mercoledì 22 novembre 2017

Ha requie l'amore?


Per tutti il mondo è fatto degli stessi oggetti e ci sono le stesse possibilità di mettersi in relazione con essi e il loro divenire. Conducono o a una visione superficiale, che dà tutto per scontato, non meritevole di troppo interesse, o profonda e meditativa, nella meraviglia e nel mistero. Così nell'amore. C'è chi ama se stesso appena o molto, ma si ferma, non estende ad altri il suo sentito, chi per una donna o una causa spende generoso tutto se stesso. Ma tante altre  sono le sue possibilità. E si può perfino amare l'amore di per sé, avere diletto dal contemplarne le possibilità, i modi di realizzarsi, che già l'amante coinvolgono o lo potrebbero. Sono modi diversi d'amare e per profondità e per indirizzo, ma inclusi nel concetto d'amore. Ma amare l'amore, vuol dire anche di più, dargli consistenza, personificarlo, attribuirgli possibilità autonome di esistenza, farne il dio. E il dio così pensato, è chi ha ogni espressione possibile d'amore, dal mediocre, anche imperfetto, anche incompleto, anche sterile, al fecondo, al sublime, che tutti includere vuole, perfino col cristo i nemici! E più ancora il dio ha in sé ogni amante, perfino tutti quelli che lo amano, che lo contemplano, appartenendogli. Non è possibile contemplare il dio se non dal cuore suo! È forse per questo che san Francesco ha affermato che fuori del dio non v'è amore, possibilità di pensarlo, concepirlo, amarlo!
L'amore non è amato! Non può esserlo, perché non lo si vede, non lo si tocca, occorre appartenergli, cominciare ad amare, non importa chi, come, quanto, ma mai fermarsi, l'amore non può avere requie!




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