Che è il passato? Un mondo rarefatto,
inghiottito nell'oscuro del già stato, senza più né peso né importanza, per i
più almeno. E dove più i pensieri, le sensazioni, le parole dette o taciute, le
ascoltate, o le scambiate? E dove le attese, le premure, i sorrisi, le
decisioni, gli abbandoni, le speranze?
Quand'ero piccolo, mio fratello ancor
più mi mancava, ma m’illudevo che presto avrei potuto rivederlo in cielo,
nonostante il tempo paresse scorrere assai lento. Ora che lo percepisco correre,
ne ho daccapo certezza, che la fede mi alimenta. Sì, quando la vita si fa
matura, c’è tentazione di riesaminarla, rinnovando le perdute aspettative, le
più ingenue anche. Possiamo, ma dovremmo? Io parlo soprattutto di me e mi
chiedo se è del vero credente comportarsi in questo modo, cioè riandare ai
fatti lontani. Ora che corta s’è fatta la vita di qui, la mia speranza non sta solo nel ritrovare il fratello
perduto, un bene scambiato interrotto, forse davvero un’ingenuità di
ritrovamento dimenticata, ma nel rimpianto di tutto il bene perduto! Mentre,
credo, quest’età dovrebbe farmi guardare
solo al bene venturo, che ogni altro certo ritrova e rinnova. Penso alle persone
care tutte. Pure alla piccola dai capelli d’oro e a una disperatamente amata,
ragazzo ancora, anche se già ritrovate le ho in questa donna, che di me e del
mio bisogno d’amore non si stanca! Ma le meraviglie possibili, tutte mi stanno
davanti, attese con trepidazione, in un mondo tutto d’amore, finalmente svelato,
dischiuso. Sì, come fiore in boccia si apre al sole e all'avvicendarsi di
affaccendate farfalle, così il nuovo per me e quanti amo. E li vorrei proprio tutti
inclusi nel cuore come mio fosse già lo spirito del cristo. Sì, come fiore che
non propizi insetti pur non scaccia e tra i petali e gli stami suoi lascia
sostino! Ma non è così, perché rifanno capolino le passate vicende opacizzate allora
dalla mia mediocrità di senza fede, e cuore è come fiore che scacci
indesiderati ospiti! Sì, le attese di bene per questo possono inquinarsi!
Sotto quest’unico cielo, che ad
analoghe fortune tutti destina, talvolta la vita si fa più tribolata per una
volontà perversa, che i danni suoi aggiunga ai possibili ambientali… Certo gli
ostacoli frapposti alla mia ambizione sono stati tanti e per lo più attesi, ma
alcuni volutamente eccessivi da volontà di nuocere. Ci possono essere state mie
reazioni immediate anche solo psicologiche, ma perché tornarvi quando il tempo
ha spento il pungolo dell’imminente subìto? Il mio non perdono immediato può
avere avuto la sua giustificazione, ma il rancore, che mi risorge da un
accaduto che rivivo, non ne ha alcuna! Gli antagonisti di un tempo, quelli di
cui posso aver provocato una sproporzionata reazione avversa, dove sono ormai?
Molti la soglia dell’altrove, che li fa liberi anche dagli errori di qui, sicuro
hanno varcato, altri non dovrebbero
suscitarmi animosità alcuna se li so vinti dalla vita o, se risparmiati e
ancora la loro meschina sicurezza di poveri nel cuore sfoggiano, sono senza
convinzione e senza più tema per alcuno, nemmeno per me! Perché allora non ho
un atteggiamento di distacco e serenità o, se vero pio mi son fatto, non so pregare
che tutti ravveduti si siano? Sì, forse posso essere stato nel giusto e conservato
un po’ dell’ingenuità e inesperienza della prima età all'epoca di quei fatti
lontani, ma se li riguardo rancoroso come appena accaduti, è certo che ne
divento corresponsabile, come forse davvero fui. Sì, io mi ammalo dello stesso
male, vittima allora, ora diventato oppressore di me stesso. Un atteggiamento che
intanto inquina la mia aspettativa di bene completo. Me ne fa perdere l’imminenza,
mi riporta indietro non avvertendolo più come l’appena dopo, il tutto, l’amore!
Sì, è comunque un peso dell’anima di cui dovrò render conto perché, credo,
peccaminoso. Insomma divento chi ha più ancora perdono da chiedere, non più
guarito dal tempo, vero medico dell’anima, dei guasti lontani. Ma uno che preso
è nell'amarezza del risentimento rinnovato! Esso mi alleggerisce il cuore del
bene fatto, anzi me lo svuota e mi smorza la speranza di ritrovarlo almeno
nella misura di quanto pur ne ho dato. Sì, ecco le contraddizioni dell’anima
mia! E mi aiuti iddio!
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