Parte prima
Noi abbiamo nel nostro cammino al bene diverse opportunità di contatto proficuo con l'altro, ma questo incontro va preparato, preventiva la preghiera. Possiamo così parlare all'altro o in vece sua, quando egli sia impedito d'esprimere il suo e conosciamo cosa l'affligge, oppure v'è particolare empatia da immaginarne le pene tanto da essere sicuri di poter anche pregare non solo pro, ma soprattutto in sua vece. E dire alla persona divina, Ecco ti dico le parole che il mio cuore intuisce che lui ti direbbe! Ed è questa particolare grazia da invocare possibile a quella del cielo quando si sappia che v'è chi impedito è alla preghiera personale, persa completamente la speranza nell'oppressione del male e il proprio cuore disperato abbia fatto di sé corazza, ché nulla entri e nemmeno esca. Ma più ancora, e mi riferisco a quel che sento imperioso in questo cuore che la vita ha strapazzato, quando l'impedimento a esprimersi venga da malattia che mente e anima abbia serrato. Se capaci di questo, noi avremo colmato lo iato, il divario, che s'è frapposto tra il nostro sperato e l'altrui desiderato, la nostra e la sua anima. Sì, quei tasselli del mosaico che fa la vita vanno ravvicinati e giustapposti, scompiglio che prova che il male chiamato, venuto in questo mondo, vi ha creato disordine. Perché il male non è solo una obbiettività nell'esistenza, ma una necessità della creazione, in nuce già nella distinzione dal dio creatore della sua creatura, il mondo dei viventi e delle cose tutte che lo fanno. Allora se il male è permesso per amore deve anche avere una positività, l'amore si fonda sulla reciprocità del sentimento e a caro prezzo l'uomo deve scoprirlo in sé per il suo geloso dio! Solo dopo questi propositi e l'aiuto che dà la preghiera assidua potremo anche rivolgerci all'altro nel quotidiano e dirci, Io ho già pregato nel segreto del cuore per te, ora devo farti sentire esplicito quanto possono la solidarietà già anticipata nella mia preghiera e la simpatia da manifestare, se fartele conoscere saprò. Ma come? Dovrà accadere nella consapevolezza di vivere momenti diversi dello stesso impegno a contrastare il male, che credo, giova ripeterlo, nasca dalle differenze di questo mondo e ne viva, che perciò annullate vanno. Quali? Come il vivere vicino o lontano dal cristo, ancora sani o già suoi malati, indifferenti o solidali con chi stia in angustie, lo starsene per sé o partecipi del destino di ogni altro vivente, impegnati per la pace o, se sopravvissuti, disposti a chiamare pace quello che resta dopo ogni guerra, un deserto, comportamento ben descritto dalla sapienza antica, sì, come certo lo definiscono in ogni epoca gli ipocriti della violenza vincente… Perciò se l'unica lotta lecita è quella contro il male, occorre impegnarsi a combattere tutto ciò che ad esso dà rigoglio, così che non ci debbano più essere ricchi e poveri, buoni e cattivi, capaci e stupidi... Ma come fare? Anche qui non pretendo di insegnare nulla, ché sono ancora nello spirito il bambino che prega ad ogni occasione il dio e se ne appaga, ma che anche lo cerca, disperatamente ormai, come Francesco, che ne sperò alla fine l'incontro palese almeno nella morte! Ma esprimendo il mio sentito per lui, cerco di chiarirmelo ancor più e forse a qualcuno potrò essere d'aiuto a costruire la sua personale idea sul dio e sull'uomo, se amarli vuole. I nostri antichi padri avevano culto per il senso dell’opportunità nel fare cose o esprimere pensieri, ciascuno nel modo o senso