martedì 14 aprile 2020

L'oltre promesso è già qui nel nostro cuore.



Cristo è davvero risorto. Ma questa “sua pasqua” non può essere fondamento della mia fede, ma lo è la croce sua e mi basta. A tutti, come dice di sé Simone Weil, deve bastare, ché la fede non può fondarsi sulla meraviglia e lo sgomento d'un tale splendido miracolo, la resurrezione! Ché la croce sua parla di per sé! Dice quanto da questo mondo e chi lo impera, ha il Cristo patito per essere accolto in ogni cuore ed esservi fonte d'amore e di speranza. Sì, la risposta dalla sua e ogni croce, è d'amore. Ché, dalla sua fa propria l'invocazione da ogni croce. Allora è quella che noi dobbiamo a tutti e che il mondo combatte con gli allettamenti suoi, le lusinghe, e turbamenti e i tanti suoi pericoli subiti. Perché lo fa? Per far tacere pure la speranza. Quale? Quella che chi ci occupa il cuore, flebile ormai la voce del Cristo. Che dice? Il Padre suo e nostro un “oltre” per noi, per noi proprio, mantiene. Proprio l'”oltre” che a molti da qui deve apparire quello che certo era prima che il mondo fosse e il Padre si mostrasse attraverso la creazione sua, e il Figlio si staccasse da lui per il compito affidatogli. Cioè prima che attraverso il Figlio lo generasse per far sì che tutti intendano che l'amore e il bene vanno raggiunti e occorre farlo nonostante il mondo brutale, che pur sorregge la vita! Sì, l'assoluto nulla, quello di prima che questo tutto fosse chiamato a esistere. Perché allora quelli che pur sentono il Cristo dentro devono aspirare a un “oltre” e dove sperarlo? Il Cristo desidera ricongiungersi al Padre, annullarsi in lui, finita, conclusa la missione sua d'amore, essere cioè come prima che per lui il mondo fosse, e vi era indistinto. Se lo amiamo a lui dobbiamo la risposta che l'amore detta. Come? Col pentimento d'aver ceduto, aderito al mondo, con i suoi fittizi beni che si fondano sul dolore di troppi, così com'è bella la natura sua, che però ha la leggiadria fondata sul pianto di innumerevoli sue creature. E col pentimento otteniamo il perdono. Il perdono che fa? Ci rende l'”oltre” della speranza già nel cuore, dove il mondo è partecipe e torna casto, sgombro della sua peccaminosa materialità e finalmente daccapo buono, torna pensiero di Dio! Il Cristo il nostro cuore fa santo, immacolato da diventare il luogo e il tempo in cui il Padre ritrova il Figlio. Cosicché il Figlio s'annulli nel Padre e noi nel loro Spirito. Ecco il più grande miracolo della fede, l'umanità tutta, anche gli immorali, resi puri dall'amore dei santi imitatori del Cristo, e il mondo tutto fa tornare allo Spirito. Sì, tutto nel suo amore, e io non mi stancherò di ripetere, << Veni (Sancte Spiritus) et in nobis absume quicquid impedit ne nos absumamur in te>>.






1 commento:

  1. Come il sacerdote di Dio ci anticipa il suo perdono, se autentico il pentimento di aver ceduto al mondo, così noi possiamo nel cuore anticipare quell'oltre, luogo e tempo, che rivedrà il Figlio congiunto al Padre nello Spirito e noi e il mondo tutto annullarci in loro, tornare nello Spirito.

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