo andare per una valle,
tenendoci per mano tra erbe e fiori di primavera con alberi
ondeggianti e mormoranti a far corona. Fintantoché, stanchi,
adagiati sull'erba molle, attendere le lucciole parlar d'amore per poi
svanire nello stellato... Sì, tutte, lucciole e stelle, per lei,
affinché ciò che gli occhi ammirino nella meraviglia le facciano
traboccare il cuore di gioia! Ancora, velati gli occhi con i
luccichii farsi corona, aver tanta fede da poterle dire, Ecco, il
buon dio anticipa qui per noi il suo paradiso!
domenica 25 novembre 2018
La volontà di bene
Talvolta
in questo rapporto d'amore mi chiedo, Se qualcosa ci minacciasse,
sarei pronto a far da scudo a questa mia donna?
Mi
rispondo dalla mia sincerità, conscio di quella che era forse forza
e che ora sicuro s'è fatta debolezza, come le dicessi, Sì, piccola
donna, ti proteggerei!
Ma
basterebbe l'intento? Talvolta ciò che viene, offende nonostante.
Sì, è più forte, e col male, ecco il dolore! È allora che la
presenza dell'altro, credo, sia di mutuo conforto e le parole buone
sussurrate diventano importanti, vitali, per entrambi! Così che mi
dico, Se te, cuore amato, allora tanto provato, non avessi potuto
preservare dal dolore, sicuro ti preserverei nel dolore!
La
fede non ci dice di simile? Il cristo non ci protegge dal dolore, che
inevitabile contamina la vita, ma nel dolore! Fiat voluntas tua,
diciamo nel pater noster, non tanto per rassegnazione
nell'inevitabile impatto col male, ma perché fiduciosi nella divina
volontà di bene, la stessa che in cielo, che ci assicura di non
esser soli a lottarlo!
martedì 6 novembre 2018
Amore e speranza
Chi
non ama nemmeno preghi! Perché? Mi chiedo, Posso limitare l'amore?
Posso cedere alla tentazione dell'egoismo di essere solo per questo
mio tu, questa mia donna, o anche limitare il mio interesse a una
cerchia ristretta di persone, cui dare e da cui attendere
contraccambio di bene, e cui dire le parole con le quali si dà e si
chiede qualcosa di bello e buono? Se così fosse, avrebbe più senso
la mia preghiera? Non è essa un uscire dal proprio sé e dalla
eventuale volutamente angusta propria cerchia degli affetti e dalle
parole usate in essa, per muoversi verso chi è l'altro per
antonomasia, perciò andare oltre ogni altro di qui e ogni possibile
ascolto, pensato insufficiente? E nel pregare non si è fiduciosi che
un vero ascolto ci sia fruttuoso solo da parte di quel chi, pensato
fonte di ogni bene, che è in cielo, cioè oltre la fallacia di
questo mondo e che si conosce solo nelle proprie, ora veramente
diverse, parole, che gli chiedono pressante attenzione nella
necessità del momento? Allora mi chiedo, Quando la mia speranza, che
esprimo con la preghiera, può essa stessa essere l'agognata risposta
dal cielo? Credo che lo sia quando non contraddittoria, come sarebbe
nella pretesa d'ascolto, ascolto che mai avessi avuto per i bisogni,
le urgenze degli altri! Quindi è solo per quelli, e io tra loro non
sarei, che non abbiano limitato l'interesse, la disponibilità verso
ogni altro, ma abbiano dato, come hanno potuto, sempre! Abbiano
perciò verso tutti tentato l'amore!
giovedì 1 novembre 2018
Invito alla preghiera
Un
altro giorno declina...Sono solo con le mie parole. Possono esse
farsi preghiera?
Sì,
se riassumono lo sforzo d'oggi di ottenere un po' di bene, per chi
amo almeno, la generosità di donare il poco posseduto, la speranza
di un domani più proficuo per l'anima, che sete ha d'amore!
Ma
che è amore? Anche l'attesa risposta adeguata alle richieste di
bene e da chi? E perché la preghiera e a chi? E mi chiedo, Ho l'oggi
volto al bene pur nel disagio della sofferenza? Avanzo verso il bene
per l'erta affannosa di questa via tortuosa che è ormai per me il
mondo? Nonostante il deludente vissuto ho speranza d'amore da questa
piccola donna?
Tutto
questo sentito posso tradurre in parole e le parole dal cuore uscite,
farsi preghiera. E al di là delle nuvole, che han tutto serrato
questo giorno, ben qualcuno l'ascolterà!
venerdì 28 settembre 2018
Conquistarsi nell'altro
Sapersi
vedere in chi ci accompagna o semplicemente ci sta per un po'
accanto, è come amarsi nell'altro. Perché? Intanto è far proprie
le sue pene, le sue gioie, le piccole o grandi sue necessità di
vita, le sue ansie e speranze perfino, se intuite o condivise. Allora
venirgli incontro in qualche misura, discreti, accorti a non
offendere la sua sensibilità, è venirsi incontro, provvedere anche
a se stessi. Perché tutto ciò che si supera, avversità concrete o
presunte, lor paure, debolezze, è come superarle anche per sé,
conquistando nuova sicurezza, nuove possibilità, dischiuse nella
serenità riguadagnata. Così ancora è per la gioia di essere,
avvilita dalle circostanze, che va ridestata in chi ci sta davanti,
anche col manifesto nostro interessamento per lui, e in noi col
sentirsi capaci di farlo. Infatti è come venir in contatto, nella
meraviglia, con un se stessi non conosciuto, dalle capacità
insospettabili, perché solo allora sperimentate nelle loro
possibilità di successo nel bene. Allora come non amare questo nuovo sé più
completo? È scoperto per l'altro e nell'altro, perché aiutarlo è
risvegliare quanto sopito o avvilito, già posseduto, cioè quanto
scopriamo di noi in fondo è già in lui, novità sconosciuta, comune
ad entrambi. Allora conoscerlo è conoscersi di più e meglio. È
come essersi conquistato nell'altro, essersi più umanizzato!
