martedì 1 agosto 2017

Lo iato


Tra il figlio del dio, che è il re designato dal dio, il messia, il voluto re di Israele e il figlio dell'uomo, il giudice escatologico, c'è uno iato, il tempo presente. Che vi accade? È un intervallo di ambiguità, luci e molte ombre, sicuro un tempo di abbandono completo, si perde il cristo, si perde il suo dio, ma anche lo si recupera. Perché? Il dio permette che muoia e di croce, lo scelto, il prediletto, il re, e per mano dei suoi, ma annienta se stesso confinandosi daccapo nel mito. Un dio del tempio, un dio del rito, un dio del Libro, un dio di cui ci si può illudere di vicinanza, disponibile, conforto almeno o sperato aiuto nelle immancabili disgrazie! Ma è anche un dio trattenuto, proprio dal suo cristo perduto! Fascinosa è di questi la storia, soddisfa il bisogno di sempre dell'uomo, quello di avere un garante che la vita non-senso, che gli tocca vivere, abbia invece una ragione, uno scopo e che il male, che trattiene, sia non il mezzo che tarpa le ali, ma il più idoneo per evadere da una realtà altrimenti assai triste! È allora che il cristo rappresentante il dio si fa garante del rappresentato, un prezzo personale essendo stato proprio da lui pagato! Allora quello che lui vuole, secondo i novelli interpreti della volontà divina, lo vuole il dio. Rappresentato e rappresentante solo identificabili, il cristo è il dio! Il dio smarrito non è perduto, è rimasto nel suo cristo! E questi resta nell'umanità, diventa quel figlio dell'uomo che deve venire per giudicare gli altri tutti! Perché? È voluto così dal dio, è daccapo il re e non di un popolo solo, ma di tutti, è il figlio, è il messia! E il primo tra tutti, lo scelto, è, non per caso, il più buono, e cosa non può che volere? Il perdono per tutti, se domandato, quale sia il debito!


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