martedì 8 dicembre 2020

Andremo dov'è l'amore

 

Occhi per gli occhi,
Mani per le mani,
Fiammeggiano insieme i nostri cuori.
Possibile che tutto sarà solo cenere morta?
La scienza per ora, meschina,
Vincer la morte non può,
Ma lo potrà sicuro e forse giorno vicino,
Tanto il suo fervido cocchio
È veloce!
Allora continuare questa vita
Vorranno insieme,
A noi simili, cuori amanti,
Fin quando, fin dove amore li porti.
Allora, e fantastico, solo volontario sarà forse
L'abbandono del mondo,
Quando in amara delusione finisse amore,
O affacciato mai si fosse a tenero cuore.
Tutto in quell'epoca potrà essere surrogato,
Consenso, fortuna anche,
Benessere perfino, e salute certamente,
Ma non la gioia del vero amore,
L'unico che anche ora l'idea stessa di morte divora.
Quella la cui ombra, minacciosa,
Ora sempre torna a rendere
Precaria ogni felicità, baleno nei cuori,
E che affascina e affosca ogni anima.
Ma da sempre amore spira,
Invenzione d'uomini non è davvero,

Ma scoperta, ché
Raggia dal cielo divino,
E vero fa balsamo a cuori in tumulto.
Sempre per questi ci sarà di sogni
Il bisogno, nostalgia avranno della primavera
E per tutti la speranza di turgide aurore,
Che amore rinnova luminose,

Nonostante tante storie tristi,
Pastoie comuni di questo mondo!
E la madre divina, la <<sine macula concepta>>,

Già ci chiama,
E il suo è amore senza lusinghe, senza inganno,
Senza equivoci, l'unico che ucciderà la nostra morte,
O compagna mia fedele, e dolce.

Eppure passarne dovremo le strettoie gelide
Per veder tanto sorriso promesso e sentirne calore.
Ma battiti di cuore, già per noi soavi s'annunciano

Di quella che invoco, chiamandola come io ti chiamo, Amore!










domenica 6 dicembre 2020

Dico dall'anima a due madri

 

Che mi succede, vero che quest'anima non sa più dirti, madre del cielo? Parole stentate da non far preghiera, e aridi gli occhi come la bocca. Eppure son sempre qui i miei problemi, ma come li guardassi distanti, più non forte premono alla coscienza mia, così quelli delle persone care che ti raccomando. Squallore! E il silenzio tuo più non parla, invitandomi a dirti, e assente ti fa. E in questa tua fascinosa immagine, che pende da bianco muro, hai davvero gli occhi rivolti altrove, a chi non c'è. Ti prego ritorna nella mente dei pensieri miei e lascia sognarmi degno d'ascolto e d'avere risposta d'amore, ché altre ignori, e se ora indifferente pari, è solo per questo squallore che mi viene dall'anima.

Allora che dico dall'anima mia provata all'altra madre, che qui ancora m'ha, mentre è con lei il fratello mio?

Tanta tristezza addensata s'è
Sul tuo cammino di esperienze amare,
Che arida pietraia d'egoismo
Ti sei fatta, anima mia!
Torna, torna bambina all'umiltà,
Alla purità, alla gioia d'allora.
Esci da omuncolo tristo e capzioso,
Ché t'arrida ancora la felicità dei piccoli e dei semplici.
Lascia tante quisquilie dialettiche
In cui sbriciolata hai erudizione faticosa.
Lascia gli imbelli riposi di pensiero infruttuoso,
Esci al sole,
Dove nulla ombra aduggia
E ogni dolore scolora,
In tanta feconda luminosità
E riscalda tanto gradito calore.
E tu madre mia dolce,
Che ogni anelito di vita
Sorreggi ed inciti,
Portami lontano, fuori dell'inedia,
In cui sprofondato mi sono,
Portami altrove,
Generami, figliami daccapo!
In altro mondo, in altra epoca.
Sì, portami in te altrove.
Tanta volgarità, fatuità grossolana,
Viver non mi lascia
Ché come forza passiva,
Da ogni dove mi stringe
E mi ambascia il respiro.
Qui come braccato
Da occhiuto non amore mi sento,
Come paura mi prendesse
Che qualcuno morto mi voglia.
Forse per essere notomizzato
Su orrido banco sotto livida luce
Da ciarlatani cerusici,
Che curiosità invidiosa invogli
A settare mal celato cuore.
Sono anche creduto felice e visto sicuro!
E temo le ragioni conoscer si voglia
Di successo e fortuna.
Miopi non vedono come prostrato mi ha
Vento ottuso, sbandato all'irruenza degli eventi
E quante lacrime
Da dentro mi premono,
Che solo per non esser tanto ridicolo
Ai loro occhi pettegoli,
Anche poca dignità basta
A non cacciarle fuori.
Mentre io perfino gridare
E non parole, vorrei,
Ma voce inarticolata d'anima offesa!
Sì, fammi nascere là dove sei,

Dove ti sazi del fratello mio, sempre bambino per te,

A voi sorridente la madre del cielo!






mercoledì 2 dicembre 2020

Parole d'amore

 

Sai che mi dice muta questa bella del cielo? Certo ha il sorriso tuo alle mie parole, che sai d'amore sempre anche se l'occasione e il tono talvolta tali non le direbbero. È certo la risposta sua agli affanni di questa mia ormai sera qui, certezza che quanto mi capita è separazione ora breve da lei e poi breve da te. Allora quando sarà che separati staremo, non rattristarti, ché diventeranno attuali allora le mie parole. Sì, quelle dei tuoi ricordi! Sorridi allora come ora fai, ché tutte significano quanto entrambi t'amiamo.

sabato 28 novembre 2020

La presenza del Cristo

 


Scrivevo <<La storia tragica del Cristo misura la lotta al male vittoriosa, che Egli ha fatto destino di ciascuno>>.

Ma ora mi chiedo: La sua presenza invitta che assicura? Infatti dal male che ci attanaglia è impossibile essere esentati, salvo miracolo. Allora la vicenda tragica del Cristo che dimostra con la resurrezione Sua?

Che il male finisce veramente, risorti alla Sua vita, di cui fa a tutti dono. Ma anche che quella è ottenuta, come da Lui, passando per la propria croce e che non v'è porta diversa dalla morte per entrarvi e ottenere così la pace. Pure nel suo nome preghiamo per una tregua almeno. Possibile ci sia permessa? Egli però non la ebbe, afferrato, preso nel vortice della malvagità di uomini duri e ottusi, presenti in ogni epoca. Ma la certezza di ascolto mitiga la percezione del brutto che ci capita e questo talvolta, come una piccola vera tregua, fa oblio e ne viene dolcezza che basta per addormentarci in un bel giardino, come il promesso. E quanto la preghiera dona, viene dalla certezza della prossimità di chi ascolta, perché Egli ci è accanto sempre, quali le vicende della vita. Quindi la preziosità del Suo dono, la preghiera con Lui, non è effimera quanto le illusioni tutte durano. E la nostra è sì sofferenza per il male che nessuno risparmia, ma confortata dalla presenza Sua. Allora diciamo sì a Cristo e con Lui,...liberaci dal male!

sabato 21 novembre 2020

Che dice la fede nostra?

