martedì 1 settembre 2015

Fugiens hora


La fugiens hora è, ne dice Orazio, il fuggevole momento propizio, quello che al singolo viene in modo imprevisto tra molti altri grigi senza molto significato, che storia non fanno. Invece improvviso si apre il possibile e quello che ne verrà resterà indelebile nella memoria. Io qui parlerò soprattutto d'amore, esso si presenta in una fuggevole ora, sarà quello vero destinato a durare e che prelude al divino o fuggirà col mutare dell'ora, per farsi scialbo ricordo o invece indelebile? Solo il tempo lo dirà! Ma è qui più ancora, dirò cosa l'amore di donna possa fare! Ecco mi rivedo ragazzo, la vita è ormai quasi tutta di ricordi, con i molti problemi della mia prima giovinezza, e quella, di cui a lungo ho vagheggiato l’incontro, ora me ne dà l’opportunità. Sento d’istinto che è occasione da non perdere e le dico qualcosa e lei mi risponde fingendo meraviglia, ma poi non celia più, ché forse altro non attendeva. Ecco, ho perduto quelle parole, ma la memoria ne ha conservato il sorriso accompagnatore dell'ascolto e della risposta! Ed è sensazione che oltre ad essere rimasta ha in sé qualcosa che venir deve dalla latebra che il cuore cela, quasi di arcano, che esprimere non so. Ma assai simile fu a quando per la prima volta strinsi la mano a questa donna, in una presentazione formale, e qualcosa dentro mi suscitò un che ancora, forse come brivido. Nulla del dopo, seppure assai dolce vi è paragonabile, né la prima vera parola d’amore, né il primo bacio che l’accompagnò. Fu vera novità, avventura di anime quel primissimo atto che ci avvicinò! E nessuno potrà togliermelo, né volontà perversa che sparire qui fa l’amore, né, assurdo che lo voglia, quella che alle nubi comanda che vengano a far uggioso il giorno o smagliante nei colori suoi, che il sole dona, sì, quella del cielo. Lo dico possibile, ma credo sia donna che dalla sue stelle promuova l’amore e credo voglia che nel cuore rimanga, anzi più ancora, che voglia lo prepari alle sue indicibili grazie. L'amore divino ha un suo preludio nell'umano, se vero amore! Sì, più ancora credo che senza il suo vigile provvedere per amore, io, chi amo, fino a chi appena conosco saremmo tutti perduti! Ma forse se la vita qui si farà impossibile ella ne permetterà la fuga alle stelle, a loro mondi idonei! Sarà a breve? Ché quest'aria è avvelenata, e l'acqua, così il cibo! Ma in questo mondo, anche c'è la stupidità di chi, non tollerando la prossimità del diverso per colore, credo religioso e altro, fa più brutta la vita! Sì, se sarà il momento propizio occorrerà io fugga alla stelle! Io ho avuto dolce in me quella strana primigenia sensazione che mi aprì all'amore e descrivere non so, ma ella proprio, speranza mi dà che sarà per me più ancora, ché dell'altro cela il significato suo arcano. Che? Se quando, dopo il lungo viaggio di qui tra molte brutture, che anche da sé l'uomo, caparbio, prepara e attua, mi ridesterò con una sensazione simile al brivido che provò il mio cuore, capirò d’essere finalmente nel luogo che estingue ogni pena e dove sarà l’incontro con lei, la bella sospirata fata che vi regna. Spero anche che luogo sia per ritrovare la donna mia e quell'altra che prima mi venne, se conservato avrà geloso il mio piccolo dono di averla avvicinata in un giorno di primavera a dispetto della mia timidezza, afferrata l’ora fuggente. Perché queste due donne? Sono state come farfalle su piccolo insignificante fiore di campo, ma quanto diverse! Della prima dir non posso molto, sì mi venne come vaga farfalla fa talvolta che qui o lì pare posarsi, nella primavera di fiori novelli, finché crede che il suo fiore tra tanti abbia trovato. Altro vero dir non posso di quello che questa metafora esprime. Breve l’incontro, breve l’amore, anche se a lungo preparato e sognato, tutto in un’ora fuggita nella mia amarezza! È quella che prego compenso abbia a quest'ultima infelice ora della sua vita, là proprio tra le stelle, dove forse dono dalla lor fata avrò di rivederla, come era nei miei sogni di ragazzo! Della piccola donna mia potrei dire molto, ma tutto riassume ancora una metafora, venne farfalla tenace con le zampette sue legata allo scelto fiore, né la staccò il vento, né pioggia vi poté, ché essa più tenace proteggerlo volle e attese il sole. E così ella ha dato senso compiuto a questa espressione biblica, foemina circundabit virum. Sì, questo fa la donna per l’uomo, nei suoi diversi ruoli di madre, di sposa, di colei che sempre si interpone tra il mondo e il suo amato, se vero amore è il suo. E mi chiedo, Perché importanza ha l’amore di donna in chi guarda ancora come sublime miracolo le stelle e se ne incanta? Io, credo anzi che, a dispetto dell'età, sia proprio quest'amore che così me le faccia vedere nella meraviglia. Esagero? Io non so perché il dio le abbia volute così come io le trovo, fiammelle per l'incanto d'un cuore semplice. Deve averle fatte e subito trovate belle, anzi deve averne provato brivido. Quello mio di adesso non ha nulla di divino, è simile a quello dei miei approcci d’amore, che il cuore allora intenerì e ora ancora intenerisce, guardandole a lungo in notti d’estate, fuori di città da luogo propizio, quando gli occhi si velano tanto che, a palpebre appena schiuse, le osservate mi fanno corona di luccichii. A me piace pensare che volute le abbia la bella del cielo. Come falena fa nel volo suo notturno in un prato che un cielo tutto trapunto della sua luce appena illumina, così ella talvolta va per i suoi fiori. Quali sceglie? Quelli, credo, che guardano in su incantati delle mille e mille fiammelle che vi brillano e se ne innamorano. Ecco cosa può fare qui l’amore di donna, invitare alle stelle per innamorarsene e innamorare la tutta bella, come fiore che guardi in alto alle stelle da cui ella talvolta scende! Chi, se non è amato guardarle può e restarne sempre ammaliato? Perché? Forse perché a quei brillii, aggiunti si sono proprio occhi di donna in notti di sogno! Donna non fuggita, ma rimasta nella prosaicità delle cure che il quotidiano domanda per l'amor suo. Ma è ormai la fugiens hora per l’amore terreno ed esso non si lascerà fuggir l’occasione della possibilità di sublimarsi nel divino! Sì, tutte le cose che vivono nella mia speranza vogliono mutarsi per eterne vivere nel mio sogno e la vita, pure essa per farsi novella, sembra non attendere che l'assenso, allora afferrerò l'attimo, o piccola compagna mia, da sempre le stelle aspettano il nostro amore, ché vero la bella le ha fatte per noi e quelli come noi, che hanno cuori sognanti! E come farò? Piccolo ero e stupido e mi dicevo, tendendo le braccia al cielo, forse dai nostri monti le potrò toccare! Se possibile sarà tornare a quella ingenuità, ecco vero sarà la mia fugiens hora e lì t'attenderò, io insignificante fiore di campo e tu farfalla che di nuovo se ne innamora!

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