lunedì 21 gennaio 2013

Appartenere all'amore












E' lunga questa nostra storia, eppure sento che tante pagine ne vorrei scriver ancora. Sì stiparle tutte di parole che descrivano il nostro star l'uno per l'altra, il viverci accanto, le sensazioni che ne vengono, che sono già sogno o che presto lo diverranno. E tutte quelle che ti dico e le tue in risposta, e le tue per le mie iniziative di tenerezza, le preziose che celi dentro e che raro lasci che ne escano, quanto rara è l'iniziativa tua in essa. Avremo il tempo di riempire tanti fogli bianchi? Tu continuerai a scrivervi, ricordi e quello che vorrai dirmi, le tue parole non dette e quelle che volentieri avresti da me udito. Vorrei poterti rassicurare che le leggerò, che potrò farlo. Ma che fonda questa speranza? Potrò, ché questo mio sarà ancora un cuore e lo farò con gli occhi suoi. Ma lo sarà? Cos'è che lo fa ora star qui per te? Sono forse le parole che sa dirti, che tu accogli e lo ancorano al tuo? Saranno esse il filo d'Arianna per ritrovarti? Ma a che serve quest'amore, che risposta ti dai? Sicuro permette la comprensione di se stessi,ma l'altro non resta sempre un po' separato, un assai prossimo, eppure lontano? Ma se stretto s'è un legame forte e poi così assurdo sperare che modo, luogo ci sia per continuare la comprensione reciproca interrotta?







O meglio per restare nella condizione tutta particolare che la consente. Insomma nell'amore, che non è possibile venga interrotto, ché qualcosa v'è che non si perda, nato che sia, che ne garantisce futuro, sì, continuare a viverlo oltre la caducità di qui, oltre il tempo. Perché? Sai in fondo che è l'amore? E' uscire dal cerchio dell'io per essere in un tu e così poter essere davvero, nella misura in cui si è per l'altro. Amare è sentire di non appartenersi più, essere in un modo nuovo, mai pensato, mai sospettato possibile, ché verso l'altro si è andati, si è entrati nel suo mondo, nei suoi sogni e fatto proprio quel che s'è trovato. Sì,vivere di quel che fa vivere l'altro e nella misura in cui si rinuncia a sé, ché vivano solo quei sogni, si concretizzino, abbiano vita, quel cuore non è più semplice cuore, cioè i pensieri del proprio sé per se stesso, ma anche cuore per l'altro, cuore amante, che ha preso tutti i pensieri dell'altro e li vuole suoi per concretizzarli nel bello, nel bene, nel buono. E nella misura in cui lo tenta si pone in una condizione nuova, e allora non si appartiene più, non più nemmeno all'altro, ma sta in un modo d'essere qui che non è certo il solo possibile, ma un stare speciale, che non è caduco, non è provvisorietà e precarietà, diviene parte di quel qualcosa, che crediamo un chi, un qualcuno, che sta per noi da sempre, da che c'è il mondo con noi su. Sì, è quello star qui, quell'esserci, che esiste di per sé, è cioè persona, ma non per sé, ma per tutti, perché tutti quelli che amano ne sentano l'appartenenza, affinché continuino l'amor loro oggi, nella speranza di continuità, di futuro, perché morte spegner non lo potrà. Insomma è il solo sé, che non essendo per sé, essendo gratuità, è, e da sempre per sempre, per ogni altro che simile gli sia, ami come lui ama, e ne garantisce amore al di là di questa caducità. E io lo credo dalla disperazione della mia fragilità, della mia malattia, del mio bisogno di te. E so che esser così confidenti è già appartenergli. Sai è bella persona quant'è bello l'amore, non ne senti l'afflato nella tenerezza nostra? E' il dio, l'amore! Pensalo come me la bella delle stelle, quella che tu già sei e non sai, ché tu un piccolo amore sei, una piccola fata delle sue lucciole!

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