Quand'è
che un'anima si conserva bella, quale l'età sua, in questa vita?
Credo quando s'apra alla speranza in ogni epoca vissuta, ed è la
preghiera a nutrirla! E questa mia è preghiera colloquiale con
apparente interlocutrice umana. Perché lei mi appare come se i
pensieri suoi del dopo questo mondo abbiano ostacoli nella sua mente.
Allora sono io a dire per lei, perché l'anima sua sia bella come la
ricordo nei nostri primi approcci, e quel che dico, quella che vive
tra le stelle ritenga proprio come da lei espresso. Ma se sono queste
le motivazioni profonde, confesserò dapprima abitudini della mia
senilità, necessaria premessa.
Quest'epoca
mia mi suggerisce talvolta severità, talaltra, ma sicuro più
spesso, indulgenza nei miei comportamenti. La prima è giudizio
proprio di detrattori, e perciò cerco di non esserlo di me stesso,
l'altra è possibilità di chi, guardato abbia la vicenda mia con
simpatia, e chi più di me stesso può averlo fatto, se quasi tutto
di me perdonato ho, con troppa facilità perfino? Eppure errori, e
tanti, ci sono stati e molti ho certo deluso, inappropriate le
decisioni, mal ponderati i giudizi! Sarà anche per questo indulgere
con me stesso che, quando sono solo, mi fingo avere un interlocutore
paziente e attento e, come se vero ascoltarmi possa, dico di me,
della salute ormai precaria, crucci dell'età e altro, e ricordi
anche. Stranezza dell'età? Probabile! E' così che ritornato sono un
po' bambino, quando, perso il fratello di me un po' più grande,
sempre con lui parlavo dell'angoscioso mondo degli adulti, in cui
avrei preferito non entrare! Così l'interlocutore di oggi è
persona conosciuta e cara anche ai miei ricordi di quasi la vita
tutta. Ma da tempo l'avverto come lontana, una che viver vuole giorno
per giorno temendo che il domani uno di noi possa prendere. Ma con
lei posso confidarmi con sincerità, e dirle anche di come spaventato
io sia di lasciare questo mondo da piccolo rifiutato, e le dico di me
accorato, ricordando il bene potuto condividere nel nostro tanto star
insieme, sempre innamorati! Rievoco anche lo spirito, perse le
parole, quelle da lei vero piaciute, delle mie titubanze, dei miei
balbettamenti, sentendomi attratto e temendo rifiuto alle mie
proposte, quando entrambi, il bene sognato per la vita tutta insieme,
chiamavamo amore! E così è stato, ma ora che le dico? Forse più
cose, ma pari a un pensiero, anche uno solo, che lei certo ha per me,
pensandomi in angustie, come io temo intuisca debba essere per la
malattia, che lasciarmi non vuole! Posso parlarle dal cuore perché
non è presente, perciò senza minimizzare quello che ho dentro e
anche parlerò del nostro vivere nell'apprensione. E posso dirle,
Piccola
stella, che nel cielo dei miei sogni di ancora ragazzo venuta sei a
farmi incanto e a darmi la felicità, tutta quella che pareva
possibile a cuori ingenui, i nostri! Per me poi divenuta sei la
piccola donna della vita, angelo provvido, ché il vuoto da altre
lasciato ha colmato e mi stai ancora accanto paziente, come a chi
poco o null'altro importi! Ma tu vivi, così com'eri, ancora in
questo cuore e certo in quello di colei che ogni altro ascolta! Oggi
temo che tu non sia felice, e tanto vorrei che la felicità si possa
scambiare anche se legami tra anime più non si hanno se non nella
memoria o nel desiderio, quando qualcosa si sia interposto. E so
cos'è tra noi due! Allora se dico a te, per chi è anche, se non
per quella che certo m'ascolta e che per me accanto t'ha posta
davvero come un piccolo angelo? E sarà lei la risposta al mio
altrimenti vano dire. Allora che vorrei davvero? Vorrei possa essere
proprio come accade a cuori che s'amano, nonostante il vissuto, che
possa far ostacolo, e che mimano piante simbionti, che scambiano
acqua e nutrienti, così la vita dell'una dipende dall'altra. Di
simile tra chi s'ama, ciò che basta all'una anima piace e soddisfa
l'altra, ed è questo che deve ancora oggi accadere con te, mia
piccola donna, come tra me e l'amata del cielo! Io la mia piccola,
no, la grande mia felicità nella speranza che ho del cielo, senza
nulla sottrarre agli occhi tuoi speranzosi di un domani qui insieme e
che sol miei si dicono, ti avrei già dato perché ti colmasse, un
po' almeno, la vita e in cambio mi sarebbe bastato immaginare il tuo
sorriso alle cose tutte del tuo mondo, avvertite di nuovo ridenti per
te! Non è più stato da tempo, non si può ora! Tu sai di me!E
allora prego che almeno il buio, che ti si farebbe intorno senza più
me, ti sia risparmiato! Della preghiera si giova anche l'orante, ne
viene quasi sempre serenità, perché sapendo le difficoltà di vita
dell'altro e non potendo di più, dice a se stesso, Ho detto a chi
può dare aiuto, ho pregato chi può, e un po' di bene pur ne verrà!
È fiducia, fede appunto! Questo accresce la predisposizione alla
benevolenza verso tutti e mai depaupera, anzi arricchisce il cuore,
anche provato come il mio! E il mio cuore è gonfio di desiderio di
bene per te! Ma talvolta se si raccomanda al cielo persona cara c'è
in più il senso di impotenza di fronte a un destino che pare
ineluttabile, che si spinge anche alla vera sofferenza. Sì io non
posso non soffrire della tua apprensione nel sapermi malato e
divengo, un po' almeno, il cristo che si fa partecipe di ogni dolore,
lo prende su sé, sperando che ne resti alleviato il peso che grava
sull'altro, ogni altro! E questo del cristo è vero amore, talora
l'unico possibile nel male, che perfino il dio rende impotente a
questo mondo! Ma anche questo di più, che l'anima ha, alla tua
donerei se te ne venisse un barlume almeno della gioia nostra di
ragazzi, quella stessa che spero illumini anche i miei ormai incerti
passi in questo mondo! Perché, talvolta mi chiedo, questo destino,
io nel buio a immelanconirmi e tu che stai a pensarmi, a
preoccuparti, a far di simile, a quel che per me è reazione al male,
nel tuo cuore? E' certo opera del male che avvelena la vita di
ognuno, e io t'avrei voluta sempre felice! E sai che mi succede? Ora
lo so per certo, ho dalla preghiera anche il vantaggio della
consapevolezza d'aver visto abbastanza e che di lasciare questo
torbido mondo io non debba aver più paura, certo che anche per me ci
sarà perdono, quello vero non il mio facile concesso, troppo
permissivo il mio giudizio! Se non che mi strugge doverti lasciar
sola, sebbene certo nel conforto dei nostri due figli, piccola donna
che hai colmato in me ogni vuoto, ogni assenza, anche quella della
madre. Ma certo di più sarà di noi quando, vinta la mia malattia,
nuova stella con me sarai nel cielo di colei che ascolta ogni cuore e
perfino vi legge il taciuto! Ti prego, lascia il prosaico del
quotidiano, vivi con me questa speranza, abbi fede!