Ma
che sono fede e amore dovuti al dio? Esigenze dell'anima che nessuno
sa ben definire, ma s'avvertono dentro e restano incomunicabili! Così
dico di possederle, ma se voglio chiarirmele, non ne colgo l'essenza,
la verità loro resta celata! Ecco, posso dire a questa donna, certo
sono che tu abbia verso di me d'analogo al mio sentito per te! Ma
questo mio sentire, che certo ha di simile, ma niente d'identico, ha
un senso, una ragione. Ho l'esigenza di scusare la mia pochezza, la
mia ignoranza, la pretesa di essere dabbene, la mia incapacità di
venirne fuori dalla mediocrità e ben gestire i fatti della mia vita,
e lo posso solo, riconoscendo angusti i miei limiti, commiserandomi,
amandomi perciò. Sì, devo pur perdonarmi e dovrò perdonare il dio,
confermarlo nell'amore, poiché sono i miei gesti e le mie preghiere
senza palese contraccambio d'amore! E di che perdonarlo? Di tenermi
tuttora separato, distante, di farmi dubitare del suo apprezzamento,
di farmi avvertire la pena della inutilità d'essere fin qui vissuto
e perfino d'aver amato! Possibile tale pretesa? Nulla è impossibile
all'amore, che se non raggiunge l'armonia, la sogna, la pretende per
averla pregustata! Così al problema del dio, rispondo convinto, Solo
nella prospettiva dell'amore c'è questa persona! Cioè devo amare
me stesso, la mia piccola donna, gli altri tutti, le cose, i fatti
del mio mondo, gli sgradevoli e penosi anche, e solo così superare
queste apparenze e aprirmi al dio, per la certezza di finire nel suo
oltre, ecco la fede dall'amore, non nel nulla, unico escluso, ché
appigli non dà all'amore!
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