 


Scrivevo giorni fa sulle mie emozioni : “Tremuli questi gialli fiori di trifoglio alla brezza del crepuscolo, che sale dal mare. È un tenero scenario da piccoli sogni, com'è quest'amore, mio per la donna mia, salvo, nonostante gli anni.” Questo sentito mi suggeriva: “ Ecco, posseggo un po' dell'amore, che è carattere di Dio. Altri poco meno o di più tanto hanno. Allora l'amore, in qualche misura raggiunto da tutti, pur c'è. Sì, Dio c'è!”. Conclusione: “se Dio è pensato come chi racchiude nella persona i bisogni della nostra anima, allora c'è. Sì, proprio quei bisogni mai completamente appagati, interposto il male. Questo finirà con la morte. Permetterà essa di raggiungere Dio? Lo vuole la nostra fede! Infatti mentre la percezione personale del male ha un limite, raggiunto con la morte, ci sono bisogni dell'anima, come la bellezza, la bontà, la pace, l'amore, mai completamente appagati. Per la fede questi limiti, qui sempre solo sfiorati, mai vero raggiunti, non saranno più tali dopo la morte, perché essa è speranza di possederli in Dio”. Tutto accade come se le necessità nostre siano funzioni del tempo su cui scorre la nostra vita. Per simili funzioni, e scusa chiedo di questo linguaggio un po' troppo matematico, il limite loro non viene raggiunto, perché non c'è continuità. Qui la persona è separata dalla sua meta, il bene, dal male, questo fa la discontinuità tamponando, frenando, sminuendo, spegnendo le nostre iniziative per arricchire il bene pur possedendone l'anelito almeno. Ma al suo cessare con la morte, punto fatale, istante critico, il limite, è la speranza nostra, verrà raggiunto!Sì, vivremo in Dio!

martedì 27 ottobre 2020

Far perenne l'innamoramento

 


C'è differenza tra innamoramento e amore?Nell'innamoramento alla persona delle attenzioni si tenta di dare tutto ciò che il sentito suggerisce. Una risposta simile non è attesa, ma solo piccoli segni che facciano sperare nascente la reciprocità del sentire e manifestare. Nell'amore scambiato si vuole di più, è sempre atteso un po' almeno di contraccambio di quel che si ha nel cuore e che fa imperativo il bene per l'altro. Ecco, io nulla pretendo dalla donna mia come sia solo e da sempre, innamorato. M'accade di simile con quella del cielo? Sì, come la conosca appena, stiamo sempre nelle premesse d'amore. Me lo dicono sospiri e preghiere accorate? No, vuole così il mio stanco, vecchio cuore, che pur prova a vivere pienamente tutta la speranza di una nascente reciprocità! Ma, mi chiedo, questo mio cuore che risponde alla possibilità che il vissuto suo sia solo un'illusione come le tante che ogni vita ricorda amare e racconta? Sono gli occhi di questa mia donna, più delle parole sue, che gli dicono della bellezza dell'amore, che qui pur c'è! Sì, io so che il mio cuore è come immerso nel cielo-amore, eppure ancora tanto lontano, ma sotto quello di qui, che si illumina di stelle, pur c'è chi, proprio una piccola donna, ha tenacia nel suggerirgli la bellezza dell'altro! E questo mio cuore, Io esisto, le dice, per te, ché sicuro sei proprio tu la piccola risposta di quella del cielo, che è anche tuo. È anch'ella innamorata, io lo sento, ché le tue sono come sue parole, le tue come sue lacrime, il tuo, il suo sorriso!



sabato 10 ottobre 2020

L'ultima illusione che vorrei

 

In alcuni sono possibili anche nell'addormentamento, in molti, credo, “mortis in examine”, vaga allora la mente, illusioni sonore e visive, dette appunto “ipnoagoniche”. Naturalmente io prego per un mio paradiso fatto delle cose belle e persone qui incontrate e da questa piccola donna, tutte da continuare ad amare, ma l'anima mia contenta sarebbe pur dell'ultima “illusione” agonica. Quale? Di essere perdonato dal Dio tanto sperato. Di che? Sicuro di essere stato spesso un rinunciatario, il bene intravisto possibile e nemmeno tentato. Ma anche questo male è da scordare, forse solo bevendo come il nostro poeta nel viaggio suo nell'oltre, acqua da provvido fiume, sì, il subito e l'inevitabile sfuggito, pur buone le intenzioni!

martedì 15 settembre 2020

Speranza, offerta d'amore

 

Proprio questa problematica realtà, a chi sa leggerla, fa riconoscere la necessità che ne ha Dio, che la permette per esisterne. Infatti esiste dell'amore, risposta di chi, nonostante il vissuto, avvertendo il sofferto afflato del suo Cristo, lo ricambia. Come? Con la speranza di bene che pur accende nel suo cuore. Speranza nonostante, è offerta d'amore! Ed io, con la mia fragilità, con la pochezza del mio stare a questo mondo, sto tra quelli che, sperando nonostante, gli donano una briciola vitale, dalla loro sofferenza, che è la sua, perché è del suo Cristo. Il poco quindi, il quasi nulla che sono, necessita a chi è più del tutto. Sofferenza, bisogno d'ascolto, speranza di affrancamento, di pace, sono scambiati tramite il Cristo, e fanno amore e se ne vive! Sì, viviamo d'amore e ne facciamo vivere Dio.

giovedì 27 agosto 2020

Appartenere a Cristo

 

San Bernardo chiama questa vita, esilio. Da che? Da quello che appieno vivremo solo dopo, l'amore. Viverlo già oggi è di tutti i credenti in Cristo. Occorrerà, sebbene imperfetto, non limitarlo alle sole persone care, ma includere gli altri. Chi sono? Non solo i possibili interlocutori d'oggi. Quelli le cui necessità sono da far nostre. Ma anche chi ci osteggia o volle lottare la nostra volontà di bene. Tutti quelli che necessitano perciò di perdono. Tra questi allora anche il nostro io vecchio, trascorso sì, ma il cui ricordo accompagna ogni tentativo di affrancamento completo. Ecco il nostro eroico appartenere a Cristo!

venerdì 14 agosto 2020

Immacolata

 

Ho piccola fiamma nel cuore, grande speranza! Quando, ragazzo, m'innamoravo, il cuore immerso era tra tutte cose viste belle, anche quelle che prima indifferenti m'erano. Tutte certo immagini della bella desiderata, ma anche preludio alla bellezza in sé, alla sua comprensione, alla possibilità di raggiungerla e viverne. E vero donna m'è venuta ché ne viva! Di simile vivo d'altra donna, quella del cielo, che incessante prego. È certo la donna qui venuta perché, immacolata, fosse porta alla luce, e ora fa che me ne sia dischiusa la bellezza, ché d'essa ella è non solo stella, ma fonte! Così è nella preghiera che vivo preludio il tempo che qui mi resta, ché essa mi dà speranza di piena luce, pur tra tante ombre!

mercoledì 5 agosto 2020

Dolore e amore

Il dolore nessuno esenta, nemmeno Dio. Ecco, il suo Cristo è tuttora sofferente, tutti volendo coinvolti nel suo amore. Perché è per il dolore che capiamo le ragioni dell'amore e le vogliamo concretizzate con qualcuno. Quanto talvolta costi raggiungerlo e mantenerselo è sofferenza che vorremmo apprezzata! Per Gesù, ugualmente preziosi i cuori da far propri, la pena per raggiungere il più arrendevole è la stessa sofferta per più ostinato. Così per mantenere nel suo i loro cuori sfuggenti.


giovedì 16 luglio 2020

Chi stringono le braccia di chi ama?


