Nella
creazione il dio s'è diminuito, ha fatto luogo accanto a sé al
diverso da sé, al mondo, all'uomo. La somma dell'uno e dell'altro,
venuto all'esistenza, è meno del preesistente! Proprio strana
aritmetica nel dio! Ma il dio ha permesso il male che è iniziato
proprio da questo sorprendente risultato del conto primordiale e ne è
venuta l'infelicità per l'uomo e per il dio. Perché? Affinché
questi si convincesse, dura scuola la vita in ogni epoca, che per
annullarla, occorre diminuirsi, rinunciare al proprio sé,
annichilirlo! Come e quale lo scopo? Già nell'amore per un
particolare tu, l'io rinuncia a parte del suo sé per accogliere
l'altro e farlo partecipe delle sue speranze e delle sue occasioni di
gioia. Inizia così un prologo che vedrà incomprensioni, piccole
pene anche e sofferenze perfino, ma che sfocerà nell'amore, sebbene
limitato, ristretto a un singolo. E quando così, tutto sarà da
condividere, il dolore anche! Ma più ancora occorre faccia l'uomo,
non fermandosi a questo prologo per solo un altro, per quanto lo
impegni, ma estendendo l'interesse suo a tutti, fino ad annullare il
proprio io nell'amore offerto all'indifferente e all'immeritevole.
Sì, al nemico anche! E che guadagna? Guadagna il dio, sua gioia e
suo dolore! Insomma il dio per amore ha fatto l'uomo, ora ha bisogno
dell'amore della creatura sua per recuperarla al suo bene, per
colmare l'allontanamento che ne è venuto, subito anche da lui, come
dall'uomo e dalla creazione tutta! E poter con lui spartire la gioia
che contenere non potrà nel riaverlo e il dolore che l'attanaglia
per i rimasti qui. Per l'umanità che vuol farsi più ancora
distante, perdersi! Ma è proprio così? Occorre mi chieda a questo
punto! Io constato, con sorpresa, anche nella persona mia, che il
male ha a questo mondo gli eccessi suoi e il dolore da danno fisico
spadroneggia qui e vi solo privazioni, suoi eccessi indicibili che
fanno poco tollerabile il subito e non chiaro, tortuoso il disegno
divino! La sua incredibile proposta, quell'“io voglio darti il mio
bene, io voglio darti il mio dolore”! Così ogni azzardo di
semplificazione non andrà più in là della mera congettura! Ma io, che ne sono tentato scrivendo, ho la “fortuna” ( sic!) d'essere
sotto tiro del male e tutto riduco all'essenziale e a quello che al
momento ritengo sicuro. No, proprio non sto raccontando una favola!
Allora cos'altro potrò dire con sicurezza? Questo almeno, Il dio
completa il suo disegno nel suo cristo, che con la sua croce ha dato
e dà il massimo dell'annullamento del suo sé per amore e ora sta
col padre suo a spartirne gioia e angoscia. Per chi? Per Noi! Per
noi, tutti immeritevoli, che l'abbiamo crocifisso in ogni epoca. Sì,
il cristo ama chi lo ha perseguitato e chi ancora lo perseguita nei
fratelli suoi e ha pena per il suo destino, che vuole sia di luce. È
come se il dio abbia creato il tutto e il cristo abbia iniziato la
de-creazione che riconduce il tutto all'amore da cui esso è venuto
all'esistenza, suo scopo, sua felicità, suo dolore anche, ma
motivata pena per i rimasti e non come è qui, subito per l'ottuso
vento che tutto travolge nella follia sua! Ecco perché la Weil dice
che la patria di ogni uomo è la croce, l'imitazione completa del
cristo fino al sacrificio! Poi sarà la pace, ma anche la pena per il destino dei
rimasti e lo voglia il dio che dal dono del pentimento, anche
postumo, possa rigenerarsi l'uomo nuovo, solo attento al dio e non ad
altro, come qui ha fatto, abbagliato dai falsi luccichii del mondo!
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