È
proprio vero, nessuno qui è un'isola, non sta solo per sé. Se
due si amano, la dedizione reciproca desta talvolta curiosità,
talaltra desiderio di emulazione. Sì, come se il bene di coppia
realizzato voglia diffondersi, guadagnare altre anime, esaltandosi a
ogni conquista! E c'è chi crede, dal momento che qui contagia, che
il bene non muoia e il sodalizio da cui parte non sia per qui
soltanto, ma destinato a un oltre, cui esso stesso dà consistenza,
una consistenza d'amore, altrimenti inconoscibile. Sì, questa
speranza ha per noi due fondamento, dico a questa mia donna, dal
momento che ci diciamo l'uno per l'altra, allora bisognerà
difenderla nei nostri cuori uniti da tutto ciò che spegnerla
vorrebbe, spegnendo l'amore! Noi, che sperimentiamo questo sentire,
crediamo che il nostro destino in quell'oltre non faccia completezza,
ma che moltissimi cuori simili ai nostri già vi dimorino per dar
vita a un tu che ci accoglierà nel consesso, manifestandosi nella
benevolenza e simpatia dei presenti! Lo chiamano dio, il dio! È lo
stesso che ha qui ha permesso il nostro amore e lo difende anche
dall'oblio degli indifferenti. Per incontrarlo de visu, con gli occhi del cuore, dal momento
che è il bene in tutti quelli che, come noi, lo fanno vivere già
qui, amandosi, occorrerà però anche pentirsi delle opportunità di
bene qui mancate. Perché? Sono diminuzioni per il dio-bene e manchi
per noi che non siamo che una sua particola, la realizzata! Noi siamo
piccoli o grandi nel bene fatto, concretizzato con la nostra condotta
di vita, noi siamo il bene che il cuore contiene, nella misura che
contribuiamo a definire già qui il dio! A ciascuno egli donerà
questa capacità di rivedere criticamente la propria vita. E io avrò
tanto da farmi perdonare, ma non di non averti amato! Non ha curato
la tua presenza la mia solitudine?
Nessun commento:
Posta un commento