sabato 21 novembre 2020

Che dice la fede nostra?

 


Scrivevo giorni fa sulle mie emozioni : “Tremuli questi gialli fiori di trifoglio alla brezza del crepuscolo, che sale dal mare. È un tenero scenario da piccoli sogni, com'è quest'amore, mio per la donna mia, salvo, nonostante gli anni.” Questo sentito mi suggeriva: “ Ecco, posseggo un po' dell'amore, che è carattere di Dio. Altri poco meno o di più tanto hanno. Allora l'amore, in qualche misura raggiunto da tutti, pur c'è. Sì, Dio c'è!”. Conclusione: “se Dio è pensato come chi racchiude nella persona i bisogni della nostra anima, allora c'è. Sì, proprio quei bisogni mai completamente appagati, interposto il male. Questo finirà con la morte. Permetterà essa di raggiungere Dio? Lo vuole la nostra fede! Infatti mentre la percezione personale del male ha un limite, raggiunto con la morte, ci sono bisogni dell'anima, come la bellezza, la bontà, la pace, l'amore, mai completamente appagati. Per la fede questi limiti, qui sempre solo sfiorati, mai vero raggiunti, non saranno più tali dopo la morte, perché essa è speranza di possederli in Dio”. Tutto accade come se le necessità nostre siano funzioni del tempo su cui scorre la nostra vita. Per simili funzioni, e scusa chiedo di questo linguaggio un po' troppo matematico, il limite loro non viene raggiunto, perché non c'è continuità. Qui la persona è separata dalla sua meta, il bene, dal male, questo fa la discontinuità tamponando, frenando, sminuendo, spegnendo le nostre iniziative per arricchire il bene pur possedendone l'anelito almeno. Ma al suo cessare con la morte, punto fatale, istante critico, il limite, è la speranza nostra, verrà raggiunto!Sì, vivremo in Dio!

1 commento:

  1. L'anelito al bene ci sprona la vita tutta a conseguirlo. Il bene in sé perciò c'è, Dio! Alla morte finirà il male, che qui ostacola l'acquisire il bene. Ma da quel punto, non più. Staremo, vivremo in Dio!

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