appropriati e nel giusto momento, ad tempus. Questo comportamento è sempre valido, nel rispetto dovuto all’altro, alla sua sensibilità e intelligenza, alla particolarità della sua storia e vita. Qui dirò di come credo occorra parlare al prossimo e a se stessi, perché l'amore verso il proprio sé va talvolta castigato, se troppo indulgente e permissivo, l'amore ugualmente intenso dovuto all'altro va saputo spendere, ché per troppo zelo non venga frainteso e talora umili l'altro. Sto per dire quello che intendo. Sì, se ci si è a lungo preparati con la preghiera sarà buona norma, buon comportamento con l'altro, interessato all'amicizia, o che talora rappresenti il destinatario di una nostra giusta osservazione, l'agire cauti, ché la nuova amicizia s'affermi e l'antica non abbia a soffrirne! Sì, se buoni rapporti si vogliano creare, ma ancor più mantenere quando giudizi su fatti o persone, richiesti o no, devono essere espressi, allora vanno saputi porgere se motivati dal bene. Perché? Se intesi sono a crear premesse di contatti amichevoli, ma ancor più con discrezione, prudenza appunto, quando vogliano suggerire, modificare, correggere benevolmente un atteggiamento, un’opinione radicata, ma ritenuta onestamente sbagliata. Sempre la buona intenzione non deve essere fraintesa, equivocata, ché quanto proposto o suggerito non verrebbe considerato e così ne resterebbe mortificato l'amore per l'altro, che al credente è comandato. Sì, proprio così con prudenza, con tatto si agirà con l’intento della correzione sempre benevola e non per l’approvazione, l’affermazione della propria visione, che può essere imperfetta, del proprio pensiero, che può essere fallace sul mondo, sempre insidioso per chiunque, e del come si ritiene ben restarvi, come suggerisce la propria esperienza che però è pur sempre limitata. Insomma quello che è chiaro dentro va sapientemente espresso, va, ribadisco, saputo porgere, è come dire che quel che si pensa va velato e con gradualità scoperto, senza offesa o turbamento per l'altro sia per proporre un'amicizia nuova o rinsaldare una antica quando punga riconoscere lo sbaglio dell'altro e ad esso si voglia porre rimedio ché torni l'armonia. E se proprio di correzione si tratta, l'altro solo così potrà con dignità accettare il giudizio su cose e fatti, e un comportamento, una decisione migliori in una situazione analoga futura, certo terrà e intanto riaffermerà l'amicizia al proponente una condotta diversa, che si sia espresso con “io avrei fatto, io avrei detto oppure io farei, io direi”! Molto diverso è il rapporto col proprio sé, i fatti e lor parole devono essere nudi senza cautele o orpelli, perché intesi a far chiarezza subito, ché è sempre il tempo opportuno, anzi urge, senza vengano riposti nell’armadio del poi, in cui la dimenticanza è auspicata, sebbene inconfessata. Ma l'oblio di un comportamento scorretto non è per sempre e nitido il ricordo del mal fatto si ripresenterà, proprio come lì-lì accaduto nella crudezza e durezza sue!
Parte seconda
