lunedì 15 aprile 2019

Notte di un'unica stella


È questa un'altra notte tribolata, ché temporale s'annuncia ad aumentarmi l'insonnia, o ne sogno una da tempo e sempre mi illudo del ritorno duraturo della luce? Infatti ho la sensazione che anche il ricordo di vissuti solari essa soffondi di penombra per farne vaghezza, ché più non mi appartengano! E se, tu che unica stella vi sei, diradi i tuoi brillii a farne stanchi e intermittenti bagliori, come faro per nave perduta, che di lontano tenti scampo in mare sconvolto, non ne sei così tu stessa combattuta e vittima? Allora che sarà dell'anima mia in questa insicurezza diffusa e contagiosa?
Ma forse è quest'angoscia di perderci, questa che fuga ogni evidenza amorevole dell'interesse caritatevole del Cristo, che ci salva pur sentendoci ultimi nel suo amore! E proprio tu con la tua sofferenza, mi coinvolgerai nel suo amore divino, se smetterai di chiederti perché il buio segue se desideri far tuo il dolore dell'appena accanto, che ignorare, pur avvertendoti inadeguata a tanto, non puoi nel bisogno suo d'aiuto! Perché tu allora non sarai più solo il mio fato benefico, stella che mai si spegne nel cielo mio angusto, ma soffrendo per l'altro, sei già tra mille e mille compagne a far arabeschi di luce in ben altro cielo!


lunedì 8 aprile 2019

Amore, superamento dell'angoscia



La vita a due anche è di piccoli screzi, crucci, piccole pene, lacrime talvolta, di cui l'altro finisce col chiedere scusa o perdono, spesso non avendone responsabilità, ché torni l'armonia. Oppure sa di dover prendere, e subito, su sé ciò che vero turba l'altro, perché la pena condivisa sempre scema, un po' almeno, e dà a chi ne avuto per primo angoscia, maggior sicurezza di superamento!
E col Dio? C'è un rapporto d'amore particolare. Quando si fa vero armonico? Intanto si finisce col dirgli tutto. Già raccontare di sé rasserena, ma a un certo punto la preghiera diventa vero colloquio, convinti che l'altro da noi abbia su sé preso ogni pena, le antiche, forse le più pesanti, anche, da far ricordo, vecchio o novello, d'angoscia!
Quando accade, si ci convince che non c'è dono più grande da parte di Dio che permettere di sentirsi come un cristo abbandonato, ma allo stesso tempo avvertirlo soccorrere l'io bisognoso, l'io richiedente forse solo l'appena per la propria sopravvivenza. Ma più ancora riconoscerlo come chi lo soddisfa nella più pregnante delle sue richieste, il bisogno di attenzione, d'amore! Consapevolezza che può avvenire appunto, con la preghiera quale l'età. Ma quale preghiera? La preghiera, cose raccontate dal cuore, deve farsi colloquio, cioè convinzione che non solo si è ascoltati, ma che vi sia risposta, sebbene l'attenzione stessa al proprio di dentro, malamente espresso, sempre balbettato, lo sia già. Ma deve diventare soprattutto offerta, Io t'offro, o Dio sconosciuto, la pochezza, l'insufficienza, il bisogno miei! Ed esser certi che chi ascolta li avvertirà come proprie carenze, come sue necessità, come sue urgenze
Come a me è accaduto da farmi meraviglia? Spero di saperlo raccontare! Ma tutto riassumo in questo,
Occorre pregare, la fede verrà! Lo diceva d'Alembert per
la matematica! Se ben ricordo, Allez en avant la fois vous viendra!

Io pregavo nella mia solitudine, anche più non credendo, ed ero non più che bambino! Dubitavo dell'ascolto pure di mio fratello, angelo appena dipartito, parlando nostra madre alla sua tomba. Ma poi lacrimoso me ne stavo rassegnato e confortato un po' dalle mie stesse lacrime! Poi nella vita, trascorsa a difendere la mia poca fede, continuavo a pregare come l'avessi grande! Ma ho finito davvero per averla, anzitutto convinto d'ascolto. Dicevo e dico dalla mia debolezza, dalla mia insufficienza, dal mio bisogno d'amore e so che ho ascolto! Mi sono convinto, ché già accade nell'amore tra due, far proprie le pene dell'altro, che quel qualcuno del cielo li abbia fatti propri. È diventato me, uno che ha sete e nessuno acqua gli dà, fame e nessuno l'estingue, vorrebbe ristoro e nessuna tregua gli permettono, conforto e nessuno gli offre pace, bisogno d'amore e gli sembra sempre d'averne carenza, poco parendogli il donato tanta la sete! Sì, c'è Cristo, sta disteso sulla croce novella, che è la mia vita tutta e mi dice, Io sono te! Sì, l'avverto aver lo stesso mio affanno nel cuore. Lo ha da sempre! E non potermi distinguere da lui a un tempo mi conforta e mi aiuta nel superamento dell'angoscia che fin qui è durata! E credetemi, non v'è dolcezza d'amore più grande che avvertite il Cristo condividere la propria angoscia!










martedì 2 aprile 2019

Ambivalenza del male


A quanto apprezzabile c'è sotto al mio sole, scialbo quello fisico d'una mattinata che opaca s'annuncia, m'abbandono. E rivedo, rievocato il passato, occhi attenti, mute parole di tenerezza, sospiri. E mi dico quelle immagini, sillabe di parole di Dio. Ma parole sue tenta muta anche nell'oggi questa mia donna, sorride! Allora i ricordi brutti e la tema di simili eventi nell'oggi che sono, se tanto precario esso s'annuncia? Devo pensarli parole, anzi frasi del male, pronunciate minaccia al nostro vissuto? Ma la sproporzione tra la pochezza del bene e la prolissità del male, non è essa stessa speranza di compenso? Sì, che al buio subentri la luce, superandolo tutto e che notte sia di stelle? E io, dolce compagna, sono con te in barca in notte serena e fredda, ancor che primavera s'inoltri in questo tempo. E ci teniamo abbracciati e s'accende di mille e mille lumi il nostro cielo e gli occhi si fanno umidi e l'incanto ci vuole muti ! Invito a lasciarsi cullare dal canto con cui essi narrano l'amore di Dio, e tentazione a lasciar cadere in acqua i remi per spezzare ogni altro legame e lasciarsene inghiottire!