martedì 7 agosto 2018

Considerazioni sul prologo di Giovanni

Il vangelo di Giovanni si apre con un denso prologo. Il logos, che nello stoicismo (Filone) è persona, cioè un esistente di per sé, ma né increato come il dio, il padre, né creato, come lo siamo noi creature tutte, è l'agente per cui il dio, attua la creazione con la vita delle creature, e per lui si svela come origine e destino del creato e ne attua il ritorno, cioè ne annulla il divario, la separazione. Tutti ne necessitiamo nell'incertezza del peccato, manco d'amore verso gli altri tutti, e nel buio dell'illusione di poter fare a meno dell'amore, che dà l'incredulità di poter avere un destino di bene! Perché l'amore non è debolezza, arrendevolezza, lasciarsi portare dal vento dell'oblio, ma volontà, decisione, passione anche, sì sofferenza da cui spesso qui non è disgiunto! E l'uomo di fede dirà, Come c'è un processo di discesa dal dio del logos, c'è il suo ritorno e noi saremo con lui! Per Giovanni è proprio questa nostra, l'epoca dei "segni", che svelano il dio "absconditus" operante nel suo cristo, logos disceso a farsi uomo parlante con l'umanità tutta! Così noi non brancoliamo più nel buio, siamo destinatari di un messaggio di salvezza. Noi non gli resistiamo, non ci opponiamo come fecero gli Israeliti, ci lasciamo condurre verso il perdono! Perché? E' in gioco la vita! L'attuale vita, che non deve essere più vuota e delusa come quella di chi sta ad attendere un mister Godot, che si fa precedere da promessa sempre rinnovata per il domani e mai arriva ( sic!), e la futura vita promessa, la cui porta è il cristo con il suo perdono, quello del dio, anche postumo! Allora che fare? Occorre farsi discepoli, strumenti della volontà del cristo, sue mani! Tutti, come forse bene anch'io, riusciremo a imitarlo per forse solo dire, Io c'ero, ero dalla parte sua e sono rimasto sconfitto con lui!