mercoledì 13 settembre 2017

In difesa di Simone Weil

Vorrei saper rispondere efficace a chi è detrattore della Weil, di cui io invece mi sono innamorato, tanto da sperare vederla se nell'oltre sarà concesso vedere o rivedere le fattezze di ogni amato. Ma posso farlo solo dalla mia pochezza, che, come mai prima, avverto tanto stretta! E come? Che dirò, un po' parafrasando Simone nel tentativo di farle schermo, di difenderla?
Trovare nel buio che mi s'è fatto intorno e dentro nella sconfitta, nelle lacrime d'una perdita, nell'amaro del subito, nella solitudine d'una disgrazia, in ogni ingiustizia patita, la presenza di chi sentivo distante, di chi pensavo distratto, altrove e con più degna persona impegnato, è sorpresa! Ma è meraviglia né piacevole, né amara! Perché? Questa certo non diminuisce l'angoscia del vissuto, anche se la motiva, non è vuoto che si riempie, né cielo che s'apre, né turbine che cessa, anche se dà un perché a me che me ne sentivo preso, attanagliato, a me che mi sentivo allontanato, a me che mi sapevo dimenticato e mi ritrovo accanto proprio chi mi era parso il più deludente di tutti, addirittura confuso tra i fuggiti dal mio dolore! So che sono ancora nel silenzio, eppure avverto che questo s'è fatto più eloquente di qualunque appropriato discorso, sto nella notte ancora, ma è come se, ormai sgombra da nubi, si sia tutta trapunta di stelle, sto ancora nel buio, ma è come se questo si sia fatto più chiaro di qualunque soleggiato giorno, sto nell'indifferenza di tutti, ma questa, improvvisa, s'è fatta più compassionevole e calda di qualunque conforto! Sì, avverto la presenza dell'unico capace di queste contraddizioni, di questi sovvertimenti dell'anima, la presenza del dio! Ed è allora che grido, ma solo nel cuore dove l'ho trovato, Oh quanto ho dovuto patire per ritrovarti!

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