sabato 28 settembre 2019

Ingenuità d'una fede


 Noi paghiamo un prezzo davvero alto per lasciare questo mondo, che in dolore e solitudine si misura. E per che cosa, il nulla forse? Devo chiedermelo da insipiente e come non fossi credente, allora che dirò? Così, scordando anche di essere medico, che s'adopera a sostenere la vita, inizio a dire.
È ora anche da noi riconosciuto il diritto, in casi estremi, del sofferente ad abbreviare la sua pena, aiutato da sensibili persone. È decisione, che par giusta, ma sicuro occorrerà evitarne abusi. Resta però esclusa la gran massa dei sofferenti, che non vedranno abolita la loro pena, ma solo mitigata, per quanto pungente, da quello che la scienza oggi dispone di palliativo. Allora per la più parte di noi come argomentare? Usciti dal nulla, siamo entrati nella vita, ma per uscirne è come dover soddisfare un esoso concedente, e la moneta è il dolore. Nel dolore veniamo alla realtà, nel dolore traversiamo la vita, ben poche le gioie, e sicuro nel dolore la lasceremo! Ma, ecco la mia riflessione ingenua, a questo mondo ogni azione suscita una pari, ma opposta. Allora anche ciò che ci intristisce e piangere ci fa dovrà essere compensato. Ecco alla nascita, braccia accoglienti a stringerci su seno di donna a confortare il nostro pianto. Ecco una donna mitigare il disagio del vivere tra brutture sue. Allora dico dalla mia semplicità, che cuore di donna m'accoglierà quando morte vorrà prendermi. E io le dico accorato, Domina ad adiuvandum me festina! Ma come m'aiuterà?
Finora nulla forse d'amore sapevo, il vero intendo, quello che questi occhi di donna mi dicono senza parole, ostinati come se il mio dire suadente qualcosa a lei solo, non fosse premessa d'addio! Perché c'è questo barlume nel buio incipiente? Rimpiangerò con esso più ancora le poche cose belle e buone di questa vita o mi suggerirà che esso è premessa di un ancora più grande bene? Questo mi chiedo ora che forse affacciato sono all'oltre. E se vero è che m'aspetta il destino con possibilità del nulla, perché ancora un'illusione, e d'amore? E più ancora perché cedere all'illusione, che se vero tale, mi accentuerebbe la pena della separazione da questa donna, non bastando la sofferenza, come accade alla più parte di noi, dei disagi dell'età avanzata, e il dover acquistare nel dolore un biglietto di sola andata per un “non si sa dove”? Perché non abbandonato a me stesso se nella malattia, lasciata non mitigata da alcun conforto, o comunque nella solitudine, che di per sé è malattia? Perché, già tanto il prezzo, in aggiunta un ultimo sprazzo d'amore a rendere più difficile il distacco dalle apparenze di bellezza e di bontà di qui? Insomma perché per me un ultimo dono, un bene, sussurrato da occhi languidi e non muti, se lasciarlo dovrò a breve, e forse nel non consolabile dolore di questa mia donna, per il nulla?
Anche questo possibile assurdo se mal interpretato l'ultimo dono, rafforza la mia convinzione che un oltre, e d'amore, ci attenda! Sì, è con questa piccola donna che quella del cielo aiuterà il mio distacco dal mondo, ed esserne consapevole fa il mio slancio alle stelle, ché tutte abbracciarle vorrei. È questa la mia ingenua fede, certezza di cose grandi e meravigliose sperate in un appena oltre, in un appena dopo!







2 commenti:

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  2. Solo fede ingenua la mia in un oltre tutto d'amore suggerito dagli occhi di questa mia donna?

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