domenica 23 settembre 2018
Chiedersi del dio
Quand'ero giovane e insegnante, per introdurre i miei studenti ai misteri della probabilità, facevo l'esempio di una pallina lasciata cadere al centro di un pavimento diviso in settori. Preliminare era convincersi dell'impossibilità di prevedere il settore in cui si sarebbe fermata la biglia dopo caduta e rotolamento. Poi a ciascun settore, con l'esperienza, si sarebbe potuto attribuire una diversa misura della possibilità d'accadere! Troppi infatti i fattori da valutare nel determinismo del fenomeno, pallina caduta e sua fermata! Così suo peso, sua altezza di caduta, suo impatto con memoria del materiale da costruzione anche del pavimento, attrito nell'aria, tranquilla o no, e nel rotolamento.
Ora tutti si chiedono e chiedono del perché della vita, e nelle domande sul dio è come chiedersi chi abbia lasciato cadere biglia e osservatore, mentre nella fisicità del fenomeno appena descritto possono essere la stessa persona. Eccoci lasciati cadere in questo mondo a osservare quanto capita e ci capita! Perché tanto in basso rotoliamo confusi e quando, dopo la fermata, ne usciremo? La mia risposta è che occorra convincersi della necessità di chiedere perdono a chi lo ha voluto. Di che? Del pur dovuto, perfino nella precarietà e nell'indigenza personali, e nella solitudine, che non esenta nessuno, a quelli accanto, sì sul molto richiesto, sulla scarsa risposta e sul molto trascurato. Perfino occorrerà inginocchiarsi di fronte a chi, forse col nostro irresponsabile comportamento, abbiamo stimolato, indotto a farci del male! Perché? Star tutti insieme e uniti dovremo nell'amore del dio! Prepararsi già qui alla memoria di quei trascorsi grigi o bui, è iniziare sì a lacrimarne, ma anche a pregustare la gioia del ritrovamento in quell'oltre tutto d'amore, immancabile l'ingresso, di chi già qui si è amato. Ed io tanto vorrei ritrovare la pallina con cui quell'uno m'ha lasciato cadere!
martedì 7 agosto 2018
Considerazioni sul prologo di Giovanni
Il vangelo di Giovanni si apre con un denso prologo. Il logos, che nello stoicismo (Filone) è persona, cioè un esistente di per sé, ma né increato come il dio, il padre, né creato, come lo siamo noi creature tutte, è l'agente per cui il dio, attua la creazione con la vita delle creature, e per lui si svela come origine e destino del creato e ne attua il ritorno, cioè ne annulla il divario, la separazione. Tutti ne necessitiamo nell'incertezza del peccato, manco d'amore verso gli altri tutti, e nel buio dell'illusione di poter fare a meno dell'amore, che dà l'incredulità di poter avere un destino di bene! Perché l'amore non è debolezza, arrendevolezza, lasciarsi portare dal vento dell'oblio, ma volontà, decisione, passione anche, sì sofferenza da cui spesso qui non è disgiunto! E l'uomo di fede dirà, Come c'è un processo di discesa dal dio del logos, c'è il suo ritorno e noi saremo con lui! Per Giovanni è proprio questa nostra, l'epoca dei "segni", che svelano il dio "absconditus" operante nel suo cristo, logos disceso a farsi uomo parlante con l'umanità tutta! Così noi non brancoliamo più nel buio, siamo destinatari di un messaggio di salvezza. Noi non gli resistiamo, non ci opponiamo come fecero gli Israeliti, ci lasciamo condurre verso il perdono! Perché? E' in gioco la vita! L'attuale vita, che non deve essere più vuota e delusa come quella di chi sta ad attendere un mister Godot, che si fa precedere da promessa sempre rinnovata per il domani e mai arriva ( sic!), e la futura vita promessa, la cui porta è il cristo con il suo perdono, quello del dio, anche postumo! Allora che fare? Occorre farsi discepoli, strumenti della volontà del cristo, sue mani! Tutti, come forse bene anch'io, riusciremo a imitarlo per forse solo dire, Io c'ero, ero dalla parte sua e sono rimasto sconfitto con lui!
venerdì 13 luglio 2018
Un piccolo segreto svelato
Dev'essere vero, Io arricchisco l'anima mia di ciò che dono a tutti! Allora non ti chiedo, piccola donna mia, Insegnami ad amarti! Me lo dice da sempre la presenza tua, il tuo fare e dire sotto al mio sguardo attento, e nella tenerezza che mi ispiri, il cuore sa come scegliere quello per te tra i tanti modi di concretizzare l'amore, di cui l'anima ha finito col disporre, amando da così tanto tempo le piccole cose belle e buone sotto al sole. E tu non sei tra loro? Ma, mi chiedo, raggiungo solo la tua anima, amando? Non è la via per chi è l'amore, amare? Sicura, credo, per tal fine è solo quella dell'amore che nulla s'aspetta in contraccambio ed è la voluta dal cristo! Allora è così che t'amo? Lo spero! Io t'amo, come intuisco che vuoi, perché tu sia felice! Ma se la felicità tua è la sola ragione del mio amore, io non pretendo che tu mi faccia di simile, cioè cerchi di rendermi felice, perché felice già mi fai col tuo sorriso! Allora ecco il mio ingenuo piccolo segreto per stare col cristo, esser felice di indurre una briciola di felicità in te, in tutti!
