giovedì 30 marzo 2017

Chi nutre quel che si dona?


Ho scritto pensandoti come in accorata preghiera,
Se questo piccolo fiore, che ben mi tengo stretto e da molto, ma lieve, ché non lo sciupi più del tempo inclemente e non lo soffochi su avido seno, e piano e dolce lo faccio, ché male non gli rechi, il male tentasse e vero raggiungesse, certo non temerei il ridicolo tentando di distrarti, impegnata come certo sei, donna del cielo, con ben tanti sofferenti! E forse la mia insistenza si farebbe perfino temeraria dopo un tuo apparente rifiuto! Oh sì, pianger ne potrei e tanto e forte, e più ancora gridarti attenzione fino a scuoterti il cuore, ché pietà ne esca per noi! Ecco queste mie mani, hanno cercato di esserti utili, hanno cercato di fare comunque, e, anche se poco, bene ne è venuto, spero più del male indesiderato e involontario, e ora che mani di vecchio si son fatte, son congiunte perché questo mio timore si faccia preghiera ascoltata!
E ancora, rinnovando la mia supplica alla salvezza di altro mio fiore intesa,
Semmai queste mani ormai stanche, tu dovessi fare le operatrici tue, donna delle mie preghiere, certo quanto più bene potessero, tenterei, per essere vicino alle aspettative tue, meraviglioso il dono tuo! E se tu me lo consentissi sai da chi cominciar vorrei? Da quel piccolo fiore, prigioniero del mio ricordo, di cui tanto parlato t'ho, e oggi pure alla mia piccola donna. Ella dell'anima sua so che più cosciente non è, e qualcuno oggi sotto al sole della altrimenti amena passeggiata, ricordarmelo ha voluto! E tristezza ha fatto, forse mal celata, a questo provato mio cuore! E che le direi, accompagnando gesti salvifici? Piccolo fiore, piccolo fiore, ricordi le ore al tuo balcone e io sulla via a rimirarti? Torna, torna! La bella, che nel cielo t'aspetta con l'altro mio fiore, lo vuole! Torna, torna! E' bello ricordare l'amore ingenuo nostro, anche se io l'ho rovinato involontario, e qualcuno ha voluto interromperlo, spezzarlo!
Ma ora mi chiedo, Io che così tanto ti indirizzo, il sogno anche di divenire tuo strumento di bene, davvero ti conosco da sperarmi ascoltato?
Forse davvero un po' solo, ma mi basta, ché altro di te mi svelerai mostrandoti, se vero è che mi vuoi alle tue stelle! Tu ora, perdurando questa vita, dal tuo cielo in notti stellate sei donna che dal cuore suo tutto trapunto di simili a quei tanti brillii, che l'universo dissemina a far incanto, sfuggir permette cose che, qui cadute come stille di luce, altri cuori raccolgono e se ne nutrono. Mentre è ben strano che il tuo si cibi solo di ciò che perde e tu ne viva, all'apparenza diminuendoti! Perché vero è che il dio è chi vive del bene che sfuggir si lascia generoso verso gli immeritevoli anche! Meraviglia della divinità tua! Vivi anche tu del bene elargito, lasci ti sfugga, lasci piova su assetati cuori e ti appaga e ti sostanzia e ne vivi! Tu vivi d'amore! E sai che chiede questo vecchio e capriccioso mio cuore? Proprio amore, il tuo, o benedetta! Per sé? Anche! E per chi altri? Per il piccolo fiore che nutre del poco che crede d'avere, ma solo in apparenza donando del suo. E questo fiore è piccola donna, che gli vive dentro e dir potrebbe, Vivo per amore e d'amore! Perché? In questo ti imita, dal momento che mi torna parte di quel che io le do, privandosene, perché ne viva il mio e il suo cuore! Vive come te del suo stesso dono! Oh meraviglia, “similia similibus sunt”, cose simili sono per i, accadono ai, simili! Ma sei tu che inizio dai alla nostra condivisione del nostro posseduto col dono tuo a me proprio, sebbene indegno di tanta dedizione da donne, che amo così come posso dalla pochezza mia, sì, nel cuore ho un tal fiore che il tuo donato è tutto per lui! Illusione sarebbe che io e lui sopravvivessimo col dimezzato, pensato che sia solo da me. Presto i nostri cuori, ora gonfi del tuo, ben poco avrebbero, non scambiandosi che briciole rimaste, e forse si farebbero rattrappiti, finanche a morirne! Sì per mancanza d'amore si può morire!

Ma questa donna-fiore ignora la solerzia dei nostri cuori, ella pensa che come spartir dobbiamo il cibo, così quello per l'anima, l'amore, debba esserlo! Sono così le donne tutte, almeno quelle che un tesoro hanno nel vero amore! E di te è ignara, non sospettando lo alimenti e lo rinnovi e giovane lo conservi e sempre ne riempi il mio cuore ché ne trabocchi e a tutto e tutti io lo trasmetta. E allora se vuoi i nostri cuori sopravvivano oltre il caduco supporto della fisicità in cui rinchiusi li hai, continua a lasciarti sfuggire un po' del tuo nutrimento. Permetti viva il tuo cuore anche di ciò che viver i nostri fa! E il mio, io gli occhi fissi allo stellato, ben ti dirà riconoscente , “D'altro non calme”! Sì, d'altro non mi importa, è questa la felicità!

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