venerdì 18 maggio 2018

C'è il dio senza il suo cristo?


Non so cosa pregare sia per gli altri, ma per me è trovare le parole giuste, semplici, immediate perché, gonfio il cuore, ne esca, facendone sollievo, un po' dalla sua pena e gliene venga speranza di superamento e di ritrovata serenità e fiducia nella vita. Ed è rivolta alla stessa fonte dell'amore, quello che qui tento di mantenere, al dio, che subito la fa propria e dirò perché penso che così davvero accada. Intanto assai spesso la risposta sperata non viene e il bene agognato resta sospirato, non potuto raggiungere. Perché? Credo per questa stessa realtà, che ha permesso la mia vita, tormentata nei suoi manchi d'amore e di supplice, che si frappone tra il mio desiderio d'amore e l'amore stesso, e per i peccati interposti da me e da tutti, che ne fanno più spessore e poca la fede e la speranza debole. Una realtà che permette sì all'amore di entrarvi, ma solo come egli stesso uomo del dolore, disperato nel patire come ogni altro, un povero cristo, un povero dio! È lui nel mio dolore, nella mia delusione per la mancanza di palese risposta dal cielo, ma che dà forza a nuova preghiera, mi fa accettare l'oggi e alimenta la timida speranza che sole novello sia già domani e venga a riscaldar cuore tanto deluso. Ma fa di più, rende assai probabile che la vita tutta abbia un senso, anche al più dubbioso, nonostante la sofferenza dei bambini e il dolore delle madri senza più lacrime. Senza il suo cristo non resterebbe del dio che un'idea vaga di persona, che, di fronte a tanto dolore degli uomini e dei viventi tutti, avrebbe vergogna della sua inanità e la sola dignità di fuggire nel nulla!


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