Tanto più ancora occorrerà essere così schietti, senza nulla nascondere, se si ha fede, perché non ascolta solo la propria coscienza, ma la signora del cielo, che perorerà al figlio suo la nostra richiesta di perdono. Spesso infatti si tratta di chiedere conforto, aiuto o appunto di farsi perdonare, perché torni la pace del proprio cuore. Non è che la persona divina che ci porge attenzione non conosca i fatti e sia necessario esporli in dettaglio, ma rivederli nella loro crudezza e senza omissioni di particolari scomodi, fa bene soprattutto al proprio sé, alla propria anima, al proprio cuore. Né è necessario giustificarsi, col “non potevo far diversamente o dire”, noi non dobbiamo imbonire l’interlocutrice, a lei, credo, interessi che la verità morale sia stata riesaminata nel pentimento e compresa in tutte le implicazioni, le meno coerenti col proprio dichiarato credo soprattutto, quindi le devianze intese come occasioni di peccato, allontanamento dalla fede, che è per l'amore verso tutti. Il comportamento con gli altri può però essere molto diverso e da taluni spesso è inteso al consenso, così vediamo personaggi un po’ istrionici dire del sé, colorando i fatti, rendendoli graditi a un pubblico più o meno consapevole della mistificazione. E’ chiaro che con la persona divina cui ci rivolgiamo nella preghiera questo non è possibile. E nemmeno quel porgere grazioso nei confronti della persona con la quale c'è il rapporto speciale che chiamiamo amore. È dolce e gradito questo saper dire, per chi ascolta, coerente col sentimento che ha il proprio cuore, quando l'altro confessi uno smarrimento, una incapacità occasionale a sostenere il proprio sentire o difenderlo. E quella del cielo è sì donna, ma speciale, e c’è un rapporto con lei da proteggere proprio dalle banalità e miserie di quaggiù che vorrebbero contagiarlo, inclusi gli imbonimenti in cui non si rinuncia alla mellifluità delle espressioni. Sono tutte inappropriate, non si parlerebbe così a una madre, basta siano sincere, misurate, responsabili. Naturalmente io non ho consigli che per me stesso, parlo a me, ché io sono uno, lo ripeto, che da tutti impara e niente pretende di insegnare, so che la preghiera è personale, un’espressione mistica, un moto del cuore credente, e solo al cristo si potrebbe chiedere, Insegnami come dire a tua madre, a nostra madre, insegnami a pregare! Ma lui non parla! Allora, mi chiedo dalla mia insipienza, Se le parole devono essere essenziali ed è anche vero che la mia interlocutrice, nella preghiera, in cui svelo senza travestimenti o abbellimenti i fatti e i pensieri del mio intimo, spesso scadenti o anche miseri, quando non peccaminosi, è la bella delle stelle, di che di me si innamorerà, o scontato è che ella ami anche l’uomo mediocre o l'ultimo perfino? Le piaceranno la mia sincerità nel riferire i miei trascorsi, la passione che ho messo tentando il bene, il rammarico sincero dei tanti errori? Forse! Ma credo che alla mia richiesta dettata da riconosciuta miseria, Non abbandonarmi!, risponda come per lei fa questa piccola donna, che così come sono, uno che cadere può non solo fisicamente, ed è di recente accaduto, ma moralmente, m’ama, rispondendomi, Come potrei! L’amore di donna di qui non si compra, non s’accresce con mille più o meno sincere attenzioni, è gratuità completa, dono, così dal cielo! Spesso noi maschi ne siamo immeritevoli, io sono così, eppure c'è anche per me una che mi vicaria la bella che mi attende oltre le nuvole che velano le sue stelle! È già qui la sua tenerezza, anche se quelle di fuori rispecchiano le nuvole di dentro, dove è il vento dell'egoismo ad addensarle! Sì, forse sono tra gli ultimi, ma ella ama chiunque, come donna speciale del cielo, come madre del cristo e quindi di tutti! Sì, c'è chi in questo cuore legge il bene e il bello nonostante il suo torpore o il gelo che vi fa il peccato, e mi dà fiducia, e questa piccola donna non lo sa, ma quel tanto che amore le detta, qualcun'altra lo suggerisce al suo cuore!
