Quando
tutto grigio è il cielo e il giorno pare in esasperante attesa di
rinfrancante pioggia, le cose tutte intristite paiono, immerse in un
diffuso chiarore spento e sonnolento. Così lungo il chinale dei miei
ozi, i fiori di campo. In boccia ancora o dischiusi, tutti col
capolino ripiegato sullo stelo se ne stanno rassegnati a non poter
avvertire luce del sole che li invogli a rizzarsi, perché le erbe
tutte, in giorni assai diversi, essa accarezza e indora, e il calore
suo certo dà conforto di passata e fredda notte. Così come vite ora
rannicchiate in sé stanno, le nostre non si dispiegano per
realizzarsi appieno e, timide, pretesa alcuna di condizione o destino
diversi hanno. Il male diffuso par soffocarle e, perfido, dar loro
appena respiro di sopravvivenza, affinché di esso, eterno avversario, e
di sua invitta potenza continuino a dar dolorosa testimonianza! E in
una vita così, che fa, mi chiedo, la ricerca del bene? Affanna,
s'arresta, rinuncia? Spesso chiamiamo bene non l'atteso gratificante
finalmente conseguito, non la meta, ma l'intermedio di cui ci
contentiamo, raggiunto dopo tanti contrasti e compromessi sofferti.
Quello che è appena dell'agognato, accettiamo come appagante, perché
il realizzato non può che essere relativo alle difficoltà frapposte
e, quanto più combattuto, sarà pur sempre una preziosa forma di
bene, anche se appena parvenza del desiderato. Sembra perciò che
l'esistente faccia supporto al male, mentre a questo mondo il bene si
lasci appena intravvedere, come ad esso non appartenga. Così in
cielo nuvolo fa il sole in temporanei squarci. Insomma a giudizio di
molti delusi e mio, ché a tali conclusioni l'età mia invoglia, il
bene deve esistere di per sé, mentre sol pallida idea, qui
rimanendo, se ne può avere. Il male invece impera con le ruvide
scosse sue, che illusioni di bene scacciano dall'anima, scrollandole
come inutili fardelli. Se la mente mia, che oggi più povera avverto,
indulgente alla pigrizia, potesse analizzar meglio questo apparente
comportamento, forse con argomenti logici convincenti dovrebbe
concludere che, mentre il male non è avulso dalla storia del mondo e
non è senza di esso, supporto suo, il bene è una sparuta comparsa,
proprio come è del sole, che si lascia godere per un attimo in
fredde mattinate, uggiose per la sua quasi continua assenza. Se
questo mi fosse possibile, del più assillante mistero che la vita di
tutti attanaglia, avrei fatto un po' di chiarezza. Dio chiamerei il
bene fuori di questo mondo, pensandolo persona, esistendo di per sé,
e il male riterrei non accidentale, ma caratterizzante presenza, che
deve necessariamente essere perché dovuto al distacco, con
conseguente divario, delle cose create dalla fonte che le abbia
concepite. Ma subito sento povero il mio argomentare, debole la
logica sua, e la mente stanca piuttosto invita al sogno. Allora non
posso non ricordare la dolce nenia che mia madre mi sussurrava, ché
m'addormentassi senza più il fratello a farmi conforto, e al suo
tenero sorriso io, ora vecchio, povero di speranze e illusioni
novelle, vero m'addormento!
sabato 29 ottobre 2016
lunedì 17 ottobre 2016
Domande senza risposta
Fiori questa
mia donna ha oggi reciso e ora a far bella mostra di loro foggia e fragranza ha
posto in un vaso. Ma alcuni ancora in boccia forse avvizziranno, altri però con
corolla tutta dischiusa si lasceranno a lungo ammirare. Che mi fanno pensare?
Alla nostra condizione in questa vita. Alcuni vi si affacceranno appena, altri vi si potranno esprimere per l’attenzione di
chi può apprezzarne doti e comportamento, realizzandosi così appieno uomini, altri ancora però non lo
potranno che poco o nulla. Così ogni relazione per questi ultimi si farà
difficile o sarà negata, e l’umanizzazione loro verrà compromessa, ché nell'interagire
libero con gli altri è fondata, e la natura ha per essi frapposto impedimenti!
