Ma
cosa davvero interessava al dio di Israele?, mi
chiedo già avanti nel tortuoso cammino della
vita. A me non interessa chi, nel libro sacro, dice conoscerlo ed
è
in contraddizione con quanto altri ne afferma, e da ultimo col cristo
stesso, che, credo, ben ne sapesse.
Io so quanto mi basta per credergli, cioè che egli ha legato il pio
israelita a sé, dicendogli, Sei direttamente responsabile a me solo,
sorveglio io stesso la libertà che ti ho concesso, sì, a te,
osservante la mia legge! Fu capito nella
richiesta sua?
Per nulla se il suo cristo, che ne ribadì il concetto di offerta per
il bene con un suo personale compendio, fu spinto dai correligionari
suoi al giudizio infame dei romani, che lo scambiarono per
sovversivo. E che venne a dire a quelli
che suoi nemici si sarebbero fatti? Avrete da
ora con
me stesso la responsabilità dovuta al padre mio incompreso, vi
rinnovo la sua offerta di libertà, ma condizionata da un solo
comandamento, perché
vi comando l'amore a tutti, ai
nemici soprattutto, amore dovuto, che vi offrirà la libertà.
Blasfemia, non
era lui che un uomo!
Fu conclusione frettolosa, improvvida, funesta addirittura. Lui
risorse, per chi come me lo crede, per riaffermare le ragioni sue, e
quel popolo, che affrancarsi giustamente voleva dai romani, fu
sterminato o deportato, premessa di tante future sciagure! E cosa
avrebbe dovuto fare? Mostrare la superiorità del proprio pensiero
religioso, suggerito dal cristo, l'amore universale! Perché? I
romani, è
la loro grandezza,
riconobbero la
superiorità dei greci, nell'arte, nella filosofia, nella religione e
preservarono quella civiltà, imitandola e contribuendovi, facendola
propria. Il pensiero religioso degli israeliti era la lor unica
ricchezza, esaltata dal cristo con la novità assoluta dell'amore a
tutti, i romani ne avrebbero compreso la purezza del sentire, da
rispettare, e forse il disastroso epilogo si sarebbe potuto evitare,
da popolo sottomesso e
riottoso,
quello diventato un
popolo, che tesoro aveva da condividere. Questo non andò però
perso, fu assorbito, si fece cristiano, e fu riconosciuto importane
dai romani, che però annetterlo volevano nel loro politeistico
credo religioso. Cosa rifiutata per il culto dovuto all'imperatore,
divinità nella funzione sua, e agli idoli, i loro dei tutti. Quanto
difficile
dover far capire l'unicità del dio a
partire dalla
irrinunciabile unicità del comandamento del suo cristo! Sì, fu
giusto il
rifiuto,
ma quante vite sacrificate, martiri per amore del cristo, desiderosi
d'imitarlo nel coerenza al comandamento nuovo dell'amore! Poi i
politici capirono e cedettero e Costantino divenne addirittura
protettore dei cristiani tutti, anche se cristiano divenne
solo vicina la morte. Resistettero gli abitanti del pago, che
sacrificati non volevano i loro riti propiziatori di messi
abbondanti. Ma la chiesa, l'organizzazione della nuova religione,
esauriti i martiri, venne al compromesso, trovò il modo di
includere, moderandoli quei riti e
ne fece sue feste.
E il messaggio del cristo sull'amore a tutti? Dimenticato! La chiesa
difendersi doveva dai nemici, eretici considerati!
Ma
quale la sostanza del messaggio negletto? Che voleva in definitiva il
cristo? Creare il villaggio mondo, cioè una comunità in cui ognuno
avesse cura dell'altro come nelle preistoriche società tribali. Ed è
cosa ben strana che egli fosse nostalgico dell'antico e che
nell'ambito ebraico egli auspicasse il ritorno all'Israele errante,
non ancora con
fissa dimora,
quando sentiva il suo destino guidato dal suo dio, persa questa
dipendenza nella società fattasi stanziale. Ma occorre riflettere.
