venerdì 28 dicembre 2018

Chi è l'amore domanda amore


Di chi ci sta accanto finiamo col conoscere, o intuire, bisogni, desideri, speranze, e ben lo chiamiamo prossimo. Perché c'è? Forse, sentiamo, col cristo, imperativa una risposta a quel che chiede o tace. Allora nel soddisfare, o almeno tentandolo, le necessità dell'altro, possiamo amare nella concretezza il dio, altrimenti sconosciuto, e per questo ci è stato da lui stesso donato come prossimo! Chi è l'amore abbisogna d'amore! Allora è per questo che tutto, questo mondo con tutti noi, gli appena esentati e chi è nella pena del bisogno, esiste?

domenica 9 dicembre 2018

Giudicati sull'amore dall'amore!


Per noi, credenti o non, il giudizio! Giudicati saremo sull'amore. Ma chi ne è vissuto pienamente non sciupandosi il cuore in altri interessi? Io ho sempre, nelle diverse epoche di vita amato! Sì, una donna, ma forse non abbastanza, come la dedizione dell'altra avrebbe meritato, o non ho saputo lottare l'apparente, ma superabile, sua indifferenza! Ma non ho rimpianti, ancora guarito da donna, questa mia! Con gli altri tutti, il prossimo, ho tentato l'amore comandato! Sono tranquillo? Niente affatto! Ho chiesto all'amore stesso perdono, ché il male nasce in chi ne difetta, e questa tentazione non deve avermi mai completamente lasciato, ché manchi ho avuto e ho, d'amore. Ma occhi, teneri con me quasi sempre, mi guardano pazienti, occhi appassionati di donna, di sposa, di madre, occhi che vedono in me il loro tutto. Sfidano la mia apparente indifferenza, seminano daccapo speranzosi la mia aridità di vecchio! Ed ecco, miracolo, rinascermi qualcosa, tenera piantina dapprima, ma che subito ben radica e si fa vigorosa! Che è? È ancora l'amore! Per chi, per che? Per questo cuore caparbio, che mi sta di fronte con occhi or teneri or severi, per gli altri, gli indifferenti pure, per la vita tutta, anche per la passata peccaminosa, senza iniziative o risposte d'amore e per quella d'oggi, aperta di nuovo alla speranza!

venerdì 30 novembre 2018

L'amore trasforma


L'amore trasforma. Il mio, lunga e ostinata la determinazione, potrebbe dire, Ecco, ho fatto di te un uomo! Vero, ma direbbe corto! Perché? Mi sento chi non solo finalmente dà a questa donna quasi l'atteso e ha vergogna dei manchi passati, ma vorrebbe per lei la gioia completa. Quale so io? Poter senza meta e tempo andare per una valle, tenendoci per mano tra erbe e fiori di primavera con alberi ondeggianti e mormoranti a far corona. Fintantoché, stanchi, adagiati sull'erba molle, attendere le lucciole parlar d'amore per poi svanire nello stellato... Sì, tutte, lucciole e stelle, per lei, affinché ciò che gli occhi ammirino nella meraviglia le facciano traboccare il cuore di gioia! Ancora, velati gli occhi con i luccichii farsi corona, aver tanta fede da poterle dire, Ecco, il buon dio anticipa qui per noi il suo paradiso!


domenica 25 novembre 2018

La volontà di bene


Talvolta in questo rapporto d'amore mi chiedo, Se qualcosa ci minacciasse, sarei pronto a far da scudo a questa mia donna?
Mi rispondo dalla mia sincerità, conscio di quella che era forse forza e che ora sicuro s'è fatta debolezza, come le dicessi, Sì, piccola donna, ti proteggerei!
Ma basterebbe l'intento? Talvolta ciò che viene, offende nonostante. Sì, è più forte, e col male, ecco il dolore! È allora che la presenza dell'altro, credo, sia di mutuo conforto e le parole buone sussurrate diventano importanti, vitali, per entrambi! Così che mi dico, Se te, cuore amato, allora tanto provato, non avessi potuto preservare dal dolore, sicuro ti preserverei nel dolore!
La fede non ci dice di simile? Il cristo non ci protegge dal dolore, che inevitabile contamina la vita, ma nel dolore! Fiat voluntas tua, diciamo nel pater noster, non tanto per rassegnazione nell'inevitabile impatto col male, ma perché fiduciosi nella divina volontà di bene, la stessa che in cielo, che ci assicura di non esser soli a lottarlo!



martedì 6 novembre 2018

Amore e speranza


Chi non ama nemmeno preghi! Perché? Mi chiedo, Posso limitare l'amore? Posso cedere alla tentazione dell'egoismo di essere solo per questo mio tu, questa mia donna, o anche limitare il mio interesse a una cerchia ristretta di persone, cui dare e da cui attendere contraccambio di bene, e cui dire le parole con le quali si dà e si chiede qualcosa di bello e buono? Se così fosse, avrebbe più senso la mia preghiera? Non è essa un uscire dal proprio sé e dalla eventuale volutamente angusta propria cerchia degli affetti e dalle parole usate in essa, per muoversi verso chi è l'altro per antonomasia, perciò andare oltre ogni altro di qui e ogni possibile ascolto, pensato insufficiente? E nel pregare non si è fiduciosi che un vero ascolto ci sia fruttuoso solo da parte di quel chi, pensato fonte di ogni bene, che è in cielo, cioè oltre la fallacia di questo mondo e che si conosce solo nelle proprie, ora veramente diverse, parole, che gli chiedono pressante attenzione nella necessità del momento? Allora mi chiedo, Quando la mia speranza, che esprimo con la preghiera, può essa stessa essere l'agognata risposta dal cielo? Credo che lo sia quando non contraddittoria, come sarebbe nella pretesa d'ascolto, ascolto che mai avessi avuto per i bisogni, le urgenze degli altri! Quindi è solo per quelli, e io tra loro non sarei, che non abbiano limitato l'interesse, la disponibilità verso ogni altro, ma abbiano dato, come hanno potuto, sempre! Abbiano perciò verso tutti tentato l'amore!






