Noi paghiamo un prezzo davvero alto per lasciare questo
mondo, che in dolore e solitudine si misura. E per che cosa, il nulla
forse? Devo chiedermelo da insipiente e come non fossi credente,
allora che dirò? Così, scordando anche di essere medico, che
s'adopera a sostenere la vita, inizio a dire.
È
ora anche da noi riconosciuto il diritto, in casi estremi, del
sofferente ad abbreviare la sua pena, aiutato da sensibili persone. È
decisione, che par giusta, ma sicuro occorrerà evitarne abusi.
Resta però esclusa la gran massa dei sofferenti, che non vedranno
abolita la loro pena, ma solo mitigata, per quanto pungente, da
quello che la scienza oggi dispone di palliativo. Allora per la più
parte di noi come argomentare? Usciti dal nulla, siamo entrati nella
vita, ma per uscirne è come dover soddisfare un esoso concedente, e
la moneta è il dolore. Nel dolore veniamo alla realtà, nel dolore
traversiamo la vita, ben poche le gioie, e sicuro nel dolore la
lasceremo! Ma, ecco la mia riflessione ingenua, a questo mondo ogni
azione suscita una pari, ma opposta. Allora anche ciò che ci
intristisce e piangere ci fa dovrà essere compensato. Ecco alla
nascita, braccia accoglienti a stringerci su seno di donna a
confortare il nostro pianto. Ecco una donna mitigare il disagio del
vivere tra brutture sue. Allora dico dalla mia semplicità, che cuore
di donna m'accoglierà quando morte vorrà prendermi. E io le dico
accorato, Domina ad adiuvandum me festina! Ma come m'aiuterà?
Finora
nulla forse d'amore sapevo, il vero intendo, quello che questi occhi
di donna mi dicono senza parole, ostinati come se il mio dire
suadente qualcosa a lei solo, non fosse premessa d'addio! Perché c'è
questo barlume nel buio incipiente? Rimpiangerò con esso più ancora
le poche cose belle e buone di questa vita o mi suggerirà che esso è
premessa di un ancora più grande bene? Questo mi chiedo ora che
forse affacciato sono all'oltre. E se vero è che m'aspetta il
destino con possibilità del nulla, perché ancora un'illusione, e
d'amore? E più ancora perché cedere all'illusione, che se vero
tale, mi accentuerebbe la pena della separazione da questa donna, non
bastando la sofferenza, come accade alla più parte di noi, dei
disagi dell'età avanzata, e il dover acquistare nel dolore un
biglietto di sola andata per un “non si sa dove”? Perché non
abbandonato a me stesso se nella malattia, lasciata non mitigata da
alcun conforto, o comunque nella solitudine, che di per sé è
malattia? Perché, già tanto il prezzo, in aggiunta un ultimo
sprazzo d'amore a rendere più difficile il distacco dalle apparenze
di bellezza e di bontà di qui? Insomma perché per me un ultimo
dono, un bene, sussurrato da occhi languidi e non muti, se lasciarlo
dovrò a breve, e forse nel non consolabile dolore di questa mia
donna, per il nulla?
Anche
questo possibile assurdo se mal interpretato l'ultimo dono, rafforza
la mia convinzione che un oltre, e d'amore, ci attenda! Sì, è con
questa piccola donna che quella del cielo aiuterà il mio distacco
dal mondo, ed esserne consapevole fa il mio slancio alle stelle, ché
tutte abbracciarle vorrei. È questa la mia ingenua fede, certezza di
cose grandi e meravigliose sperate in un appena oltre, in un appena
dopo!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSolo fede ingenua la mia in un oltre tutto d'amore suggerito dagli occhi di questa mia donna?
RispondiElimina