La fede pensa la donna del cielo sopravanzare ogni donna di qui. Pure a chi vero ama, qualcosa della propria donna richiama quelle doti che fanno concepire <<sublimis inter sidera>> la donna celeste. Se così non fosse, non solo egli non amerebbe l'una quanto un cuore qui può, ma l'altra, la celeste, perderebbe nella vaghezza del sempre più perfetto. Insomma la concretezza, fisicità e spiritualità, della donna che il cuore ha raggiunto, sebbene limitata, è immagine dell'altra, anzi solo se le braccia stringono la donna di qui, si sente di possedere l'altra.

lunedì 6 luglio 2020

Un'esperienza da comunicare.



La dolcezza e la serenità che vengono dalla preghiera forse non sono per le tante “ave”. Ma scendono da quell'unica, che però non sai quando viene, che par uscita non dalla mente e dalle labbra fedeli, ma dal cuore. Quelle parole vi tornano lente, come scandite, e paiono non più umane, ché, anticipatrici, ad esse seguitano quelle stesse per l'incredula Maria, dalla bocca di Gabriele. Ne viene un'emozione profonda da vincere tutte le pene, ché quella che le udì, le ode ora proprio, accanto a te!


venerdì 3 luglio 2020

Occhi di donna.


 È la donna che, in ogni epoca di vita, ha abbreviato la distanza tra la realtà di qui, a volte assai povera, da me vissuta, e la sognata. Ecco, presenti tuttora e non solo come ricordi, vividi come quelli d'oggi, che guardano, da sempre amorevoli, la mia senilità, sono gli occhi teneri di mia madre, gli ingenui e sognanti della mia fidanzatina smarrita, i dolci, ma severi a un tempo, della donna della mia maturità. Perché sono più di ricordi? Forse perché so che sono tutti la finestra, che da sempre vuoi spalancata sulla mia povertà, da far perenni, attenti e ridenti, gli occhi di chi m'ama, o donna del cielo. Perché tu mi guardi solo per essi, viventi certo nel tuo presente, che è fuori da questo tempo. Questo fugge, mi sfugge e altro non sa fare che tentare che tutto trascorra, anche la mia gioia d'oggi, dal momento che, tu lo vuoi, avverto simultanei questi occhi sorridermi!

sabato 20 giugno 2020

Imitazione



Qualunque affermazione sull'amore è pur sempre una tautologia. Così, l'amore è ciò che scambia, amato, chi ama. Ma so, anche se dir non so che è, credendo nel Cristo, che è l'amore, di aver cercato d'amare come lui ama. Ma credo che la vita di tutti finisca col somigliare a quella del Cristo, che ebbe un epilogo di dolore nell'anima e nel corpo. Nella mia imitazione da che il dolore? Sicuro dall'incomprensione delle mie intenzioni, le antiche e le recenti, e del loro operato, cercato d'attuare nonostante. Poi da questa fisicità logora, che il tempo insidia più ancora. Ma se tutto questo mi accade, allora, come per Lui, l'amore non resterà soffocato nella disgrazia! Vincerà! Come per Lui così per me! Così questa preghiera: Deus, qui, filio tuo in cruce exaltato, matrem astare voluisti, da eius sortem, cum ipsa in coelo.

domenica 14 giugno 2020

Perché amare


La mente è il mezzo con cui l'anima si esprime. Dimenticare i torti subiti è auspicabile, è essere così liberi dalla loro pena. Che ne è degli antichi miei detrattori? Son quasi tutti nel perdono di Dio, così il mio perdono da essi è sicuro accetto. Ma altri han subito per causa mia, e il ricordo del mal fatto deve argomentare la richiesta di perdono, sollecitato nella preghiera, che chiede pace per l'anima mia. E io son vecchio e molte cose tristi ingabbiate ho in questo cuore. Non solo perché abbia coscienza continua di domandar perdono, richiesto in contrizione sempre rinnovata, ché ad altri devo aver nociuto soprattutto per superficialità e stupidità, ma perché mi siano sempre presenti le occasioni d'amore mancate! Per i più d'oggi, di favole soltanto è fatta la Bibbia, e il nostro Cristo sarebbe morto per quelle e le novelle sue. Ma non è così, la Bibbia tutta, sebbene col linguaggio-fabula del mondo antico dimostra un'evoluzione nella scoperta del Dio, al fine pensato unico e padre di tutti, e anche nel ritenere “prossimo” ogni altro uomo. In particolare il Cristo vuole trasmettere il messaggio che l'amore tra gli uomini e di questi per il mondo tutto deve essere attuato, perché esistendo l'amore, Dio sia presente. Allora ogni credente attuerà l'amore e solo così gli si avvicinerà Dio, da poter perfino toccare in chi si ama!

mercoledì 10 giugno 2020

Quanto vorrei saper chiedere perdono!


Perché questa realtà tanto misera, a volte insana, sempre deludente? E la giustificata speranza di bene che ne prende argomento, da che ha alimento se tutto ne è così carente o spoglio? E l'amore da che, e perché qui proprio anche sublima? So che quella del cielo potrebbe risposta, ma io non la chiedo nemmeno dopo l'amarezza che lascia ogni vicenda subita. Perché? Non per orgoglio residuo di vecchio maschio tanto frustrato, ma perché mi basta stia un po' qui per me. Trattenuta, attena allo stentato pur detto, ma più ancora dalle timide parole che questo vecchio sofferto cuore pur le dice anche senza motto, che solo perdono vorrebbero saper chiedere.

venerdì 5 giugno 2020

Maria cuore di Dio



C'è una preghiera latina in cui ogni madre può riconoscersi, perché quella del cielo ha lo stesso amore per il figlio suo, amore di cui ognuna il cuore suo ciba, e dice:<< ...Filium tuum, quem immaculato utero tuo concepisti, genuisti, lactasti atque suavissimis amplexibus strinxisti...>>. Ma che accadde quando dai suoi detrattori le fu strappato, orrendo il modo? Alcun compenso ebbe alla sua pena se non dal perdono dei suoi offensori, così il cuore suo ampliò la capacità sua d'amare, ché ai reprobi fu estesa e così è rimasto con necessità di riempirsi d'amore! Allora perdono per chi è perduto, a questi salvezza non dovuta? Ecco che fece e fa la tutta bella, ha necessità d'amare tutti, allora scusa la nostra mediocrità di vita nell'amore e addirittura perdona chi brucia nel peccato! Anticipa il perdono divino, che ci sarà per tutti? Sì, perché ella è divina nella sua natura, Dio è ciò che è Maria, allora è per lei che agisce. E che fa? Ama e perdona, ché a tutti la capacità della salvezza nel pianto del pentimento dona e così svuota l'inferno! L'amore di Dio riempirà l'eternità!