giovedì 1 novembre 2018

Invito alla preghiera

Un altro giorno declina...Sono solo con le mie parole. Possono esse farsi preghiera?
Sì, se riassumono lo sforzo d'oggi di ottenere un po' di bene, per chi amo almeno, la generosità di donare il poco posseduto, la speranza di un domani più proficuo per l'anima, che sete ha d'amore!
Ma che è amore? Anche l'attesa risposta adeguata alle richieste di bene e da chi? E perché la preghiera e a chi? E mi chiedo, Ho l'oggi volto al bene pur nel disagio della sofferenza? Avanzo verso il bene per l'erta affannosa di questa via tortuosa che è ormai per me il mondo? Nonostante il deludente vissuto ho speranza d'amore da questa piccola donna?
Tutto questo sentito posso tradurre in parole e le parole dal cuore uscite, farsi preghiera. E al di là delle nuvole, che han tutto serrato questo giorno, ben qualcuno l'ascolterà!




venerdì 28 settembre 2018

Conquistarsi nell'altro

Sapersi vedere in chi ci accompagna o semplicemente ci sta per un po' accanto, è come amarsi nell'altro. Perché? Intanto è far proprie le sue pene, le sue gioie, le piccole o grandi sue  necessità di vita, le sue ansie e speranze perfino, se intuite o condivise. Allora venirgli incontro in qualche misura, discreti, accorti a non offendere la sua sensibilità, è venirsi incontro, provvedere anche a se stessi. Perché tutto ciò che si supera, avversità concrete o presunte, lor paure, debolezze, è come superarle anche per sé, conquistando nuova sicurezza, nuove possibilità, dischiuse nella serenità riguadagnata. Così ancora è per la gioia di essere, avvilita dalle circostanze, che va ridestata in chi ci sta davanti, anche col manifesto nostro interessamento per lui, e in noi col sentirsi capaci di farlo. Infatti è come venir in contatto, nella meraviglia, con un se stessi non conosciuto, dalle capacità insospettabili, perché solo allora sperimentate nelle loro possibilità di successo nel bene. Allora come non amare questo nuovo sé più completo? È scoperto per l'altro e nell'altro, perché aiutarlo è risvegliare quanto sopito o avvilito, già posseduto, cioè quanto scopriamo di noi in fondo è già in lui, novità sconosciuta, comune ad entrambi. Allora conoscerlo è conoscersi di più e meglio. È come essersi conquistato nell'altro, essersi più umanizzato!



domenica 23 settembre 2018

Chiedersi del dio



Quand'ero giovane e insegnante, per introdurre i miei studenti ai misteri della probabilità, facevo l'esempio di una pallina lasciata cadere al centro di un pavimento diviso in settori. Preliminare era convincersi dell'impossibilità di prevedere il settore in cui si sarebbe fermata la biglia dopo caduta e rotolamento. Poi a ciascun settore, con l'esperienza, si sarebbe potuto attribuire una diversa misura della possibilità d'accadere! Troppi infatti i fattori da valutare nel determinismo del fenomeno, pallina caduta e sua fermata! Così suo peso, sua altezza di caduta, suo impatto con memoria del materiale da costruzione anche del pavimento, attrito nell'aria, tranquilla o no, e nel rotolamento.
Ora tutti si chiedono e chiedono del perché della vita, e nelle domande sul dio è come chiedersi chi abbia lasciato cadere biglia e osservatore, mentre nella fisicità del fenomeno appena descritto possono essere la stessa persona. Eccoci lasciati cadere in questo mondo a osservare quanto capita e ci capita! Perché tanto in basso rotoliamo confusi e quando, dopo la fermata, ne usciremo? La mia risposta è che occorra convincersi della necessità di chiedere perdono a chi lo ha voluto. Di che? Del pur dovuto, perfino nella precarietà e nell'indigenza personali, e nella solitudine, che non esenta nessuno, a quelli accanto, sì sul molto richiesto, sulla scarsa risposta e sul molto trascurato. Perfino occorrerà inginocchiarsi di fronte a chi, forse col nostro irresponsabile comportamento, abbiamo stimolato, indotto a farci del male! Perché? Star tutti insieme e uniti dovremo nell'amore del dio! Prepararsi già qui alla memoria di quei trascorsi grigi o bui, è iniziare sì a lacrimarne, ma anche a pregustare la gioia del ritrovamento in quell'oltre tutto d'amore, immancabile l'ingresso, di chi già qui si è amato. Ed io tanto vorrei ritrovare la pallina con cui quell'uno m'ha lasciato cadere!

martedì 7 agosto 2018

Considerazioni sul prologo di Giovanni

Il vangelo di Giovanni si apre con un denso prologo. Il logos, che nello stoicismo (Filone) è persona, cioè un esistente di per sé, ma né increato come il dio, il padre, né creato, come lo siamo noi creature tutte, è l'agente per cui il dio, attua la creazione con la vita delle creature, e per lui si svela come origine e destino del creato e ne attua il ritorno, cioè ne annulla il divario, la separazione. Tutti ne necessitiamo nell'incertezza del peccato, manco d'amore verso gli altri tutti, e nel buio dell'illusione di poter fare a meno dell'amore, che dà l'incredulità di poter avere un destino di bene! Perché l'amore non è debolezza, arrendevolezza, lasciarsi portare dal vento dell'oblio, ma volontà, decisione, passione anche, sì sofferenza da cui spesso qui non è disgiunto! E l'uomo di fede dirà, Come c'è un processo di discesa dal dio del logos, c'è il suo ritorno e noi saremo con lui! Per Giovanni è proprio questa nostra, l'epoca dei "segni", che svelano il dio "absconditus" operante nel suo cristo, logos disceso a farsi uomo parlante con l'umanità tutta! Così noi non brancoliamo più nel buio, siamo destinatari di un messaggio di salvezza. Noi non gli resistiamo, non ci opponiamo come fecero gli Israeliti, ci lasciamo condurre verso il perdono! Perché? E' in gioco la vita! L'attuale vita, che non deve essere più vuota e delusa come quella di chi sta ad attendere un mister Godot, che si fa precedere da promessa sempre rinnovata per il domani e mai arriva ( sic!), e la futura vita promessa, la cui porta è il cristo con il suo perdono, quello del dio, anche postumo! Allora che fare? Occorre farsi discepoli, strumenti della volontà del cristo, sue mani! Tutti, come forse bene anch'io, riusciremo a imitarlo per forse solo dire, Io c'ero, ero dalla parte sua e sono rimasto sconfitto con lui!