venerdì 25 settembre 2015
lunedì 21 settembre 2015
La difficile via della bontà
Non credo amore vi sia autentico laddove perdono non v’è. Il perdono ne è talvolta la premessa, delusi i primissimi sogni, ma più spesso è una fase del sentire, una pausa che ne consenta la ripresa, con convinzione anche maggiore, anche allora dopo un comportamento inadeguato dell'altro. Sì, l'amore non è qualcosa che si cancella facilmente, si rinnova quasi sempre se vero, eppure accade che talvolta scada, diventi indifferenza o rancore addirittura, tanto il male può aver distrutto la stima dell'altro, ché il bel sentire, il buon sentimento s’è rattrappito e nascosto, sopraffatto! Lasciare che questo accada è degradarsi fino al livello della colpa dell'altro. Invece andrebbe compresa e perdonata appunto, non permettere vinca il male! È una tentazione onnipresente che occorrerebbe scrollarsi. Cioè ripetersi, Amo chi è, come me, naturalmente fallace, chi vivendo in questo concreto, se ne può lasciar sedurre fino a offendere il sentimento mio, io amo solo un essere umano! E più ancora lo devo amare se col comportamento suo deviante, mi si fa come nemico, comando divino! Allora chiediamoci, L’amore del dio com'è, ha di simile o più ancora? È diverso? Sicuramente mai scade, ed è disarmante l’arrendevolezza sua di fronte a ogni fatto, anche estremo, anche di cattiveria manifesta o di subdola malizia, ma perché torni a farsi percepire, con la sicurezza di sentirsene protetto, che solo il buono, o il così tornato dopo rinnegata parentesi, ha nel muoversi tra queste miserie, è necessario il pentimento sincero, del male fatto o del bene omesso, cui segue l’immancabile perdono. A me è stato perdonato molto, non perché il mio comportamento sia stato malizioso e cattivo, ma, tentando l’amore, ho peccaminosamente pensato di aver spesso sprecato il mio per un indegno, forse solo per paura del diverso e delle motivazioni sue, rinunciando così a guadagnarlo al cristo. Insomma la via del bene è sassosa, è piena di inciampi, e occorre chiedere a chi può favorirci, al cristo, non solo la forza di percorrerla, ma la cautela, il discernimento per affrontarla, per passare tra le situazioni più estreme fornendo aiuto e sostegno senza contaminarsene e resistendo alla tentazione, così frequente, della rinuncia. Sarebbe il peccaminoso voltarsi indietro, riprendere un comportamento meno spinto, meno impegnativo, meno compromettente, più sicuro, e in fondo scialbo, inefficace, inutile. E anche questo io ho fatto! Ma c'è di più in questo percorso, già tanto difficile. Sì, nella via del bene, anche le critiche sono inciampo, ché non vengono da quel mondo brutto che va aiutato a superarsi, ma inattese da così detti per bene, impegnati in storie analoghe. Perché lo fanno? Ci può davvero essere invidia tra noi, emuli del cristo? Una cosa che ci degrada tanto in basso da aver bisogno d’aiuto quando pretendiamo di darlo? Insomma occorrerebbe guardare al bene, ma criticare il solo proprio comportamento deficitario, e mai giudicare chi tenta d’analogo, mai sminuirne il successo, ma cercare di emularne l’azione per piccolo merito che abbia, anche ridotto, non per rinuncia in fondo sempre egoistica, ma, prevaricante il male, alle sole buone intenzioni. Noi non dobbiamo personalmente piacere, operiamo perché piaccia il dio, lo sconosciuto a tutti, noi compresi. E come far conoscere chi di cui poco o nulla si sa? Conoscere si può anzitutto in virtù dell'azione nel bene anche solo dettata da filantropia, spesso eroica, di chi si spende per l’uomo lottando la natura con le spesso avverse leggi sue e di chi propaganda la bellezza del dono di sé per un nobile scopo, la generosità per i viventi tutti, la fratellanza tra gli uomini, la necessità della pace. Perché? Quale ne sia la motivazione profonda di chi lo attua, il bene manifesta il dio sempre! Ma talora si tratta di soli apparenti impegnati che si fermano a belle parole e frasi, anche solo dette al proprio sé. Sì, l’azione di questi buoni potenziali, pur dettata da nobili impulsi, si arresta spesso ai ben enunciati propositi, mentre rinunciano