domenica 24 giugno 2018
L'amore avvertito è il già posseduto
S'afferma l'alba sempre più e gli uccelletti che l'annunciano, han da tempo smesso lor richiami d'intesa amorosa. Tutto fuori deve essere immerso in un chiarore diffuso, che sempre più si rafforza. La compagna dorme ancora e io guardo da un po' il cristo ieratico, che abbiamo sulla parete di fronte, alla poca luce che qui filtra. La sua figura ai miei occhi deboli appare confusa, né ben percepisco il suo sguardo severo, che m'è ben noto. Poco al momento è quel che riesco a saperne, sol quello che nelle attuali condizioni, gli posso attribuire e cui deve supplire il ricordo. Ma così deve essere anche del suo amore, conosco il poco che le condizioni non più esterne, ma quelle del mio cuore permettono di saperne. Sì, dev'essere così, sappiamo di quelli del cielo, del loro interesse, del loro affetto per noi solo quello che il nostro sentito per loro ne lascia avvertire! Quando si vive un amore, gioia e pene dell'un cuore traboccano nell'altro, nella misura in cui cui il ricevente già le sente sue nel suo affetto. La piccola donna del cielo sa di me quello che questa donna percepisce, molto perché tanto il sentito da quel che ha nel cuore per me. Perché lo so? Si avverte dell'altro quel che l'amore che possediamo ci rende disposti a ricevere! Perciò so che è tanto il loro amore per me perché è così che le amo!
domenica 10 giugno 2018
L'incontro
Avete mai udito il canto di uccelletti innamorati a primavera, di primo mattino, all'albeggiare del nuovo giorno, quando la luce ancor non ha vinto la notte? Dovreste! A noi succede da quando abbiamo deciso irrinunciabile la campagna e la nostra sta su una collinetta propaggine dei monti del golfo che qui scendono al mare. Cantano forse non più per la meraviglia di compagne, potenziali ancora, o per rassicurarle della loro scelta, ben fatta, ma forse per la felicità di star vivendo l'amore. Saremmo soddisfatti con analoga manifestazione di felicità per quella che ci è rimasta accanto nonostante la nostra mediocrità? Eppoi l'amore umano è un sentimento assai complesso, include altre persone, animali, piante, paesaggi perfino! Come definirlo? E L'amore del dio che è? Dovremmo conoscerlo per il solo amore che resta mistero! Ma per noi venne qui dal cielo un inviato dal dio a dirci dell'amore e della felicità del viverlo come preziosità che non ha pari. Lo sapemmo allora, lo sappiamo oggi? Alcuni dicono, con la forza di averlo sperimentato, che è necessario incontrarlo. Come, quando? Nel rito tramandato e aggiornato per renderlo comprensibile, è possibile ai vero devoti un incontro collettivo forse, ma quando il personale? Forse nella preghiera? Questa può essere desiderio di incontro o sua anamnesi, ma come l'incontro? Credo, vivendo come attuali le sue parole! Che suonano, Amate tutti, anche da chi male aveste! Allora vivere quest'amore sollecitato non è facile, non è quello per il tu di cui canta l'uccelletto, è più! E viene nella vita di oggi ancora quel qualcuno a dirci del desiderio del dio di essere amato così. Non si opaca la certezza che ne abbiamo nel vissuto, se ci ripetiamo, Devo, voglio amarti come vuoi! Allora se l'incontro è irrinunciabile, mi chiedo può chi ha raccomandato quest'amore nonostante il nostro spesso opaco vissuto, scordarlo quando sarà a giudicarci? Egli ama dell'amore che ha voluto per noi e così il dio. Può l'amore contraddirsi? Sì, quanti, troppi errori in questa tribolata vita, fino a poter vivere come suoi nemici (sic!), ma il suo perdono è un atto d'amore che ha preceduto la nostra inadeguatezza all'amore, il nostro deludere le sue aspettative, il nostro tradirlo! Tutti dovremo essere rieducati all'amore! Allora tutti saremo con lui nel suo oltre, che è già qui se ne facciamo vivere ora l'amore!
mercoledì 23 maggio 2018
Per chi la preghiera?
Io avevo, ragazzo, un amore, al tempo dell'ingenuità, ma smarrito. Dove è finito? Credo che da tempo viva in questa donna appassionata. Anche quella dal cuore, forse a torto, pensato duro, che m'ha fatto vivere un amore assai poco felice, credo ancora nella stessa, quando insiste nei rimbrotti, ma forse, come quelli d'allora, ben meritati. Di più credo! Che se la mia donna voglia carezza, ogni altra desiderosa, ma negletta, inconsapevole la riceva, cioè senta comunque un bene, anche se non sa in quale forma e da chi le sia venuto. Perché? Ogni desiderio di bene, ogni suo povero tentativo di attuarlo, sono essi stessi un valore che sarà possibile ignorare, ma non cancellare dal destino di tutti, da parte di noi uomini. Viviamo d'amore, in una solidarietà ignorata di bisogno, e il bene a tutti viene da un dove, da un chi, cioè ha una fonte sua. Noi con le nostre azioni e con la preghiera, sempre preziosa, sempre opportuna, cerchiamo di indirizzarlo verso chi pensiamo ne abbia urgenza, ma è per tutti, ché siamo assetati tutti di bene. E il bene non si esaurisce riempiendo un cuore! Mi piace pensare che quella fonte si esprima per lo stesso cuore recettivo e attento alle nostre richieste, che vive tra le stelle, ed è di donna! I desideri di bene fa concreti, li realizza e sono per tutti, ché ama tutti! Le mie povere parole ascolta e le serba nel cuore per dirmene di simili, ché ben possa comprendere quello che sente per me, quando? Allora che con questa mia donna sarò dove con lei abita, e saranno tutte parole d'amore!
venerdì 18 maggio 2018
C'è il dio senza il suo cristo?