venerdì 13 luglio 2018

Un piccolo segreto svelato

Dev'essere vero, Io arricchisco l'anima mia di ciò che dono a tutti! Allora non ti chiedo, piccola donna mia, Insegnami ad amarti! Me lo dice da sempre la presenza tua, il tuo fare e dire sotto al mio sguardo attento, e nella tenerezza che mi ispiri, il cuore sa come scegliere quello per te tra i tanti modi di concretizzare l'amore, di cui l'anima  ha finito col disporre, amando da così tanto tempo le piccole cose belle e buone sotto al sole. E tu non sei tra loro? Ma, mi chiedo, raggiungo solo la tua anima, amando? Non è la via per chi è l'amore, amare? Sicura, credo, per tal fine è solo quella dell'amore che nulla s'aspetta in contraccambio ed è la voluta dal cristo! Allora è così che t'amo? Lo spero! Io t'amo, come intuisco che vuoi, perché tu sia felice! Ma se la felicità tua è la sola ragione del mio amore, io non pretendo che tu mi faccia di simile, cioè cerchi di rendermi felice, perché felice già mi fai col tuo sorriso! Allora ecco il mio ingenuo piccolo segreto per stare col cristo, esser felice di indurre una briciola di felicità in te, in tutti! 


domenica 24 giugno 2018

L'amore avvertito è il già posseduto

S'afferma l'alba sempre più e gli uccelletti che l'annunciano, han da tempo smesso lor richiami d'intesa amorosa. Tutto fuori deve essere immerso in un chiarore diffuso, che sempre più si rafforza. La compagna dorme ancora e io guardo da un po' il cristo ieratico, che abbiamo sulla parete di fronte, alla poca luce che qui filtra. La sua figura ai miei occhi deboli appare confusa, né ben percepisco il suo sguardo severo, che m'è ben noto. Poco al momento è quel che riesco a saperne, sol quello che nelle attuali condizioni, gli posso attribuire e cui deve supplire il ricordo. Ma così deve essere anche del suo amore, conosco il poco che le condizioni non più esterne, ma quelle del mio cuore permettono di saperne. Sì, dev'essere così, sappiamo di quelli del cielo, del loro interesse, del loro affetto per noi solo quello che il nostro sentito per loro ne lascia avvertire! Quando si vive un amore, gioia e pene dell'un cuore traboccano nell'altro, nella misura in cui cui il ricevente già le sente sue nel suo affetto. La piccola donna del cielo sa di me quello che questa donna percepisce, molto perché tanto il sentito da quel che ha nel cuore per me. Perché lo so? Si avverte dell'altro quel che l'amore che possediamo ci rende disposti a ricevere! Perciò so che è tanto il loro amore per me perché è così che le amo!




domenica 10 giugno 2018

L'incontro


Avete mai udito il canto di uccelletti innamorati a primavera, di primo mattino, all'albeggiare del nuovo giorno, quando la luce ancor non ha vinto la notte? Dovreste! A noi succede da quando abbiamo deciso irrinunciabile la campagna e la nostra sta su una collinetta propaggine dei monti del golfo che qui scendono al mare. Cantano forse non più per la meraviglia di compagne, potenziali ancora, o per rassicurarle della loro scelta, ben fatta, ma forse per la felicità di star vivendo l'amore. Saremmo soddisfatti con analoga manifestazione di felicità per quella che ci è rimasta accanto nonostante la nostra mediocrità? Eppoi l'amore umano è un sentimento assai complesso, include altre persone, animali, piante, paesaggi perfino! Come definirlo? E L'amore del dio che è? Dovremmo conoscerlo per il solo amore che resta mistero! Ma per noi venne qui dal cielo un inviato dal dio a dirci dell'amore e della felicità del viverlo come preziosità che non ha pari. Lo sapemmo allora, lo sappiamo oggi? Alcuni dicono, con la forza di averlo sperimentato, che è necessario incontrarlo. Come, quando? Nel rito tramandato e aggiornato per renderlo comprensibile, è possibile ai vero devoti un incontro collettivo forse, ma quando il personale? Forse nella preghiera? Questa può essere desiderio di incontro o sua anamnesi, ma come l'incontro? Credo, vivendo come attuali le sue parole! Che suonano, Amate tutti, anche da chi male aveste! Allora vivere quest'amore sollecitato non è facile, non è quello per il tu di cui canta l'uccelletto, è più! E viene  nella vita di oggi ancora quel qualcuno a dirci del desiderio del dio di essere amato così. Non si opaca la certezza che ne abbiamo nel vissuto, se ci ripetiamo, Devo, voglio amarti come vuoi! Allora se l'incontro è irrinunciabile, mi chiedo può chi ha raccomandato quest'amore nonostante il  nostro spesso opaco vissuto, scordarlo quando sarà a giudicarci? Egli ama dell'amore che ha voluto per noi e così il dio. Può l'amore contraddirsi? Sì, quanti, troppi errori in questa tribolata vita, fino a poter vivere come suoi nemici (sic!), ma il suo perdono è un atto d'amore che ha preceduto la nostra inadeguatezza all'amore, il nostro deludere le sue aspettative, il nostro tradirlo! Tutti dovremo essere rieducati all'amore! Allora tutti saremo con lui nel suo oltre, che è già qui se ne facciamo vivere ora l'amore!


mercoledì 23 maggio 2018

Per chi la preghiera?


