Per
tutti il mondo è fatto degli stessi oggetti e ci sono le stesse
possibilità di mettersi in relazione con essi e il loro divenire.
Conducono o a una visione superficiale, che dà tutto per scontato,
non meritevole di troppo interesse, o profonda e meditativa, nella
meraviglia e nel mistero. Così nell'amore. C'è chi ama se stesso
appena o molto, ma si ferma, non estende ad altri il suo sentito, chi
per una donna o una causa spende generoso tutto se stesso. Ma tante
altre sono le sue possibilità. E si può perfino amare l'amore
di per sé, avere diletto dal contemplarne le possibilità, i modi di
realizzarsi, che già l'amante coinvolgono o lo potrebbero. Sono modi
diversi d'amare e per profondità e per indirizzo, ma inclusi nel
concetto d'amore. Ma amare l'amore, vuol dire anche di più, dargli
consistenza, personificarlo, attribuirgli possibilità autonome di
esistenza, farne il dio. E il dio così pensato, è chi ha ogni
espressione possibile d'amore, dal mediocre, anche imperfetto, anche
incompleto, anche sterile, al fecondo, al sublime, che tutti
includere vuole, perfino col cristo i nemici! E più ancora il dio
ha in sé ogni amante, perfino tutti quelli che lo amano, che lo
contemplano, appartenendogli. Non è possibile contemplare il dio se
non dal cuore suo! È forse per questo che san Francesco ha affermato
che fuori del dio non v'è amore, possibilità di pensarlo,
concepirlo, amarlo!
L'amore
non è amato! Non può esserlo, perché non lo si vede, non lo si
tocca, occorre appartenergli, cominciare ad amare, non importa chi,
come, quanto, ma mai fermarsi, l'amore non può avere requie!
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