Non so cosa pregare sia per gli altri, ma per me è trovare le parole giuste, semplici, immediate perché, gonfio il cuore, ne esca, facendone sollievo, un po' dalla sua pena e gliene venga speranza di superamento e di ritrovata serenità e fiducia nella vita. Ed è rivolta alla stessa fonte dell'amore, quello che qui tento di mantenere, al dio, che subito la fa propria e dirò perché penso che così davvero accada. Intanto assai spesso la risposta sperata non viene e il bene agognato resta sospirato, non potuto raggiungere. Perché? Credo per questa stessa realtà, che ha permesso la mia vita, tormentata nei suoi manchi d'amore e di supplice, che si frappone tra il mio desiderio d'amore e l'amore stesso, e per i peccati interposti da me e da tutti, che ne fanno più spessore e poca la fede e la speranza debole. Una realtà che permette sì all'amore di entrarvi, ma solo come egli stesso uomo del dolore, disperato nel patire come ogni altro, un povero cristo, un povero dio! È lui nel mio dolore, nella mia delusione per la mancanza di palese risposta dal cielo, ma che dà forza a nuova preghiera, mi fa accettare l'oggi e alimenta la timida speranza che sole novello sia già domani e venga a riscaldar cuore tanto deluso. Ma fa di più, rende assai probabile che la vita tutta abbia un senso, anche al più dubbioso, nonostante la sofferenza dei bambini e il dolore delle madri senza più lacrime. Senza il suo cristo non resterebbe del dio che un'idea vaga di persona, che, di fronte a tanto dolore degli uomini e dei viventi tutti, avrebbe vergogna della sua inanità e la sola dignità di fuggire nel nulla!
lunedì 7 maggio 2018
La vita e la sua Beatrice
La vita è come un libro dimenticato aperto al vento. Ne fruga le pagine, ne porta via le parole, dolci o amare, senza capirle! E di un cuore amante, gioie e lacrime, e i sospiri suoi. Per chi? Sarà la ragazzina con cui si correva per i campi ondeggianti d'erba e di sogni. Sarà la dolce amichetta dei primi anni di scuola. Sarà.... Sempre una Beatrice smarrita nelle farraginosità della vita! Per riottenerla, come al poeta accadde, occorrerà rivivere tutti gli impedimenti e superarli, e non solo i personali. Ecco il sogno d'una vita novella, che lo consenta. Perché ciò che diventa qui insormontabile, il peccato personale o d'altri, ma subito, sarà rivissuto postumo. Allora nell'orrore delle innumerevoli varianti sue, il superarlo, per l'ausilio di chi qui solo avverte della pericolosità sua, ma per blateranti altri peggiori peccatori, farà l’anima degna di raggiungere quel bene alla sua vita di qui mancato. La sua Beatrice!
E chi qui ha creduto di averla, esplorata anima e corpo la donna del cuore? Conoscere il cuore di una donna è qui solo illusione, l'avrà letto frettoloso come ottuso vento! Avrà bisogno di occhi ridiventati innocenti, rivissuti i peccati tutti, non solo quelli che fanno l'orgoglio di aver saputo e potuto!
E chi qui ha creduto di averla, esplorata anima e corpo la donna del cuore? Conoscere il cuore di una donna è qui solo illusione, l'avrà letto frettoloso come ottuso vento! Avrà bisogno di occhi ridiventati innocenti, rivissuti i peccati tutti, non solo quelli che fanno l'orgoglio di aver saputo e potuto!
martedì 1 maggio 2018
Le mie ferite
Che dirò finendo la vita di qui? Ecco, la mia anima combattuta ti affido, dio conosciuto solo per la tua “ rosa mystica”, vi leggerai quello che già conosci, anche la storia delle sue ferite, che qualcuno ha umettato per lenirle! Da chi quelle? Perfino da donne incontrate, perfino dalle poche amate, che col loro comportamento, accettato, desiderato o sofferto, sicuro parte della mia vita han scritto. Perché? Sempre le lor parole e i gesti hanno significato qualcosa, anche di inatteso, amaro a volte, e quelli delle amate, gioia nella tenerezza o dolore nei distacchi, ma anche la sofferenza, che sempre ha accompagnato ogni loro dono!
E per me tu, piccola compagna, hai addolcito, inumidendole di lacrime e baci, le mie ferite! È storia del nostro amore.
mercoledì 18 aprile 2018
Felicità possibile e amore
C'è
qui una felicità possibile. È fatta di piccole cose apprezzabili e
godibili, se la cura delle necessità del viverci accanto, non
eccessivo il suo assillo, permette di soffermarsi per capirne la
preziosità e la bellezza. Così lo stellato di notti serene e i
fiori di primavera di prati inondati di sole, coronati d'alberi
dondolanti a soffice vento! Allora che è l'amore? È invito per un
tu a vivere questa felicità possibile, Sii felice per me e con me!