giovedì 28 maggio 2020

Il gran cuore di Maria

Nella preghiera di Fatima si auspica che astri del cielo, non meno belli, siano anche quelle anime che più richiedono la misericordia divina. Chi ha il compito di dare ai più flebili lo splendore, ché siano stelle? La stessa che chiede amorosa che così si implori il cielo per l'accoglienza. Anzi suoi devoti la pensano di così gran cuore da far sì che anime purganti siano sottratte alla attesa che il ravvedimento si completi. Ma addirittura che ella ne doni la possibilità ai consapevoli degli errori, ma che non ne avrebbero speranza, perché dannati. Se vero, il figlio suo dovrà essere ben consapevole che la minaccia dell'inferno è destinata a diventare solo virtuale, i reprobi non più esistendo se Maria ne anticipa il perdono!

lunedì 25 maggio 2020

Cosmo non effimero

L'amore divino ha per suo cosmo, cioè ornamento, l'attuale universo, assai bello dai monti in queste notti d'incanto. Ma ce ne è uno non effimero. In esso primeggia in splendore la tutta bella, facendosi porta per noi, suoi flebili innamorati, che riveste della sua luce. Non è detto di lei << ...intrent ut astra flebiles coeli recludis cardines>>?

martedì 19 maggio 2020

Amore terreno ed etereo



Come si può essere qui sicuri d'un amore? Ecco, dono abbiamo fatto e facciamo ancora del nostro sentito alla donna dei nostri pensieri. C'è stata risposta e c'è, se sempre rinnovata richiesta a lei facciamo anche senza parole. Ma essa è stata, è adeguata, d'un uguale valore rispetto al proposto amore? Ci può essere stato un lungo sodalizio, che continuare possiamo volere, ma è garanzia di per sé? Solo se, essendoci l'amore celeste, le parole attese da quella del cielo sono le stesse che la donna dei nostri sogni vuol dirci, intuite o forse suggerite le ragioni della nostra precarietà e disagio, solo nella preghiera confidati!

domenica 17 maggio 2020

Il male avvelenato da Cristo, di sé


Io non so dire il male che è, ma solo che lo penso come assenza di Dio. Forse conseguenza della stessa creazione, con la necessità d'ogni creatura di restare distinta, lontana dal suo fattore, il bene. Ma è destinato a rimanere oltre questo mondo? Piuttosto non sta declinando già, dacché il Cristo l'ha subito? E' stata infatti solo effimera vittoria del male l'annientamento suo, ché il Cristo se ne è impadronito. V'è infatti stato posto un seme che lo sta avvelenando. E di che? Di bene, dello stesso Cristo! E, infetto di lui, questi lo distruggerà. Noi, che speriamo questo epilogo, vi possiamo contribuire facendo sì che qui risulti sempre vittorioso il bene, quello, il poco, che possiamo, se lo facciamo con amore, non limitato a uno o pochi soggetti, ma esteso quanto possibile. Resteremo vittime di una risposta ingrata? Avremo somigliato più ancora al Cristo!

giovedì 14 maggio 2020

Come la preghiera


Tanti i pericoli e le tribolazioni in mezzo ai quali scorre la vita. E all'età mia non è inconsueto ritrovarsi vecchi, malati e, peggio, soli. E allora la preghiera può essere composta, le parole caute, trattenute, con solo qualche lacrimuccia che pur sfugge? No, va sciolta, gridata nel pianto solitario, ché da quella del cielo aiuto giunga palese, se d'amore tutta palpita, così come la nostra speranza la vede!

sabato 9 maggio 2020

Quell'ave che vorrei saper dire



Saper pregare, saper dire parole dal cuore, saper chiedere perdono... A chi chiederò che mi insegni? Quanto vorrei che chi pronuncia sia chi ascolta! Allora deve essere quella delle mie povere “ave”. Sì, insegnami a dirti un' “ave” efficace!

mercoledì 29 aprile 2020

Dio è onnipotente?



Quando ci troviamo in condizioni di necessità o disagio e chiediamo all'altro, la risposta può mancare. Ma se c'è, potrà essere deludente, ché non soddisfa il desiderato. Allora se non adeguata, senza finzione occorre far sì che l'altro non avverta la delusione nostra e si rammarichi dell'incapacità sua a far meglio. È atto d'amore. Di simile, non dobbiamo insistere con Dio, che dà sempre il possibile. Perché? Noi, forse sbagliando, lo pensiamo onnipotente. Ma noi perché esistiamo, se non per operare il bene? Solo le nostre sono le sue mani, se la nostra diventa completa sua volontà! Sì, egli forse agisce solo per tramite nostro. Allora ciascuno si preoccupi almeno di chi ha accanto, di chi può raggiungere, e impegni tutto di sé nel soccorso, affinché assicurata sia un po' di serenità, se non di gioia, all'altro! Ci riusciamo? Chiediamo altrimenti a chi disse di sé, < magnificat anima mea dominum>. Sì, perché <dominae sumus>!

martedì 28 aprile 2020

Il mio grazie a Dio


Quale quella forza che talora tutti uscir fa dalla consueta mediocrità, per farci apprezzare bellezza e bontà, che qui pur ci sono? Io penso che sia l'amore di chi tutti guarda e attende, e che chiamiamo Dio. Ecco in me pur nasce qualcosa d'analogo e nei momenti migliori, belli, apprezzo lo stellato e il cielo tutto, sereno o nuvolo, sopra di me e gli alberi e i fiori e le erbe che lor fanno corona. E ricordo ho delle persone buone, da cui ho sempre ricevuto qualcosa, che arricchito m'ha l'anima. E sono parole, talora nitide voci, occhi che guardar benevoli me proprio hanno voluto e vogliono. Ecco allora il mio grazie a Dio, che spero incontrare anche oltre le cose, le situazioni, le persone, questa stessa donna, per le quali ha voluto conoscessi e conosca l'amore e così lui stesso, pur malandato il cuor mio dei sentimenti al pari del fisico!

giovedì 23 aprile 2020

Anima e spirito.