Io avevo, ragazzo, un amore, al tempo dell'ingenuità, ma smarrito. Dove è finito? Credo che da tempo viva in questa donna  appassionata. Anche quella dal cuore, forse a torto, pensato duro, che m'ha fatto vivere un amore assai poco felice, credo ancora nella stessa, quando insiste nei rimbrotti, ma forse, come quelli d'allora, ben meritati. Di più credo! Che se la mia donna voglia carezza, ogni altra desiderosa, ma negletta, inconsapevole la riceva, cioè senta comunque un bene, anche se non sa in quale forma e da chi le sia venuto. Perché? Ogni desiderio di bene, ogni suo povero tentativo di attuarlo, sono essi stessi un valore che sarà possibile ignorare, ma non cancellare dal destino di tutti, da parte di noi uomini. Viviamo d'amore, in una solidarietà ignorata di bisogno, e il bene a tutti viene da un dove, da un chi, cioè ha una fonte sua. Noi con le nostre azioni e con la preghiera, sempre preziosa, sempre opportuna, cerchiamo di indirizzarlo verso chi pensiamo ne abbia urgenza, ma è per tutti, ché  siamo assetati tutti di bene. E il bene non si esaurisce riempiendo un cuore! Mi piace pensare che quella fonte si esprima per lo stesso cuore recettivo e attento alle nostre richieste, che vive tra le stelle, ed è di donna! I desideri di bene fa concreti, li realizza e sono per tutti, ché ama tutti! Le mie povere parole ascolta e le serba nel cuore per dirmene di simili, ché ben possa comprendere quello che sente per me, quando? Allora che con questa mia donna sarò dove con lei abita, e saranno tutte parole d'amore!






venerdì 18 maggio 2018

C'è il dio senza il suo cristo?


Non so cosa pregare sia per gli altri, ma per me è trovare le parole giuste, semplici, immediate perché, gonfio il cuore, ne esca, facendone sollievo, un po' dalla sua pena e gliene venga speranza di superamento e di ritrovata serenità e fiducia nella vita. Ed è rivolta alla stessa fonte dell'amore, quello che qui tento di mantenere, al dio, che subito la fa propria e dirò perché penso che così davvero accada. Intanto assai spesso la risposta sperata non viene e il bene agognato resta sospirato, non potuto raggiungere. Perché? Credo per questa stessa realtà, che ha permesso la mia vita, tormentata nei suoi manchi d'amore e di supplice, che si frappone tra il mio desiderio d'amore e l'amore stesso, e per i peccati interposti da me e da tutti, che ne fanno più spessore e poca la fede e la speranza debole. Una realtà che permette sì all'amore di entrarvi, ma solo come egli stesso uomo del dolore, disperato nel patire come ogni altro, un povero cristo, un povero dio! È lui nel mio dolore, nella mia delusione per la mancanza di palese risposta dal cielo, ma che dà forza a nuova preghiera, mi fa accettare l'oggi e alimenta la timida speranza che sole novello sia già domani e venga a riscaldar cuore tanto deluso. Ma fa di più, rende assai probabile che la vita tutta abbia un senso, anche al più dubbioso, nonostante la sofferenza dei bambini e il dolore delle madri senza più lacrime. Senza il suo cristo non resterebbe del dio che un'idea vaga di persona, che, di fronte a tanto dolore degli uomini e dei viventi tutti, avrebbe vergogna della sua inanità e la sola dignità di fuggire nel nulla!


lunedì 7 maggio 2018

La vita e la sua Beatrice

La vita è come un libro dimenticato aperto al vento. Ne fruga le pagine, ne porta via le parole, dolci o amare, senza capirle! E di un cuore amante, gioie e lacrime, e i sospiri suoi. Per chi? Sarà la ragazzina con cui si correva per i campi ondeggianti d'erba e di sogni. Sarà la dolce amichetta dei primi anni di scuola. Sarà.... Sempre una Beatrice smarrita nelle farraginosità della vita! Per riottenerla, come al poeta accadde, occorrerà rivivere tutti gli impedimenti e superarli, e non solo i personali. Ecco il  sogno d'una vita novella, che lo consenta. Perché ciò che diventa qui insormontabile, il peccato personale o d'altri, ma subito, sarà rivissuto postumo. Allora nell'orrore delle innumerevoli varianti sue, il superarlo, per l'ausilio di chi qui solo avverte della pericolosità sua, ma per blateranti altri peggiori peccatori, farà l’anima degna di raggiungere quel bene alla sua vita di qui mancato. La sua Beatrice!
E chi qui ha creduto di averla, esplorata anima e corpo la donna del cuore? Conoscere il cuore di una donna è qui solo illusione, l'avrà  letto frettoloso come ottuso vento! Avrà bisogno di occhi ridiventati innocenti, rivissuti i peccati tutti, non solo quelli che fanno l'orgoglio di aver saputo e potuto!

martedì 1 maggio 2018

Le mie ferite




Che dirò finendo la vita di qui? Ecco, la mia anima combattuta ti affido, dio conosciuto solo per la tua “ rosa mystica”, vi leggerai quello che già conosci, anche la storia delle sue ferite, che qualcuno ha umettato per lenirle! Da chi quelle? Perfino da donne incontrate, perfino dalle poche amate, che col loro comportamento, accettato, desiderato o sofferto, sicuro parte della mia vita han scritto. Perché? Sempre le lor parole e i gesti hanno significato qualcosa, anche di inatteso, amaro a volte, e quelli delle amate, gioia nella tenerezza o dolore nei distacchi, ma anche la sofferenza, che sempre ha accompagnato ogni loro dono!
  E per me tu, piccola compagna, hai addolcito, inumidendole di lacrime e baci, le mie ferite! È storia del  nostro amore.