Sarà vivere uno stesso sogno in cui i sentiti scambiati sono loro
stessi fonte di felicità, Sono felice di partecipare alla tua gioia
e far miei i sentimenti che la permettono! Allora la vita a due, pur
non semplice con continue insidie per la piccola felicità scambiata,
farà sognare una felicità senza le limitazioni che la vita di qui
impone. Dove, quando? Non sono importanti, è un sogno da vivere qui
e ora. È intuizione del dio e della vita sua! E anche questo sogno
scambiato sostanzierà l'amore!
mercoledì 21 marzo 2018
L'amore dovuto al mondo
Proprio
questo mondo, che ha accolto la mia provvisorietà, la fa vivere e
la conforta d'amore, quello d'una piccola donna, abbisogna tutto
d'amore. Vivo perciò d'amore, lo ricevo e lo trasmetto! Così sento
l'armonia che va dall'uccellino infreddolito, che pur canta amore
alla bella sua che l'attende tra rami tuttora fioriti con le prime
foglioline che vi s'affacciano timidette, ai fili d'erba. Questi
avverto perfino rabbrividire a questo vento, che forse altra pioggia
annuncia e che solo l'amore, che ovunque diffonderà, della
sopravveniente primavera, più ancora da me amata di questa
incertezza di fine d'inverno, addolcirà! Sì, questo mondo, che anche mi conforta, vuole contraccambio d'amore!
martedì 13 marzo 2018
Cristo, nostra eternità
Amare
è mettersi al secondo posto, dietro la vita stessa dell'amato, con i
suoi essenziali attuali bisogni e per il tempo che viene, le
speranze, appena rese più grandi di essi dai sogni. Perciò quale
sia la realtà vissuta, non si può essere indifferenti a chi la
popola, e amando tutti quelli che ci circondano, i loro diventano
nostri problemi, le loro, nostre speranze. Perché? La nostra è
realtà personale, percepita sì dai sensi, ma giudicata degna o
mediocre dalla mente e più ancora dagli occhi del cuore. La peggiore
carenza dell'anima è la mancanza di empatia per chi nel nostro mondo
è nel bisogno, o almeno necessita di comprensione, e per questo ci
confida il suo sé, l'intimo suo. Ma se la scuola della vita ci ha
educati nel bene, saremo felici con chi risolve, quale il nostro
aiuto potuto dare, la sua angoscia e faremo il possibile per lenirla
in situazioni che tendano a prolungarne la pena. Se il nostro impegno
sarà completo, come non avvertire che gli altri si sentano immersi
nella nostra bontà pur limitata? Ma a chi diremo la sofferenza
nostra per non essere capaci di liberare e liberarci dal male, sì prima quella di chi la sua ci ha versato nel cuore? L'evidenza di tante
richieste d'aiuto disattese dal cielo, fa pensare che il cristo non
sia esentato, ma rimasto nella sofferenza qui tanto diffusa. Perché
fa sua ogni pena, se noi la facciamo nostra. Così è proprio perché
noi siamo la sua finestra sul dolore, ché vede con i nostri occhi,
tocca con le nostre mani, ne ragiona con le ragioni del nostro cuore,
che sua diventa la nostra empatia. La sua aumenta di ogni dolore da
noi conosciuto e di ogni pena che noi testimoniamo, sebbene impotenti
a risolverla! Noi gli abbiamo offerto i nostri occhi, le nostre mani
e scopriamo con meraviglia che la nostra bontà piccola, limitata, si
fa il mare della sua! Ma c'è più ancora! Egli si è posto dietro a
tutti, amando tutti. Pure dietro a noi che pretendiamo di offrirgli
occhi, mani e cuore. Ma se così rimaniamo, condividiamo il suo
destino, e saremo anche i suoi passi, quelli del suo ritorno. Sì,
egli tornerà al padre, all'eternità e pure noi la vivremo!
Sì,
il cristo è la nostra eternità!
domenica 11 marzo 2018
Ritrovare la propria Beatrice
Parlo
qui, col mio linguaggio di maschio, di un sentito che le donne
possono riferire a se stesse, mutatis mutandis. Quale questo
sentimento? Talvolta l’impegnarsi in cose vane fa trascurare lo
sforzo continuo per migliorarsi e guadagnare un altro cuore, e lo
stesso fanno l’abbaglio per falsi valori e più ancora le
farragini, per lo più subite, di fatti della vita. Tutto è
accoramento, oscuramento dell'anima, che anche fa allontanare da un
cuore amante la propria Beatrice. Noi abbiamo una piccola donna nel
rimpianto, conosciuta forse appena ragazzi, e sublimata,
magnificata, come le cose e gli avvenimenti d'allora, nell’ingenuità
dell’innocenza poi dovuta perdere. Quando questa perdita? È
accaduto col rinunciare, aspettando imminenti altre novità, più
grandi sognate, che non sarebbero venute, alla visione del mondo
nella meraviglia, che fa, nel primo affacciarsi alla vita, le cose,
tutte belle, preziose e godibili, che sembrano esistere soltanto per
la personale soddisfazione e godimento. Così molte delusioni ancora
sarebbero venute, ma, a vita quasi trascorsa tutta, è nata per molti
la speranza di riottenere la propria Beatrice, che è anche quella di
tornare al primitivo incanto e viverlo tutto senza impedimenti in una
vita tutta novella. Insomma abbiamo dovuto perdere molto per
adattarci alla vita di qui e vorremmo ritrovarlo perché essa è
stata tutta deludente. Ma come? Forse il poeta del viaggio mistico
nell'aldilà, il nostro maggiore, trasmetterci vuole un appropriato
messaggio con l’opera sua in cui descrive il ritrovamento della sua
Beatrice. Come a lui accadde, occorrerà rivivere tutti gli
impedimenti qui subiti e superarli, ma non fermarsi al ricordo penoso
dei personali. Perché è convinzione del poeta, e io sono con lui,
che ciò che diventa qui insormontabile, il peccato, quando
rivissuto postumo, nell’orrore delle innumerevoli varianti sue, e
perciò conosciuto nella completezza sua, possa essere superato
attraverso un sofferto pentimento. Perché noi abbiamo vero peccato a
volgere altrove lo sguardo e rifiutare la bellezza, peccato culminato
dal non trattenere al proprio cuore la nostra Beatrice! Allora
occorrerà conoscere l’orrore tutto, fin dove avrebbe potuto
condurre questo rifiuto e da quel buio tornare alla luce per poterla
apprezzare come merita, e poterla vivere tutta finalmente! Dal buio
completo alla luce in tutto il fulgore suo! Ciò rende l’anima
degna di raggiungere quel bene, quell’amore mancato alla sua vita
di qui, smarrita la propria Beatrice! Così come certo avviene per il
bene, l’amore in sé, il dio, troppe volte negletto in questa vita!