 Il pentimento mi ha dato la possibilità di chiedere la grazia del perdono e sono certo del sì divino dal momento che ho quasi completa la libertà dai condizionamenti di qui, durati forse quanto tutta questa mia età. Infatti a chi va chiesto il perdono? Anzitutto a se stessi, riconosciuti i propri errori, così, se si ha il dono di credere, che per tutti sarà almeno postumo, lo si chiede anche a Dio. Per me la certezza dell'ascolto suo e del concesso sta nella misura della pace che ho raggiunta. Quello di cui l'anima mia soffriva ne è restato ricordo, ma attenuato e sparirà pur del tutto! Quando? Quando l'anima, il nocciolo della mia psiche, che fa che mi percepisca persona, tutta qualcosa di assai diverso diventerà . E io che ricordi ho? L'aver privilegiato me stesso, il mio ego. In tutto poca generosità, come medico anche, come insegnante perfino, e, nel rapporto con gli altri, con le donne anche. Certo tutti devo aver deluso dalla mia cautela e pochezza nell'offrire, e questa mia donna ne deve aver sofferto, pianto forse! Ora però la mia anima, la coscienza che ho di me, ha iniziato a tornare spirito, assai diverso dal mero psichismo di appena ieri, quello spirito che sicuro avevo bambino, certo illuso d'affacciarmi a un mondo di sole meraviglie, ma con manifesta gioia di viverci, amandolo tutto e, pur senza più mio fratello, sotto a un cielo buono. Non è questa confidenza col mondo propria di Dio? E se questa ritrovata essenza fosse completa in quest'ultima età sentirei di possedere qualcosa con una sua grande positività. Quale? Quella di dirmi vero credente, convertito alla fede, alla speranza di un “oltre”, ma avvertito già qui. Cioè saprei, toccherei che Dio c'è per me pure! E quanto ho penato per percepirne qualcosa! Direi che mi sta davanti, accanto, sta dentro di me soprattutto, in quella parte della mia psiche, che allora chiamerei a ragione cuore o spirito. Che ha questo? Ritrova il fratello, la madre, il padre perduti! E se questa donna sorride, scordati i suoi crucci e le ansie sue per me, è la madre mia o addirittura la bella del cielo che lo fa, scusando quello che non le piace di me. Vedrei tutto diverso! Non più per candore di bambino con l'illusione di bene da inesperienza, ma per certezza di sentire e veder giusti. Direi allora che mio fratello è Gesù che per me invoca la sua dolce madre, proprio come lui faceva con la madre nostra alle mie intemperanze di bambino, pregandola di perdonarmi. Ma perché è fondata la speranza che la bontà, il bene, si possano già qui raggiungere? Perché finalmente saprei di amare, come da sempre desiderato, non più condizionato nell'esprimere quest'amore sentito dentro, ma libero, come solo Dio lo ha e lo dona. Ed è per questo che vedrei in tutto e in tutti la bellezza, quella che ho conservata nel cuore, nella latebra che allora ben chiamerei spirito. Sarei certo che l'amore, che ne promuove la trasformazione, ne sarebbe anche espressione, anzi sarebbe tutto il mio spirito, mutata l'anima, l'intimo della mia psiche fattasi solo cuore, spirito appunto da somigliare a quello che penso il Dio voglia diffuso ora e qui, il suo! Esso sa che il Bene m'attende appena oltre e che ora non ben percepisco, troppo ancora l'assillo del male che fa cisposi gli occhi miei ancora, pure ora nella luce. Sì, nella misura dell'amore, sentito e donato dal cuore, è prossimo Dio, che è amore!Chi pregare? Ma non mi ripeto, <dominae sum>?

martedì 14 aprile 2020

L'oltre promesso è già qui nel nostro cuore.



Cristo è davvero risorto. Ma questa “sua pasqua” non può essere fondamento della mia fede, ma lo è la croce sua e mi basta. A tutti, come dice di sé Simone Weil, deve bastare, ché la fede non può fondarsi sulla meraviglia e lo sgomento d'un tale splendido miracolo, la resurrezione! Ché la croce sua parla di per sé! Dice quanto da questo mondo e chi lo impera, ha il Cristo patito per essere accolto in ogni cuore ed esservi fonte d'amore e di speranza. Sì, la risposta dalla sua e ogni croce, è d'amore. Ché, dalla sua fa propria l'invocazione da ogni croce. Allora è quella che noi dobbiamo a tutti e che il mondo combatte con gli allettamenti suoi, le lusinghe, e turbamenti e i tanti suoi pericoli subiti. Perché lo fa? Per far tacere pure la speranza. Quale? Quella che chi ci occupa il cuore, flebile ormai la voce del Cristo. Che dice? Il Padre suo e nostro un “oltre” per noi, per noi proprio, mantiene. Proprio l'”oltre” che a molti da qui deve apparire quello che certo era prima che il mondo fosse e il Padre si mostrasse attraverso la creazione sua, e il Figlio si staccasse da lui per il compito affidatogli. Cioè prima che attraverso il Figlio lo generasse per far sì che tutti intendano che l'amore e il bene vanno raggiunti e occorre farlo nonostante il mondo brutale, che pur sorregge la vita! Sì, l'assoluto nulla, quello di prima che questo tutto fosse chiamato a esistere. Perché allora quelli che pur sentono il Cristo dentro devono aspirare a un “oltre” e dove sperarlo? Il Cristo desidera ricongiungersi al Padre, annullarsi in lui, finita, conclusa la missione sua d'amore, essere cioè come prima che per lui il mondo fosse, e vi era indistinto. Se lo amiamo a lui dobbiamo la risposta che l'amore detta. Come? Col pentimento d'aver ceduto, aderito al mondo, con i suoi fittizi beni che si fondano sul dolore di troppi, così com'è bella la natura sua, che però ha la leggiadria fondata sul pianto di innumerevoli sue creature. E col pentimento otteniamo il perdono. Il perdono che fa? Ci rende l'”oltre” della speranza già nel cuore, dove il mondo è partecipe e torna casto, sgombro della sua peccaminosa materialità e finalmente daccapo buono, torna pensiero di Dio! Il Cristo il nostro cuore fa santo, immacolato da diventare il luogo e il tempo in cui il Padre ritrova il Figlio. Cosicché il Figlio s'annulli nel Padre e noi nel loro Spirito. Ecco il più grande miracolo della fede, l'umanità tutta, anche gli immorali, resi puri dall'amore dei santi imitatori del Cristo, e il mondo tutto fa tornare allo Spirito. Sì, tutto nel suo amore, e io non mi stancherò di ripetere, << Veni (Sancte Spiritus) et in nobis absume quicquid impedit ne nos absumamur in te>>.






venerdì 10 aprile 2020

Scrigno è il cuore

Se più immaginare non potessi te star ad attendermi tra le stelle, dove sei regina, e, forse non lontano il giorno, lì davvero trovarti, motivo ora del mio sospirare, sarebbe forse desiderare un amore negato? Oppure lo star lieve per questo prato a sorridermi, i tuoi passi alcun fiore offendendo, non potessi sognare, sarebbe che nel cuore più non t'ho? Se questo, pur grazie ti direi. Di che? D'esserti lasciata amare per le poche donne della mia vita! Ché, seppure fatto di briciole talora quest'amore ricambiato, come passerotto fa ogni mattina delle molliche da me offerte, tu sempre lo raccogli e lo fai tuo, purché sincero. Dolci di tutte ho ricordi, ché son ricordi di te. E più lo è la prima, ché poco più che bambini iniziò il nostro sospirare, e appena adulti la desideravo mia compagna per la vita tutta, ma erede sardo, prevalse la mia ingiusta gelosia. Poi a lungo so di averti amato per questa mia donna. Ed è proprio in questo amore che contraddizione ci sarebbe! Io continuerei ad amarla e a trasmetterti questo mio sentire e tu a rimanerne indifferente. Può essere così? Può mentirmi un sentimento che trovo sublime, ché so che dono fai, e d'amore, per ogni cuore che sogni di coltivarne la leggiadria? No, se lei m'è nel cuore, anzi nell'anima del cuore, la più recondita parte, che conserva le cose più pure, non è possibile manchi il dono tuo. Ne viene il mio sentito per lei, quindi per te. Ché ti ridò, impreziosito dell'amor suo, quello che tu per prima m'hai donato, la possibilità d'amare, di trovare il bel fiore dischiuso per me solo. Se grande o piccolo l'amore aggiunto non so, ma fa di ogni altro contenuto del cuore preziosità da tener gelosa come in uno scrigno! Sì ho tesori nel cuore, il tuo e il suo amore e li metto nel cuore della mia anima!