mercoledì 18 aprile 2018

Felicità possibile e amore


C'è qui una felicità possibile. È fatta di piccole cose apprezzabili e godibili, se la cura delle necessità del viverci accanto, non eccessivo il suo assillo, permette di soffermarsi per capirne la preziosità e la bellezza. Così lo stellato di notti serene e i fiori di primavera di prati inondati di sole, coronati d'alberi dondolanti a soffice vento! Allora che è l'amore? È invito per un tu a vivere questa felicità possibile, Sii felice per me e con me! Sarà vivere uno stesso sogno in cui i sentiti scambiati sono loro stessi fonte di felicità, Sono felice di partecipare alla tua gioia e far miei i sentimenti che la permettono! Allora la vita a due, pur non semplice con continue insidie per la piccola felicità scambiata, farà sognare una felicità senza le limitazioni che la vita di qui impone. Dove, quando? Non sono importanti, è un sogno da vivere qui e ora. È intuizione del dio e della vita sua! E anche questo sogno scambiato sostanzierà l'amore!



mercoledì 21 marzo 2018

L'amore dovuto al mondo

Proprio questo mondo, che ha accolto la mia provvisorietà, la fa vivere e la conforta d'amore, quello d'una piccola donna, abbisogna tutto d'amore. Vivo perciò d'amore, lo ricevo e lo trasmetto! Così sento l'armonia che va dall'uccellino infreddolito, che pur canta amore alla bella sua che l'attende tra rami tuttora fioriti con le prime foglioline che vi s'affacciano timidette, ai fili d'erba. Questi avverto perfino rabbrividire a questo vento, che forse altra pioggia annuncia e che solo l'amore, che ovunque diffonderà, della sopravveniente primavera, più ancora da me amata di questa incertezza di fine d'inverno, addolcirà! Sì, questo mondo, che anche mi conforta, vuole contraccambio d'amore!



martedì 13 marzo 2018

Cristo, nostra eternità


Amare è mettersi al secondo posto, dietro la vita stessa dell'amato, con i suoi essenziali attuali bisogni e per il tempo che viene, le speranze, appena rese più grandi di essi dai sogni. Perciò quale sia la realtà vissuta, non si può essere indifferenti a chi la popola, e amando tutti quelli che ci circondano, i loro diventano nostri problemi, le loro, nostre speranze. Perché? La nostra è realtà personale, percepita sì dai sensi, ma giudicata degna o mediocre dalla mente e più ancora dagli occhi del cuore. La peggiore carenza dell'anima è la mancanza di empatia per chi nel nostro mondo è nel bisogno, o almeno necessita di comprensione, e per questo ci confida il suo sé, l'intimo suo. Ma se la scuola della vita ci ha educati nel bene, saremo felici con chi risolve, quale il nostro aiuto potuto dare, la sua angoscia e faremo il possibile per lenirla in situazioni che tendano a prolungarne la pena. Se il nostro impegno sarà completo, come non avvertire che gli altri si sentano immersi nella nostra bontà pur limitata? Ma a chi diremo la sofferenza nostra per non essere capaci di liberare e liberarci dal male, sì prima quella di chi la sua ci ha versato nel cuore? L'evidenza di tante richieste d'aiuto disattese dal cielo, fa pensare che il cristo non sia esentato, ma rimasto nella sofferenza qui tanto diffusa. Perché fa sua ogni pena, se noi la facciamo nostra. Così è proprio perché noi siamo la sua finestra sul dolore, ché vede con i nostri occhi, tocca con le nostre mani, ne ragiona con le ragioni del nostro cuore, che sua diventa la nostra empatia. La sua aumenta di ogni dolore da noi conosciuto e di ogni pena che noi testimoniamo, sebbene impotenti a risolverla! Noi gli abbiamo offerto i nostri occhi, le nostre mani e scopriamo con meraviglia che la nostra bontà piccola, limitata, si fa il mare della sua! Ma c'è più ancora! Egli si è posto dietro a tutti, amando tutti. Pure dietro a noi che pretendiamo di offrirgli occhi, mani e cuore. Ma se così rimaniamo, condividiamo il suo destino, e saremo anche i suoi passi, quelli del suo ritorno. Sì, egli tornerà al padre, all'eternità e pure noi la vivremo!
Sì, il cristo è la nostra eternità!

