domenica 26 marzo 2017

Un prato fiorito pur violato!


Chi incontrare vorrei nel mondo dell'oltre? Le persone amate, tutte! E le poche donne mie certo, e anche nella fisicità loro, quella che qui m'ha fatto sì desiderio, ma anche incanto, ché fiori le ho viste e sognate. Sì, le donne sognate, e le appena solo sfiorate, ma sopratutto quest'unica carezzata a lungo, e stretta, ché via non fuggisse come altre! Sì, davvero, e non per me solo, tutte sono state qui fiori delicati, vellutati nei giovani petali loro e lì saranno fiori ancora, ma spontanei di campo in quella eterna primavera! Forse quelli qui già conosciuti se ne staranno anche speranzosi della mia attenzione, quando timidi di lor capolino abbiano disteso corolla alla calda luce del dio! Simili, ma sicuro molto più belli, a quelli che, ora che è appena primavera, già fanno variopinto questo chinale tutto inverdito di erbe novelle, e che a lor corolla distesa, baciata dal caldo sole, già vedo accorrere api operose e vaghe bianche farfalle, che fior da fiore sembrano scegliere, cui fa bordone il brontolio di bombi, pur lor affaccendati ad esplorare lor preferiti. E anche appena distesa lor corolla hanno cento e cento margheritine simili a quelle che la donna mia ha trovato nel nostro piccolo prato! Qui numerose da non poterle contare, lì, solitarie, forse una sua carezza attendendo, che invogli altre a venir fuori dall'umida terra, lor significando, Su qui venite, vi troverete amore! Oh alla lor scoperta, quelle sue parole di felicità e meraviglia! Tanto lor eco m'occupa il cuore che a tenermi compagnia io me la fingo, la mia mano nella piccola sua tener stretta come a bambino che condurre ella debba, e con lei diventar vero lievi i nostri passi da non sciuparne alcun fiore, come se il mio sogno sia davvero sognato! E come il sole li scalda e li invita a dischiudersi, di simile la carezza sua li invoglia e quella delle parole sue sollecita la corolla del mio cuore a distendersi tutta, fiduciosa, ché luce vi faccia e calore questo fecondo piccolo mio sole! Ma fuori del mio sogno, certo le mie sono orme incaute, molle dopo la recente pioggia in montagna il terriccio di questa radura e appena procedo fiori calpestati in quelle affondano! E ve ne saranno di incapaci a venire fuori dalle mie orme! Ma se metafora ne faccio, accadrebbe anche per quelli sì violati, ma non troppo malconci. Ma a che, a chi pensare mi fanno? A uomini colpiti dal male, perché chi scempio abbia subìto, è vergognoso perfino d'esservi capitato innocente, perché è sempre molto distorta la psicologia del succubo del male! Dice questi,
B
en sono negletto, ben m'hanno abbandonato uomini e santi, rimasto solo con i miei dèmoni, colpito, bisognoso, ma senza più parole per chiedere, nemmeno a persona buona che soccorrermi voglia! Sì, non ho che lamenti, non ho più lacrime, e me ne sto nascosto in un cantuccio, per chiedere scusa di essere ancora tra voi tutti! Sì, mi si perdoni il fastidio per gli occhi vostri e le orecchie, sì mi si perdoni d'essere vittima, malato tra voi sani!
Assurdo! Ma anche impossibile è tentare una risposta, frugando nel proprio sé, del perché il male, sì inutile è chiederla a se stessi per darne ragione al provato. Lo si è visto arrivare, lo si è visto scartare la propria persona, soma e mente, e prendere l'altro, l'appena accanto, il fratello, il prossimo conosciuto appena o del tutto sconosciuto, senza ragione alcuna nella apparente preferenza sua!
È come se il fiore indenne del calpestato prato, scampato, debba dire allo schiacciato nell'orma, Rassegnati se di tua condizione venir fuori non puoi! Io nulla so del perché improvviso s'è oscurato per noi il sole, e nulla posso per alleviarti la pena, nemmeno quella della vergogna tua, che nemmeno il capolino sollevar ti fa!
Cosciente del danno, via venir dovrei ricalcando i passi miei per limitarlo al minimo! Ma è stato indugio del cuore, è stata preghiera!












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