Ecco, reco ancora, all'apice di questi miei tanti
anni, diritto il corpo nel portamento. Non fa di simile l'anima sotto
al suo fardello curva. Sto da un po' con la donna del cielo.
Converso. Le parole mie avranno sicura risposta nella serenità che
subentrerà quando, al termine, me ne starò muto, persi gli occhi
umidi come disattenti a quanto di quaggiù, ma di speranza vaghi. E
intanto anche le dico le parole antiche, “ in tuam benedictam fidem
ac singularem custodiam...animam meam et corpus meum tibi commendo”.
Perché
alla sua fede affido tutto di me? Che è la fiducia, che le faccio
propria, se non quella nella illimitata capacità di perdono del
figlio suo? Certezza che io, da lei accolto, avrò monda l'anima,
chiara fatta come “ vestimentum candidum quasi nix”, che la sua
bellezza racchiude, come le brattee di un fiore con i suoi petali!
Come converso ancora oggi con la donna del cielo.
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