Parlo
qui, col mio linguaggio di maschio, di un sentito che le donne
possono riferire a se stesse, mutatis mutandis. Quale questo
sentimento? Talvolta l’impegnarsi in cose vane fa trascurare lo
sforzo continuo per migliorarsi e guadagnare un altro cuore, e lo
stesso fanno l’abbaglio per falsi valori e più ancora le
farragini, per lo più subite, di fatti della vita. Tutto è
accoramento, oscuramento dell'anima, che anche fa allontanare da un
cuore amante la propria Beatrice. Noi abbiamo una piccola donna nel
rimpianto, conosciuta forse appena ragazzi, e sublimata,
magnificata, come le cose e gli avvenimenti d'allora, nell’ingenuità
dell’innocenza poi dovuta perdere. Quando questa perdita? È
accaduto col rinunciare, aspettando imminenti altre novità, più
grandi sognate, che non sarebbero venute, alla visione del mondo
nella meraviglia, che fa, nel primo affacciarsi alla vita, le cose,
tutte belle, preziose e godibili, che sembrano esistere soltanto per
la personale soddisfazione e godimento. Così molte delusioni ancora
sarebbero venute, ma, a vita quasi trascorsa tutta, è nata per molti
la speranza di riottenere la propria Beatrice, che è anche quella di
tornare al primitivo incanto e viverlo tutto senza impedimenti in una
vita tutta novella. Insomma abbiamo dovuto perdere molto per
adattarci alla vita di qui e vorremmo ritrovarlo perché essa è
stata tutta deludente. Ma come? Forse il poeta del viaggio mistico
nell'aldilà, il nostro maggiore, trasmetterci vuole un appropriato
messaggio con l’opera sua in cui descrive il ritrovamento della sua
Beatrice. Come a lui accadde, occorrerà rivivere tutti gli
impedimenti qui subiti e superarli, ma non fermarsi al ricordo penoso
dei personali. Perché è convinzione del poeta, e io sono con lui,
che ciò che diventa qui insormontabile, il peccato, quando
rivissuto postumo, nell’orrore delle innumerevoli varianti sue, e
perciò conosciuto nella completezza sua, possa essere superato
attraverso un sofferto pentimento. Perché noi abbiamo vero peccato a
volgere altrove lo sguardo e rifiutare la bellezza, peccato culminato
dal non trattenere al proprio cuore la nostra Beatrice! Allora
occorrerà conoscere l’orrore tutto, fin dove avrebbe potuto
condurre questo rifiuto e da quel buio tornare alla luce per poterla
apprezzare come merita, e poterla vivere tutta finalmente! Dal buio
completo alla luce in tutto il fulgore suo! Ciò rende l’anima
degna di raggiungere quel bene, quell’amore mancato alla sua vita
di qui, smarrita la propria Beatrice! Così come certo avviene per il
bene, l’amore in sé, il dio, troppe volte negletto in questa vita!
Insomma ritrovare la propria Beatrice significherà in fine ritrovare
se stessi e col proprio sé, la completa capacità d'amare e così il
dio smarrito! Ritrovare la mia Beatrice, ritrovare me stesso, il mio
bisogno d'amare e essere riamato, ritrovare il dio, ecco il mio sogno
senile!
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