Insomma ritrovare la propria Beatrice significherà in fine ritrovare
se stessi e col proprio sé, la completa capacità d'amare e così il
dio smarrito! Ritrovare la mia Beatrice, ritrovare me stesso, il mio
bisogno d'amare e essere riamato, ritrovare il dio, ecco il mio sogno
senile!
venerdì 9 marzo 2018
Il mistero della morte e dell'amore
Talvolta
quando sono con me stesso, il mio pensare si fa da soliloquio,
colloquio. Con chi? Dico di me, di questa problematica mia vita a un
interlocutore dei miei ricordi, a mia madre o ad altra persona cara,
che conosciuto mi abbia nella sua benevolenza, uno che la sua lontana
amicizia, sola sopravvissuta, m'abbia concesso e lasciato come bene
prezioso. Perfino all’amichetta, passione da bambino! Ed è mistero
che l’amore me li faccia presenti, attenti alle mie confidenze, ai
miei crucci, alle mie pene, alle mie speranze, e che esso superi
quello della loro morte o della scomparsa dal mio destino, orfano
rimasto del loro amore. Sì, il mistero dell'amore sconcerta più di
quello della morte, è più profondo, ma, meraviglia, l'amore supera
le conseguenze della morte! L'uno è capace di avvertire presente
attivamente chi l'altra, troppo precipitosa sempre nel toglierci un
bene, un affetto, gli ha consegnato solo come ricordo. E con il dio
m'accade di simile! Chi è qui se non colui che solo l'amore fa
essere, altrimenti destinato alle cose che la ragione fa morte? Ed è
l'amore che vince la ragione e la morte che le vien dietro, perché
me lo fa presente, quando il mio colloquio si fa preghiera, anche se
non gli so dare un volto, se non quello delle belle madonne del
nostro rinascimento. Così dall'amore lo so attento ai più piccoli
turbamenti della mia anima qui, in questo luogo della morte e delle
cose buie e gelide che la precedono!
lunedì 26 febbraio 2018
Ampliare l'amore
La
vita s’alimenta di tante cose, ma l’amore che può dare si ciberà
d’altro amore soltanto e tutta languirà senza! È come se tutto
sia preparatorio all’incontro con l’altro, il “tu” che non
solo la nutra dell’essenziale, ma la riscaldi anche. E m’è cara
ed espressiva l’immagine di chi in notte fredda bussi inascoltato a
più porte, prima di quella del “tu” che l’accolga generoso,
lampada accesa e focolare scoppiettante! Allora ecco alla fine
l’amore da un “tu”, che invita alla vita ed è la vita! Perché
le dà senso e la sostenta. Ma la vita, anche se confortevole s’è
fatta, degna d’esser vissuta, per quel che qui duri, può aver
bisogno di un più ancora. Che cosa? Non amore da ricevere, ma da
donare e donandolo, meraviglia, avvertire il bene posseduto non
diminuito, anzi come incrementato dal dono. È simile
all’atteggiamento verso quel “tu” particolare col quale esiste
sodalizio, condivisione, questo nuovo verso ogni altro, ma senza
nulla attendere in contraccambio. È un bene proprio tutto nuovo, mi
chiedo, o lo si è anche ricevuto prima di essere capaci di donarlo,
e quando? Sicuro io sono stato accolto dal mio “tu”, questa
piccola donna, mi è stata anticipata fiducia, prima che nascesse in
lei quello speciale sentito che si chiama amore, suo desiderio di
felicità per mezzo mio. Tutto è proprio accaduto come se qualcuno
abbia reso recettivo questo soggetto, gli abbia messo nel cuore quel
desiderio. Quel possibile “tu” s’è lasciato avvicinare e m’ha
fatto parlare tanto, affinché un vero sentimento nascesse in
entrambi e non una vaghezza. Ha avuto bisogno di conoscermi nella
profondità dell’anima mia, molte cose intuite, ma altre da
toccare, verificare! Ma poi s'è ampliato, un nuovo amore dall’amore! Sì suo superamento, ma ha fatto seguito all'iniziale, ne ha avuto bisogno
come di una fonte cui attingere per nascere, crescere e poi aprirsi a
tutti! Insomma l’amore umano, inizialmente limitato a un “tu”
particolare, genera in apparente spontaneità quello nuovo, ma da chi è nato, è venuto, il
primitivo? L'amore è stato inizialmente il desiderio di felicità
con un “tu” particolare, ma poi s'è ampliato, perché ogni altro
è divenuto a un tempo destinatario e datore di felicità. Ma quale
la fonte di ogni possibile amore? Per me credente, ogni amore viene da chi è l'amore
stesso, il dio, che per primo ci ama! Il nostro finisce col diventare
amore imitativo dell'originale del dio, con noi stessi piccola fonte
d'amore, perché tutto apparentemente avviene come se in noi sia la
capacità dell'amore nuovo! In verità, il nuovo più ampio, che è
simile a quello che ha lo stesso dio, che tutti ama, nasce sì
dall'amore umano ristretto a un “tu” particolare, ma è il dio
che ne fa necessità in ogni anima! Anzi, ultima osservazione, questa
possibilità, apparentemente spontanea, di ampliare l'amore iniziale è in
definitiva la sola prova che il dio c'è, perché è possibile far
vivere qui, in questo nostro mondo, ciò che lo definisce, l'amore
per tutti!
lunedì 19 febbraio 2018
Conoscersi, conquistare se stessi.
