Amaro
e sofferto fu per il cristo constatare il fallimento della missione
sua tra i correligionari. Questi si sentivano vessati dai romani,
pensati anche inquinare con la loro idolatria la loro religione. Essi
non poterono capire la novità, la preziosità del comandamento nuovo
dell'amore che include i nemici. Questo, che riassume e supera la
legge tutta, accettato, li avrebbe vero caratterizzati come unici
veri dissipatori delle tenebre che sempre la violenza subita e
prodotta fa anche tra chi vi è avvezzo, perché questo era il mondo
antico, violento, ed è quello di sempre. E lo trascinarono a morte
calunniandone le intenzioni, preparando, con quest'atto proditorio,
le premesse alla ribellione, che cara sarebbe costata! Fu la
distruzione della loro civiltà e la dispersione del loro popolo.
Tragedia destinata a ripetersi nella storia della chiesa dei seguaci
del cristo. Sempre il non amore ai nemici, la necessità del loro
annientamento, comportò allontanamento dalla vera fede, regresso
nella spiritualità. Ma tutti siamo seguaci sprovveduti, inadeguati
in ogni epoca alla novità del preteso, l'amore al prossimo tra cui
includere si deve il nemico! Ma se capiamo l'enormità del nostro
fallimento, viviamo dolorosamente la nostra incapacità che ci fa
ultimi, il perdono per la nostra insufficienza sarà immancabile! La
nostra vita ha lo scopo di raggiungere il bene, ma l'epilogo dei
nostri sforzi sarà il perdono per non averlo capito! E' così il
nostro dio, non può non perdonare dal momento che ci ama perfino se
gli diventiamo nemici! E sempre accade!
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