martedì 28 gennaio 2020

Mormora il cuore


T'ho invocato come per frescura e rugiada
Un campo arso da torrida canicola...
Ho invocato attenzione, comprensione, pace.
Se qualcuno da lì mi ha risposto
Non so, e taccio ora, delusi occhi e orecchie.
Che sono?
Un nome, un nome semplice,
Che qualcuno ha scritto,
Ma effimero, incompleto,
Interrotto, appena una sillaba come su battigia,
E ha poi scordato.
O, come suono, pietoso pronunciato,
Per le vie paurose del mondo,
Che udito nessuno ha o voluto.
Avessi da nascondere peccato vero come i malvagi
E duro essermi stritolato nella penitenza come i santi!
Ma mediocre, solo con voce da querulo
Il tuo cielo ho implorato e disperato ne sono restato.
Ma in tanto affanno ora s'affaccia
Un affetto lontano, perduto senza colpa
Come lacrima non più trattenuta.
Vuol stare tra le cose belle di questo amore,
Mio senza merito, ma che pur geloso conservo.
Ma la dolcezza più non apprezzo,
E le care immagini il cuore più non sfoglia,
Ché come un deserto, e tenebroso,
Pare diventata l'anima mia,
Ricordi senza colori, parole come sterili suoni,
Tutte cose senza più vita...
A chi dirò questa pena, questo gelo,
A chi racconterò ancora di me?
Forse solo a mia madre dire potrei,
Del cammino tragico fin qui,
Senza soste, ristoro o conforto, senza perdono...
E, paziente da lei l'ascolto, riavvertire speranza dolce
Da teneri occhi.
Ma più non l'ho!
Vuoi esserlo Tu?






1 commento:

  1. Si son fatte balbettio le cose di dentro. Eppure più non le trattengo, il cuore ne vuole conforto.

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