di fronte a ostacoli imprevisti che ne mettano in pericolo la vita, la dignità, o perfino il benessere da cui si muovono nell'azione loro, ma a patto che garantita ne resti la tranquillità nel loro operato. Insomma si accorgono, di fronte a questi fatti limite, che ne rischiano il coinvolgimento, ché quello del bene è solo un postulato della loro coscienza, una verità premessa per un fine che si sostiene fino alla smentita clamorosa. È necessario diventi un assioma, una verità evidente, che di prove bisogno non ha, da comunicare irrinunciabile, operando anche senza parole. Perché in questo consiste la conoscenza del dio per sé e gli altri con cui si condivide la verità che uscir vuole dal proprio cuore, occorrendo spingere la propria testimonianza fino al sacrificio di tutto ciò che fa il sé, della vita perfino! Il che riuscì al cristo, ma noi siamo solo uomini e talvolta poveri uomini. Quelli che lor miseria svelano di fronte alle difficoltà di vita, così odio, crudeltà, violenza le fanno per noi eccessive, quelle che compromettono o addirittura minacciano con gli impedimenti loro, la vita. Non è facile essere soldati di cristo, accettare che la propria vita, già tanto fragile e talvolta insicura o addirittura precaria, esposta, si faccia tragica. Non è facile incidere sulla realtà e modificarla per il bene di tutti, e prima di pensare alle pietre di questo cammino così travagliato che è la vita nel bene, occorrerebbe frantumare la pietra del proprio cuore, quella che corazza il proprio sé e pone un limite oltre il quale il rischio non è più accettabile, ché così si è solo buoni con riserva, non testimoni della verità. Ci aiuti la preghiera a non essere tiepidi seguaci del cristo! Troppe le lacune, le inadeguatezze, la dispersione delle proprie energie, troppo poche le conseguenze di bene e oggi perfino le nefandezze dai violenti, la pace oltraggiata nel nome del dio che non si conosce e rimarrà così sconosciuto più ancora! Il dio è solo amore, non chiede di imporsi, con la ferocia della guerra addirittura! Ma il suo cristo può dare la forza per aiutare chi nulla ne sa a scoprirlo, in sé e poi negli altri! Se quando sarà la nuova vita più non ci distingueremo nell'amore dal cristo e saremo, pur restando noi stessi, anche lui che ci ama, è necessario che io preghi così, Aiutami già qui a essere te! E se sarà anche per poco che le mie siano le tue parole, i miei i tuoi gesti, le mie le tue mani, sapendoti vedere nel sofferente, mi smarrirò per tanta grazia, ché sarò a un tempo chi soccorre e chi è soccorso! E se non solo non mi distinguerò da te, ma dal cuore del misero che ti nasconde, allora anticiperò quell'amore che fa di sé il luogo del bene, là, dove non so, ma fuori da questo male e dal tempo suo!
mercoledì 16 settembre 2015
Fuori dai sogni
Non è forse vero che scorre la vita lenta nel silenzio del dio, ma che correre può nella speranza delle sue parole? E io tanta ne ho e ne ho avuta, ma frammista a sogni! E, ragazzo, mi sono chiesto, Ci sarà mai un'alba di tanta luce che inondi le cose e vivide le faccia dei colori suoi, così che la realtà novella distinguere non si possa dalla sognata? E lì solo cose belle, incontri, lor parole, e, dalla sospirata, sorrisi e gesti che accompagnino parole che entrar vogliano nel cuore per rimanervi, dolce brusio! Sogni, vaghezze di giovane vita! Ma presto il risveglio per accorgermi di ritrovarmi fuori dai sogni tra cose belle e brutte, e s'è ripetuto più volte ed è stato così che la speranza del solo gradito ad un cuore nel frattempo vecchio divenuto, quasi senza lagnarsene, si è slargata all'oltre. Quale il suo tempo personale e il dove comune, nessuno sa, ma sta sicuro fuori di questa vita e dei sogni suoi, è speranza e divenire può certezza, fede. Perché non è sogno? I sogni della mente si spengono all'alba, quelli del cuore durano quanto l'amore. Ma non è amore che s'attende nell'oltre? Sì, ma qui è l'amore desiderato che suggerisce i sogni, e tutti significano che esso possa realizzarsi come il cuore vorrebbe. Il mondo dell'oltre è esso stesso amore, cioè non tanto il luogo del solo