Ecco, tutto azzurro e soffuso di luce è questo giorno sereno e verrà la notte e
sarà tutta di stelle! Chi però questo cielo guarderà con speranza di un oltre
più giusto? S’affaccia il dio alla povera vita dei nostri ultimi? Si fa loro
palese o è allo stesso modo nascosto per tutti, ma il suo nascondimento più
pesa per chi ne vorrebbe conforto? È proprio così? Davvero il suo conforto nega
l’evidenza sua e si fa fortuna di vita per tutti, che agli ultimi è negata nell'esito
da altri sperato, proprio al pari di tante altre, ché essi risorse non hanno
per volgerle al meglio, talvolta nemmeno la preghiera? Sono le domande
terribili che un amico m’ha posto, raccontandomi un suo accaduto in cui uno
sfortunato, nulla chiedendo e all'apparenza rassegnato alla condizione sua, ne ha
mosso la pietà di uomo, ben diverso! E io non so che dirgli e io non so che
dirmi!
lunedì 10 ottobre 2016
Raggiungere il cuore del dio
Quando nella
vita di quaggiù per il bene agisco, attenuando o risolvendo le difficoltà che
incontra con me in questo cammino incerto chi posso considerare prossimo, o
quando perdono chi insidia i miei passi pur lenti verso il bene e le mie
intenzioni buone distorce, certo, mi ripeto, così vuole quella briciola del dio
che è già in me. Ecco, mi dico, se questo vuole, se così è il dio, mi è tanto
vicino, o lo ho proprio dentro, da infondermi la volontà e la capacità di
operare nella sua giustizia, che vuole tutti partecipi di uno stesso destino di
bene. Ma quando il male mi contamina e sminuisce gli sforzi miei o li rende
vani, dov'è il dio? E’ forse il dio dell’abbandono? Ecco, nero è questo cielo o
se stelle vi sono, questi miei occhi fanno lor fiammelle confuse, ché umidi
diventano. Sì, la mia preghiera s’è fatta supplica, Ridai forza a queste mani,
gli dico, non permettere che si smorzi in me il coraggio, già poco, di lottare
questo male! Sì, gli occhi miei umidi, simili si son fatti a quelli di chi
s’aspetta da me aiuto, conforto e io non ne ho più, nemmeno pietà per me stesso!
Io cerco e non trovo, io domando insistente e non ottengo! Sterile la preghiera
mia quanto il poco che ancora posso, che nulla risolve e davvero più non
conforta! Perché? Io, uomo di fede, mi sento davvero abbandonato quanto chi
tento di soccorrere…
Medico, ho
vissuto proprio così più di una angoscia, che rivivo come se fosse d’oggi e la
preghiera prima che sulle labbra, ancora mi muore dentro! Ma perché ho
conservato la fede, pur tante le smentite? La mia vita è stata tutta una lotta
per essa e, guadagnata, non voglio perderla, mi costi pur affanno dietro alle
contraddizioni che in sé reca! Fin da bambino dentro m’è entrata l’amarezza
dell’abbandono apparente del dio, la sua assenza, il cercarlo inutile, il
parlargli senza alcun cenno di risposta. A lungo sono stato chi un tal dio
nega, tentazione che tornata m’è nei momenti più bui. Il male da sempre
spadroneggia invitto nella mia anima e la
vita par sempre l’occasione di lamenti solitari, oggi stemperati, forse per
residua dignità, nell'appena pronunciato,
parole morte già in gola, o delle poche lacrime a stento trattenute, che fan
corona, gli occhi stringendo, delle fiammelle del cielo, che pur ci sono da
sempre! Sì, di questo male tanto diffuso son succubo ed esso avvertire mi fa il
cuore ferito, come avvertivo deluso quello di chi da me invano attendeva
qualcosa nella pena condivisa, che il mio ricordo attualizza. Cosa mi aiuta? Accettare ogni accaduto, oggi rivissuto, ogni
personale fallimento, come chi vede nell'altro il proprio dio soffrire e morire
su una croce ripiantata e nulla potere per lui. Egli è chi soffre anche del mio
non sapere e potere! Sì, proprio uno che soffre di ogni dolore e muore di ogni
morte! Credere non potrei altrimenti, senza pensarlo così! E ora che tanto è il
tempo vissuto e più s’è fatta pena palese la sollecitudine per me di chi ho
accanto, sempre amorevole, una piccola donna, prego che nulla le accada di
quello che il mio cuore teme nell'ansia sua, ché ora più ancora non sa questa
mente, né possono queste mani! Allora m’appello alle persone buone che
benedetto hanno l’unione nostra, e che pia metafora vuole ci attendano in cielo,
affinché trovino loro le parole per noi, per questo nostro povero amore
minacciato. Sì, quelle che sicure raggiungono il cuore di chi chiaro vedono con
gli occhi del cuore loro, inadatti, cisposi da sempre i miei!
martedì 4 ottobre 2016
Le contraddizioni dell’anima
Che è il passato? Un mondo rarefatto,
inghiottito nell'oscuro del già stato, senza più né peso né importanza, per i
più almeno. E dove più i pensieri, le sensazioni, le parole dette o taciute, le
ascoltate, o le scambiate? E dove le attese, le premure, i sorrisi, le
decisioni, gli abbandoni, le speranze?
