Piccolo
dicevo ai compagni, da farmene vanto, Leggere ancora non so, ma
contare sì, fino a cento! E oggi sai che vorrei?, saper contare i
perché mi sei necessaria! Così me ne ripeto uno e dico, Chi
interesse avrebbe per i miei pensieri se tu più esserci non volessi?
Ascolta questo vento, poco più che brezza al tramonto, eppure parla!
Fa tra le frasche del tuo giardino lieve brusio. Par raccontare nel
brontolio suo, ad orecchie attente, le eterne assai simili storie
dello star qui. Io, bambino me ne chiedevo ragione, dicendomi, Non vi
sono forse capitato senza ne sappia il motivo, sì, chi mi ha
invitato a comparire? E mi sono chiesto assai presto il perché dello
star in ben strano luogo e con altri, che apparentemente risposte
avevano, muovendosi disinvolti, scarsa in me invece la fiducia, forse
perché precocemente solo restato. E tutti qui siamo rimasti partendo
da domande analoghe, nessuna con risposta soddisfacente, risparmiati,
altri precoce presi, sì, abbiamo dovuto vivere! E non siamo forse
qui senza ancora risposta alla domanda fondamentale sul perché
esserci, e come pressati da cento incombenze e problemi, nessuna
gratificante, nessuno con soluzione certa, ma se sì, solo valida
nella provvisorietà, distratti da falsi allettamenti, respinti da
proposte di vita inconsistenti, ingannati, sfruttati, taluni avviliti
anche dalla perdita della dignità del lavoro, tristezza assai
frequente nell'oggi? Oppure questo vento racconta ciò che tristi ci
fa sempre, perché la vita alcuni di noi rende del tutto carenti fin
dal seno materno, altri lascia attanagli e stringa nelle spirali sue
il male, ma nel tempo tutti ci farà bisognosi e malati, scarso il
numero dei completi esentati, ma non dal divenir vecchi, tutti perciò
rendendoci dipendenti dalla benevola considerazione e volontà di
bene di rare persone buone. Non restano, forse solo come placebo, che
i sogni! Possibile viverne senza? Ne vivo io? Non so, ma se sì, sono
io a doverli rincorrere perché questi vogliono per me farsi tutti
subito come passati, lor traccia svanire, o rimaner nella vaghezza
del ricordo sì belli, ma incompleti, mai possibile completamente
evocarli. Perché son fatti di labile tessuto e ordito, come di
agognati desideri, mai appagati, di speranze mai acquietate, perciò
anche di serenità sempre invano cercata, anche di dolcezza di donna,
suoi sorrisi e parole buone, e cose simili. Ma forse, nella loro
inconsistenza, solo fatti di vano stormir di fronde ad effimero
vento, com'è questo del momento, incombente la sera. E ciononostante
importanti, perché pur presenze belle, gradevoli, sebbene fuggevoli,
labili appunto! Occorrerebbe rinnovarli, averne volontà e motivo che
altri mi si affaccino al cuore, sì, novelli si accendano! Ma nemmeno
questa possibilità mi resterebbe se tu più non volessi esserci!
Ecco un motivo della necessità che ho di te, che tanti altri forse
ne riassume! Perciò rimani anche nei miei sogni!
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