domenica 11 marzo 2018

Ritrovare la propria Beatrice


Parlo qui, col mio linguaggio di maschio, di un sentito che le donne possono riferire a se stesse, mutatis mutandis. Quale questo sentimento? Talvolta l’impegnarsi in cose vane fa trascurare lo sforzo continuo per migliorarsi e guadagnare un altro cuore, e lo stesso fanno l’abbaglio per falsi valori e più ancora le farragini, per lo più subite, di fatti della vita. Tutto è accoramento, oscuramento dell'anima, che anche fa allontanare da un cuore amante la propria Beatrice. Noi abbiamo una piccola donna nel rimpianto, conosciuta forse appena ragazzi, e sublimata, magnificata, come le cose e gli avvenimenti d'allora, nell’ingenuità dell’innocenza poi dovuta perdere. Quando questa perdita? È accaduto col rinunciare, aspettando imminenti altre novità, più grandi sognate, che non sarebbero venute, alla visione del mondo nella meraviglia, che fa, nel primo affacciarsi alla vita, le cose, tutte belle, preziose e godibili, che sembrano esistere soltanto per la personale soddisfazione e godimento. Così molte delusioni ancora sarebbero venute, ma, a vita quasi trascorsa tutta, è nata per molti la speranza di riottenere la propria Beatrice, che è anche quella di tornare al primitivo incanto e viverlo tutto senza impedimenti in una vita tutta novella. Insomma abbiamo dovuto perdere molto per adattarci alla vita di qui e vorremmo ritrovarlo perché essa è stata tutta deludente. Ma come? Forse il poeta del viaggio mistico nell'aldilà, il nostro maggiore, trasmetterci vuole un appropriato messaggio con l’opera sua in cui descrive il ritrovamento della sua Beatrice. Come a lui accadde, occorrerà rivivere tutti gli impedimenti qui subiti e superarli, ma non fermarsi al ricordo penoso dei personali. Perché è convinzione del poeta, e io sono con lui, che ciò che diventa qui insormontabile, il peccato, quando rivissuto postumo, nell’orrore delle innumerevoli varianti sue, e perciò conosciuto nella completezza sua, possa essere superato attraverso un sofferto pentimento. Perché noi abbiamo vero peccato a volgere altrove lo sguardo e rifiutare la bellezza, peccato culminato dal non trattenere al proprio cuore la nostra Beatrice! Allora occorrerà conoscere l’orrore tutto, fin dove avrebbe potuto condurre questo rifiuto e da quel buio tornare alla luce per poterla apprezzare come merita, e poterla vivere tutta finalmente! Dal buio completo alla luce in tutto il fulgore suo! Ciò rende l’anima degna di raggiungere quel bene, quell’amore mancato alla sua vita di qui, smarrita la propria Beatrice! Così come certo avviene per il bene, l’amore in sé, il dio, troppe volte negletto in questa vita! Insomma ritrovare la propria Beatrice significherà in fine ritrovare se stessi e col proprio sé, la completa capacità d'amare e così il dio smarrito! Ritrovare la mia Beatrice, ritrovare me stesso, il mio bisogno d'amare e essere riamato, ritrovare il dio, ecco il mio sogno senile!

venerdì 9 marzo 2018

Il mistero della morte e dell'amore


Talvolta quando sono con me stesso, il mio pensare si fa da soliloquio, colloquio. Con chi? Dico di me, di questa problematica mia vita a un interlocutore dei miei ricordi, a mia madre o ad altra persona cara, che conosciuto mi abbia nella sua benevolenza, uno che la sua lontana amicizia, sola sopravvissuta, m'abbia concesso e lasciato come bene prezioso. Perfino all’amichetta, passione da bambino! Ed è mistero che l’amore me li faccia presenti, attenti alle mie confidenze, ai miei crucci, alle mie pene, alle mie speranze, e che esso superi quello della loro morte o della scomparsa dal mio destino, orfano rimasto del loro amore. Sì, il mistero dell'amore sconcerta più di quello della morte, è più profondo, ma, meraviglia, l'amore supera le conseguenze della morte! L'uno è capace di avvertire presente attivamente chi l'altra, troppo precipitosa sempre nel toglierci un bene, un affetto, gli ha consegnato solo come ricordo. E con il dio m'accade di simile! Chi è qui se non colui che solo l'amore fa essere, altrimenti destinato alle cose che la ragione fa morte? Ed è l'amore che vince la ragione e la morte che le vien dietro, perché me lo fa presente, quando il mio colloquio si fa preghiera, anche se non gli so dare un volto, se non quello delle belle madonne del nostro rinascimento. Così dall'amore lo so attento ai più piccoli turbamenti della mia anima qui, in questo luogo della morte e delle cose buie e gelide che la precedono!

lunedì 26 febbraio 2018

Ampliare l'amore


La vita s’alimenta di tante cose, ma l’amore che può dare si ciberà d’altro amore soltanto e tutta languirà senza! È come se tutto sia preparatorio all’incontro con l’altro, il “tu” che non solo la nutra dell’essenziale, ma la riscaldi anche. E m’è cara ed espressiva l’immagine di chi in notte fredda bussi inascoltato a più porte, prima di quella del “tu” che l’accolga generoso, lampada accesa e focolare scoppiettante! Allora ecco alla fine l’amore da un “tu”, che invita alla vita ed è la vita! Perché le dà senso e la sostenta. Ma la vita, anche se confortevole s’è fatta, degna d’esser vissuta, per quel che qui duri, può aver bisogno di un più ancora. Che cosa? Non amore da ricevere, ma da donare e donandolo, meraviglia, avvertire il bene posseduto non diminuito, anzi come incrementato dal dono. È simile all’atteggiamento verso quel “tu” particolare col quale esiste sodalizio, condivisione, questo nuovo verso ogni altro, ma senza nulla attendere in contraccambio. È un bene proprio tutto nuovo, mi chiedo, o lo si è anche ricevuto prima di essere capaci di donarlo, e quando? Sicuro io sono stato accolto dal mio “tu”, questa piccola donna, mi è stata anticipata fiducia, prima che nascesse in lei quello speciale sentito che si chiama amore, suo desiderio di felicità per mezzo mio. Tutto è proprio accaduto come se qualcuno abbia reso recettivo questo soggetto, gli abbia messo nel cuore quel desiderio. Quel possibile “tu” s’è lasciato avvicinare e m’ha fatto parlare tanto, affinché un vero sentimento nascesse in entrambi e non una vaghezza. Ha avuto bisogno di conoscermi nella profondità dell’anima mia, molte cose intuite, ma altre da toccare, verificare! Ma poi s'è ampliato, un nuovo amore dall’amore! Sì suo superamento, ma ha fatto seguito all'iniziale, ne ha avuto bisogno come di una fonte cui attingere per nascere, crescere e poi aprirsi a tutti! Insomma l’amore umano, inizialmente limitato a un “tu” particolare, genera in apparente spontaneità quello nuovo, ma da chi è nato, è venuto, il primitivo? L'amore è stato inizialmente il desiderio di felicità con un “tu” particolare, ma poi s'è ampliato, perché ogni altro è divenuto a un tempo destinatario e datore di felicità. Ma quale la fonte di ogni possibile amore? Per me credente, ogni amore viene da chi è l'amore stesso, il dio, che per primo ci ama! Il nostro finisce col diventare amore imitativo dell'originale del dio, con noi stessi piccola fonte d'amore, perché tutto apparentemente avviene come se in noi sia la capacità dell'amore nuovo! In verità, il nuovo più ampio, che è simile a quello che ha lo stesso dio, che tutti ama, nasce sì dall'amore umano ristretto a un “tu” particolare, ma è il dio che ne fa necessità in ogni anima! Anzi, ultima osservazione, questa possibilità, apparentemente spontanea, di ampliare l'amore iniziale è in definitiva la sola prova che il dio c'è, perché è possibile far vivere qui, in questo nostro mondo, ciò che lo definisce, l'amore per tutti!


