Nessuno insegna a
pregare, tranne il signore, ma io qui solo svelo come io lo faccio!
Forse più che
chiedermi che sarà nell'oltre e nel dopo per me Maria, da quella
sperata condizione, che sarà mia solo dopo il perdono, certo ella
uscita per donare al mondo il figlio suo, mi occorrerà, per il
presente, che ne domandi al cuore. Perché se ella vero ha per esso
un suo significato, saputo celare nell'immediato, allora esso lo
ceda, lo faccia palese ad altri, ché forse è bene non lo trattenga
oltre geloso, perché se vero dettato da particolare amore, potrebbe
essere scoperto come proprio da altri cuori innamorati, forse per la
gioia di chiaro averlo o saperlo posseduto già, ma ignorato. Esso, più
ancora ne aggiunge, per un valore che ella ha per esso solo,
all'amore che le è dovuto da tutti. Lo dobbiamo a lei anzitutto per
la sua generosità completa, perché dono assoluto ci ha fatto,
permettendo la comprensione dell'amore manifestato dal figlio suo
verso tutti, i nemici anche o soprattutto, da parte degli increduli
perfino. Io tra questi mi annoveravo per annosa carenza di vera fede,
ma conoscere il cristo mi ha condotto alla scoperta del dio! Allora
io, come tanti altri, le devo un plus d'amore, che va cercato nella
recondita latebra del mio cuore e studiarmi devo a saperlo esprimere,
affinché un sì ne risponda dal suo cuore! E allora qui a lei per
fede, mi rivolgo direttamente e la mia è quasi preghiera molto
confidenziale, che svelo perché altri la imiti dalla sua storia
personale con analoga, o maggiore, efficacia e raggiunga con la madre
lo speciale rapporto che vorrebbe e non osa il desiderio svelarle.
Questa procede, come un po' fan tutte le invocazioni, con la “captio
benevolentiae”, ché il mio cuore le apro con i ricordi miei
lontani più cari e innocenti, che ella certo sa, ma che a questo
cuore servono per permettergli la certezza della confidenza, che lo
spinga a sollecitar da lei risposta alla domanda pressante sua che
non è solo, Vuoi, madre, per me essere quella che desidero? Questa
certo è richiesta d'esserlo nel modo che la sua benevolenza
intuisce, ma anche la sollecita a donare più ancora, quello che solo
un cuore di donna sa opportuno per chi ama. E allora interrogo lei,
interrogandomi il cuore, per sollecitare il suo. Ma la dolcezza di
donna, quella antica del ricordo o l'attuale, ché fortuna ho di
goderne ancora da una molto particolare, specializza la mia richiesta.
L'invocata deve contrastare la tendenza del bene a volersi tutto far
ricordo, per banali o serie difficoltà di vita, contrasti anche solo
lievi, che le bagattelle di qui incentivano o perché gli fanno
insidia, e la dolcezza, come ogni altra piacevole qualità di donna,
il tempo e il logorio suo portar via vogliono. Allora ella deve
supplire a quelli che sembrano manchi d'amore sofferti, nella
apparente carenza di dolcezza. Infine ella sarà una presenza nel
cuore, che la vista di questo confonderà, nel ruolo che le affida,
con l'atteso dalla donna sua, come la sua richiesta fosse sì rivolta
a quella del cielo, ma ad un tempo alla donna di qui, perché esso
non più distinguere vuole queste due donne!
Sì, tu, Myriam, sei
a un tempo la destinataria dell'invocazione mia e quella che
rispondere alla sollecitazione tua dovrebbe e di simile accade a lei,
è se stessa e te. Così ti dico, sapendo che anche le orecchie
dell'altra ascoltano:
Che sei Myriam per
me? Mulier mea esto! Anzi ti grido, e farlo non vorrei dalla
tristezza di questi giorni che attendono le festività, ma che sento
occasione di solitudine fin da bambino, allora vera, oggi e da
allora, solo ricorrente apprensione e intima. Ma farti vorrei questa
pressante richiesta dalla gioia, seppure contenuta, e dalla vaghezza
di quegli anni giovanili in cui la ragazza sognata era quella dagli
occhi dolci, che timidi subito s'avvallavano incontrandomi, ma che
sicuro desiderosi erano di ridere per me solo, come dimostravano se a
distanza mi mantenevo o dal suo balcone a rimirar, il bel capo
reclinato sulla ringhiera, me stavano, che dalla via a guardare in su
a lungo rimanevo! Ecco subito s'affollano anche i nostri primi
approcci, pur brevi all'inizio e lor parole lo vorrebbero, che più
non so, ma ne ricordo la dolcezza, poi dovuta lasciar cadere. Perché,
dimmi, sorte ria tanto a volte promette per poi riprendersi tutto?
Chissà se oggi, che la so chiusa in sé, forse vinta dalla
cattiveria che allora sol la ferì, strappandomela, ella riuscì mai,
nei sogni belli, che pur deve aver avuto, a completare le nostre
frasi d'amore, recitate talvolta a fil di voce o mozzate, lei timida
e io più ancora! Talvolta cadono i sogni alla brutta stagione
sopravveniente, come di simile ha permesso quest'albero annoso, che
tutto di sue foglie s'è spogliato e che il vento ha disperso! Ma
come esso di fragili novelle tutto si riveste, venne per me nuova
primavera tutta di sogni, non per la occhi neri impenetrabili, che
nascose i pensieri suoi, ché poco ne sapessi, come ne fosse gelosa o
di me non si fidasse, ma per la dolcezza di quest'ultima, che donna
mia è. Ricordo la sua timidezza iniziale, ché ne tremava talvolta,
quando quasi ignara, ché assai giovane era, del tutto impreparata
pareva alle novità d'amore, che io le urgevo mi ricambiasse.
Sì, è da
quest'ultimi ricordi assai dolci e vividi, che mi fanno serenità e
mi rincuorano, che la mia insistente richiesta ti ripeto, affinché
tu rimanga sì te stessa, ma la dolcezza antica questa donna ispiri,
o vi supplisca se ella tarda, affinché con essa mi si riempia il
cuore di nuovo assetato, e tanto!
E tu com'è tuo
costume, afona finalmente rispondi, Allora chiamami madonna!