Amare
è mettersi al secondo posto, dietro la vita stessa dell'amato, con i
suoi essenziali attuali bisogni e per il tempo che viene, le
speranze, appena rese più grandi di essi dai sogni. Perciò quale
sia la realtà vissuta, non si può essere indifferenti a chi la
popola, e amando tutti quelli che ci circondano, i loro diventano
nostri problemi, le loro, nostre speranze. Perché? La nostra è
realtà personale, percepita sì dai sensi, ma giudicata degna o
mediocre dalla mente e più ancora dagli occhi del cuore. La peggiore
carenza dell'anima è la mancanza di empatia per chi nel nostro mondo
è nel bisogno, o almeno necessita di comprensione, e per questo ci
confida il suo sé, l'intimo suo. Ma se la scuola della vita ci ha
educati nel bene, saremo felici con chi risolve, quale il nostro
aiuto potuto dare, la sua angoscia e faremo il possibile per lenirla
in situazioni che tendano a prolungarne la pena. Se il nostro impegno
sarà completo, come non avvertire che gli altri si sentano immersi
nella nostra bontà pur limitata? Ma a chi diremo la sofferenza
nostra per non essere capaci di liberare e liberarci dal male, sì prima quella di chi la sua ci ha versato nel cuore? L'evidenza di tante
richieste d'aiuto disattese dal cielo, fa pensare che il cristo non
sia esentato, ma rimasto nella sofferenza qui tanto diffusa. Perché
fa sua ogni pena, se noi la facciamo nostra. Così è proprio perché
noi siamo la sua finestra sul dolore, ché vede con i nostri occhi,
tocca con le nostre mani, ne ragiona con le ragioni del nostro cuore,
che sua diventa la nostra empatia. La sua aumenta di ogni dolore da
noi conosciuto e di ogni pena che noi testimoniamo, sebbene impotenti
a risolverla! Noi gli abbiamo offerto i nostri occhi, le nostre mani
e scopriamo con meraviglia che la nostra bontà piccola, limitata, si
fa il mare della sua! Ma c'è più ancora! Egli si è posto dietro a
tutti, amando tutti. Pure dietro a noi che pretendiamo di offrirgli
occhi, mani e cuore. Ma se così rimaniamo, condividiamo il suo
destino, e saremo anche i suoi passi, quelli del suo ritorno. Sì,
egli tornerà al padre, all'eternità e pure noi la vivremo!
Sì,
il cristo è la nostra eternità!
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