C'è
una preghiera che a mente tutta non so, ma importante nel quotidiano
della vita della mia anima e di quella di tutti, credo. Eppure la
recito ogni giorno! Per chi la volesse dire con me, uniti
nell'intento, anche se sfasati nel tempo se molto distanti le menti
dei nostri cuori, ne dico le sue prime parole: “Iam lucis orto
sidere, deum precemur supplices ut in diurnis actibus nos servet a
nocentibus...”. Il non ricordarla, che certo dipende dall'età, che
in frammenti di buon “latinorum”, è però forse anche un modo di
attuare quanto consiglia. E che? Moderazione, cioè impegno alla
giusta misura nell'attuare quanto invoca! Perciò sobrietà e umiltà
sempre, nel comportamento, nelle relazioni interpersonali, ma anche
nelle azioni compiute volte al bene, insieme al salutare “potus
cibique parcitas”. Ma implicitamente perfino nelle cose desiderate
ed espresse e quindi nella stessa invocazione che le chiede al cielo!
Penso che per questo racchiuda un segreto. Quello di far sì che
orecchie del cielo, vogliose d'ascolto, non possano non consentire a
che stille di rugiada cadano di continuo sull'aridità del nostro
mondo, quello di dentro ancor più di quello in cui viviamo. Perciò
è il saper chiedere il segreto! Che e come? Con “moderazione”
appunto, l'ausilio per attuare il pur poco che possiamo nel bene, ma
qui tanto agognato. Sì, con cuore puro e umile senza dubbio, ma allo
stesso tempo iniziare con fiducia con le nostre forze, certi che
qualcuno le sosterrà nell'attuazione del poco bene, che tanta
miseria qui consente! Per cantare felici, a sera sopraggiunta, del
Signore la gloria!
E
io, che qui mi illudo di dare con moderazione perfino l'amore, poco
per non deludere questa piccola donna, che con occhi prossimi e
supplici pare invocarlo, invece tanto ho l'anima sazia della
generosità del suo! Quale contraddizione!
C'è una preghiera che a mente dire tutta non so, ma dal significato profondo. Molti forse la conoscono. Recitiamola insieme!
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