Da
molto sono di fronte a me stesso e mi interrogo, ma mi conosco, leggo
bene il mio intimo, la mia anima? Eppure c’è per tutti uno
specchio, gli altri. Hanno benevolenza, compiacimento per quanto di
buono, di bello mi accade, rammarico se, indifeso, subisco
l’inevitabile? Se così, sicuro hanno allora, un po’ almeno
d’amore per quel che finisco con l’essere di fronte al mondo, che
mi legge dentro più di quanto possa io con la più tenace
introspezione. M’attenderò o benevolo giudizio, o uno meno
gratificante, più severo! Ma come essere certo del giudizio, quale
sia? Solo se ogni altro è avvicinato, conosciuto per amore! Allora
l'altro svela qualcosa del sé e perciò anche di quel che di me
pensa, quel che ha formulato su me! Allora io non mi conosco
completamente se non per l’amore verso l’altro, domino me stesso,
conquisto il mio tormentato cuore, solo se avvicino gli altri con la
prudenza e benevolenza che l’amore suggerisce! Ecco la necessità
di un tu almeno, che mi faccia conoscere tutto di me stesso. Sia per
tutti una piccola sincera donna, come è per me, cui tuttora offro
amore e me lo ridona aumentato, non severa, pronta a scusarmi pure
nei miei vistosi errori e così so che devo migliorarmi!
sabato 10 febbraio 2018
Insegnami ad amarti!
Perché
ancor dico, Insegnami ad amarti!, a questa piccola donna? Trascorsa
ho la mia vita prima, tutta buia, poi effimeri brillii di stelle nel
cuore, le poche mie donne. Ma vero so delle donne? Anche di questa,
sì lungo sodalizio, ma assai poco dell’anima sua!
Che
si fa per amore, lo so io? Si dona e non si domanda contraccambio, ma
si riceve quasi sempre assai più del donato, e massima ne è la
riconoscenza anche taciuta, si perdonano piccoli screzi o più, si
trovano attenuanti sempre per un comportamento con delusione subito,
si ci rammarica di non esser capaci di più di fronte al bisogno
dell’altro, si soffre del suo dolore e si gioisce di ogni suo bene!
Ma che occorrerebbe per render l’altro vero felice? Quando si ama
una piccola donna, e di simile a lei certo accade, non basta
desiderare di donarle il proprio cuore e svuotarlo tutto del bene e
del bello che vi abita, occorre conoscere il suo! Questa è una corsa
a due o al nulla o al tutto, al dio. Se al nulla, qui tutto il bene
da donare all’amata e allora si sprema del possibile il proprio
cuore! Altrimenti qui solo condivise, come in un bell’anticipo, le
capacità, che verranno sublimate, d’amare! Dove, quando? Non ha
molta importanza, sarà forse non in un posto, accadrà come un
evento! E allora, pur avendo la speranza che tutto non finisca, e me
lo dice proprio l’esigenza di donarle tutto l’atteso suo, le dico
nei momenti di tenerezza, Insegnami, si fa sera!
sabato 13 gennaio 2018
Lettera alla madre mia
Dell’amore
di Maria si dice che esso farà che “ intrent ut astra flebiles”
perché ella le porte aprirà del cielo. Ora quanto flebile io sia, è
facile intuire da quanto ho da offrirle. Non ho più madre cui
assimilarla, solo una piccola donna, ostinata a volermi bene. Ecco
l’amo nella misura in cui so amare questa mia. Ma che so io di come
e quanto va amata una donna anche solo di qui? È tanto, è poco, non
è certo abbastanza per quella del cielo, eppure anche lei si
contenta, ne riempie il cuor suo. E anche se sono e rimarrò tiepido
d’amore, flebile in luce d’amore, supplirà del suo ai miei
manchi d’amore e come astro entrerò nel suo cielo dischiuso! Sì
madre fammi astro del tuo cuore!
E
intanto che dico alla madre mia, l'altra Maria, che da lei m'aspetta?
Quanto
desidererei, quelle volte, e rare non sono, che questo mondo mi fa
vero paura riascoltare la voce tua calda, tenera, rassicurante,
madre! E quella che più vorrei richiamare è la voce di cui
ricordare non posso alcun fonema, quella, da lì, ove sogno tu sia,
forse possibile articolare, di dolce custode della mia età prima,
quella congiunta a chi ci fu strappato. Oggi a quella del cielo, che
pur dolce chiamo madre e cui forse insoddisfacente preghiera recito,
e invece io vorrei saperla recitare accorato, canterei lusinghe,
ripetendo quanto per lei ci raccomanda l'eterno innamorato San
Bernardo. Perché? Affinché almeno lei voglia, tu venuta alla mia
chiamata, trattenerti un po' con me, ché la vita tua m'è stata
rapita negli anni in cui m'avresti dato molto ancora, e io malato ne
sono rimasto nell'anima! Da chi, da che? Da un che terribile, che
vuol qui farsi un chi, il male pur permesso, e per questo mondo
blatera iroso afono con voce inarticolata di disperato nella vita di
tutti, minacciandola! E se lo fa con me, più ancora lo fa con chi la
vita sua dona e le madri tutte ne sono minacciate, perfino la tua,
la mia del cielo. Perché tale precarietà ha la vita qui che lei
rischia di perderci tutti, smarriti nel buio che pur le stelle
spegnere vuole. Sì, io avverto minacciata la vita mia, quella
dell'anima, più di quella dell'ormai appesantito involucro in cui
abita! E che varrebbe infatti la vita che generosa m'hai dato? Nulla
se soffocata dal male, perché solo acquista significato e valore nel
tentativo che ogni giorno faccio di donarla per amore, come fate voi
madri tutte, voi che in un figlio la vita vostra volete più operosa
continui! E io continuo la vita tua, quella del babbo e del caro
fratello Pino e ne attendo ormai l'amen. Dovrò forse, causa il matto
mio cuore fisico, a breve lasciar questa piccola donna, che hai
voluto fosse a continuarmi l'amor tuo, e tanto difficile sarà, più
delle cose tutte di questo mio mondo incantato, le tanto amabili che
avvertire un po' del nostro dio m'hanno fatto e accesa la speranza di
rivederti con gli altri cari almeno con gli occhi dell'anima se il
vorace nulla la risparmierà. Ma sai che mi resta dopo questo mio
parlarti? Un tuo dono! La convinzione che sia questa l'ora mia più
importante, l'ora che proprio vivo sebbene precaria, un'ora tutta
d'amore. Sì per i miei tanti ricordi con te, ma anche per gli occhi
della mia piccola donna, che ora mi sono vicini, parlanti senza
parole, che significarmi vogliono che l'amore non può morire, è
l'essere stesso di questa mia anima, che voi due, mie vi vuole per
sempre!
