Ho detto più volte che d'amore parlo volentieri non perché ben lo
conosca, difficile in ogni epoca il mio rapporto con le donne, possibilità per
il mio sentito di venir fuori e manifestarsi intenso e duraturo, ma perché così
ho modo di parlare del dio, del suo amore, che però meno ancora conosco.
Paradosso, quindi assurda pretesa? Non direi, dal momento che solo l'umano ad
esso è più vicino e il solo modo di iniziare a conoscerlo è averne dentro
almeno una parvenza. Questa, in “nuce”, tutti possediamo, innato dono.
Compito di chi l'avverte è farla crescere. Perché così l'amore può non
restringersi a un sol altro, o ai pochi d'una cerchia, quelli a noi prossimi, o
peggio restar legato al proprio sé egoistico, ma diffondersi deve, ripartirsi.
Ma, sorprendente constatazione, senza restarne diminuito, anzi
arricchendosi, e farsi amore francescano, disponibile per tutti e tutto,
universale. Devo cercar meglio su questo arricchirsi dell'anima nel donare il
suo, che sento mi accade, ma chiaro non ne ho il perché. Io sembro aver
importanza per questa donna, che par centuplicare il mio interesse per lei,
scarso da sempre nel manifestarsi, per timida riservatezza, non per sterile
orgoglio. E questo mi da sicurezza di vita, una vita sostenuta e protetta,
amata appunto, ma ecco già l'inspiegabile, una prima stranezza, amato, posso
non solo riamare, ma sentire l'anima farsi alma, perché genera benevolenza, che
non posso racchiudere, non posso contenere, ma sento di doverla donare. A chi,
a che? Anche se in me è, ne sono consapevole, dapprima solo pochezza, alla
donna mia appena bastevole, essa è desiderosa di crescere facendosi generosità
appunto, perciò inizio col donarne una briciola a tutti, anzi a tutto ciò che
c'è sotto al sole. Basterà quello che ho? Sembrerebbe di no, partendo da un
posseduto scarso, limitato, ma vero è che dopo il dono ne ho più ancora
disponibile, ecco la vera stranezza! Come giustificarla? Io so che agendo così,
se mimo sono, non posso che recitare l'amore divino con parole e gesti. Dal
momento che nulla v'è di più grande, il suo amore anche questo arcano deve
contenere! Allora deve accadermi quello che in lui da sempre è consueto! Scopro
infatti una verità, l'amore divino mai si spreca, nemmeno per gli indegni, e
tutti lo siamo in qualche misura, ma donandosi, ne viene accresciuto perché si
spende a colmar difetti e manchi tanti che deve rigenerarsi, non può esaurirsi,
il dio mai rinuncia a diffondere il bene, si contraddirebbe! Concludo per
analogia, che questo proprio avvenga in chi lo imiti e in me che lo tento, cioè
agendo come crediamo lui faccia, scoprire d'avere generosità che non si
consuma, ma più ne è richiesta più se ne può attingere dal cuore, che sempre
ridiventa colmo! E questa è la meraviglia dell'amore, non importa come lo
si chiami, indistinguibili divenuti l'umano e il divino.
Mi chiedo allora, azzardando una congettura mistica, sperata
perdonabile, Che non sia per questo che il dio solo non è voluto restare? Per
sentire sempre più il suo amore, certamente per chi di sé gli si sarebbe fatto
figlio e per chi si sarebbe fatta di costui madre, ma che non potendo più
contenere, come in un fenomeno di induzione reciproca, un dare per un ricevere
anche di più dalle due sue parti divenute persone, ha dovuto estendere al
completamente altro, perciò ha dovuto far l'uomo e ogni altro essere vivente o
no, creando il mondo in quest'universo immenso! Necessità dell'amore suo
traboccante e inesauribile!
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