Il cristo non ha detto di immolarsi alle ragioni becere del nemico,
ma qualcosa di più complesso, cosa che i primi entusiasti
volutamente ignorarono, sacrificando le loro vite! Sì, piuttosto di
farsi scaltri come volpi nella pratica dell'amore a tutti, perché
doverne esternare coraggiosi il desiderio di realizzazione, è ben
diverso dal trattenerlo, rimandandone
l'impegno più
che per opportunità,
per paura! Fu contraddittorio? Niente affatto, egli raccomandò
determinazione nel compito affidato
ad
ognuno, ma non disgiunta da prudenza, affinché talora non accada
che la motivazione,
tutt'altro
che banale, dell'amore, per
l'atteggiamento remissivo che la lascia fraintendere,
sia
scambiata per debolezza incitante il nemico a facile rivalsa, mentre
invece è tutt'altro, un
cercare
di guadagnarlo al bene (sic!), vera forza da sconvolgere il mondo! Ma
la chiesa lo prese alla lettera e preferì un accordo politico con un
impero già decadente. Ma in forza di quel consiglio io cristiano
d'oggi sono prudente, avvicino
cauto il vero o presunto nemico, non
avendo
certo la forza di votarmi al martirio! Perciò,
tentando l'amore comandato, uso parole e gesti accorti, rassicuranti
per comportarmi come dicessi a tutti gli avvicinati, Io ho un
atteggiamento di benevolenza che
spero palese,
ma questo non va equivocato per debolezza, accondiscendenza
al più forte e sicuro io non lo sono!,
è invece
sollecitudine
per te, apprensione per il tuo benessere, affinché tu, guadagnato
dalla mia parte, ti
faccia promotore del bene, cioè faccia ad altri quello che tento ora
per
te! E anche capire gli farò che è
opportunità che
potrà rifiutare,
se
il sospetto lo vince, cioè
l'istinto suo malizioso
gli sottomette la ragione.
Io non so il perché del
rifiuto,
penserò che questo fratello o non crede alla mia sincerità, o mi ha
conosciuto altrimenti o, diverso da come sono, gli son stato
descritto, o mi odia per la proposta fatta di
osar migliorargli la vita, o
senza ragione alcuna. Perciò al palese rifiuto sarà come dovergli
dire altro ancora. Che cosa? Così, Ma, accorto!, se ti sono tanto
avverso da pretendere la vita mia dovrò salvaguardarla! E nel
tentativo ultimo di chiarezza, dirò esplicito, manifestando l'altro
di voler attuare i suoi nefandi propositi, Guai a te!, se mi
costringi alla violenza per rispondere alla gratuità della tua, mi
avrai trasformato in nemico del cristo e a lui dovrò tornare
ripercorrendo nell'anima mia la stessa via e nel dolore di cui ho
fatto dura esperienza, anzi in più dolore del già subito, scontando
il mio tradimento forzato! A te spetterà un pentimento,
che includere dovrà anche le ragioni del mio dolore, costretto a
difendermi dalla violenza tua, uno tanto completo includente
i
tuoi probabilmente anche passati ostili comportamenti, che soddisfi
la giustizia del dio, prima del suo perdono, solo
allora concesso!
E questo per me, credo, avverrà anche se tu il dio rifiuti!
Naturalmente
le
mie riferite
sono solo lungaggini inopportune nell'urgenza e certo nemmeno
lontanamente consigliabili a
chi costretto
sia alla violenza, come chi combatte a difesa della sua vita e delle
persone care, pure
esse
minacciate!
Infine
mi chiedo c'è una vita in cui vero
poter partecipare
al sogno del cristo? Il cristo risorto ha detto di essere la
resurrezione e la vita e che chiunque crede in lui vivrà, sebbene
debba morire, tutti almeno fino al suo ritorno palese. A me questo
basta.
E mi comporto come gli dicessi, Io ho pianto tante volte impegolato
nelle mie tristezze di vita senza
efficace conforto,
ma due volte per te di commozione, quando esposto fu lo scheletro del
santo, che più amo e più ti rappresenta, Francesco, e davanti al
giudizio universale di Michelangelo. Allora posso dirti, Non voglio
la continuazione di questa vita, che troppo dolore m'ha dato fin da
bambino. Nella
promessa
voglio i miei cari e il mio diletto fratello maggiore,
precoce dovuto perdere, tanta la tristezza da farmi diventare ateo,
bambino ancora. Vi voglio gli amici sinceri, se mai ne ho avuti! Vi
voglio la donna mia, occhi della mia vita, io altrimenti cieco, e
luce a un tempo per essi, vero lume nel troppo buio che attraverso
pure ora, e il suo tanto già qui amore, sublimato! Rivoglio rivedere
felice l'altra, che ho amato ragazzo, persa per stupidità mia
palese, che ora so nelle angustie di chi costretto è a rinunciare a
esprimer se stessa e i suoi ricordi, e io ne sono stato parte
importante, timido innamorato suo,
riamato!
E lei tutto
sa e lo ricorderà almeno nella vita nuova! Io rivoglio solo l'amore!
Tutto a cominciare dal tuo, Gesù,
tutta
la vita mendicato! Allora già ora ti dico, o mio dio, parafrasando
l'amato Dante, Incipit vita nova, ora proprio, perché qui e adesso è
il
libro della mia memoria!