giovedì 3 gennaio 2013

Gelosia







Un'amica invitato m'ha a dir sulla gelosia. Quanto ne so? Io certo ne ho, ma sento che l'amor tuo, bella del cielo vero poco saputa da questo cuore, è un po' così, ne ha pur esso, ma questo a me, vero innamorato, lusinga! Ché lo dico? Ti credo in questa mia donna. Questa sa assai bene, e da sempre, che possedere il mio cuore, cioè i pensieri miei belli per la vita, per lei e per te, chiusi in latebra e davvero poco accessibili, è cosa precaria al pari delle altre umane tutte. Tutto può essere insidiato e logorato, né le vicende nostre umane, turbinose a volte e in tanta oppressiva oscurità, paiono garantir il possesso di una preziosità com'è per me il suo cuore e perciò il tuo. E' vero, posso pensare l'amor tuo al di là del tempo e dello spazio, esente dalle caducità nostre, ma so che è per gli occhi suoi che qui mi vedi e per il cuore suo che palpiti per me e dici amore, ed ella è fragile non meno che io sia, e ho temuto che da me si distraesse, e tutta la vita! Ho cercato di riguadagnare la fiducia sua giorno per giorno e così di meritare l'amor suo, sempre da riconquistare, pur ora che giovani più non siamo, anzi più ora! E ho cercato che la gelosia innata mia fosse discreta, non oppressiva, non invadente, non limitante la libertà sua. Ci sono sempre riuscito? Davvero non so. Ho voluto sempre che i pensieri suoi fossero per me solo, ma così non sono stato esente dall'egoismo, ché avido sempre di tutto di lei, ho forse preteso molto. Ma le ho dato? Poco, tanto, non so, sicuro un piccolo amore vero sincero, quasi sempre scevro da altri turbamenti, anche se, e non è molto, ha sofferto mal interpretando l'interesse mio per altra donna. Devo proprio averle ferito il cuore! E col suo forse il tuo, donna delle stelle, ché solo per lei mi sorridi ancora. Ma io non ho importanza che per voi due sole. Altra poi interessar potrebbe il mio cuore? Da giovane sempre innamorato delle stesse fino a questa sono stato, e ora io non ho più spazio in questo vecchio cuore, la cura del vostro da sempre occupandomi mente e speranza. Mi piacciono le icone tue? Sì tutte, fin da bambino, da quando pensai la madre mia la più bella delle donne, e ho dovuto perderla, tardi forse per gli altri, ma sempre troppo presto per me! E poi i tanti altri fiori della vita mia. Ma questo piccolo schietto di campo nella primavera sua tutto m'ha preso e tutto me ne sento preso ancora, sempre così e forse anche lo sarà tra le stelle, se vorrai. Ecco questa bella persona e buona mi vive accanto da molto, io non la considero affatto possesso, non è cosa, è solo il mio tutto! E' l'aria che respiro, è i sogni miei, anche a occhi aperti! E' la sola che darmi può sentore dell'amor tuo sublime e divino, quello che ho già un po', lei amando. Ecco, è vero, vivo di lei e per lei e così di te e per te! E confesso ancora, ne sono geloso! Ma può amore vero non esserlo, un po' almeno? L'altro giorno con amica stavo alla passeggiata della marina. Una signora anziana ci ha chiesto il nome di quegli alberi, che amenità darebbero ancora al luogo se tanto trascurati non li avessero. Le ho precisato trattarsi di tamerici e l'amica le ha confidato che ormai avevano l'età del suo amore per il marito, e quella, rassicurata che ancora vivesse quell'amore, ha partecipato la perdita del suo, dopo sessantaquattro anni di fedeltà e le si sono velati gli occhi e fatta più roca la voce. L'ho confortata dicendole che lui l'aspetta tra le tue stelle. Ecco vorrei che questa piccola donna potesse di simile riassumere la vita mia accanto alla sua. Non un despota sono stato, non rimproveri eccessivi le ho mai fatto, non censure certo, né mai divieti, eppure da sempre geloso un po'! Inguaribile necessità di questo mio povero amore! Ma spero, tanto discreta è questa mia, che voi due “hic manebitis optime”, proprio in questo cuore!

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