venerdì 9 marzo 2018

Il mistero della morte e dell'amore


Talvolta quando sono con me stesso, il mio pensare si fa da soliloquio, colloquio. Con chi? Dico di me, di questa problematica mia vita a un interlocutore dei miei ricordi, a mia madre o ad altra persona cara, che conosciuto mi abbia nella sua benevolenza, uno che la sua lontana amicizia, sola sopravvissuta, m'abbia concesso e lasciato come bene prezioso. Perfino all’amichetta, passione da bambino! Ed è mistero che l’amore me li faccia presenti, attenti alle mie confidenze, ai miei crucci, alle mie pene, alle mie speranze, e che esso superi quello della loro morte o della scomparsa dal mio destino, orfano rimasto del loro amore. Sì, il mistero dell'amore sconcerta più di quello della morte, è più profondo, ma, meraviglia, l'amore supera le conseguenze della morte! L'uno è capace di avvertire presente attivamente chi l'altra, troppo precipitosa sempre nel toglierci un bene, un affetto, gli ha consegnato solo come ricordo. E con il dio m'accade di simile! Chi è qui se non colui che solo l'amore fa essere, altrimenti destinato alle cose che la ragione fa morte? Ed è l'amore che vince la ragione e la morte che le vien dietro, perché me lo fa presente, quando il mio colloquio si fa preghiera, anche se non gli so dare un volto, se non quello delle belle madonne del nostro rinascimento. Così dall'amore lo so attento ai più piccoli turbamenti della mia anima qui, in questo luogo della morte e delle cose buie e gelide che la precedono!

Nessun commento:

Posta un commento