Quanto
strana la vicenda del cristo! Chi lo vide, chi lo ascoltò, chi toccò
le sue vesti, per lo più non gli credette, invece chi non può
vederlo, chi non può ascoltarlo, ma solo leggere di lui se ne può
perfino innamorare e farsi suo discepolo, anche se non meno pavido
dei suoi di allora, che via fuggirono alla sua cattura. E grida
questo cristo abbandonato, il suo grido inarticolato attraversa i
secoli e misura l'abisso senza eco in cui il suo dio l'ha lasciato,
facendone un perduto. E noi nell'attesa forse solo simili siamo a chi
inutilmente sta a scrutare la via per l'arrivo di Godot. Ed è
dramma quest'attesa infinita di qualcuno, di cui si ripete sulla
scena del mondo, Domani verrà! E la vita, che attende che la novità
si manifesti, scorre intanto insulsa e piatta e non mutano i disagi
della mente e del corpo! Invece quel chi che viene letto vuole che
sia percepita un'attesa diversa, in cui la speranza non si stemperi,
ma alimenti, riempia la vita! Occorre daccapo ascoltarlo, vederlo,
toccarlo, ma con le orecchie, gli occhi, le mani dell'anima! Solo
così sarà lui proprio l'atteso, Gesù, e non un indeterminato
mister Godot, simile a quello di Beckett, che solo si attende per
occuparsi di qualcosa e il tempo più ancora non annoi nel suo
scorrere apatico. Sì, deve essere diversa l'attesa del cristo, la
vita deve farsi impegno e, se sofferenza, questa sia giustificata,
compresa, perdonata perfino, ma anche fiducia soprattutto. Solo così
solo apparente sarà il non senso della vita!
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