Quand'ero piccolo, mio fratello ancor
più mi mancava, ma m’illudevo che presto avrei potuto rivederlo in cielo,
nonostante il tempo paresse scorrere assai lento. Ora che lo percepisco correre,
ne ho daccapo certezza, che la fede mi alimenta. Sì, quando la vita si fa
matura, c’è tentazione di riesaminarla, rinnovando le perdute aspettative, le
più ingenue anche. Possiamo, ma dovremmo? Io parlo soprattutto di me e mi
chiedo se è del vero credente comportarsi in questo modo, cioè riandare ai
fatti lontani. Ora che corta s’è fatta la vita di qui, la mia speranza non sta solo nel ritrovare il fratello
perduto, un bene scambiato interrotto, forse davvero un’ingenuità di
ritrovamento dimenticata, ma nel rimpianto di tutto il bene perduto! Mentre,
credo, quest’età dovrebbe farmi guardare
solo al bene venturo, che ogni altro certo ritrova e rinnova. Penso alle persone
care tutte. Pure alla piccola dai capelli d’oro e a una disperatamente amata,
ragazzo ancora, anche se già ritrovate le ho in questa donna, che di me e del
mio bisogno d’amore non si stanca! Ma le meraviglie possibili, tutte mi stanno
davanti, attese con trepidazione, in un mondo tutto d’amore, finalmente svelato,
dischiuso. Sì, come fiore in boccia si apre al sole e all'avvicendarsi di
affaccendate farfalle, così il nuovo per me e quanti amo. E li vorrei proprio tutti
inclusi nel cuore come mio fosse già lo spirito del cristo. Sì, come fiore che
non propizi insetti pur non scaccia e tra i petali e gli stami suoi lascia
sostino! Ma non è così, perché rifanno capolino le passate vicende opacizzate allora
dalla mia mediocrità di senza fede, e cuore è come fiore che scacci
indesiderati ospiti! Sì, le attese di bene per questo possono inquinarsi!
Sotto quest’unico cielo, che ad
analoghe fortune tutti destina, talvolta la vita si fa più tribolata per una
volontà perversa, che i danni suoi aggiunga ai possibili ambientali… Certo gli
ostacoli frapposti alla mia ambizione sono stati tanti e per lo più attesi, ma
alcuni volutamente eccessivi da volontà di nuocere. Ci possono essere state mie
reazioni immediate anche solo psicologiche, ma perché tornarvi quando il tempo
ha spento il pungolo dell’imminente subìto? Il mio non perdono immediato può
avere avuto la sua giustificazione, ma il rancore, che mi risorge da un
accaduto che rivivo, non ne ha alcuna! Gli antagonisti di un tempo, quelli di
cui posso aver provocato una sproporzionata reazione avversa, dove sono ormai?
Molti la soglia dell’altrove, che li fa liberi anche dagli errori di qui, sicuro
hanno varcato, altri non dovrebbero
suscitarmi animosità alcuna se li so vinti dalla vita o, se risparmiati e
ancora la loro meschina sicurezza di poveri nel cuore sfoggiano, sono senza
convinzione e senza più tema per alcuno, nemmeno per me! Perché allora non ho
un atteggiamento di distacco e serenità o, se vero pio mi son fatto, non so pregare
che tutti ravveduti si siano? Sì, forse posso essere stato nel giusto e conservato
un po’ dell’ingenuità e inesperienza della prima età all'epoca di quei fatti
lontani, ma se li riguardo rancoroso come appena accaduti, è certo che ne
divento corresponsabile, come forse davvero fui. Sì, io mi ammalo dello stesso
male, vittima allora, ora diventato oppressore di me stesso. Un atteggiamento che
intanto inquina la mia aspettativa di bene completo. Me ne fa perdere l’imminenza,
mi riporta indietro non avvertendolo più come l’appena dopo, il tutto, l’amore!
Sì, è comunque un peso dell’anima di cui dovrò render conto perché, credo,
peccaminoso. Insomma divento chi ha più ancora perdono da chiedere, non più
guarito dal tempo, vero medico dell’anima, dei guasti lontani. Ma uno che preso
è nell'amarezza del risentimento rinnovato! Esso mi alleggerisce il cuore del
bene fatto, anzi me lo svuota e mi smorza la speranza di ritrovarlo almeno
nella misura di quanto pur ne ho dato. Sì, ecco le contraddizioni dell’anima
mia! E mi aiuti iddio!
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