martedì 7 aprile 2020

Amore, la bella del cielo amando



Quando ci si inebria d'un prato fiorito, ché è tempo di primavera, si è forse dimentichi di mandorli e ciliegi in fiore e dello stellato di queste notti serene? Tutti scenari che suscitano analoghe ebbrezze! Così per un amore dell'oggi scemano forse tutti i ricordi che il cuore ha gelosi? Vuota non diventa la memoria delle lusinghe, che amore dettava e delle dolcezze avute in risposta! Ma che accade se è quella del cielo che ci parla d'amore? Tutto è vissuto o rivissuto sotto una luce nuova, tutto è impreziosito e reso candido, perfino innocente, e io ho ancora nel cuore parole rotte d'emozione da balbettare a questa mia donna! E delle cose passate e loro interpreti non c'è più il poco e il molto, ma sicuro sono d'aver donato tutto l'affetto richiesto. Sì, solo lasciando si inumidiscano gli occhi alla visione di questi fiori o dei brillii che di essi farà stanotte specchio il cielo, sono sicuro che nessuna occasione d'amore ho perso, che amo oggi quanto e come occorrerà che ami ancora!









lunedì 6 aprile 2020

Contagio



Tempi tristi di contagio. Ma io ben altro contagio vorrei diffuso, guardando questo cielo sereno trapunto di fiori di luce. V'è una bella che tra quelli passeggia e la stessa passeggerà nel mio prato al sole, ché è già primavera. Sì, parlano di primavera questi fiori che nuovo sereno giorno bacia, in questo paese dove l'amore diffuso canta tutto l'anno lodi alla bella sua, pur meste d'accento oggi. E quella sorride ai progressi d'amore, proprio come l'imita la donna mia che cura ha delle piantine novelle, che ha seminato e tutte a giudicarne i progressi ispeziona. Ecco, ora ondeggiano bianche leziose farfalle che qui o più in là, fiori, vero tutti invitanti, sembrano scegliere per effimera sosta. E ho occhi di pianto per quello che a tanti accade di tragico e la tutta bella prego. E forse lo fanno altri cuori innamorati ed ella ne avverte dolce fremito al cuore, ché leggiadre son le parole loro, anche nella richiesta accorata di un po' di pace. Tutte uguali, ma ella diverse le avverte da saper riconoscere chi le sussurra. E allora povere son le mie, dette a fil di voce, ma pur dicono d'amore.



venerdì 3 aprile 2020

Perdono

Nella vita ho cercato di star dietro al grande medico, imitandolo nella pietà e soccorso dei meno fortunati. Talvolta rammaricato mi sono sentito di non poter che parole difronte al male vincente, ché, medico, la mia è stata parola che non sana, diversa da quella del maestro. Ma mi sono chiesto quale per me la vera imitazione. È credo, la capacità di perdonare non solo se stessi, ma gli altri da cui male si sia avuto. Sì, tanto ho sofferto per cattiveria di taluni, parole seguite da atti malevoli, eppure qui anche bene ho avuto e tanto! Ma il male sempre più guasta la memoria e occorre rasserenarla col saper perdonare come fece il cristo morente, quando nell'atto d'amore estremo ci affidò tutti alla amorevole madre, e lei al discepolo amato. Da allora chi dileggia, minaccia, attua malvagità, è perdonato se lui ravveduto, o l'offeso, generoso dimentico, lo chiedono. Ecco io l'ho chiesto, lo chiedo. Esauriremo noi, umiliati magnanimi, mai il perdono del cristo? No, non possiamo noi tutti esaurire quella capacità, briciola restando la nostra, ché non è possibile essere più benigni del dio, illimitata, senza misura la sua. Se tutti saranno perdonati dove più la giustizia divina? E la punizione degli ostinati e il luogo dove tenerli in disparte? Ecco, giusto non è chi abbia meritato il bene, ma chi lo dona all'immeritevole, ché si ricreda. La vita qui va concepita come ripensamento di chi, e noi fedeli non siamo esclusi, si fa giudice dell'altro, anche pensando di migliorarlo, punendolo. Invece giusto è chi rende col perdono, il reprobo consapevole della miseria sua, incitandolo a venirne fuori. E poi l'inferno è qui con tutte le angustie sue, e il purgatorio anche, da cui uscire alla beata visione del Cristo e della madre sua. Nulla potrà sopravvivere se non l'amore accanto al dio-amore!

giovedì 2 aprile 2020

Premessa efficace nella preghiera

È un po' che questa riproduzione d'antica icona bizantina guardo. La madre ha lo sguardo come interiorizzato, all'apparenza vago, non rivolto ad alcun oggetto. Forse beatitudine esprime di chi l'ha in sé, ma al momento non ne dispone da farne dono. Il figlio, piccolo adulto, le sta in braccio e guarda in alto a qualcosa di un improbabile cielo. È sì sacra, fascinosa rappresentazione, ma è bella per se stessa, penso nulla comunichi, nulla doni, non è per la preghiera mia, che ha bisogno di sentirsi accolta! Io prego sì per chi qui ha salvezza minacciata, così per il figlio mio, difficile e precario il lavoro suo, e per la madre sua, che si consuma d'amore, e per chi li ama, ma ho bisogno, per farlo convinto, con calore, di sentirmi perdonato. E allora devo chiedermi se quella del cielo benigna già mi sia stata, con l'agognato sorriso suo già preziosità dell'anima mia. Sento d'avere nel cuore qualcosa di grande con cui avallare il mio desiderio, la possibilità di perdonare quelli da cui male ho avuto, quelli da cui ho sofferto, perdono avendo già chiesto fino al pianto per quelli che ho offeso. Basta? Lo deve! E vi aggiungo tanti sospiri dalla mia sincerità con gli occhi daccapo velati. Perché? Se così non fosse, una contraddizione vi sarebbe nella mia fede, io, gli avversari della mia pace perdonati tutti, più benigno sarei del misericordioso, senza il perdono suo! E allora sorrido di questa bizzarra congettura, solo logicità della mente, e cerco la amorevolezza del cuore lasciando i grani scorrere delle mie “ave”.




