domenica 17 settembre 2017

La patria di ogni uomo è la croce!


Nella creazione il dio s'è diminuito, ha fatto luogo accanto a sé al diverso da sé, al mondo, all'uomo. La somma dell'uno e dell'altro, venuto all'esistenza, è meno del preesistente! Proprio strana aritmetica nel dio! Ma il dio ha permesso il male che è iniziato proprio da questo sorprendente risultato del conto primordiale e ne è venuta l'infelicità per l'uomo e per il dio. Perché? Affinché questi si convincesse, dura scuola la vita in ogni epoca, che per annullarla, occorre diminuirsi, rinunciare al proprio sé, annichilirlo! Come e quale lo scopo? Già nell'amore per un particolare tu, l'io rinuncia a parte del suo sé per accogliere l'altro e farlo partecipe delle sue speranze e delle sue occasioni di gioia. Inizia così un prologo che vedrà incomprensioni, piccole pene anche e sofferenze perfino, ma che sfocerà nell'amore, sebbene limitato, ristretto a un singolo. E quando così, tutto sarà da condividere, il dolore anche! Ma più ancora occorre faccia l'uomo, non fermandosi a questo prologo per solo un altro, per quanto lo impegni, ma estendendo l'interesse suo a tutti, fino ad annullare il proprio io nell'amore offerto all'indifferente e all'immeritevole. Sì, al nemico anche! E che guadagna? Guadagna il dio, sua gioia e suo dolore! Insomma il dio per amore ha fatto l'uomo, ora ha bisogno dell'amore della creatura sua per recuperarla al suo bene, per colmare l'allontanamento che ne è venuto, subito anche da lui, come dall'uomo e dalla creazione tutta! E poter con lui spartire la gioia che contenere non potrà nel riaverlo e il dolore che l'attanaglia per i rimasti qui. Per l'umanità che vuol farsi più ancora distante, perdersi! Ma è proprio così? Occorre mi chieda a questo punto! Io constato, con sorpresa, anche nella persona mia, che il male ha a questo mondo gli eccessi suoi e il dolore da danno fisico spadroneggia qui e vi solo privazioni, suoi eccessi indicibili che fanno poco tollerabile il subito e non chiaro, tortuoso il disegno divino! La sua incredibile proposta, quell'“io voglio darti il mio bene, io voglio darti il mio dolore”! Così ogni azzardo di semplificazione non andrà più in là della mera congettura! Ma io, che ne sono tentato scrivendo, ho la “fortuna” ( sic!) d'essere sotto tiro del male e tutto riduco all'essenziale e a quello che al momento ritengo sicuro. No, proprio non sto raccontando una favola! Allora cos'altro potrò dire con sicurezza? Questo almeno, Il dio completa il suo disegno nel suo cristo, che con la sua croce ha dato e dà il massimo dell'annullamento del suo sé per amore e ora sta col padre suo a spartirne gioia e angoscia. Per chi? Per Noi! Per noi, tutti immeritevoli, che l'abbiamo crocifisso in ogni epoca. Sì, il cristo ama chi lo ha perseguitato e chi ancora lo perseguita nei fratelli suoi e ha pena per il suo destino, che vuole sia di luce. È come se il dio abbia creato il tutto e il cristo abbia iniziato la de-creazione che riconduce il tutto all'amore da cui esso è venuto all'esistenza, suo scopo, sua felicità, suo dolore anche, ma motivata pena per i rimasti e non come è qui, subito per l'ottuso vento che tutto travolge nella follia sua! Ecco perché la Weil dice che la patria di ogni uomo è la croce, l'imitazione completa del cristo fino al sacrificio! Poi sarà la pace, ma anche la pena per il destino dei rimasti e lo voglia il dio che dal dono del pentimento, anche postumo, possa rigenerarsi l'uomo nuovo, solo attento al dio e non ad altro, come qui ha fatto, abbagliato dai falsi luccichii del mondo!

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