amore, non più agognato, ma raggiunto, ma è luogo fatto dall'amore! Ma diverso dovrà essere da questo in cui è ora la vita, mondo che pure l'amore divino ha fatto. Perché? Qui il dio ha permesso il male che si frappone all'amore e può distruggerlo, inaridendo il cuore cui destinato sia! E da dove il male? Forse in nuce già nella necessaria distinzione del creatore dalla creatura sua! Ed è stato come le abbia detto, Ti dono la vita ma tra noi si frapporrà il male, lo subiremo entrambi! Non lo dice la storia del cristo? Ma che cosa egli continua a chiedere, afono ormai? Egli senz'altro vuole che impariamo a non distinguerci più tra noi e da lui. Perché? Anticipata egli vorrebbe la nostra libertà dal male, che, come cercherò di dire, richiede per rimanere a questo mondo che ciascuno conservi la distinzione di se stesso da ogni altro, quella che l'amore del cristo annullata sospira. Ed egli qui rimane fintanto che un solo uomo ne sia prigioniero! Sì, il cristo chiuderà la molto lunga teoria dei candidati alla vita novella, tutti, quelli che sono stati, sono ora e saranno! Intanto qui l'amore, almeno quello per un particolare “tu”, ha bisogno di sogni anticipatori, finché lo si raggiunga e poi di altri ché, nonostante il vissuto, esso possa durare, esentato dal male o più forte da tenerlo lontano o vincerlo. Quello voluto dal cristo per ogni altro “tu”, necessita anche del sogno anticipatore di essere capaci di estenderlo ai nemici, ma un brutto risveglio sarà possibile, ché per il primo sognatore fu per la croce! Allora quest'amore voluto andrà tentato, ma potrà non realizzarsi, ma sicuro sarà nell'oltre. E nell'attesa che venga quel mio tempo, vicino ormai, che all'oltre introduce, piano, senza quasi far rumore, io vado a pregare per i sentieri d'un bosco che ben conosco. E respiro appena per non spezzare la meraviglia, che sa ancora dare la natura, però m'accade di fermarmi smarrito. Sono ancora io, che vedo e odo, o qui disperso, i mille occhi che mi vedono incantato? Sì, dev'essere che l'incanto di erbette, fiori, fronde e uccelletti mi ha fatto perdere la percezione del tempo e del luogo! E ormai avanza il buio, ché è già il crepuscolo, ma presto tra gli squarci di cielo le stelle! Non è stata così la vita tutta perché amata, anche soffrendo fuori dai sogni? Sì, crepuscoli d'abbandoni, buio di solitudine e poi stelle! Sogni ancora, forse più cauti, no, solo novelli! E io trovo la mia via, una diversa dalla smarrita e ritorno, ma a che? Certo ai sogni dovuti a quest'amore per la mia donna, ché tutti significano che esso più forte possa essere del male stesso che vuole che oltre esso non viva e rapirci, vorace il nulla, che paventiamo che tutto inghiottire voglia, sogni e speranza! Ma vivrà l'amore nostro, ché noi vivremo, e io ritroverò questi occhi che brillano quasi stelle anche nel buio di dentro, quello che vuol farmi sempre più fitto il male, che avvelenato m'ha il cuore tentando negargli i miei ultimi sogni! Fuori dai sogni qui è possibile grama una vita senza amore, sono i sogni che lo cercano e, raggiunto, lo vedono già come quello dell'oltre! Nel mondo che viene sarà vita tutta d'amore, ma senza sogni? No, piuttosto con sogni la cui bellezza sarà da vivere subito, appena il cuore ne condivida immagini e lor parole con l'amata di sempre! Ma io credo di più, sarò io che cercherò lei e sarò allo stesso tempo lei che cercherà me, cioè più bene non ci distingueremo in quei sogni, così noi da quella da sempre innamorata donna del cielo, e saremo chi la ama e anche lei stessa che noi ama! E così sarà annullata la distinzione del sé da ogni altro, quella il cristo già qui vorrebbe superata, anticipo del mondo speciale d'amore, che tutti attende. Perché se pure lì fosse possibile ancora ben distinguere l'io dal tu, vi verrebbe il male, come qui è dovuto accadere!
domenica 13 settembre 2015
Il mondo che viene
mercoledì 9 settembre 2015
La sofferenza e la sua speranza
sabato 5 settembre 2015
E Maria
giovedì 3 settembre 2015
La bontà accresciuta
martedì 1 settembre 2015
Fugiens hora
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