sabato 28 marzo 2020

Sogni


Per la vita tutta, anche se difficile o sgradevole il vissuto, i sogni vi fanno compenso, con piccola gioia anche in duri, tristi momenti come questo. Questa capacità è realtà dell'anima, assai fiorente nella prima giovinezza, e l'accompagna sempre. Nelle traversie subite è come luce che la tenebra, che pur c'è intorno, spegnere vorrebbe, la caligine, che ottenebra la vista, offuscare, il gelo del cuore per l'indifferenza degli altri, schermarla, ché calore non irradi. Ciò finché la fede non l'esalta vincente sulle minacce. Ecco è allora che si sogna nella meraviglia quel che si vive e l'appena dopo si attende tutto di bene. La piccola dirimpettaia c'è ancora e aspetta l'inviti per una corsa nei campi di primavera. Mio fratello c'è e perfino piacevoli i rimbrotti suoi, e giovane e bella è la madre nostra col sorriso suo e forte e sicuro nostro padre, sempre un po' imbronciato da parer severo. E più in là, eccomi nei miei primi approcci con la ragazzina cui non so dire che parole, frasi rotte dall'emozione e balbettate. E poi rivivo più vivaci ed esaltanti tutti gli eventi belli con i brutti non scordati, ma forte attenuati, e l'amore e la storia sua con questa donna. E dio? C'è dappertutto e non lo vedo, da qualunque parte mi rivolga! Allora io lo prego mi insegni come giungere a lui, e, saputa la via, mi doni il viatico, che mi sostenga. Anche l'invoco che si faccia luce evidente e che io mi perda nell'abisso della chiarezza sua. Luce che illumini le cose tutte nella così risaltata bellezza loro e che estingua ogni ombra, ogni caligine residua dell'anima e l'ignoranza che da sempre l'appesantisce. Quella che mi impedisce di star dietro, di correre e raggiungere e stringere la madre sua, ché più non m'abbandoni.





















mercoledì 25 marzo 2020

In questa pandemia



A volte, e questo è uno di quei momenti, mi sconcerta che intorno m' accada anche solo un po' di negativo, o tragico addirittura, e m'angoscia. Ché m'aumenta la paura di non sapervi rispondere in modo adeguato, dacché esisto qui con tanti problemi di corpo e spirito. È però ora che mi chiedo che sia questo dire di me e di chi m'è caro, come la donna mia, a chi non vedo, né sento. Sì, che è per me pregare? Che è la fiducia che mi fa, con i modi, le pause, i sospiri suoi propri, parlare con la preghiera? È fede, mi rispondo, e in che e chi è ciò che vorrei saper ben dire. Sicuro è la certezza che l'umanità tutta, oggi più che mai minacciata, ha che la sua ragione, e ben so da chi le viene tal dono, prevarrà sul male che l'opprime. Sì, che essa trovi ancora e sempre una soluzione ai problemi che angosciano, come quello che ora dilaga orribile. Ma per me credente c'è un che in più. Quale? So di esser, un legno, navicella solitaria in mare, che, come al momento accade, può farsi scuro e procelloso sotto cielo senza stelle. Ma che questa mia sempre possibile realtà, oggi più che mai concreta, sta in una verità. Il mondo tutto, nel suo divenire, è pur esso nave, ma galleggia in tutt'altro mare, nel bene di quella ragione che il tutto ha voluto e fatto! Ecco che mi dice in più la fede, la vita, al momento ancora più precaria, quando, dove non so, ma sarà di nuovo e in mare immane, un bene senza fine, sì, nell'amore, che chiamiamo dio!



mercoledì 26 febbraio 2020

Vivere la trinità.



Chi, mi chiedo, può adeguatamente esprimere a parole ciò che il legame vissuto attua tra le anime di quelli, che vivono qui l'amore? Occorre esserne esperti! Quanto io lo sia non so, ma che so? Questo afflato tra due c'è, accade, si manifesta e nei piccoli avvenimenti della vita comune e di fronte a suoi accadimenti che vero la turbano, sempre, è la loro vita! Quando questo legame forte è tra anime complementari, entrambe fiduciose che questa vita in questo suo strano palcoscenico, che è il mondo, significhi qualcosa di vero importante, sia anche premessa a un oltre senza più affanni e dolori, perciò quando entrambi credenti in Dio, allora c'è più ancora, significa anche altro. Cosa? Noi crediamo che qui proprio, visivamente in un'epoca ormai lontana, il Cristo abbia manifestato Dio, con parole e azioni di bene, e col sacrificio finale che vincerà il male, Giuda apostolo impulsore, sebbene col suo tradimento. Oggi il credente pensa Gesù accanto e dentro ciascuno di noi nell'attesa fiduciosa che il regno da lui promesso più oltre non tardi. Se il credente si chiede il rapporto del Cristo con Dio, egli è certo che Gesù stesso Lo esprima da sempre, allora due millenni fa, nell'oggi dubbioso e così oltre, ché è il Figlio del Padre, come lui stesso Lo chiama nel rispetto della cultura del tempo suo, o il Figlio della Madre che lo ha generato prima di tutti i secoli. Io, che lo credo, posso vivere (e mi consola delle tante contraddizioni di qui, spesso subite, quando proprio adesso questo mio paese Italia vive un altro momento difficile della storia sua) il legame d'amore tra me e la donna che la vita m'ha dato, come immagine stessa della Trinità creduta in Dio. Inaudito? No, certo! Lo Spirito è il legame ineffabile tra il Padre-Madre e il Figlio. Se l'uno di noi sta per il Padre e l'altro per suo Figlio, in ruoli scambiabili dal momento che, come ben affermato, nella fede non c'è più distinzione di genere, né più maschio e femmina, Egli (o Lei nella lingua originaria ai tempi di Gesù), lo Spirito, sta tra noi! Sì, quello che mi lega nel bene, sempre invocato ché possa essere evidente manifesto, alla persona qui amata, a questa mia donna, ne è l'immagine palpitante, è lo Spirito, ora e qui proprio! Credo questo e ne ho serenità e gioia, e le vorrei per tutti quelli che, amandosi, possono avere la stessa consapevolezza, e prego l'abbiano! L'uomo, come fa qui la vita stessa, non separi quelli che Dio stesso ha unito, sono l'immagine Sua!







martedì 18 febbraio 2020

Che m'accade al tramonto


Assai è dolce, in questa quiete di mite fine giorno, ascoltare gli ultimi cinguettii di primi approcci amorosi in questo tuo giardino. Così lo è riaverti in questo vagare dell'anima mia pur ora che lontana mi sei. E vado da te alla sconosciuta del cielo, ma dirvi non so il mio sentito, ché parole nuove vorrei per esprimerlo. Ma chi è esperto d'amore sa che intendo, quando la mente nulla richiama di appropriato. Sì, forse così povere perfino le parole del cuore, quelle tenute gelose per voi due soltanto, mentre dolce compenso c'è nel perdersi in questi motteggi d'amore di uccelletti innamorati, che pensare mi fanno a voi, ché l'anima tutta è presa dalla presenza vostra. E prego e penso e accompagno le consuete parole con quel che ho nell'anima!

domenica 2 febbraio 2020

Dove, quando lontana mi sei?