sabato 6 gennaio 2018
Che fa il dio dentro?
Alla
nostra ammirazione un prato di primavera. Se occhi attenti vi si
possono soffermare ha di sicuro del gradevole, ma anche vi
aggiungiamo del nostro, del già posseduto. Son fuori di noi, fiori,
ronzio di bombi affaccendati, trepidi voli, saltelli tra i cespugli e
versi di uccelletti in lor tempo d'amore, ed erba ondeggiante in una
vallea coronata di alberi tremuli. Tutto fa la nostra meraviglia! Ma
è indubbio che abbiamo già dentro l'armonia dei colori, la
gradevolezza dei suoi suoni. Allora quanto il manto verde, tutto in
quest'epoca trapunto, si piega alla brezza e quanto alla carezza del
nostro sguardo innamorato?
Di
simile ci accade con l'amata. Bellezza e grazia le appartengono, sono
sue doti naturali e ci attraggono, ma il sentito per lei vi aggiunge
quanto di bello e gradevole il cuore già possiede e, inconsapevole,
col dono ne aumenta il fascino e il diletto che ne viene.
Eccoci
ancora di fronte all'incantevole stellato delle tante ormai notti
serene, a interrogarlo, << Hai certo bellezza, ma nascondi
altro?>>. E il celato finisce col venir fuori, appena
consapevoli che è quello che l'amore nostro vi proietta!
Ma
star di fronte al gradevole, al bello, al buono, è trovarsi col dio.
Come posso dire, <<Ti cerco e non ti trovo>>?L'amore
mio non proietta il suo su ogni cosa e la fa più bella e più buona,
più preziosa? Non è questa capacità, questo dono del cuore, questo
versare del suo su tutto, già la risposta? Cerco chi già ho, lo
cerco per amarlo, ma già l'amo!
giovedì 4 gennaio 2018
Il segreto dell'essere
Ho
scritto qualcosa di molto simile per gli amici di “Facebook”, ma
qui cercherò di chiarir meglio il mio pensiero. C'è una porta ,
credo, dopo la via che conduce a chiedersi sull'essere e il
mistero suo. Concluderò che la chiave che l'apre è l'amore.
Quando
di primavera più amo passeggiare, invitante il bel tempo, mi capita
spesso di girovagare nel parco cittadino e tornare a un luogo, altre
volte raggiunto e in cui mi sono soffermato, tanto da subirne il
fascino. Più che non sentirmi estraneo, tanti i fiori, le erbe, lussureggianti i cespugli, e gli alberi vestiti di novelle foglie, può capitarmi di
desiderare di fondermi con quel tutto, che vedo e giudico
incantevole, cioè disperdermi, diventare uno tra le altre cose di
lì, non molto diverso nella meraviglia che a cuore recettivo possa suscitare la curiosità del tutto. Sensazione che non è nuova, simile, credo,
alla provata nell'innamoramento, che è un uscire dal proprio sé,
muoversi verso l'altro, il tu. E più che star bene, in armonia, col
soggetto che attrae, accade di desiderare di divenire un tutt'uno con
lui. Così da avvertire le stesse sensazioni, vedere con gli stessi
occhi, apprezzare col suo stesso giudizio, subire lo stesso destino!
Ma
che è questo voler essere non per l'altro, non con l'altro, ma
l'altro addirittura? Far propria la sua gioia, e cose belle e buone
che capitano e la destano, ma anche i suoi crucci, le ansie e persino
le sue lacrime! È così proprio che io ancora voglio essere la donna
amata! E il dio? La storia del cristo, tragico l'epilogo, fa pensare
che lui voglia tuttora essere noi. Prendere tutto su di sé! E se è
questo che caratterizza il dio, questo suo voler divenire, egli sì
è, ma quanto? Nella misura almeno dell'amore che spinge noi stessi a
non distinguerci dalle cose buone e belle del nostro mondo, della
volontà che fa uscire dalla cerchia dell'io, sempre angusta, e
spinge ad allargarla in quella del tu che ci guarda, invitanti gli
occhi suoi, e della volontà, sempre rinnovata, del suo cristo di
essere me e questa piccola donna che amo, e ogni altro di questo
mondo! Un voler essere ogni altro che è un tutto racchiuso quindi in
un mistero, l'amore! Per essere occorre amare! Si è nella misura
dell'amore! Ecco il segreto dell'essere!
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