Io
a lungo mi sono chiesto, ma una risposta vera mai mi sono data, né
da altri m'è venuta, perché il cristo del dio è qui dovuto venire
per soffrire dagli uomini e morirne. Mi risponderò, ma il problema
non considero chiuso e continuerò a chiedere e a chiedermi per più
capirne. Come? Il male c'è a questo mondo, permesso dal dio, ma lui
stesso per primo ne è divenuto vittima impotente, ma alla fine
vincente! Tenterò di chiarirlo. Intanto non è forse l'amore suo
nascosto, non potuto né dire a parole, né esprimere con gesti
significativi, mentre sono tante, troppe a volte, e magnificate le
parole degli uomini e i gesti che le accompagnano in momenti di
passione amorosa?
Ecco,
questa donna posso aver a lungo sognato, ma, avvicinata, non so che
dirle o non posso. Mi escono solo banalità, mentre il mio tanto
bello per lei mi resta dentro, nel cuore, dove l'ho accresciuto e
serbato geloso. Perché? Ciò che mi capita non è forse delusione
per lei, se ella intuito ha il mio interesse? E non accadrà forse
che il suo disappunto si muti in dolore? Ecco, il mio sofferto è di
non aver parole giuste, adeguate al mio sentire e alle aspettative
sue. Sì, s'è forse interposta la mia timidezza, s'è interposta la
mia inadeguatezza di comportamento che forse ha radici lontane, e
perciò anche sarebbe giustificata, ma la causa vera, credo diversa,
sì, è il troppo di dentro, che gonfiato m'ha il cuore e io, vinto
dall'emozione, ne ho forse solo balbettato senza la via trovare
giusta per farlo venir fuori. Ma perché anche dolore ne verrebbe a
lei? Forse che anche lei m'ami? Sì, questa la ragione!
Accade
di simile col dio? Una analogia c'è, il male per primo lui ha preso,
privandolo della possibilità di farsi capire, di dirmi il suo tanto
per me e io ne soffro, tentando d'amarlo!
Ma
ecco, ipotizzo una situazione diversa, io da questa donna posso
essermi fatto capire e così aver concretizzato l'amore, lei
ricambiandomi la passione! Ma ora qualcosa ha rovinato il nostro
rapporto. Posso aver equivocato un accaduto, malevolmente
giudicandolo, o in qualcosa d'altro, ritenuto bistrattato il mio
sentimento o perfino offeso il mio orgoglio di maschio! Ma so di aver
sbagliato e dovrò chiederle perdono. Ma che accade? Qualcosa di
inatteso, di meraviglioso! È proprio vero, chi vero ama, al minimo
cenno della volontà di scusarsi dell'altro, chiede lui per primo
perdono! E di che, se sua non è la colpa? Forse di non aver saputo
capire il turbamento della persona amata e aver atteso troppo fino a
precedere di sol poco la sua richiesta. Ma questo ha una scusante,
perché talvolta è difficile intuire il celato dall'altro, capirne
il tormento o anche un semplice cruccio e si tarda per tema di
sbaglio increscioso, l'aver intuito l'inesistente!
E
col dio? Ecco io svelo il mio intimo, cercando conforto al mio
turbamento, a chi credo lo vicari. Ma sto per confessare le malefatte
mie, piccole o grandi colpe, in realtà a chi col suo cristo mi ha
fatto capire di soffrire del suo forzoso silenzio su quello che a me
è capitato, e forse di peggio m'accadrà, e sulle sciagure di tutti,
evitare non potendole! Egli non ha mai avuto difficoltà a leggermi
dentro e non ha atteso il momento ultimo, precedente appena il
confessare mio, mi ha anticipato il suo perdono, donandomelo anche
senza mia richiesta. Perché mi perdona sia che io sia disposto a
confessare i miei falli, sia che m'ostini a non ritenerli colpe?
Forse perché sa del buio, del gelo, pur lottato da lui, ma non
vinto, che intorno mi s'è fatto nell'errore, nell'abbaglio, nella
colpa, anche non ritenuta tale, e così ostinandomi a rimanervi
invischiato, considerandomi non diverso dagli altri, più o meno
consci dell'egoismo loro, un male qui assai diffuso! E me lo ha detto
e me lo dice col cristo suo! Ricordiamolo sulla croce. Non vengono
perdonati gli ostinati di sempre, allora quelli non disposti ad
ammettere l'ingiustizia della condanna, oggi le conseguenze di
quella? Perdonare gli indegni è forse il suo modo di essere per
tutti, il morire per tutti del suo cristo. Ecco, molte anime avranno
coscienza solo postuma del mal loro operare, e la mia non sia tra
quelle! Perché? Esse avranno vergogna di fronte a chi pur ne ha già
qui anticipato il perdono! Quest'anticipare il soccorso, questo
ristabilire l'altro nel proprio amore, è proprio del dio vittorioso! È come se
io capace fossi di benevolenza a una donna potendole sincero dire a
quest'età, trascorsi gli ardori giovanili, T'amo da sempre,
nonostante tu sia stata incapace di capirlo, restia, indifferente,
quando non ostile al mio amore, ad altri volgendo il tuo! Ma sta vero
nelle capacità mie o di qualcun altro?
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