Accade
spesso che persone, che influito abbiano sulla nostra vita anche con
poco, ma di bene, ricordate siano non così com'erano, ma come
volevano apparire o gli occhi nostri volevano vederle, o avremmo
voluto fossero. Solo nel mondo in cui gli infingimenti cadranno e il
falso vedere sarà corretto, come la vita nuova nel perdono per
tutti renderà possibile, gli altri vero saranno come il cuore li ha
sempre desiderati, migliori. E così per me sarà, ma delle poche
donne che risonanza hanno avuto in questo mio cuore, anticipo qui la
visione futura ricercandone il desiderato, già ora, nelle fattezze, e
anche nel fare e dire della donna mia. E lo faccio conscio che
vecchio è ormai questo cuore e perciò tutto rivede nostalgico,
quindi anche con benevolenza, i fatti della mia vita. Ma tutti
avverto scorrermi senza lasciarsi trattenere, le cose belle le più
sfuggenti, e sarà anche per questo che al petto stringo ora forte
questa donna, che tanto m’ha dato, sempre più del voluto, ora lei
donandomi un po' di calore, tanto il freddo! Ma perché anticipare
ciò che sarà mia visione, mia comprensione nella vita attesa,
perché ne voglio già ora poco o molto? Io, che tanto ho sofferto da
detrattori, vorrei serenità nei miei ripensamenti, almeno su loro
come se, incomprese, m’abbiano voluto il bene che potevano, o
l’abbiano tentato, forse troppo discreto da essere ben capito o
poco da riempirmi il cuore. E allora che dirò della mia donna? Ha
occhi belli a mandorla come di donna orientale, ma non scuri come
forse le altre, così ora veduti, simili quelli di tutte, tanto il
tempo trascorso e perché una sicuro nero notte li aveva, e i
capelli, castano intenso da ricordare i loro, ma ora ingrigiti
tutti... Ma che ha sicuro di tutte? Il sorriso, la voce? Forse no, ma
mi dice le loro stesse parole e oggi ancora stanca non pare! Sono
parole sussurrate come sotto un cielo d’incanto o taciute, sebbene
significate a gesti, desiderate eppure non venute, ma dolci sempre,
ironiche talvolta, come san dirle le donne, e questa mia quest’arte
ben conosce, che su qualcosa primeggiar vogliano sui maschi loro, ma
buone infondo ché sempre dettate sono da cuore intenerito. E io or
so perché questo suo, molle fattosi d’amore, tanto trattengo, è
il modo mio ché non fugga tra le stelle. Nulla rimanendomi di lei,
nulla di nessuna, perché le altre tutte son come chiuse per l’anima
mia. Perché se alcuna da me fosse ritrovata e avvicinata, forse
nulla o assai poco ricorderebbe di me, con banale commento di parole
inappropriate, cortesi, ma convenzionali, affatto non bastevoli a
cuor che tenero, ben altre ne ricordi. Perciò non ho sicuro che
questa loro immagine, che di per sé cara assai m’è. E’ sogno
sognato, vero vissuto! Le altre fuggirebbero, con lei dipartita, del
tutto ancora da me, pure dal ricordo, che sito ha nel cuore! Ma lei
m’è rimasta, rimane, e belle con lei le cose vissute fin qui, le
tribolazioni pure. Il riconoscerlo, non accampo pretesti per non
dirlo almeno a me stesso or che la vita tutta corre via vuole veloce,
è omaggio dovuto di cuore innamorato a cuore che forse lo è più
ancora! E dico di più, se anche talora lei confusa s’è ritenuta
da me con qualcuna creduta rimastami sogno vagheggiato, non potuto
sognare, vivere, tanto l’ho amata, più forse del suo stesso
atteso e nulla togliendo a quelle forse vero rimastemi in un
cantuccio del cuore, pensandole tutte da altri felici, sicuro più di
quanto io avrei potuto. Ma lì tra le stelle, luogo dell’amore,
come le distinguerò sicuro e questa tra loro più cara come
ritroverò, sì quella che come lì saranno, vedere già qui me le ha
fatte? Come qui una me le ha significate tutte, forse tutte
ritroverò nella bella signora delle mie preghiere!
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