lunedì 19 febbraio 2018

Conoscersi, conquistare se stessi.


Da molto sono di fronte a me stesso e mi interrogo, ma mi conosco, leggo bene il mio intimo, la mia anima? Eppure c’è per tutti uno specchio, gli altri. Hanno benevolenza, compiacimento per quanto di buono, di bello mi accade, rammarico se, indifeso, subisco l’inevitabile? Se così, sicuro hanno allora, un po’ almeno d’amore per quel che finisco con l’essere di fronte al mondo, che mi legge dentro più di quanto possa io con la più tenace introspezione. M’attenderò o benevolo giudizio, o uno meno gratificante, più severo! Ma come essere certo del giudizio, quale sia? Solo se ogni altro è avvicinato, conosciuto per amore! Allora l'altro svela qualcosa del sé e perciò anche di quel che di me pensa, quel che ha formulato su me! Allora io non mi conosco completamente se non per l’amore verso l’altro, domino me stesso, conquisto il mio tormentato cuore, solo se avvicino gli altri con la prudenza e benevolenza che l’amore suggerisce! Ecco la necessità di un tu almeno, che mi faccia conoscere tutto di me stesso. Sia per tutti una piccola sincera donna, come è per me, cui tuttora offro amore e me lo ridona aumentato, non severa, pronta a scusarmi pure nei miei vistosi errori e così so che devo migliorarmi!




sabato 10 febbraio 2018

Insegnami ad amarti!

Perché ancor dico, Insegnami ad amarti!, a questa piccola donna? Trascorsa ho la mia vita prima, tutta buia, poi effimeri brillii di stelle nel cuore, le poche mie donne. Ma vero so delle donne? Anche di questa, sì lungo sodalizio, ma assai poco dell’anima sua!
Che si fa per amore, lo so io? Si dona e non si domanda contraccambio, ma si riceve quasi sempre assai più del donato, e massima ne è la riconoscenza anche taciuta, si perdonano piccoli screzi o più, si trovano attenuanti sempre per un comportamento con delusione subito, si ci rammarica di non esser capaci di più di fronte al bisogno dell’altro, si soffre del suo dolore e si gioisce di ogni suo bene! Ma che occorrerebbe per render l’altro vero felice? Quando si ama una piccola donna, e di simile a lei certo accade, non basta desiderare di donarle il proprio cuore e svuotarlo tutto del bene e del bello che vi abita, occorre conoscere il suo! Questa è una corsa a due o al nulla o al tutto, al dio. Se al nulla, qui tutto il bene da donare all’amata e allora si sprema del possibile il proprio cuore! Altrimenti qui solo condivise, come in un bell’anticipo, le capacità, che verranno sublimate, d’amare! Dove, quando? Non ha molta importanza, sarà forse non in un posto, accadrà come un evento! E allora, pur avendo la speranza che tutto non finisca, e me lo dice proprio l’esigenza di donarle tutto l’atteso suo, le dico nei momenti di tenerezza, Insegnami, si fa sera!


sabato 13 gennaio 2018

Lettera alla madre mia


Dell’amore di Maria si dice che esso farà che “ intrent ut astra flebiles” perché ella le porte aprirà del cielo. Ora quanto flebile io sia, è facile intuire da quanto ho da offrirle. Non ho più madre cui assimilarla, solo una piccola donna, ostinata a volermi bene. Ecco l’amo nella misura in cui so amare questa mia. Ma che so io di come e quanto va amata una donna anche solo di qui? È tanto, è poco, non è certo abbastanza per quella del cielo, eppure anche lei si contenta, ne riempie il cuor suo. E anche se sono e rimarrò tiepido d’amore, flebile in luce d’amore, supplirà del suo ai miei manchi d’amore e come astro entrerò nel suo cielo dischiuso! Sì madre fammi astro del tuo cuore!
E intanto che dico alla madre mia, l'altra Maria, che da lei m'aspetta?
Quanto desidererei, quelle volte, e rare non sono, che questo mondo mi fa vero paura riascoltare la voce tua calda, tenera, rassicurante, madre! E quella che più vorrei richiamare è la voce di cui ricordare non posso alcun fonema, quella, da lì, ove sogno tu sia, forse possibile articolare, di dolce custode della mia età prima, quella congiunta a chi ci fu strappato. Oggi a quella del cielo, che pur dolce chiamo madre e cui forse insoddisfacente preghiera recito, e invece io vorrei saperla recitare accorato, canterei lusinghe, ripetendo quanto per lei ci raccomanda l'eterno innamorato San Bernardo. Perché? Affinché almeno lei voglia, tu venuta alla mia chiamata, trattenerti un po' con me, ché la vita tua m'è stata rapita negli anni in cui m'avresti dato molto ancora, e io malato ne sono rimasto nell'anima! Da chi, da che? Da un che terribile, che vuol qui farsi un chi, il male pur permesso, e per questo mondo blatera iroso afono con voce inarticolata di disperato nella vita di tutti, minacciandola! E se lo fa con me, più ancora lo fa con chi la vita sua dona e le madri tutte ne sono minacciate, perfino la tua, la mia del cielo. Perché tale precarietà ha la vita qui che lei rischia di perderci tutti, smarriti nel buio che pur le stelle spegnere vuole. Sì, io avverto minacciata la vita mia, quella dell'anima, più di quella dell'ormai appesantito involucro in cui abita! E che varrebbe infatti la vita che generosa m'hai dato? Nulla se soffocata dal male, perché solo acquista significato e valore nel tentativo che ogni giorno faccio di donarla per amore, come fate voi madri tutte, voi che in un figlio la vita vostra volete più operosa continui! E io continuo la vita tua, quella del babbo e del caro fratello Pino e ne attendo ormai l'amen. Dovrò forse, causa il matto mio cuore fisico, a breve lasciar questa piccola donna, che hai voluto fosse a continuarmi l'amor tuo, e tanto difficile sarà, più delle cose tutte di questo mio mondo incantato, le tanto amabili che avvertire un po' del nostro dio m'hanno fatto e accesa la speranza di rivederti con gli altri cari almeno con gli occhi dell'anima se il vorace nulla la risparmierà. Ma sai che mi resta dopo questo mio parlarti? Un tuo dono! La convinzione che sia questa l'ora mia più importante, l'ora che proprio vivo sebbene precaria, un'ora tutta d'amore. Sì per i miei tanti ricordi con te, ma anche per gli occhi della mia piccola donna, che ora mi sono vicini, parlanti senza parole, che significarmi vogliono che l'amore non può morire, è l'essere stesso di questa mia anima, che voi due, mie vi vuole per sempre!



