giovedì 9 marzo 2017

Il sogno del cristo


Su facebook, in risposta alle dubbiose argomentazioni di un amico sul dio, ho scritto di assai simile a questo che qui ripropongo, “ mutatis mutandis”.
Il comando del cristo che i nemici perfino, debbano essere amati, penso sia inclusivo nella sua novità di ogni altro antico, ma reca in sé la necessità che vengano abolite le diversità tra amato restio, riottoso e amante tenace, che tenti la coerenza col maestro, che amò perfino i detrattori suoi, senza averne l'attesa risposta, del tutto mancata subentrato il supplizio della croce. L’ostilità del candidato all'amore con tenacia appunto e nel tempo può essere vinta, la fiducia e la serenità possono tornare, superate, quando annullate siano tutte le ragioni che l’hanno non solo suggerita, ma anche permessa, perfino mantenuta. Occorre infatti capirne le motivazioni. Quali possono essere quando non siano dettate da malizia, volontà di nuocere? Una visione diversa del mondo, una maniera particolare di reagire ai fatti di vita, un farsi sospettosi dell’altrui comportamento, un aver subito già esperienze sgradevoli, ne possono essere state le premesse, che hanno potuto crescere in recettiva coscienza, farsi chiusura all'altro, barriera ai suoi approcci, intesi all'amicizia, alla confidenza, fino a condurlo alla palese inimicizia. È chiaro che anche queste tanto radicali differenze possono essere vinte dalla benevolenza che deve farsi amore. Se questa tutta si spende, è verosimile che ogni altro impedimento, in un mondo che fonda il suo esistere sulle diversità mantenute e perfino protette, difese, ma che sostanziano, danno vigore al male, possa venire contrastato e superato. Un lungo impegno potrà essere necessario, ma l’antico sarà modificato in un mondo nuovo di persone che si cercano nell'amore. È il sogno del cristo! E per quanto possibile anticiparlo, sarà il villaggio-mondo!

Tutti noi che, credenti, speriamo nel cristo, possiamo lasciarci affascinare dal suo sogno e impegnarci a diffonderlo, a realizzarlo almeno nel luogo e nel tempo del nostro impegno. Ma dove, quando sarà completamente realizzato? Fuori dal luogo e dal tempo che fanno il mondo, questo nostro, così come lo viviamo in ogni epoca, perciò sempre con poco, raro bene e col diffuso male suo, quest’ultimo nascendo dalle distinzioni di cui esso vive. Quali? L’io separato da ogni altro e dal dio, quello sperato da ogni religione, e lui da tutti. Allora solo in un mondo nuovo sarà possibile vivere completamente il sogno del cristo. Ma intanto io sento di poterlo far mio, oggi solo nella speranza di viverlo con lui. Come? Nell'amore da lui sperato vincente, quello nel mondo suo, quello per ora affidato al nostro sogno. Allora l’io non si distinguerà più da ogni altro, se già ora e qui si sforza di non distinguersi nemmeno dal nemico, e sarà a un tempo chi cerca ogni altro tu per amarlo, ma anche ogni tu, che sentendosi amato, cerca l’io amante per ricambiarlo. Ma più ancora in questo mondo da venire, io, incantato, spero m'accada col cristo di simile a quello che è stato in un sogno da sonno venuto, sognando la madre sua. Io ero chi cercava la bella del cielo per dirle d'amore, ma a un tempo ero lei che cercava me per donarmi il suo e lasciarsi amare. Perciò più non ci distingueremo tra noi e nemmeno dal dio, il cristo stesso o la madre sua in quest’amore! 
Eritis sicut dei, è la profezia del serpente nella Bibbia, che anche così può essere interpretata, il male conosciuto, ma passato, il bene sopravveniente, preziosità di cui vivere!
So che è questo invito al sogno è per un mondo da favola, ma, mio chiedo, Non è forse vero che tutti viviamo tristi in questa realtà, e questa non è forse tutta di illusioni? L’avere qualcosa, l’essere qualcuno, distinzioni, miserie effimere! E non sono forse queste che ci strappano l’amore, come inutile fardello in questo mondo che spinge alla lotta il succubo verso il dominante del momento? Invece il mondo sognato dal cristo, che faccio mio, è del dio, è nell'oltre, è nel dio, che spero sia null'altro che amore da poterne vivere. Non ne voglio altri! E ripeterò, Signore, venga il tuo regno! È ingenuità, è follia? E’ ragione di vita nella povertà che mi distingue, io qui non solo non ho niente, ma non so niente, non sono niente!

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