Piccolo giglio, trepida creatura,
Occhi fatti per i cieli,
Proprio tu baratti
Ai quadrivi, sotto livide luci,
Il tuo corpo ancora di bambina.
E ti prostri ad un'umanità imbestialita,
Che disfiora senza lusinghe o prologhi d'amore.
E ti ghermisce, sebbene acerba,
E ti divora feroce,
Straziandoti con voluttà da spavento.
E dopo tanto peregrinare
Forse su gelide coltri
Il bel capo poni
E le membra provate.
E l'anima senti sfinita, offesa
Quanto il bel corpo violato
E ti prepari ad un sonno senza sogni,
Pausa dall'incubo
Di sozzure immonde
Ove, costretta,
Bruci effimera giovinezza.
Chi sei, ti so io?
Sì, veduta t'ho altrove,
Un'icona ti somiglia.
Qui come i tuoi, dolci occhi di bambina.
Ma le vesti ora eccessive, composte e caste,
E le mani solo mostrate, atteggiate in preghiera.
E' proprio la piccola madre,
Così come ingenuo artista la vide.
E ora serena indulge
Sulle miserie che vede,
Con sorriso misterioso...
Un cero, pochi fiori di campo
Per questa povera immagine
Non di tempio pomposo,
Ma di un'edicola di strada,
Che pietà remota pose.
E tu, madre mia bambina,
Che sei quella d'ogni pena, qui negletta
Da poco solerti custodi,
Forse davvero da lì scendi ogni sera,
Quando pur dormono
Occhi supplici di altre madri,
E sola te ne vai per vie di mondo fangoso,
Per proprio essere in chi, vinta,
Nuovo scempio permette di sé
A rinnovata rabbia di lenoni
E vogliosa astuzia di serpi.
Affrancala, tornami nel cuore!
Quanto so di te?
So che veicoli l'amore divino, e tu stessa lo sei.
È poco, è tanto?
Ecco, è tutto quanto so dell'amore!
È quanto il cuore lacrima,
Sapendo perché mi sei lontana.
Stai in chi più non prega,
Vessata, avvilita, intrappolata dall'egoismo diffuso.
Sì, con lei non più giglio,
Ma piccolo, combattuto fiore di campo.
Uno strappato al verde,
Alla speranza, alla vita...
Uno degli appena odorosi
Alla mensola della tua icona.






martedì 28 gennaio 2020

Mormora il cuore


T'ho invocato come per frescura e rugiada
Un campo arso da torrida canicola...
Ho invocato attenzione, comprensione, pace.
Se qualcuno da lì mi ha risposto
Non so, e taccio ora, delusi occhi e orecchie.
Che sono?
Un nome, un nome semplice,
Che qualcuno ha scritto,
Ma effimero, incompleto,
Interrotto, appena una sillaba come su battigia,
E ha poi scordato.
O, come suono, pietoso pronunciato,
Per le vie paurose del mondo,
Che udito nessuno ha o voluto.
Avessi da nascondere peccato vero come i malvagi
E duro essermi stritolato nella penitenza come i santi!
Ma mediocre, solo con voce da querulo
Il tuo cielo ho implorato e disperato ne sono restato.
Ma in tanto affanno ora s'affaccia
Un affetto lontano, perduto senza colpa
Come lacrima non più trattenuta.
Vuol stare tra le cose belle di questo amore,
Mio senza merito, ma che pur geloso conservo.
Ma la dolcezza più non apprezzo,
E le care immagini il cuore più non sfoglia,
Ché come un deserto, e tenebroso,
Pare diventata l'anima mia,
Ricordi senza colori, parole come sterili suoni,
Tutte cose senza più vita...
A chi dirò questa pena, questo gelo,
A chi racconterò ancora di me?
Forse solo a mia madre dire potrei,
Del cammino tragico fin qui,
Senza soste, ristoro o conforto, senza perdono...
E, paziente da lei l'ascolto, riavvertire speranza dolce
Da teneri occhi.
Ma più non l'ho!
Vuoi esserlo Tu?






giovedì 23 gennaio 2020

Oggi al tramonto


Che strano quest'oggi che declina
E solo di comune giorno sapeva.
Pare come una gioia che non conoscevo,
Prorompere da ogni dove.
Io la ignoravo, ma pur esserci doveva sopita,
E tutte le cose come ricreate or ora,
Tutte nuove,
Acque, erbe, alberi, animali.
Sì, proprio tutto s'abbella
Sotto sole d'un caldo arancio al tramonto.
E presto è notte,
Ma di stelle,
Miriadi, e mi piace pensarle
Occhi di bimbi,
Che paiano festosi inseguirsi
Fin dove lo sguardo può perdersi...
Sì, tutto è incanto e miracolo
E gli occhi ho pieni d'ingenua meraviglia,
Come di bambino grandi.
Ecco, mi dico, la bellezza di qui,
Parentesi temporale della mia vita eterna!
Timoroso, no casto, m'affaccio a questo mistero...
Tutto ora si fa sonoro, no canoro,
O forse solo bisbiglia parole nuove,
Mai udite, all'avido orecchio.
C'è come un respiro, no un sospiro,
Come uno stesso grazie, ave ripetuta,
Che dicono incessanti le cose tutte, o donna del cielo...
E pur io mi sento riconoscente,
Figlio della loro madre, sì di te,
E briciola che sol ora palpiti, per te sola, amore.
Tanto ti chiamano parole solo povere umane,
Quelle che balbettando ripeto,
Che tu forse verrai!








giovedì 2 gennaio 2020

Non è illusione la preghiera



Quanta miseria mi preme,
Tanta indifferenza pare mi circondi.
Cerco aiuto e sembra non trovi!
Sì, proprio in tutti palpitano cuori, tanto vicini,
Eppure solitari all'apparenza, e gemono e pregano,
Ché è la stessa la nostalgia
Della pace perduta.
Proprio per tutti urge l'eterno
Che liberi e sani,
E certo questo superbo tempo
Svanisce e poi ben verrà il Signore!
Ma ora alla sua porta busso.
Avrò chiara risposta?
Disfatto da un'angoscia desolata
Non oserei più fiatare nemmeno, ma
Non chiedo più per l'anima mia.
Sebbene intorpidita da un corpo provato,
Un pianto dal profondo sorge e
la strazia e nulla può consolarla.
Le scaglie che mi infoscavano
La vista del cuore sono da tempo cadute,
Conscio d'una profondità d'amare, solo sopita.
E Tu, madre della Vita e dell'Amore,
Che tutti fai non esser soli,
Lascia che la speranza dolce
Mi rifiorisca, lasciami
Un momento del Tuo paradiso!
Allenta dalla fanghiglia putrida chi amo,
Risana questa donna!
So che ben avanza,
Nel sogno mio per ali diafane di angeli,
Sincera preghiera, più delle mie poche e povere

Parole, da già provati cuori, a me cari e vicini,
Che han fatto la pena mia,
loro angoscia per chi anch'essi amano.
Ecco dico le parole che ho migliori,
Le stesse loro, quelle che in altra epoca
Ho sperato da Te udite...
Ma nulla di un cuore,
Viene certo dalla Tua amorevole cura, obliato,
Se per sciogliere nuova pena,
A Te nuova pressante accorata
Preghiera esso rivolge.
E così ora fa questo mio cuore con antico candore...
E mi rasserena aggiungere questo
Piccolo dire all'orazione. Ecco,
Possa per Te il Signore amato,
Che mi unisce in questa richiesta a figli dilettissimi,
Rispondere per la salvezza della madre loro!
Ma io nel nulla svanire proprio vorrei
Per farle posto
Al caldo sole del Tuo amore,
Ché alcun raggio ne assorba la mia persona,
Ma solo per lei sia la Tua tenerezza,
Prima che daccapo la velino minacce,
Nuvole di dubbio e d'angoscia disperata.
No, non è illusione la preghiera,
Madre, ti raggiunge il cuore!