sabato 6 gennaio 2018

Che fa il dio dentro?


Alla nostra ammirazione un prato di primavera. Se occhi attenti vi si possono soffermare ha di sicuro del gradevole, ma anche vi aggiungiamo del nostro, del già posseduto. Son fuori di noi, fiori, ronzio di bombi affaccendati, trepidi voli, saltelli tra i cespugli e versi di uccelletti in lor tempo d'amore, ed erba ondeggiante in una vallea coronata di alberi tremuli. Tutto fa la nostra meraviglia! Ma è indubbio che abbiamo già dentro l'armonia dei colori, la gradevolezza dei suoi suoni. Allora quanto il manto verde, tutto in quest'epoca trapunto, si piega alla brezza e quanto alla carezza del nostro sguardo innamorato?
Di simile ci accade con l'amata. Bellezza e grazia le appartengono, sono sue doti naturali e ci attraggono, ma il sentito per lei vi aggiunge quanto di bello e gradevole il cuore già possiede e, inconsapevole, col dono ne aumenta il fascino e il diletto che ne viene.
Eccoci ancora di fronte all'incantevole stellato delle tante ormai notti serene, a interrogarlo, << Hai certo bellezza, ma nascondi altro?>>. E il celato finisce col venir fuori, appena consapevoli che è quello che l'amore nostro vi proietta!
Ma star di fronte al gradevole, al bello, al buono, è trovarsi col dio. Come posso dire, <<Ti cerco e non ti trovo>>?L'amore mio non proietta il suo su ogni cosa e la fa più bella e più buona, più preziosa? Non è questa capacità, questo dono del cuore, questo versare del suo su tutto, già la risposta? Cerco chi già ho, lo cerco per amarlo, ma già l'amo!


giovedì 4 gennaio 2018

Il segreto dell'essere


Ho scritto qualcosa di molto simile per gli amici di “Facebook”, ma qui cercherò di chiarir meglio il mio pensiero. C'è una porta , credo, dopo la via che conduce a chiedersi sull'essere e il mistero suo. Concluderò che la chiave che l'apre è l'amore.
Quando di primavera più amo passeggiare, invitante il bel tempo, mi capita spesso di girovagare nel parco cittadino e tornare a un luogo, altre volte raggiunto e in cui mi sono soffermato, tanto da subirne il fascino. Più che non sentirmi estraneo, tanti i fiori, le erbe, lussureggianti i cespugli, e gli alberi vestiti di novelle foglie, può capitarmi di desiderare di fondermi con quel tutto, che vedo e giudico incantevole, cioè disperdermi, diventare uno tra le altre cose di lì, non molto diverso nella meraviglia che a cuore recettivo possa suscitare la curiosità del tutto. Sensazione che non è nuova, simile, credo, alla provata nell'innamoramento, che è un uscire dal proprio sé, muoversi verso l'altro, il tu. E più che star bene, in armonia, col soggetto che attrae, accade di desiderare di divenire un tutt'uno con lui. Così da avvertire le stesse sensazioni, vedere con gli stessi occhi, apprezzare col suo stesso giudizio, subire lo stesso destino!
Ma che è questo voler essere non per l'altro, non con l'altro, ma l'altro addirittura? Far propria la sua gioia, e cose belle e buone che capitano e la destano, ma anche i suoi crucci, le ansie e persino le sue lacrime! È così proprio che io ancora voglio essere la donna amata! E il dio? La storia del cristo, tragico l'epilogo, fa pensare che lui voglia tuttora essere noi. Prendere tutto su di sé! E se è questo che caratterizza il dio, questo suo voler divenire, egli sì è, ma quanto? Nella misura almeno dell'amore che spinge noi stessi a non distinguerci dalle cose buone e belle del nostro mondo, della volontà che fa uscire dalla cerchia dell'io, sempre angusta, e spinge ad allargarla in quella del tu che ci guarda, invitanti gli occhi suoi, e della volontà, sempre rinnovata, del suo cristo di essere me e questa piccola donna che amo, e ogni altro di questo mondo! Un voler essere ogni altro che è un tutto racchiuso quindi in un mistero, l'amore! Per essere occorre amare! Si è nella misura dell'amore! Ecco il segreto dell'essere!