Il
vangelo di Giovanni è permeato dalla necessità per il fedele, di
appropriarsi del cristo, vero sacramento, introduzione al sacro e sua
comprensione. L'insistere del cristo sulla necessità di mangiare di
lui, c.f.r., e.g., 6:51-59, non è tanto promessa e premessa di ciò
che nella chiesa diventerà rito in ricordo dell'ultima cena, ma
piuttosto invito al sacramento mondo! Perché? Il concetto di
presenza nel mondo del logos divino in Giovanni, richiama quello
degli stoici, il logos è ragione di essere per il mondo, che ne è
saturo. Ma mentre è loro convinzione che occorra essere apatetici di
fronte alle vicende del mondo, che non devono coinvolgere e offuscare
la verità percepita, in Giovanni la verità stessa, il cristo le
subisce fino alla croce! Perciò noi fedeli dobbiamo accettare che
senza pathos non ci si appropria del cristo, pur rimasto e diffuso
nelle cose tutte di quaggiù. Qui tutto è invito al cristo, tutto
gli fa ostacolo! Sì, questo mondo, tutto permeato di scienza con le
ragioni sue, dà poco spazio alla ragione-logos, il cristo. Ma è
anche, paradosso, invito a credere. Le spiegazioni dei fenomeni
fisici, perfino la fascinosa constatazione che scritti sono in chiave
matematica quindi, pur di adeguare lo strumento alla scoperta del
nuovo, sempre intellegibili, leggibili, non soddisfa completamente.
Da dove è venuta nell'uomo l'ansia del comprendere i fatti di questo
mondo, e da dove la capacità di soddisfarla? E poi la spiegazione
dei fatti psicologici soddisfa e.g. l'ansia di amare ed essere
amati? Allora tutto è davvero a un tempo invito a credere nella
presenza del logos-cristo, tutto a respingere il cristo nel mito,
racconto immaginifico simile a quelli del mondo antico con i suoi
tanti dei e loro storie-miti. Ignorando volutamente che perfino i
visionari miti pagani non erano che tentativi di creare un accesso,
una porta al sacro, alla ultramondana realtà, ma già qui
anticipata, presente!
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